L’ampelografia: quando la storia della vite incontra l’arte della tipografia
di Francesco Bonino
L’ampelografia: cenni storici
L’ampelografia è la scienza che si occupa di individuare, denominare e classificare le varietà dei vitigni, attraverso approfondite analisi che registrano le caratteristiche peculiari della pianta, la sua morfologia e le diverse fasi dello sviluppo.
Si tratta di una disciplina ancora oggi fondamentale per lo studio dei vitigni, che fu oggetto di numerose trattazioni nell’Ottocento, quando la comparsa di alcune malattie, ad esempio l’oidio, la peronospora e la fillossera, costrinsero i viticoltori a studiare accuratamente il comportamento delle diverse varietà nei confronti dei parassiti.
In Francia in particolare, nel corso dell’Ottocento, vennero pubblicate alcune importanti opere relative alla descrizione morfologica dei vitigni. Tra queste ricordiamo l’Essai sur les variétés de la vigne qui végètent en Andalousie, dello spagnolo Simón de Roxas Clemente, tradotta in francese dal Marchese Caumels e pubblicata a Parigi nel 1814. Molto importante per tutti gli studi successivi fu poi il lavoro del Conte Alexandre Odart, l’Ampélographie universelle ou Traité de scépages les plus estimés, pubblicata nel 1845, che conteneva tutti i sinonimi dei vitigni descritti e alcune informazioni sulla loro coltura. In Italia, degna di nota è il Saggio di una Ampelografia Universale, del Conte Giuseppe di Rovasenda, pubblicata nel 1877 (ris. Anast., L’Artistica Editrice, Savigliano, 2008). Il Rovasenda, nel suo vigneto della Bicocca di Verzuolo (Cuneo), sperimentò la coltivazione di oltre 3600 specie diverse di uve, che censì nella sua opera, offrendo una prima, sistematica catalogazione dei vitigni a livello mondiali.
Per meglio contestualizzare queste pubblicazioni occorre anche accennare al clima culturale dell’epoca. Non si possono infatti dimenticare gli studi settecenteschi di Linneo e la sua classificazione scientifica, così come va ricordato il Positivismo, che esaltava il progresso e il metodo scientifico come approccio nei confronti di ogni campo della conoscenza. Linneo da un lato e Positivismo dall’altro aiutano a comprendere il motivo per cui nell’Ottocento si compilarono queste grandi rassegne ampelografiche sistematiche, che avevano l’ambizione di catalogare i vitigni esistenti, approfondendo inoltre tutte le loro caratteristiche.
Ed è proprio quelle che si propone di fare l’Ampélographie–Traité général de viticulture, di Pierre Viala e Victor Vermorel.
L’Ampélographie di Pierre Viala e Victor Vermorel
Prima di descrivere questa monumentale opera, pietra miliare degli studi ampelografici, diciamo subito che costituisce il “cuore” dell’Ampelografia Universale Storica Illustrata, pubblicata quest’anno da L’Artistica Editrice. L’opera, in tre volumi, contiene inoltre due testi italiani molto importanti per gli studi ampelografici: la sezione delle uve della Pomona Italiana del Conte Giorgio Gallesio e l’Ampelografia Italiana, edita a cura del Comitato Centrale Ampelografico del Ministero Italiano dell’Agricoltura.
Vediamo ora in cosa consistono queste opere, iniziando dalla già citata Ampélographie di Viala e Vermorel.
Si tratta a tutt’oggi del più importante testo storico di ampelografia. Pierre Viala (1859-1936) fu professore di Viticoltura presso l’Institut Agronomique di Parigi, mentre Victor Vermorel (1848-1927) fu produttore vinicolo e inventore di macchine agricole di Villefranche-sur-Saône. I due avevano già avuto modo di collaborare, poiché Vermorel finanziò una missione di Viala in America, per studiare le specie di vite americane, con particolare attenzione al comportamento delle relative patologie.
Viala, sempre con il supporto economico di Vermorel, si mise dal 1883 a lavorare alla monumentale Ampélographie, che venne poi pubblicata in 7 volumi, tra il 1901 e il 1910. Viala si avvalse del supporto di 85 collaboratori, e vennero descritti 627 vertigini di tutto il mondo, illustrati da 500 tavole cromolitografiche, mirabilmente realizzate da 4 artisti (J. Troncy, H. Gillet, H. M. Boisgontier, A. Kreyder). Le schede contengono inoltre tutti i sinonimi con i quali il vitigno è conosciuto, oltre alla sua storia, alla caratteristiche colturali ed enologiche e, in alcuni casi, anche le curiosità che hanno contraddistinto le loro secolari vicende.
La Pomona Italiana e l’Ampelografia Italiana
La PomonaItaliana del Conte Giorgio Gallesio (1772-1839) venne pubblicata in fascicoli tra il 1817 e il 1839 e costituì la prima e più importante raccolta di immagini e descrizioni di frutta e alberi realizzata in Italia. Così come per l’Ampélographie, tutte le varietà sono illustrate da stupende cromolitografie. Le sezione viticola include la descrizione particolareggiata di 26 cultivar italiane. Per una trattazione completa dell’opera si rimanda all’articolo di Luca Poli, pubblicato sul n. 135 de La Rivista di Agraria (http://www.rivistadiagraria.org/riviste/vedi.php?news_id=442&cat_id=225).
