Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Giu­sep­pe Ac­co­man­do


Ghian­do­le mam­ma­rie


Le ghian­do­le mam­ma­rie si svi­lup­pa­no nei mam­mi­fe­ri di sesso fem­mi­ni­le dopo la pu­ber­tà, sono pre­po­ste alla se­cre­zio­ne del latte, esse si svi­lup­pa­no verso la fine della gra­vi­dan­za e dopo il parto per tutto il pe­rio­do del­l’al­lat­ta­men­to. Lo svi­lup­po delle ghian­do­le e di con­se­guen­za la se­cre­zio­ne del latte di­pen­do­no dal­l’a­zio­ne di or­mo­ni quali (pro­ge­ste­ro­ne, pro­lat­ti­na oxi­to­ci­na).
Le mam­mel­le pos­so­no es­se­re sem­pli­ci e com­po­ste; le prime sono for­ma­te da una ghian­do­la (al­veo­la­re com­po­sta) e un dotto escre­to­re che al­l’e­ster­no si apre col ca­pez­zo­lo; le com­po­ste sono un in­sie­me di più mam­mel­le sem­pli­ci che com­pon­go­no un corpo mam­ma­rio cir­con­da­to da una guai­na con­net­ti­va­le, ter­mi­nan­te con un ca­pez­zo­lo al­l’in­ter­no del quale sboc­ca­no tanti dotti escre­to­ri quan­te sono le ghian­do­le sem­pli­ci. Le mam­mel­le sono, da un setto in­ter­mam­ma­rio, se­pa­ra­te in de­stra e si­ni­stra.
Le mam­mel­le sono sem­pli­ci nella bo­vi­na (4/4), pe­co­ra e capra (2/4), sono com­po­ste nella ca­val­la e nel­l’a­si­na, un solo paio, nella scro­fa sono in nu­me­ro di 6 – 8 paia.


Strut­tu­ra


In cia­scu­na mam­mel­la si pos­so­no con­si­de­ra­re, il ri­ve­sti­men­to cu­ta­neo (deve es­se­re piut­to­sto sot­ti­le, fa­cil­men­te sol­le­va­bi­le e ri­co­per­to di pe­lu­ria fine), la cap­su­la o fa­scia mam­ma­ria for­ma­ta da tes­su­to con­net­ti­vo che av­vol­ge i quar­ti e la parte ghian­do­la­re con il si­ste­ma delle vie se­cre­to­rie ric­che di vasi san­gui­gni, lin­fa­ti­ci e fibre ner­vo­se. La parte ghian­do­la­re co­sti­tui­sce nel suo in­sie­me una ghian­do­la tu­bu­lo al­veo­la­re a grap­po­li d’uva for­ma­ta da un dotto escre­to­re detto dotto pa­pil­la­re cir­con­da­to da uno sfin­te­re ben svi­lup­pa­to di mu­sco­la­tu­ra li­scia (in­vo­lon­ta­ria) in co­mu­ni­ca­zio­ne con l’e­ster­no tra­mi­te il foro pa­pil­la­re e dal­l’al­tro lato me­dian­te il foro pa­pil­la­re in­ter­no in col­le­ga­men­to con la ci­ster­na del latte o seno lat­ti­fe­ro. Alla ci­ster­na af­flui­sco­no 10 – 12 ca­na­li ga­lat­to­fo­ri ognu­no dei quali rap­pre­sen­ta il trat­to ter­mi­na­le di un si­ste­ma ar­bo­ri­for­me di ca­na­li più pic­co­li che par­to­no da for­ma­zio­ni sfe­roi­da­li dal lume ampio gli al­veo­li mam­ma­ri, che rap­pre­sen­ta­no l’u­ni­tà se­cer­nen­te della ghian­do­la, in­fat­ti nel loro in­ter­no sono con­te­nu­te le cel­lu­le se­cer­nen­ti il latte, che pro­dot­to si ac­cu­mu­la negli al­veo­li mam­ma­ri e da que­sti ai con­dot­ti ga­lat­to­fo­ri con­flui­sce nella ci­ster­na del latte o seno lat­ti­fe­ro posto in co­mu­ni­ca­zio­ne con il ca­pez­zo­lo tra­mi­te lo sfin­te­re in­ter­no di que­st’ul­ti­mo.


