di Federico Vinattieri
Femmina di cane Lupo di Saarloos con cucciolo (foto Sara Dioguardi www.canelupodisaarloos.com)
Tutte le razze canine, nel corso della propria storia, hanno avuto una continua manipolazione da parte dell’uomo, che talvolta involontariamente, ha interferito sulla fertilità e sul naturale istinto riproduttivo.
Per i cani di razza l’età giusta per programmare un accoppiamento dipende da tantissimi fattori. Il tipo di razza, la taglia, lo stato di salute, l’alimentazione, e addirittura il fattore ambiente, possono influire sul raggiungimento della maturità sessuale di un soggetto. Lo sviluppo della capacità di riproduzione è pertanto soggettivo. Mediamente una femmina di cane ha la sua prima ovulazione circa a un anno di età, ma questo momento può giungere anche molto prima, nei soggetti più precoci. Una femmina va in calore due volte all’anno, quindi circa ogni sei mesi. E’ buona norma per un allevatore attendere almeno il secondo ciclo estrale per effettuare il primo accoppiamento, così da permettere il completamento dello sviluppo fisico della fattrice.
Il periodo del “calore” della femmina è suddiviso in tre fase principali: il Proestro, l’Estro e il Diestro. La prima fase, il Proestro, è quella più facilmente identificabile da parte dell’allevatore, poiché si evidenziano i segnali visivi tipici dell’inizio del periodo riproduttivo, tra cui le perdite di sangue e un insolito rigonfiamento della vulva. In questa prima fase i maschi inizieranno a percepire il richiamo dell’ormone femminile. Nella seconda fase, quella dell’Estro, la cagna si rivelerà pronta ad accettare il maschio, le perdite di sangue sono quasi cessate e sono sostituite da perdite giallastre e di muco di colore chiaro; l’estro ha una durata di alcuni giorni, ma anche questo aspetto è soggettivo. L’ultima fase, quella del Diestro, coincide con il livello maggiore dell’ormone femminile: il progesterone. Ci si accorge di essere entrati nella fase di diestro, in quanto la femmina non è più disponibile per il maschio e l’interesse di quest’ultimo è fortemente diminuito.
Esistono soggetti che hanno quelli che in gergo vengono definiti “calori silenti”, ossia quei calori che non presentano alcun segnale visivo esterno, che nella maggior parte dei casi, passano inosservati e vengono considerati “calori saltati” dalla maggioranza dei proprietari.
Questi generi di calori, frequenti in determinate razze, possono essere scoperti solo dopo analisi al microscopio per mezzo di un tampone vaginale, o mediante il test del progesterone. Questi test fanno parte di una serie di analisi che oggi vengono periodicamente adoperate da quasi tutti gli allevatori cinofili, poiché comportano una garanzia nell’individuare il giorno esatto in cui avviene l’ovulazione e di conseguenza il giorno preciso in cui far fecondare la fattrice. Non si tratta di test né costosi, né invasivi, perciò sono alla portata di tutti. Il test del progesterone, quello a mio parere più idoneo e più efficace, consiste nell’analizzare il livello dell’ormone femminile, appunto il Progesterone, presente nel sangue del soggetto, che viene analizzato in laboratorio mediante un piccolo prelievo di sangue, che deve essere svolto dal medico veterinario. L’analisi ha una durata di alcune ore; il risultato permette all’allevatore di fare anche un solo accoppiamento mirato, e di avere statisticamente, una maggiore possibilità di successo. A questo test, si abbina sovente lo “striscio vaginale”, un’analisi che fa in clinica il veterinario, in diretta, che analizza al microscopio un vetrino dove il tampone vaginale è stato fatto aderire, lasciando sul vetro le cellule. Osservando il nucleo delle cellule vaginali e la regolarità delle pareti cellulari, il veterinario può stabilire approssimativamente, se è ancora distante o no il momento dell’ovulazione. Ovviamente quest’ultima analisi è molto meno accurata e sicura del test del progesterone, ed è proprio per questo motivo che deve essere sempre affiancato ad esso. I due test insieme daranno una indicazione che difficilmente non sarà esatta.
