La Canapicoltura per uno sviluppo sostenibile
Assocanapa, Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura
Piante di Canapa (foto http://www.assocanapa.org/)
Introduzione
La Canapa Cannabis sativa è una pianta a ciclo annuale che fa parte della famiglia delle Cannabinacee, ordine delle Urticali. La sua coltivazione, molto diffusa nel nostro Paese, è stata abbandonata negli anni cinquanta a causa della concorrenza delle fibre sintetiche.
Da alcuni anni molti agricoltori stanno cercando di riproporla come risorsa per un’agricoltura naturale ed innovativa, come occasione di sviluppo delle imprese in svariati settori e come strumento per recuperare terreni abbandonati.
La canapa, come vedremo nel dettaglio, è una pianta sostenibile dal punto di vista ambientale perché è una risorsa rinnovabile, coltivabile laddove si sono abbandonati terreni, dal punto di punto di vista economico e sociale perché è una coltivazione redditizia che offre un’opportunità di sviluppo per il territorio.
«Sulle volte affrescate dei portici di viale dell’Indipendenza a Bologna c’è una scritta: “Panis vita, vinum laetizia, canabis protectio“» racconta Cesare Quaglia, membro del Direttivo di Assocanapa. «Se il pane dà nutrimento e il vino la gioia, la canapa dà protezione. Una protezione esogena ed endogena».
La canapa, infatti, protegge l’esterno grazie al suo impiego nel tessile e come isolante nell’edilizia e protegge dall’interno: semi, olio e farina sono considerati un “vaccino nutrizionale” grazie ai suoi principi. Lo stesso Ministero della Salute ne ha riconosciuto il contributo eccezionale per la salute dell’organismo umano (circolare del 22 maggio 2009).
Biscotti, case e vestiti. La canapa è una pianta versatile che può essere utilizzata in diversi settori. Molti i benefici di questa pianta in cosmetica e farmaceutica e gli impieghi
nel tessile e nel campo della moda.
Coltivare la canapa: istruzioni per l’uso
La Canapa una pianta con un metabolismo plastico che si è adattata nel tempo a quasi tutti gli ambienti naturali e si è prestata ad essere selezionata per svariati impieghi. In Italia la coltivazione della canapa era conosciuta già nell’Età del Bronzo. Nel nostro Paese fino agli anni ’40 se ne coltivavano circa 100.000 ettari e le varietà italiane erano le migliori al mondo in termini di qualità e produttività. Con un importante sforzo queste varietà sono state ri-costituite e moltiplicate e oggi la canapa è stata re-introdotta nell’agricoltura italiana per l’uso tecnico-innovativo in edilizia, nutrizionale e alimentare. È una pianta versatile!
Ma coltivare canapa non è un reato?
«No, a condizione che venga coltivata una varietà a basso tenore di THC, inferiore allo 0,2%. La “Cannabis Sativa”, detta canapa da fibra o canapa industriale, è diversa da altre varietà illegali. La coltivazione della canapa industriale è legale in Italia dal 1998.
La varietà che si semina deve essere certificata dal cartellino rilasciato dall’ENSE, Ente Nazionale Sementi Elette.
Il ciclo è annuale. Si semina in primavera da marzo a maggio. In estate si raccoglie per farne la fibra, le cosiddette paglie di canapa: a fine luglio si falcia, si lascia in campo 30-40 giorni e poi si raccoglie in rotoballe. Per produrre il seme ad uso alimentare invece si lascia maturare fino a metà settembre inizio ottobre e poi si raccoglie il seme con una mietitrebbia.
Per la coltivazione possono essere impiegati i normali macchinari per la semina del frumento:
per lo sfalcio del foraggio si usa la barra falciante, per la raccolta le rotopresse, per il seme le mietitrebbie. Si sta comunque lavorando sull’adattamento e miglioramento di alcuni macchinari per lo sfalcio e la raccolta sia della fibra che del seme al fine di rendere le procedure più facili e veloci.
La Canapa è coltivata in tutta Europa, soprattutto in Francia e Germania (circa 15.000 ha).
