di Velia Bartoli
Riviera del Conero
1. Generalità
Nel quadro generale del ben noto processo di globalizzazione e standardizzazione degli stili di vita e dei consumi negli ultimi decenni, l’attività agrituristica è stata oggetto di una crescente attenzione da parte delle politiche comunitarie, nazionali e regionali. L’attuazione di programmi comunitari come il “piano di sviluppo rurale”, offre buone opportunità di progresso per un uso sostenibile e integrato delle risorse locali in ambito rurale, recuperando tradizioni e consuetudini altrimenti a rischio di scomparire o comunque di rimanere sottoutilizzate. Quanto detto, con l’obiettivo di qualificare il territorio e rafforzare l’identità locale attraverso la creazione e la valorizzazione di nuovi legami fra gli abitanti del luogo e le risorse culturali, ambientali ed economiche, rendendo maggiormente attrattivo il territorio grazie alla creazione di un’offerta peculiare: fondamentale, a tal proposito, è stata la nuova PAC, che ha incrementato le misure strategiche destinate al potenziamento del settore agricolo, forestale e agroalimentare, salvaguardando nel contempo sia l’ambiente che il patrimonio rurale mediante la diversificazione del tessuto produttivo (1).
In particolare, la Regione Marche ha puntato simultaneamente sulle produzioni agroalimentari ed enogastronomiche, sul turismo rurale e sull’agriturismo, assegnando loro un ruolo strategico per favorire l’avvio e il potenziamento di processi di sviluppo a carattere locale, basati su risorse autoctone ambientali, culturali e tradizionali. Il tessuto normativo regionale che disciplina le attività agrituristiche appare oggi piuttosto variegato, sia per le materie disciplinate, sia per le tempistiche in cui le stesse sono state realizzate. Lo spartiacque temporale deve però essere fissato nel 2006, anno di promulgazione della legge quadro nazionale (2). Tale legge nasce infatti con gli obiettivi di razionalizzare le norme fiscali e giuridiche di questi ultimi due decenni, di rendere più omogenee le leggi regionali e di riconoscere l’evoluzione e l’innovazione, ciò che ha spinto molti agriturismi ad ampliare la loro offerta oltre i servizi di pernottamento e ristorazione, fermo restando che le attività agrituristiche devono essere tutte connesse all’attività agricola, cioè finalizzate sempre alla migliore valorizzazione delle risorse.
La suddetta legge quadro considera infatti l’agriturismo come una “forma idonea di turismo nelle campagne”, anche finalizzata a sostenere l’attività agricola. Sotto questo aspetto, la legge delle Marche (3) propone analoghe modalità: l’attività agrituristica viene infatti assimilata alle altre forme di turismo rurale che si possono realizzare nelle campagne; tuttavia, requisito necessario per il riconoscimento di tale attività è che essa venga effettuata in rapporto di connessione e di complementarietà con l’attività agricola, che deve comunque restare l’attività prevalente. Dunque, l’attività agrituristica è riservata esclusivamente agli imprenditori agricoli, cioè a coloro che svolgono attività di coltivazione, allevamento di animali e silvicoltura. Più in dettaglio, le attività agrituristiche debbono consistere nel dare ospitalità in alloggi o spazi aperti e nel somministrare cibi e bevande, questi ultimi costituiti prevalentemente da prodotti propri o di aziende agricole della zona, con preferenza per i prodotti tipici, biologici e caratterizzati da marchi di qualità compresi nell’elenco nazionale dei prodotti tradizionali. Le normative consentono inoltre di offrire attività ricreative, didattiche, culturali e sportive, tutte mirate alla valorizzazione del patrimonio rurale e ambientale.
Lo scopo di questo lavoro è principalmente quello di fornire indicazioni di base – e quindi certamente non esaustive – di tipo sia quantitativo che qualitativo sull’attuale sviluppo dell’agriturismo nella regione Marche, ponendole a confronto con quelle riferite all’intero Paese. Per una più completa comprensione del fenomeno agrituristico e delle dinamiche di utilizzazione del territorio, vengono dunque considerati alcuni usuali “indicatori turistici”, i cui valori riguardanti le cinque provincie marchigiane sono messi a confronto con quelli regionali e nazionali, evidenziando i rapporti che si instaurano tra l’entità del turismo e la superficie territoriale in questione, ovvero la sua consistenza demografica.