Fi­sio­lo­gia della se­cre­zio­ne


Le ghian­do­le mam­ma­rie sono stret­ta­men­te col­le­ga­te, per la loro fun­zio­na­li­tà, al­l’ap­pa­ra­to ge­ni­ta­le e al­l’i­po­fi­si. Al­l’e­po­ca della pu­ber­tà, con l’in­stau­rar­si pe­rio­di­co del ciclo estra­le (me­dia­men­te ogni 19 – 23 gior­ni), gli or­mo­ni se­cre­ti dalle ovaie agi­sco­no fa­vo­ren­do lo svi­lup­po dei ca­pez­zo­li e delle vie ca­na­li­co­la­ri delle ghian­do­le, il pro­ge­ste­ro­ne in­flui­sce, in­ve­ce, de­ter­mi­nan­do la pro­li­fe­ra­zio­ne degli al­veo­li ghian­do­la­ri. Du­ran­te la gra­vi­dan­za, oltre al pro­ge­ste­ro­ne agi­sce sullo svi­lup­po della ghian­do­la l’or­mo­ne pla­cen­ta­re (go­na­do­tro­pi­na co­rio­ni­ca).
Dopo la prima gra­vi­dan­za l’at­ti­vi­tà lat­ti­fe­ra della ghian­do­la mam­ma­ria viene pro­vo­ca­ta dalla pre­sen­za del­l’or­mo­ne LTH o pro­lat­ti­na se­cre­to dal lobo an­te­rio­re del­l’i­po­fi­si ap­pe­na cessa la pro­du­zio­ne del pro­ge­ste­ro­ne, l’e­mis­sio­ne del se­cre­to av­vie­ne per l’in­ter­ven­to di un altro or­mo­ne ipo­fi­sa­rio oxi­to­ci­na pro­dot­to dal lobo po­ste­rio­re che agi­sce sullo sfin­te­re in­ter­no del ca­pez­zo­lo fa­cen­do­lo di­la­ta­re. La se­cre­zio­ne lat­tea ri­chie­de, quin­di, l’in­ter­ven­to con­ti­nuo della pro­lat­ti­na fa­vo­ri­ta dalla su­zio­ne o dal mas­sag­gio mam­ma­rio e dalla pre­sen­za dell’oxi­to­ci­na, la cui azio­ne dura mas­si­mo 7 mi­nu­ti, che cor­ri­spon­de alla du­ra­ta della mun­gi­tu­ra.