Ci sono coltivazioni anche in Russia, Ungheria, Romania Repubblica Ceca, Spagna, Inghilterra, Irlanda. È presente in quasi tutti i continenti con coltivazioni in Canada,Cile,Cina, Australia,Nuova Zelanda e Marocco. In Italia quest’anno (2013) Assocanapa ha promosso coltivazioni dalla Valle d’Aosta al Friuli passando per la bassa padana, in centro e sud Italia dalla Toscana all’Abruzzo fino alla Puglia. Ci sono coltivazioni sperimentali nella Valle del Fucino, in Piemonte, in Calabria,
Basilicata e Sicilia, anche in Sardegna nel Sulcis. Praticamente in quasi tutte le regioni d’Italia. Dopo anni di sperimentazione siamo all’esordio della filiera
agricola italiana.
La canapa preferisce i terreni fertili alluvionali, si adatta però a tutti i terreni, anche fino ai 1500 metri di altitudine. Non soffre le gelate tardive. Soffre invece il ristagno d’acqua, specialmente nel primo stadio di vegetazione. I terreni sciolti e di medio impasto sono indicati per la coltivazione da fibra, quelli argillosi per la produzione di seme ad uso alimentare.
Quali leggi tutelano la coltivazione della canapa?
«C’è un quadro normativo europeo (Regolamento del Consiglio n.1234 del 2007) e il recepimento da parte italiana con la Circolare MIPAAF n.1 dell’8/5/2002. Secondo questa normativa è possibile coltivare canapa utilizzando varietà certificate a basso tenore di THC (inferiore 0,2%). Con la Circolare del 2 maggio 2009, il Ministero della Salute consente la produzione e la commercializzazione di prodotti alimentari a base di semi di canapa. Lo scorso dicembre, infine, è stato costituito il “Tavolo tecnico della filiera della canapa” presso il MIPAAF.
La canapa è soggetta al contributo europeo PAC (Politica Agricola Comune) come tutti i seminativi. Tutti i coltivatori che beneficiano di queste quote di contributo a loro assegnate possono tranquillamente coltivare anche la canapa.
È una coltivazione che si adatta a quasi tutti i tipi di terreni. Difende la biodiversità, cattura CO2 non necessita di irrigazione, antiparassitari e diserbanti. Le piante di canapa crescono, infatti, più velocemente delle infestanti, lasciando il terreno totalmente diserbato. Ottima per l’avvicendamento colturale, s’inserisce facilmente nelle pratiche agro-meccaniche delle aziende agricole. È una coltivazione poco esigente, con una tecnica semplificata.
Raccolta della Canapa (foto http://www.assocanapa.org/)
Dal campo…alla tavola, alle case, ai vestiti: la filiera della canapa
A seconda del periodo di raccolta e della parte della pianta, si possono avere diversi impieghi. Abbiamo già accennato che a fine luglio si falcia, si lascia in campo 30-40 giorni e poi si raccoglie in rotoballe per produrre le paglie di canapa; mentre per produrre seme ad uso alimentare si lascia maturare fino a metà settembre inizio ottobre e poi si raccoglie il seme con una mietitrebbia.
Si parla quindi di due filiere principali: ad uso tecnico (coltivazioni da fibra tecnica/canapulo) e ad uso alimentare (coltivazione da seme).
Coltivazioni da fibra tecnica/canapulo
Per la prima trasformazione e vendita degli steli di canapa (detti nella normativa europea “paglie di canapa”) confezionati in rotoballe, i coltivatori devono stipulare un contratto con un primo trasformatore autorizzato.
Attualmente in Italia soltanto Assocanapa dispone di un impianto di prima trasformazione in funzione. Si trova a Carmagnola, in provincia di Torino. Ci sono, però, in alcune parti d’Italia gruppi di agricoltori che si stanno attivando per far partire impianti di prima trasformazione.
Il macchinario, brevettato tre anni fa, esegue la separazione della fibra dal canapulo.
Con il canapulo si possono ottenere: intonaci e cappotti isolanti per edifici, blocchi da costruzione costituiti da canapa e calce, mangimi per ruminanti, lettiere per cavalli e piccoli animali.
Con la fibra: pannelli isolanti termo-acustici per l’edilizia, feltri, imbottiture per l’arredamento, pacciamature per l’agricoltura e l’ingegneria naturalistica, rinforzo strutturale per materiali naturali innovativi e PLA per l’industria e il design.
Esiste anche una coltivazione finalizzata a ricavare fibra per usi tessili. Purtroppo in Italia, oggi, è molto difficile ed onerosa. Non esistono impianti moderni per la sua lavorazione. Possono essere impiegati quelli per il lino, opportunamente adattati. Anche se la realizzazione della filiera per l’uso tessile è ancora troppo costosa per essere sostenibile, ci sono esperienze anche in questo campo, come vedremo nel capitolo dedicato alla moda.