Quanto ai dati di base utilizzati, per quelli relativi all’offerta di alloggio negli esercizi agrituristici si è fatto ricorso alle indagini ISTAT riguardanti il “turismo”(4), mentre quale popolazione di riferimento si è considerata quella risultante dalle rilevazioni dello stesso Istituto in materia di “popolazione residente”(5).
2. Alcuni indicatori statistici del fenomeno agrituristico
Un utile punto di partenza per delineare le attuali caratteristiche del settore agrituristico italiano nonché i principali aspetti della recente evoluzione del fenomeno è fornita dalla ricerca effettuata dall’ISTAT (6) che prende in esame gli anni dal 2003 al 2011 su scala regionale.
I dati contenuti nella Tabella 1 che segue evidenziano un incremento percentuale ragguardevole delle aziende agricole autorizzate all’esercizio dell’agriturismo nelle Marche che, tra il 2003 ed il 2011, sono aumentate di ben il 93,1%, valore nettamente superiore alla media nazionale, che risulta pari al 56,8%.
La crescita, pur interessando tutte le aziende indipendentemente dalla tipologia dei servizi offerti, riguarda in diversa misura quelle autorizzate all’alloggio (107,1%), alla ristorazione (91,2%) e alle altre attività (147,2%). In proposito, si osservi che
la diffusione della ristorazione negli agriturismi, strettamente connessa al sistema agroalimentare locale, può rappresentare un valido elemento di successo dell’ospitalità rurale, spesso dando anche impulso alla nascita o al rafforzamento di sistemi locali di produzione.
Da alcuni anni a questa parte, dunque, l’agriturismo sembra contribuire in sempre maggior misura al dinamismo del settore turistico regionale. D’altro canto, tale fenomeno in altre regioni del nostro Paese sembra avere tradizioni sensibilmente più solide, in quanto storicamente radicatosi nel corso di molti anni, come testimoniato dall’esistenza di aziende agrituristiche capillarmente diffuse sul territorio, aventi caratteri di managerialità meno presenti in gran parte delle esperienze della regione Marche. E’ anche da dire che la spinta propulsiva dell’attività in oggetto è stata fornita, in certa misura, dagli incentivi pubblici, erogati con lo scopo di soddisfare una crescente domanda turistica alla quale le imprese hanno risposto con varie modalità e intensità.
In generale, tra le motivazioni (7) che spingono gli operatori agricoli a intraprendere l’attività agrituristica – al di là delle particolari condizioni favorevoli del contesto territoriale talora di spiccata vocazione turistica – vi sono le seguenti possibilità:
• integrare e diversificare il reddito proveniente dalle attività di coltivazione e allevamento;
• sfruttare maggiormente la disponibilità di manodopera aziendale;
• utilizzare costruzioni di vario genere altrimenti in disuso.
Le suddette soluzioni possono evidentemente anche convivere, anche se spesso quello che caratterizza una determinata gestione aziendale è proprio la prevalenza che si ritiene dare a un particolare obiettivo piuttosto che a un’altro.
Nella Tabella 2 sopra riportata figurano alcuni indicatori statistici che, in quanto ottenuti rapportando le cifre assolute ai corrispondenti valori di natura dimensionale, rendono agevoli i vari confronti spaziali. Tali indicatori sono, nell’ordine, qui di seguito illustrati.
– “Indice di densità territoriale”: esprime il numero medio di aziende agrituristiche per 100 unità di superficie, ed è perciò fornito dal rapporto (moltiplicato per 100) tra il numero delle aziende e la superficie (in km²) del territorio in questione. Dall’esame di questi indici emerge come le Marche possiedano mediamente 8,02 esercizi agrituristici ogni 100 km². Al di sopra del valore regionale si posiziona primo tra tutti quello della provincia di Fermo (11,75), con un indice di densità territoriale una volta e mezzo superiore a quello medio regionale e anche notevolmente più elevato di quello nazionale (6,77); a seguire si osservano le province di Pesaro-Urbino e di Ascoli Piceno (nell’ordine 7,48 e 7,32 strutture ogni 100 km²). Quanto alle restanti provincie, la densità territoriale agrituristica risulta comunque più contenuta di quella regionale.
