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L’altra faccia della troticoltura toscana

Il contributo al mantenimento della vocazione ittica nei corsi d’acqua

di Lapo Nannucci

La troticoltura in Toscana riveste un ruolo di primaria importanza, in quanto, nell’ambito delle produzioni ittiche di allevamento, risulta l’attività con le radici storiche più antiche. Le due specie di trota principalmente prodotte sono la trota iridea (Onchorynchus mykiss, Walbaum 1792), alloctona ed originaria dell’America Settentrionale e la trota fario (Salmo trutta fario, Linneo), autoctona e storicamente presente nei corsi d’acqua toscani.

Trota fario ed iridea a confronto

Le aziende dedite all’allevamento di questo salmonide risultano concentrate soprattutto nell’area della Garfagnana; si tratta di strutture di piccole-medie dimensioni generalmente a conduzione familiare.
La trota di allevamento viene tradizionalmente destinata al mercato per il consumo alimentare sotto varie forme (fresco, sfilettato, trasformato) ed il canale di commercializzazione più significativo appare senza dubbio quello della GDO. Nel corso degli anni però, la destinazione produttiva degli impianti di troticoltura ha subito una certa evoluzione ed al giorno d’oggi, possiamo notare che una sempre più rilevante quantità di pesce viene destinata al mercato del vivo.
La trota iridea, caratterizzata da capacità di crescita superiori rispetto alla fario, essendo una specie alloctona viene venduta prevalentemente ai laghetti di pesca sportiva, dove gli appassionati del settore, praticando svariate tecniche di pesca, hanno la possibilità di apprezzare pienamente le straordinarie doti di combattività di questo salmonide.
La trota fario, in seguito ad un lavoro di selezione del ceppo autoctono portato avanti da alcuni allevatori presenti sul territorio toscano, riesce ad affacciarsi su un’ulteriore tipologia di mercato rispetto alla cugina di oltreoceano, quello del materiale da semina per il ripopolamento dei corsi d’acqua.
Il ripopolamento degli ambienti fluviali viene gestito dalle amministrazioni provinciali, che lavorando insieme alle associazioni di pesca sportiva dilettantistiche, si adoperano al fine di reintrodurre un certo numero di esemplari di specie autoctone (in questo caso salmonidi) nei corsi d’acqua, al fine di mantenere i livelli di ottimali di presenza.
Nei casi in cui le amministrazioni provinciali abbiano la possibilità di investire in una struttura completa, volta a garantire il continuo approvvigionamento di materiale autoctono per le operazioni di reimmissione in natura, appare fondamentale l’installazione di un incubatoio ittico.
Incubatoi ittici
Gli incubatoi sono piccole strutture di produzione ittica finalizzate alla produzione di novellame da ripopolamento di specie autoctone, che hanno lo scopo di privilegiare la qualità del materiale da semina rispetto alla quantità, ricercando la massima rusticità. Queste strutture sono costituite da apposite vasche nelle quali vengono fatte schiudere le uova e fatti crescere gli avannotti.

Incubatoi per la produzione di novellame
Incubatoio: struttura esterna e struttura interna (Fonte: www.scubla.it)

Il loro funzionamento è legato alla cattura in ambiente naturale o in ambiente controllato di riproduttori delle specie obiettivo durante il periodo di frega, alla successiva riproduzione artificiale e all’incubazione e schiusa delle uova. La selezione dei riproduttori che maggiormente rappresentano le popolazioni ed i ceppi locali, permette di ottenere una garanzia sulla provenienza delle uova. In questo modo sarà possibile quindi conservare le caratteristiche genetiche delle popolazioni autoctone, che saranno perpetrate dalla discendenza, evitando di “diluire” tale patrimonio ad opera di popolazioni provenienti da ambienti e bacini completamente diversi.
L’incubatoio inoltre offre la possibilità di controllare tutte le fasi di crescita degli animali, con il vantaggio di poter monitorare lo stato sanitario degli esemplari destinati alla reintroduzione in natura.
L’attività degli incubatoi ittici rappresenta una risposta molto valida per l’implementazione delle pratiche di ripopolamento delle acque, i pesci infatti vengono prodotti all’interno di queste piccole strutture gestite con costi relativamente bassi direttamente dai pescatori, sotto il controllo della pubblica amministrazione.
La gestione di queste strutture è piuttosto semplice e non necessita della presenza costante di personale specializzato, quanto piuttosto di controlli costanti (almeno una volta al giorno) durante il periodo in cui le uova sono in fase di incubazione e schiusa. La presenza di personale tecnico risulta necessaria soltanto durante alcune fasi del funzionamento degli incubatoi:
– scelta dei riproduttori;
– riproduzione di specie a livello sperimentale;
– ittiopatologia;
– monitoraggio dell’acqua;
– scelta degli ambienti più adatti per il ripopolamento.
Per quanto riguarda la semina delle acque a salmonidi, un altro grande vantaggio consiste nel poter programmare le operazioni ed effettuarle in tempi successivi e con i quantitativi calibrati sulla base dello sforzo di semina, in termini di numero di volontari e di giornate o ore disponibili.
La reintroduzione delle specie in natura generalmente viene effettuata utilizzando materiale in differenti stadi di sviluppo:
– uova embrionate; avannotti con sacco vitellino riassorbito; trotelle di 6-9 cm; adulti.
Il fatto che l’incubatoio venga gestito direttamente dalle associazioni di pescatori, accresce il senso di responsabilità dei soggetti interessati, i quali, avendo avuto l’occasione di seguire gli animali durante i vari stadi di crescita, sviluppano ulteriormente il loro sentimento di rispetto e salvaguardia nei confronti della fauna ittica.

Impianti per l'allevamento della trota
– Foto sinistra: Impianto per l’allevamento della trota (Fonte: www.pro-sillano.it)
– Foto destra: Truogoli per la schiusa delle uova (Fonte: www.apuanaspinning.it)

Lapo Nannucci ha conseguito la laurea magistrale in Scienze e Tecnologie agrarie Vecchio Ordinamento presso la Facoltà di Agraria di Firenze. Abilitato all’esercizio della libera professione di Dottore Agronomo, è consulente esterno presso Federpesca e fornisce consulenza tecnico-amministrativa ad allevamenti di trote in Toscana. Curriculum vitae >>>

 

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