Coltivazioni da seme
I semi una volta raccolti si essiccano, setacciano e raccolgono in sacchi. Dai semi si fanno olio, farina, latte. Basi per molte ricette dolci e salate, sono ingredienti dall’alto valore nutrizionale.
L’olio di semi e la farina di semi di canapa sono considerati dai nutrizionisti un “vaccino nutrizionale”, alimento che, introdotto nella dieta giornaliera, rinforza e regola la risposta del sistema immunitario, del sistema ormonale e del sistema nervoso nei confronti delle aggressioni dell’ambiente.
I semi di canapa sativa sono ricchi di pregiate proteine e contengono tutti gli 8 aminoacidi essenziali necessari al nostro organismo. L’olio di canapa presente per circa il 30%nei semi, contiene il 75%di acidi grassi polinsaturi essenziali, come gli acidi linoleico e linolenico, nella giusta proporzione per favorire il ricambio cellulare, ed inoltre dal 2% al 4% di gamma linolenico, che contribuisce al mantenimento del sistema ormonale ed al ricambio dei lipidi. Sono quindi un alimento ideale per vegetariani e vegani.
Oggi in commercio possiamo trovare olio, farina, hamburger e formaggi vegetali, creme e semi decorticati, ottenuti dai semi della canapa.
La Canapa nella cosmesi
Un altro tra gli innumerevoli settori in cui la “pianta dalle mille virtù” eccelle è
la cosmesi. pelle e capelli possono trarre giovamento dall’utilizzo dell’olio di semi
di canapa.
L’olio di semi di canapa è conosciuto da millenni per la cura del corpo e si va prepotentemente affermando come il prodotto naturale più efficace per contrastare l’invecchiamento naturale della pelle o i danni che le sono arrecati da diversi fattori di origine esterna come sole, aria, eccessivo impiego di detergenti, prodotti chimici, attacchi di batteri o di virus. I professionisti della pelle e dei capelli che lo hanno provato asseriscono che, per il fatto che è piuttosto fluido, viene assorbito con molta facilità e quindi è l’olio da massaggi migliore in assoluto.
Attestano anche di avere visto in poco tempo idratare e dare elasticità e morbidezza alla pelle, rivitalizzare capelli sfibrati, ridurre la fragilità delle unghie, riequilibrare la produzione di sebo, ridurre o eliminare il prurito, migliorare o risolvere patologie importanti come acne, psoriasi, neurodermatite, eczema atopico, sparire forme di crosta lattea, escrescenze e via di seguito.
Il complesso dei cannabinoidi costituisce un recupero molto recente di una antica conoscenza: il potere della canapa (in questo caso di foglie e soprattutto infiorescenze) di guarire le ferite anche infette. Si tratta in particolare del CBD (l’antagonista del THC), che avrebbe l’importante funzione di attivazione del sistema immunitario e che non ha effetti di droga.
Tutto questo grazie al naturale contenuto in AGE (acidi grassi essenziali, in
inglese detti EFA – Essential Fatty Acids), che raggiungono circa il 75%del totale
mentre le altre fonti di EFAnon vanno oltre il 30%. Si tratta soprattutto di omega
3 ed omega 6 nella proporzione giusta, che in natura non è posseduta da alcun
altro olio, salvo quello di pesce».
La canapa nell’edilizia
Da un po’ di anni anche nell’edilizia si sta cercando, sempre di più, di utilizzare materiali naturali, dedicando una grande attenzione alla salubrità degli spazi abitativi. Il materiale naturale più utilizzato è in primis il legno,ma ci sono esempi di costruzioni fatte di paglia, di terra cruda e ultimamente sta avendo una grande diffusione l’utilizzo della canapa, essendo un materiale altamente ecocompatibile.
La canapa conosciuta sin dall’antichità (coltivata già nell’Età del Bronzo), è sempre stata utilizzata per fabbricare tessuti e carta, ma negli ultimi tempi sta avendo una grande diffusione nel settore dell’edilizia, anche se ritrovamenti archeologici (in Francia) ci dimostrano che era già stata utilizzata per costruire.
Nel campo edilizio ritroviamo svariati prodotti come cere, vernici, pannelli isolanti, intonaci ed anche blocchi prefabbricati. Inoltre la canapa è utilizzata anche nel settore del restauro per la conservazione dei manufatti storici.