Il latte


Dopo il parto dalla mam­mel­la fuo­rie­sce, nei primi 5 – 8 gior­ni, il co­lo­stro o latte co­lo­stra­le, suc­ces­si­va­men­te il latte pro­pria­men­te detto. Il co­lo­stro pre­sen­ta un pH = 6.3, è vi­sco­so, di co­lo­re gial­lo, con­tie­ne il 74% acqua, 4% ca­sei­na, 14% al­bu­mi­na e glo­bu­li­na, 7-8% di gras­so, 2.8 lat­to­sio, 1.6% sali mi­ne­ra­li. Es­soe­spli­ca un’a­zio­ne utile per il vi­tel­lo neo­na­to per la pre­sen­za di im­mu­no­glo­bu­li­ne (fun­zio­ne an­ti­cor­pa­le) danno im­mu­ni­tà pas­si­va al­l’a­ni­ma­le, azio­ne pur­ga­ti­va con l’al­lon­ta­na­men­to del me­co­nio dalle vie di­ge­ren­ti.
Il latte è de­fi­ni­to per legge: il pro­dot­to ot­te­nu­to dalla mun­gi­tu­ra re­go­la­re, com­ple­ta in­ter­rot­ta della mam­mel­la di ani­ma­li in buon stato di sa­lu­te e di nu­tri­zio­ne, se­cre­to dalla ghian­do­la mam­ma­ria delle fem­mi­ne dei mam­mi­fe­ri dopo la na­sci­ta del redo; se non è spe­ci­fi­ca­ta la spe­cie, per latte si in­ten­de quel­lo bo­vi­no, al­tri­men­ti va ci­ta­ta l’o­ri­gi­ne.
Esso è una mi­sce­la ete­reo­ge­nea di com­po­nen­ti di varia na­tu­ra pre­sen­ti sia allo stato di so­lu­zio­ne vera (sali, vi­ta­mi­ne idro­so­lu­bi­li, so­stan­ze azo­ta­te non pro­tei­che, zuc­che­ri), sia allo stato col­loi­da­le (pro­tei­ne e parte dei fo­sfa­ti e ci­tra­ti di cal­cio) sia allo stato di fine emul­sio­ne (li­pi­di e vi­ta­mi­ne li­po­so­lu­bi­li, ste­ro­li, fo­sfo­gli­ce­ri­di, pig­men­ti). Il co­lo­re bian­co del latte è in re­la­zio­ne al con­te­nu­to delle mi­cel­le di ca­sei­na, men­tre le sfu­ma­tu­re gial­la­stre sono con­fe­ri­te dalla fra­zio­ne li­pi­di­ca in re­la­zio­ne al con­te­nu­to di gras­so e di b-ca­ro­te­ne, che è co­mun­que fun­zio­ne del tipo di ali­men­ta­zio­ne; nel latte sono pre­sen­ti inol­tre pig­men­ti gial­lo-ver­da­stri, le fla­vi­ne. Il sa­po­re del latte è leg­ger­men­te dol­cia­stro per la pre­sen­za del lat­to­sio. Il latte non pos­sie­de un odore pro­prio, ad ec­ce­zio­ne di quel­lo ap­pe­na munto, tut­ta­via pos­sie­de una spic­ca­ta ten­den­za ad as­sor­bi­re gli odori ester­ni.


Com­po­si­zio­ne chi­mi­ca del latte


Acqua: 875 gr/litro
Li­pi­di: 32-35­gr tri­gli­ce­ri­di (95%); di- e mo­no­gli­ce­ri­di (2-3%); fo­sfo­li­pi­di (1%); ste­ro­li-co­le­ste­ro­lo.
Pro­tei­ne: 29-33 g (ca­sei­ne: sie­ro­pro­tei­ne: lat­to­glo­bu­li­na; lat­toal­bu­mi­na; im­mu­no­glo­bu­li­ne).
En­zi­mi: pro­tea­si – li­pa­si.
So­stan­ze azo­ta­te non pro­tei­che: am­mi­noa­ci­di li­be­ri; urea; am­mo­nia­ca.
Acidi or­ga­ni­ci: 10 g (ci­tra­ti, lat­ta­ti).
Mi­ne­ra­li: cal­cio, ma­gne­sio, po­tas­sio, sodio, fo­sfa­ti, zinco, ferro, rame, se­le­nio.
Vi­ta­mi­ne: A, D, E, K, C
Den­si­tà: 1.028-1.033
pH: 6.6-6.8


