Il Farmland Bird Index, i P.S.R. e gli Agrosistemi
di Ezio Casali
Come noto, il REGOLAMENTO (UE) N. 1305/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 dicembre 2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, e il successivo REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) N. 808/2014 DELLA COMMISSIONE del 17 luglio 2014 recante modalità di applicazione del regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), regoleranno, assieme ai Regolamenti 1306/14 e 1307/14, da qui al 2020, la Politica Agricola Comune, i relativi regimi di sostegno ed i pagamenti diretti agli agricoltori, nonché i vari Piani di Sviluppo Rurale regionali.
In particolare, uno degli obiettivi prioritari della P.A.C., e specificatamente dei P.S.R., è quello di garantire uno sviluppo sostenibile delle zone rurali attraverso, ad esempio, la salvaguardia, il ripristino e la valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alle foreste, la tutela della biodiversità, il ricorso a tecniche agronomiche che mitighino i fenomeni erosivi e facilitino la sequestrazione del carbonio quali l’agricoltura conservativa, ecc.
Ma a fronte dell’adozione dei vari P.S.R. nasce l’esigenza di avere dei riscontri rispetto all’effettivo impatto che le misure adottate riversano effettivamente sul territorio, ed è proprio per questo motivo che il Reg. 808/14, all’allegato IV, elenca tutta una serie di indicatori che hanno il compito di valutare gli effetti di queste misure, in particolar modo delle cosiddette “misure agroambientali”; tra questi, a titolo esemplificativo, citiamo: Stato di conservazione degli habitat agricoli (prati e pascoli), Agricoltura ad elevata valenza naturale, Estrazione di acqua in agricoltura, Qualità dell’acqua, Materia organica del suolo nei seminativi, Erosione del suolo per azione dell’acqua, Emissioni agricole di gas e l’Indice dell’avifauna in habitat agricolo (o F.I.B. – Farmland Bird Index).
Quest’ultimo è un indice che, partendo dalle rilevazioni degli indici di popolazione di 28 specie di uccelli nidificanti in aree rurali, calcolate indipendentemente e quindi aggregate tra loro, permette di avere un quadro sull’evoluzione nel corso degli anni del livello di biodiversità dell’agroecosistema preso in considerazione.
Allodola (Alauda arvensis): è una delle specie considerate in declino moderato dai rilievi del F.B.I. e che viene considerata in Stato di Conservazione Cattivo (la specie è cioè in serio pericolo di estinzione) e VU (vulnerabile nella Lista Rossa 2011 degli uccelli nidificanti in Italia) – Immagine da Wikimedia Commons
La scelta di monitorare l’avifauna è dovuta al fatto che gli uccelli sono facilmente osservabili, i risultati ottenuti hanno buona rilevanza statistica ed il loro ottenimento, essendo relativamente semplice, è anche relativamente economico e ripetibile con cadenza anche annuale.
Inoltre gli uccelli rispondono in maniera veloce (anche allontanandosi) ai cambiamenti dell’habitat in cui vivono: trovandosi ai vertici della catena alimentare risentono delle variazioni delle popolazioni, sia vegetali che animali, di cui si nutrono, dando in questo modo un quadro preciso della situazione generale dell’agroecosistema su cui insistono, ed in particolare dando informazioni sullo stato del livello di biodiversità del sito preso in considerazione.
Purtroppo i dati ottenuti dal Progetto MITO (Monitoraggio ITaliano Ornitologico (http://mito2000.it/) non sono particolarmente incoraggianti; delle 28 specie interessate dal F.B.I. circa il 50% sono in declino, mentre solo poco più del 30% risultano in incremento. Ma il dato più significativo e preoccupante risulta essere che, fatto 100 l’indice F.B.I. all’inizio delle rilevazioni, datato 2000, questo si è portato a livelli di poco superiori a 80 nel 2014, manifestando un trend negativo pressoché costante nel corso degli anni.
Upupa (Upupa epops): è una delle specie considerate in incremento moderato dai rilievi del F.B.I. e che viene considerata in Stato di Conservazione Favorevole (la specie è in grado di prosperare senza alcun cambiamento della gestione e delle strategie attualmente in atto) e LC (a minore preoccupazione nella Lista Rossa 2011 degli uccelli nidificanti in Italia) – Immagine da Wikimedia Commons
La causa di tale persistente diminuzione sembra possa essere riconducibile ad una sconsiderata politica di gestione territoriale (cambiamenti nell’uso del suolo, cementificazione, ecc.) e ad una intensificazione delle attività agricole sempre più spinta, e tale giustificazione trova riscontro laddove si evince che gli indici peggiori si riscontrano nelle regioni dove l’agricoltura raggiunge livelli tecnologici più avanzati, in pianura ed in quelle regioni dove l’agricoltura si scontra con uno sviluppo industriale più avanzato.
I nuovi P.S.R. pongono particolare attenzione, in generale, al potenziamento della competitività del settore agricolo e dei produttori primari, nella consapevolezza del fatto che soprattutto nelle zone cosiddette marginali l’attività agricola svolge una fondamentale azione di tutela territoriale, e alla salvaguardia e alla valorizzazione degli ecosistemi, laddove gli aspetti multifunzionali dell’agricoltura rivestiranno sempre più importanza nell’economia gestionale e finanziaria delle aziende agricole, trasformando gli agricoltori, soprattutto quelli più attenti all’evoluzione della società e dei costumi, non solo e non più in meri produttori di materie prime, bensì in veri e propri “imprenditori del territorio”.
Infine, una nota di carattere finanziario: nel periodo 2014 – 2020 la dotazione finanziaria per l’Italia sarà di 41,5 miliardi di euro da fondi UE di cui 27 miliardi destinati ai pagamenti diretti (la cosiddetta PAC), 4 alle OCM vino e frutta e 41,5 allo Sviluppo Rurale (che ricordiamo comprende anche l’approccio Leader); a questi 41,5 vanno poi aggiunti 10,5 miliardi di cofinanziamento nazionale. Questo significa che i P.S.R. dispongono di 52 miliardi di euro (cioè circa 7,4 miliardi di euro per ogni anno del programma, al lordo della possibilità che ha lo Stato di trasferire il 15% della dotazione tra Pagamenti diretti e Sviluppo Rurale); una cifra sicuramente importante che, se ben utilizzata e sfruttata potrà certamente dare ottimi risultati.
Ezio Casali, iscritto all’Albo Provinciale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati di Cremona, insegna presso l’Istituto Tecnico Agrario Statale “Stanga” di Cremona. Si occupa di autocontrollo, soprattutto negli agriturismi, e di agricoltura multifunzionale. Curriculum vitae >>>
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