Al contrario della femmina di cane, il maschio, come in quasi tutti i mammiferi compreso l’uomo, è sempre disponibile e sempre sessualmente attivo, quindi potrà accoppiarsi in qualunque momento dell’anno. Lo sviluppo sessuale di un maschio di media avviene intorno ai 10 mesi, ma come nelle femmine, è un dato estremamente variabile.
Una curiosità che può stupire i neofiti: i cicli estrali delle cagne non terminano con l’avanzare dell’età; in pratica, le femmine di cane, non arrivano mai alla menopausa, come invece avviene negli essere umani.
Cuccioli di Mastino Napoletano (foto Federico Vinattieri www.difossombrone.it)
Purtroppo esistono razze che sono da considerarsi quasi totalmente artificiali. Allevando da tanti anni i Mastini Napoletani, mi sono reso conto che la selezione dell’uomo ha portato un indebolimento notevole e una quasi totale perdita di istinto naturale in questa razza, come in tante altre, soprattutto in quelle appartenenti al gruppo dei molossoidi. Anche in molte razze di piccola e media taglia la problematica esiste. Il Bulldog inglese, il Bouledogue Francese, con le quali ho avuto esperienze di allevamento, sono anch’esse delle tipologie di cani che oramai non hanno più niente a che vedere con la naturale dinamica della fecondazione e del parto. Difficilmente questi cani riescono a provvedere da soli all’atto riproduttivo. Non riescono quasi mai ad accoppiarsi da soli, quindi l’aiuto da parte dell’allevatore è divenuto indispensabile per far sì che queste razze possano continuare ad esistere, ed è qui che entra in gioco la fecondazione artificiale.
Questa pratica, oramai all’ordine del giorno negli allevamenti italiani ed esteri, consiste in varie fasi. Il medico veterinario sa bene che la femmina deve essere pronta ad accettare il maschio per permettere di svolgere bene la pratica dell’inseminazione, e perché questo avvenga deve essere il giorno giusto. Una volta messa la femmina in posizione eretta, viene fatto avvicinare il maschio, il quale solitamente si presenta subito molto interessato. Dopo aver tenuto il maschio vicino alla femmina per qualche minuto, in modo tale da far innescare in lui l’eccitazione giusta, il veterinario provvede alla manipolazione del cane, ed al successivo prelievo che ha una durata media di circa uno e due minuti. Il liquido seminale del maschio è composto da liquido prostatico, che è sempre la maggior parte, che si presenta acquoso e trasparente, e lo sperma, che si presenta più lattiginoso e ben visibile. Colui che svolge il prelievo deve saper distinguere le due tipologie di liquido in modo da attendere la fuoriuscita del liquido spermatico, che è quello che serve alla fecondazione.
Una volta effettuato il prelievo, il maschio viene portato lontano dalla femmina, alla quale viene inserita nella vulva, una cannula, che deve essere di lunghezza variabile a seconda della razza e taglia dell’esemplare, e deve essere abbastanza rigida; spesso viene usato un catetere femminile ad uso umano. Inserita la cannula, si aspira con una siringa il seme maschile, che viene poi spinto nella cannula. Si estrae la cannula una volta che il seme maschile è stato tutto spinto all’interno, sotto la pressione dell’aria contenuta nella siringa insieme al liquido.
Bisogna stare attenti a mantenere la femmina ferma in posizione eretta per alcuni minuti, in modo da evitare che la forza di gravità faccia fuoriuscire una parte del liquido se essa dovesse mettersi seduta. A questo punto la fecondazione è avvenuta. Dopo circa 25-30 giorni si può provvedere a fare una ecografia per stabilire se l’atto di fecondazione è andato a buon fine.
E’ sempre buona norma analizzare al microscopio il seme dello stallone qualche giorno prima di procedere al prelievo, per valutarne l’effettiva fertilità e vitalità degli spermatozoi. Se il seme si presentasse di scarsa qualità, l’allevatore ha la possibilità di sostituire lo stallone per non rischiare che l’esito della monta sia negativo. Al contrario se il seme fosse di ottima qualità, allora l’allevatore avrà una motivazione maggiore per essere ottimista e per sperare nella perfetta riuscita della fecondazione. La scarsa fertilità di un maschio può essere causata anche da particolari patologie, che è sempre meglio individuare per tempo. Tanti allevatori sostengono che sia doveroso aumentare, anche se di poco, la carica proteica della dieta dello stallone, a partire dalla settimana che precede l’accoppiamento. Alcuni allevatori sono soliti somministrare preventivamente antibiotici sia allo stallone, che alla fattrice, in modo tale da eliminare batteri nocivi nell’apparato riproduttore (pratica che ad esempio si usa da decenni nel mondo dell’ornitofilia in preparazione della stagione riproduttiva), ma a mio parere gli antibiotici dovrebbero essere impiegati solo come cura e mai come prevenzione, pertanto, se proprio si vuol essere più rigorosi possibile, esiste la possibilità di analizzare, tramite tampone, quasi siano i batteri presenti nell’apparato riproduttore femminile e se il pH sia alterato, a quel punto si può intervenire con dei medicinali mirati.