Ma della pianta della canapa non si butta via nulla, dai fiori, semi e fibre si ricavano svariati prodotti.
I fattori più interessanti dell’utilizzo della pianta nel campo dell’edilizia nascono dal fatto che i manufatti che sfruttano la canapa sono:
1. a emissioni negative di carbonio;
2. altamente ignifughi, resistenti al fuoco e se bruciati non rilasciano sostanze tossiche;
3. più duraturi e resistenti delle strutture in legno;
4. nonpossono essere attaccati da tarme,muffe ed insetti, perché permeabili al vapore e quindi salubri e mai umidi;
5. hanno un basso impatto ambientale;
6. sono riciclabili;
7. e godono di un ottimo isolamento termico ed acustico.
In Italia la canapa ha la sua massima diffusione per le sue particolari doti di isolamento grazie ai cosiddetti bio-compositi, per esempio dall’unione del cemento di canapa alla calce, nasce il calcestruzzo isolante (e anche di buona resistenza statica) o dalla miscela di canapa e calce si crea un isolante naturale che viene utilizzato per intonacature interne ed esterne. Oltre ovviamente alla produzione di pannelli prefabbricati isolanti e fonoassorbenti.
Inoltre, la fibra di canapa, si sta diffondendo nel campo del rinforzo strutturale sostituendo le fibre di carbonio, di vetro, di acciaio, per consolidamenti statici, nei fenomeni di fessurazioni e lesioni.
Una delle ultime rivoluzioni è l’invenzione, brevettata in Italia, di blocchetti a base di canapulo, la parte legnosa dello stelo della pianta, in combinazione con un legante di calce da impiegare nella struttura degli edifici. Un mattone che una volta essiccato, diventa rigido e leggero allo stesso tempo e può quindi essere utilizzato sia nella realizzazione di nuovi fabbricati sia nella ristrutturazioni di stabili già esistenti.
Coltivazione sperimentale nei territori di Acerra e Caivano (NA)
L’Italia è stato il secondo produttore mondiale di canapa per quantità ed il primo per qualità, il 40% della produzione nazionale era coltivata in Campania.
Nel 2010 un imprenditore di Napoli e un agricoltore di Acerra hanno sperimentato, investendo di tasca propria, la produzione di olio essenziale nei dintorni dell’inceneritore che è stato venduto come materia prima per la produzione di profumi di un’azienda francese. Il progetto non è stato ripetuto perché (almeno al momento) antieconomico, mancano impianti di prima trasformazione per cui tutti i lavori in campo sono stati fatti manualmente incidendo notevolmente sui costi. Purtroppo circa 14 tonnellate di canapa sono state abbandonate in campo per mancanza di impianti di prima trasformazione.
L’anno successivo, nel 2011, è stata coltivata sempre ad Acerra ma destinata alla produzione di mattoni di calce e canapa e di pannelli isolanti. In questo caso c’è stato il partenariato tra Ingegneri, Architetti, e Agricoltori all’interno di un progetto finanziato sempre privatamente.
La canapa e l’inceneritore di Acerra (foto http://www.assocanapa.org/)
I due ettari di canapa coltivati a Caivano nel 2009 sono serviti per: testare la produzione per ettaro e verificare l’effettiva capacità della coltura senza apporti irrigui; fornire materiale per la ricerca scientifica a Enti e Istituti di Ricerca tra cui Dipartimenti dell’Università di Napoli Federico II e l’Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri del C.N.R. di Pozzuoli.
La pianta è in grado di degradare gli inquinanti come i metalli pesanti e che per una buona azione di bonifica si dovrebbe prevedere comunque un ciclo almeno decennale.
Da segnalare anche le colture attuali di Alfonso Gallo in Padula (SA) e quella di Francesco Arena di Spilinga (VV) per la riproduzione del seme destinato all’uso alimentare. Entrambe le iniziative sono volte a testare singoli anelli della “invocata filiera”.
Intanto, in Campania, l’interesse per questa coltura cresce sempre più, Assocanapa ha ormai oltre cinquecento manifestazione d’interesse e di associati, tra cui Enti e Istituzioni. Infine, ma non per ultimo, all’Università di Napoli Federico II ed alla Seconda Università di Napoli sono già state già presentate numerose Tesi di Esame di Laurea.
Assocanapa – Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura
Margherita Baravalle, Michele Castaldo, Glenda Giampaoli, Cesare Quaglia
Sito Internet: http://www.assocanapa.org/
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