– ”Indice di densità demografica”: rappresenta il numero di unità agrituristiche presenti nell’area di riferimento ogni 10.000 abitanti, ed è ovviamente ottenuto come rapporto (moltiplicato per 10.000) tra il numero delle aziende e l’ammontare della popolazione.
Il quadro regionale appare molto variegato, essendo sensibilmente elevate le differenze tra una provincia e l’altra: le densità maggiori riguardano Macerata e soprattutto Ascoli Piceno, con valori dell’indicatore pari rispettivamente a 5,29 e a 5,68; viceversa, si nota come Ancona e Fermo (nell’ordine 2,93 e 4,20) presentino un tasso nettamente inferiore alla media regionale, che risulta pari a 4,92 (3,37 il valore nazionale).
– “Indice di ricettività territoriale”: denota il numero medio dei posti letto in strutture agrituristiche per 100 km², essendo ricavato come rapporto (moltiplicato per 100) tra l’ammontare dei posti letto medesimi e l’estensione della superficie in questione. Dall’esame di tali indici emerge come le Marche possiedano mediamente 92,0 posti letto in agriturismo ogni 100 km², cui fa riscontro un valore nazionale ben inferiore: 69,9. Al di sopra del valore regionale si posiziona prima tra tutte la provincia di Fermo (157,4), con un indice di ricettività circa due volte superiore a quello medio regionale e quasi tre rispetto a quello nazionale. In tutte le altre province il valore dell’indice risulta inferiore a quello regionale, con i tassi più bassi che competono a Macerata e a Pesaro-Urbino (72,8 e 89,9 rispettivamente).
– “Indice di ricettività demografica”: misura la disponibilità di posti letto agrituristici ogni 10.000 abitanti, e quindi è dato dal rapporto (moltiplicato per 10.000) tra il numero di tali posti letto e l’ammontare della popolazione residente nel territorio in esame. Prendendo in esame detto indicatore, si vede che le province di Ascoli Piceno e Pesaro-Urbino, con valori pari, nell’ordine, a 76,1 e 62,8 posti letto, possiedono la ricettività più elevata sia rispetto a quella regionale (55,0) che a quella dell’Italia in complesso (34,8).
– “Indice di dimensione media delle aziende”: valuta il numero medio di posti letto per ciascun esercizio agrituristico, e pertanto si ottiene come rapporto tra l’intero ammontare dei posti letto e il numero complessivo delle aziende. I valori dell’indicatore mostrano in modo evidente una variabilità molto contenuta, sicché i dati provinciali non appaiono troppo dissimili da quello regionale (12,4) e da quello nazionale (12,6). E’ da tener presente che tale ridotta variabilità sembra da porre in relazione, in qualche misura, alle stesse normative regionali che in genere stabiliscono per le strutture agrituristiche un limite massimo dimensionale.
3. Considerazioni conclusive
L’analisi svolta ha messo in luce una serie di aspetti caratterizzanti l’offerta agrituristica, e in particolare quella riguardante la regione Marche, che conviene richiamare in queste brevi note conclusive.
Negli ultimi anni la regione in oggetto è stata caratterizzata in misura via via crescente da un notevole dinamismo nel settore turistico in generale: ciò anche grazie alle peculiari condizioni naturali che fanno da sempre dell’area in oggetto un’importante meta per i flussi turistici. D’altro canto, è da dire che in epoca recente l’offerta turistica regionale, ricca e variegata come poche altre, può contare, oltre che sulla tradizionale componente alberghiera, su strutture “extralberghiere” e multifunzionali di varia natura. Tra queste, un ruolo sempre più significativo è rivestito dagli esercizi agrituristici, come del resto ben evidenziato dal già menzionato elevatissimo tasso d’incremento degli stessi tra il 2003 e il 2011 (+93,1%).