Nella maggioranza delle razze canine, per fortuna, non vi è necessità della fecondazione artificiale. In quasi tutti i cani di tipo lupoide, nei terrier, nei cani da caccia, questa pratica non viene quasi mai eseguita, se non in casi eccezionali.
Durante l’accoppiamento naturale i cani vengono messi insieme nel medesimo recinto, meglio se di piccole dimensioni, quando la femmina arriva ai giorni giusti per esser fecondata. Solitamente trascorrono solo pochi secondi perché il maschio senta il richiamo ormonale, e avviene l’accoppiamento. I soggetti rimangono a contatto per diversi minuti, tenuti forzatamente attaccati da un rigonfiamento che si forma nella parte prossimale del pene, chiamato in gergo “nodo”, inserito nell’organo riproduttivo femminile. Quando questo “anello” ritorna alle dimensioni normali, i due soggetti si staccano e l’atto di fecondazione è terminato. Un accoppiamento canino ha una durata in genere di una ventina di minuti circa.
Il periodo di gestazione per una femmina di cane ha un tempo relativamente breve rispetto alla maggior parte dei mammiferi. La gestazione ha un durata media di 60-65 giorni.
Gli spermatozoi hanno una vita di alcuni giorni all’interno dell’apparato femminile, perciò non è possibile stabilire con estrema precisione quando è avvenuto l’annidamento e quando si sia formato lo zigote; lo possiamo solo ipotizzare. Facendo una sola monta, un allevatore difficilmente sbaglia e riesce a prevedere in quale giorno avverrà il parto, ma effettuando più accoppiamenti e soprattutto non avendo tenuto sotto osservazione il tasso di progesterone nel sangue della fattrice, la data del parto si può sbagliare anche di diversi giorni.
Con una ecografia circa al trentesimo giorno di gravidanza, il veterinario potrà già farsi un’idea dello stato di salute dei feti, del loro corretto sviluppo e della quantità approssimativa. Con una semplice ecografia non si può stabilire il numero esatto dei cuccioli, si può solo capire all’incirca il numero ipotetico. Per capire con esattezza quanti saranno i “nuovi arrivi”, nei giorni che precedono il parto, si può sottoporre la femmina a una lastra addominale, dalla quale il veterinario potrà facilmente rilevare il numero esatto, semplicemente contando il numero delle piccole spine dorsali “radiografate”.
Il momento del parto è sempre una esperienza indimenticabile per un allevatore, il quale si sente partecipe ad aver creato nuova vita. Allevatore in lingua spagnola si dice “Criador”, che letteralmente significa “Creatore”, nome che dà l’idea di cosa significhi allevare nel vero senso del termine.
Il parto è sempre un momento di tensione, perché anche se si crede di conoscere, di avere esperienza, di saper interagire con la cagna, non si può mai dire cosa può capitare. Ogni parto è indipendente ed è una esperienza a sé stante.
Se la femmina è primipara, si dovrà prestare molta più attenzione.
Quando il parto ha inizio, la femmina si presenterà irrequieta, con affanno, agitazione che di solito manifesta simulando uno scavo o rosicchiando le pareti della cuccia. Con la rottura delle acque, fase in cui la femmina ha un’abbondante perdita di liquido dalla vulva, il parto ha inizio.