Glu­ci­di


Il latte è ca­rat­te­riz­za­to da zuc­che­ri dia­liz­za­bi­li, es­sen­zial­men­te lat­to­sio, trac­ce di glu­co­sio e ga­lat­to­sio, e zuc­che­ri com­bi­na­ti nelle gli­co­pro­tei­ne, non dia­liz­za­bi­li. Il lat­to­sio è un di­sac­ca­ri­de, che idro­liz­za­to si scin­de in due esosi sem­pli­ci: glu­co­sio e ga­lat­to­sio. Il lat­to­sio tra le so­stan­ze se­cre­te a li­vel­lo mam­ma­rio, è la com­po­nen­te più ab­bon­dan­te (4,7- 5gr/100 ml) anche se la con­cen­tra­zio­ne non è sem­pre co­stan­te, ma tende a di­mi­nui­re in pre­sen­za di alte tem­pe­ra­tu­re e con il pro­gre­di­re della lat­ta­zio­ne. Dal punto di vista tec­no­lo­gi­co, de­ter­mi­na la so­lu­bi­li­tà e la tes­si­tu­ra di al­cu­ni de­ri­va­ti del latte ed è il sub­stra­to prin­ci­pa­le delle fer­men­ta­zio­ni mi­cro­bi­che del latte e ca­sea­rie, è la so­stan­za del latte fer­men­te­sci­bi­le per ec­cel­len­za.


Le com­po­nen­ti azo­ta­te


Rap­pre­sen­ta­no la parte più com­ples­sa ed ete­ro­ge­nea, con un’ im­por­tan­za fon­da­men­ta­le dal punto di vista nu­tri­zio­na­le, bio­lo­g­i­co e tec­no­lo­gi­co. Il con­te­nu­to delle so­stan­ze azo­ta­te to­ta­li è molto va­ria­bi­le, me­dia­men­te si ri­tro­va­no 32 gr /l, e sono in­fluen­za­te da fat­to­ri eso­ge­ni ed en­do­ge­ni. Dei 32 gr/l di so­stan­ze azo­ta­te, il 95% è azoto pro­tei­co men­tre il 5% è sotto forma di com­po­sti azo­ta­ti so­lu­bi­li a basso peso mo­le­co­la­re (NPN). Delle pro­tei­ne del latte al­cu­ne de­ri­va­no di­ret­ta­men­te dal san­gue (meno del 10%) al­bu­mi­na e parte delle im­mu­no­glo­bu­li­ne, altre (oltre il 90%), sono sin­te­tiz­za­te nella mam­mel­la (ca­sei­ne, lat­to­glo­bu­li­na e lat­to­glo­bu­li­na).