Anche se non può escludersi che la crescita cui attualmente si assiste, spesso spontanea e incontrollata, possa in futuro subire un ridimensionamento, per il momento di certo si stanno gettando le basi per indirizzare il settore agricolo verso quella “multifunzionalità” considerata principio cardine in una prospettiva di generale sviluppo rurale (8). E’ inoltre opinione diffusa che dalla recente espansione numerica degli agriturismi in Regione possano trarre vantaggio – sempre che vengano rispettate le norme che regolano tale attività – diverse categorie di lavoratori: non soltanto gli agricoltori che in prima persona gestiscono aziende di agriturismo o comunque plurifunzionali, ma anche altri operatori turistici che, da una maggiore frequentazione delle loro strutture da parte degli amanti dell’ambiente rurale, delle sagre locali, dei prodotti tipici artigianali e alimentari e via dicendo, non possono che ricavare benefici anche considerevoli.
D’altro canto, sembra certo che, allo scopo di potenziare il ruolo multifunzionale auspicato per le aziende agrituristiche, sarà necessario avviare percorsi di formazione e riqualificazione professionale per gestori e imprenditori, volti al miglioramento dell’offerta dei servizi sia interni che esterni all’impresa. E’ pure da tener presente che l’attivazione di corsi formativi del tipo anzidetto dovrebbe tendere alla creazione di nuove competenze attualmente quasi del tutto trascurate: ad esempio la valorizzazione del territorio e, in particolare, la promozione dell’agriturismo. Ciò potrebbe inoltre favorire la differenziazione e l’arricchimento dell’offerta aziendale: si pensi per esempio all’organizzazione di attività culturali, escursionistiche o sportive particolari (equitazione, alpinismo, ecc.), e ancora, all’attivazione di corsi sulle tecniche artigianali o sulle preparazioni culinarie tipiche della zona.
In definitiva, sembra emergere con forza l’esigenza di “mettere a sistema” tutti i protagonisti interessati, di fatto o potenzialmente, alla gestione e allo sviluppo delle aree rurali – gli imprenditori agricoli, quelli delle unità produttive indirettamente coinvolte, le istituzioni pubbliche locali e nazionali – con lo scopo di creare un’offerta integrata e di qualità, capace di rendere maggiormente attrattivi e competitivi i territori rurali nel panorama complessivo dell’offerta turistica.
Lavori citati
1- Fabbroni S. , Vannini I. (2009),“Organizzazione e gestione dell’attività ricettiva negli agriturismi”. Edizioni Franco Angeli.
2 – Legge quadro del 20 febbraio 2006, n.96, sulla disciplina dell’agriturismo disponibile all’indirizzo http://www.parlamento.it/.
3 – Legge regionale del 3 aprile 2002, n. 3. Norme per l’attività agrituristica e per il turismo rurale delle Marche.
4 – ISTAT (2012), “Statistiche sul turismo”, varie annualità disponibile all’indirizzo http://www.istat.it/.
5 – ISTAT (2012), “Rapporto annuale”, varie annualità disponibile all’indirizzo www.istat.it.
6 – ISTAT (2012), “Le aziende agrituristiche in Italia”, varie annualità disponibile all’indirizzo www.istat.it.
7 – Celant A,.Magni C. (2001), “Sviluppo rurale e agriturismo di qualità nel Mezzogiorno: il caso delle regioni Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia”. Editore Patron.
8 – Regoliosi C. (2008), “L’impresa agrituristica: status e possibilità di sviluppo”.Franco Angeli, Milano.
Velia Bartoli, laureata in Economia e Commercio, dal 2001 è ricercatore di Statistica (SECS/S01) presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ha prestato la propria attività lavorativa presso il Servizio delle Statistiche Demografiche dell’Istituto Centrale di Statistica (ISTAT).
Nell’anno 2003-2004 è stata membro della Commissione giudicatrice degli Esami di Stato per l’abilitazione nelle Discipline Statistiche.
Dall’anno 2010 è membro del Collegio dei docenti del dottorato di ricerca in Statistica Economica.
E’ membro della “Società di Economia, Demografia e Statistica”, di “Agriregionieuropa” e di Agrimarcheuropa. E-mail: velia.bartoli@uniroma1.it
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