Quando fuoriesce il primo cucciolo, alla femmina scatta il meccanismo d’istinto materno, che è uno degli impulsi più potenti dell’etologia canina. La femmina provvederà quindi alla rottura della sacca placentale, e alla recisione del cordone ombelicale. La madre mangia la placenta, che contrariamente a quanto si possa pensare, è una pratica necessaria, poiché questa è una incredibile fonte di energia e possiede una grande carica ormonale, che facilita il regolare proseguimento del parto. Il cucciolo viene in qualche modo rianimato dalla madre, tramite lo stimolo continuo che lei svolge con la continua pulizia del neonato. Stessa pratica verrà svolta dalla femmina per tutti i cuccioli successivi. Tra l’espulsione di un cucciolo e l’altro possono passare anche alcune ore. Il tempo medio tra una nascita e quella successiva varia intorno ai 30-40 minuti. A fine parto la cagna si rilassa e sovente si addormenta, stremata dallo sforzo del travaglio.
Succede che quando la femmina ha difficoltà ad espellere un cucciolo, il veterinario può intervenire aiutandola, cioè cercando di afferrare con una mano delicatamente il piccolo ancora incanalato, per poi tirarlo fuori piano piano, facendosi aiutare dalle ricorrenti contrazioni della madre. Se il ritmo delle contrazioni diminuisce fortemente e il parto non è ancora concluso, il veterinario di solito interviene somministrando alla cagna una dose di ossitocina, che favorisce le contrazioni dell’utero e quindi agevola molto la nascita.
In alcune razze canine il taglio cesareo è una pratica necessaria e inderogabile. Purtroppo in razze come il Bulldog inglese, tanto per fare un esempio, il cesareo viene praticato ormai sistematicamente a tutte le fattrici. Questo intervento deve essere svolto esclusivamente da medici veterinari, i quali devono fare molta attenzione alla quantità di anestesia da somministrare alla femmina, perché questi medicinali si ripercuotono sui nascituri, che vanno sempre subito rianimati il più velocemente possibile, una volta estratti dall’utero.
In alcune razze l’anestesia totale, se somministrata anche in leggero sovraddosaggio, può essere letale. Quindi il taglio cesareo è da considerarsi sempre e comunque un rischio, ma come ho già scritto, in alcune tipologie di cani non è possibile evitarlo.
Nei cuccioli appena nati delle razze più “sane”, è subito presente l’istinto di procedere alla ricerca dei capezzoli per la prima poppata. Nelle razze più “difficili”, l’allevatore deve aiutare i cucciolini a trovare le mammelle e deve assicurarsi che le poppate siano eseguite correttamente e con una cadenza alternata ogni tre ore circa, giorno e notte. Le prime poppate sono di fondamentale importanza, non solo perché offrono subito una dose di energia che stabilizza il fabbisogno dei cuccioli, ma anche perché durante i primi giorni la madre genera il colostro, detto anche “primo latte”, sostanza ricca di immunoglobuline e di cellule immunitarie, che è composto da lipidi, carboidrati, leucociti, amminoacidi e ovviamente acqua. Con il colostro la madre ha il potete di trasmettere le proprie difese immunitarie ai figli. Dopo pochi giorni le ghiandole mammarie cessano di secernere colostro e subentra il normale latte, il quale sarà l’unico alimento dei cuccioli per il primo mese di vita.
La madre, nei giorni successivi al parto si prenderà cura dei piccoli, provvedendo a nutrirli, a mantenere costante il loro calore corporeo e a tenerli costantemente puliti.
I cuccioli nascono sempre con gli occhi serrati, che poi si apriranno dopo circa dieci giorni dalla nascita.
L’inizio dello svezzamento di solito avviene a circa trenta giorni, ma anche questo aspetto dipende dalla razza, dalla taglia, e da tantissimi altri fattori.
Coloro che si approcciano per la prima volta al mondo della cinofilia, devono comprendere che la pratica della riproduzione nei cani, si basa su nozioni scientifiche ben definite che bisogna conoscere profondamente e che vengono acquisite, oltre che dalla teoria, dall’esperienza diretta e dallo spirito di osservazione.
Cuccioli di Mastino Napoletano (foto Federico Vinattieri www.difossombrone.it)
Federico Vinattieri, appassionato allevatore di Canarini e di Mastini Napoletani (Allevamento di Fossombrone – http://www.difossombrone.it/ – http://lupi.difossombrone.it/), è studente in “Tecniche di Allevamento del cane di razza ed educazione cinofila” alla Facolta’ di Medicina Veterinaria di Pisa. Curriculum vitae >>>
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