L’Ampelografia Italiana fu edita invece tra il 1879 e il 1890, a seguito di un decreto del 1872, emanato dal Ministro Stefano Castagnola, che decise di costituire una Ampelografia generale italiana, finanziata dal Governo nazionale. Il curatore dell’opera fu inizialmente Francesco De Blasis, alla cui morte, avvenuta nel 1873, succedette Francesco Lawley, che passò infine il testimone al Conte Giuseppe di Rovasenda. L’opera incontrò numerose difficoltà economiche, pertanto in 11 anni vennero pubblicati 7 fascicoli, con illustrazioni e descrizioni di appena 28 vitigni italiani.
L’Ampelografia Universale Storica Illustrata – Illustrated Historical Universal Ampelography
Ma torniamo ora all’Ampelografia Universale Storica Illustrata. Abbiamo già accennato alla struttura dell’opera e descritto i lavori presenti all’interno dei 3 volumi. I contenuti della Pomona Italiana e dell’Ampelografia Italiana sono stati riprodotti integralmente, come da originale, mentre quelli dell’Ampélographie sono passati attraverso il lavoro di curatela di importanti ampelografi, quali Anna Schneider, Giusi Mainardi e Stafano Raimondi, che hanno sintetizzato i testi originali, conservando quelle informazioni più indispensabili per lo studio storico dei vitigni. Tutti i testi hanno inoltre traduzione inglese a fronte, una scelta imprescindibile per un’opera che, con i sui 551 vitigni di tutto il mondo, fa dell’internazionalità una delle sue caratteristiche principali.
Ma quello che rende veramente straordinari questi tre volumi sono le illustrazioni dei vitigni, di cui si è già accennato descrivendo i singoli trattati. Erano in origine delle cromolitografie, una tecnica molto usata nel corso del XIX secolo, evoluzione policroma delle litografia che, con l’uso di diverse pietre – una per ogni colore impiegato – consentiva di ottenere straordinari risultati in termini di brillantezza dei colori, gamma delle tonalità e dettaglio delle figure.
La vera sfida, da un punto di vista editoriale e sopratutto tipografico, è stata proprio quella di cercare di riprodurre le splendide illustrazioni dei vitigni, mantenendo l’eccezionale qualità grafica e cromatica degli originali. Questo spiega perché sono stati necessari oltre sei anni per realizzare l’opera, molti dei quali impegnati nello studio iconografico e nei minuziosi interventi dei cromisti, che hanno lavorato sulle illustrazioni ottocentesche acquisite digitalmente, per consentire una riproduzione il più possibile vicina all’originale.
L’opera ha ottenuto, tra gli altri, i patrocini dei Ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico, della Confederazione Italiana Agricoltori e delle principali Associazioni italiane di assaggiatori. La traduzione in lingua inglese ha consentito visibilità e diffusione anche all’estero, dove ha ricevuto il prestigioso riconoscimento “Best in the World”, in occasione della Paris Cookbook Fair 2012.
E’ un’opera che si rivolge sia all’appassionato che al pubblico specializzato. L’appassionato apprezzerà certamente le straordinarie illustrazioni dei vitigni, e troverà nelle schede la storia di quegli uomini che, in diversi parti del mondo, hanno contribuito nel corso dei secoli a renderli celebri. Lo specialista troverà invece dettagliate informazioni sulle peculiarità delle piante, imprescindibili sopratutto nel momento in cui si voglia recuperare quelle uve oggi rare ma meticolosamente descritte dagli studiosi ottocenteschi. Occorre infatti rimarcare che, con oltre 500 vitigni, in un’epoca in cui sono sempre di maggiore attualità le tematiche relative alla biodiversità, un simile repertorio è allo stesso tempo unico e indispensabile per valorizzare le diverse varietà. In questo senso, l’Ampelografia Universale Storica illustrata costituisce un perfetto trait d’union tra passato e futuro: la storia secolare dei vitigni diventa spunto per innovazione, ricerca, e valorizzazione del patrimonio genetico.
I curatori
Anna Schneiderè riconosciuta come una dei massimi esperti di Ampelografia italiana. È docente di Ampelografia presso la Facoltà di Agraria, nell’ambito del Corso di laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Torino, e dal 1982 è ricercatore del Centro miglioramento genetico e biologia della vite del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dove conduce ricerche riguardanti i temi della selezione genetica, della caratterizzazione dei vitigni e dello sviluppo di metodiche di indagine ampelografica.
Giusi Mainardi studia le valenze storiche, culturali e simboliche che riguardano il mondo della vite e del vino. È autrice di numerosi libri e di articoli pubblicati su importanti riviste specializzate e su OICCE Times, la rivista enologica della quale è direttore dal 1999. È docente di Storia dell’alimentazione, della vite e del vino presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Torino e collabora a master, corsi e seminari.
Stefano Raimondi, specialista in Viticoltura ed Enologia, enologo, da anni collabora con Anna Schneider presso l’Istituto di Virologia Vegetale del CNR di Grugliasco (Torino), occupandosi degli aspetti storici e di identificazione delle cultivar di vite e della gestione del vigneto collezione di Grinzane Cavour.
Ampelografia Universale Storica illustrata |
Francesco Bonino, responsabile editoriale de L’Artistica Editrice
Email: bonino@lartisavi.it