Le so­stan­ze azo­ta­te sono sud­di­vi­se in quat­tro grup­pi:
ca­sei­ne; sie­ro­pro­tei­ne; pep­to­ni; so­stan­ze azo­ta­te non pro­tei­che (NPN).
Le ca­sei­ne, sono un com­ples­so pro­tei­co fo­sfo­ri­la­to ca­rat­te­riz­za­to dalla pre­sen­za di zolfo, fo­sfo­ro, zuc­che­ri, al­ta­men­te nu­tri­ti­vi. Sono pre­sen­ti in quan­ti­tà media pari a 27 g/l. Si pre­sen­ta­no pre­va­len­te­men­te sotto forma di mi­cel­le, in di­sper­sio­ne col­loi­da­le e pre­ci­pi­ta­no spon­ta­nea­men­te quan­do il latte viene aci­di­fi­ca­to ad un pH di 4.6 a 20°C.
La sta­bi­li­tà mi­cel­la­re è ga­ran­ti­ta dalla pre­sen­za di cal­cio e di fo­sfa­ti che si le­ga­no ai grup­pi am­mi­ni­ci e ai grup­pi car­bos­si­li­ci delle ca­sei­ne.
Una delle pro­prie­tà più im­por­tan­ti delle ca­sei­ne è di po­li­me­riz­za­re e for­ma­re com­ples­si con altri com­po­nen­ti.
La ca­sei­na è una fo­sfo­pro­tei­na, com­po­sta da una sin­go­la ca­te­na po­li­pep­ti­di­ca de­ri­van­te da 199 am­mi­noa­ci­di e da 8 grup­pi fo­sfa­ti­ci le­ga­ti in forma di este­ri mo­no­fo­sfa­ti­ci ad al­tret­tan­ti re­si­dui della se­ri­na. La ca­sei­na è sen­si­bi­le al cal­cio a tutte le tem­pe­ra­tu­re, for­man­do gros­si ag­gre­ga­ti che floc­cu­la­no.
La k-ca­sei­na, rap­pre­sen­ta solo il 13% delle ca­sei­ne to­ta­li, le si at­tri­bui­sce il com­pi­to di sta­bi­liz­za­re le mi­cel­le di ca­sei­na pre­sen­ti nel latte nei con­fron­ti del cal­cio, cioè ha fun­zio­ne di col­loi­de-pro­tet­to­re: per­met­te la for­ma­zio­ne di mi­cel­le sta­bi­li in pre­sen­za di cal­cio. E’ una fosfo – gli­co­pro­tei­na, com­po­sta da una ca­te­na po­li­pep­ti­di­ca de­ri­van­te da 169 am­mi­noa­ci­di, da un solo grup­po fo­sfo­ri­co le­ga­to alla se­ri­na e da un nu­me­ro va­ria­bi­le di grup­pi glu­ci­di­ci. E’ so­lu­bi­le in pre­sen­za di cal­cio a tutte le tem­pe­ra­tu­re. Il le­ga­me 105-106 (fe­ni­la­la­ni­na-me­tio­ni­na) della ca­te­na po­li­pep­ti­di­ca della ca­sei­na k è par­ti­co­lar­men­te de­bo­le e co­sti­tui­sce il sub­stra­to spe­ci­fi­co della chi­mo­si­na: la sua rot­tu­ra dà ini­zio alla coa­gu­la­zio­ne e dà luogo alla for­ma­zio­ne di due tron­co­ni po­li­pep­ti­di­ci: pa­ra-k-ca­sei­na in­so­lu­bi­le e ca­sei­no­gli­co­pep­ti­de so­lu­bi­le.
Le sie­ro­pro­tei­ne, co­sti­tui­sco­no il 17-20% delle so­stan­ze azo­ta­te to­ta­li, hanno minor peso mo­le­co­la­re delle ca­sei­ne e non coa­gu­la­no per via en­zi­ma­ti­ca ma solo per ri­scal­da­men­to, esse in­fat­ti non sono degli ag­gre­ga­ti pro­tei­ci, ma sono pre­sen­ti come mo­no­me­ri o po­li­me­ri.
Le sie­ro­pro­tei­ne, non par­te­ci­pan­do al fe­no­me­no della coa­gu­la­zio­ne pre­sa­mi­ca, ven­go­no nor­mal­men­te perse con il siero, ma si pos­so­no re­cu­pe­ra­re me­dian­te ul­te­rio­re ri­scal­da­men­to del siero re­si­duo della ca­glia­ta che floc­cu­lan­do pro­vo­ca­no la pro­du­zio­ne della ri­cot­ta.
Le pro­tei­ne del siero, si pos­so­no di­stin­gue­re in: Lat­toal­bu­mi­ne (lat­to­glo­bu­li­na e lat­toal­bu­mi­na); Im­mu­no­glo­bu­li­ne.
La lat­to­glo­bu­li­na è la più rap­pre­sen­ta­ta tra le pro­tei­ne del siero; il latte bo­vi­no ne con­tie­ne 2-3gr/l con un te­no­re di azoto equi­va­len­te al 7-12% del­l’a­zo­to to­ta­le del latte. E’ una pic­co­la pro­tei­na con peso mo­le­co­la­re di 18,360 Dal­tons. E’ for­ma­ta da 162 am­mi­noa­ci­di. Nel corso del ri­scal­da­men­to del latte si lega alla k- Ca­sei­na for­man­do un com­ples­so sta­bi­le è pre­sen­te nel latte in ra­gio­ne di 1-1,5 g/l con un te­no­re in azoto equi­va­len­te al 2-5% del­l’a­zo­to to­ta­le de latte.
Le im­mu­no­glo­bu­li­ne nel loro as­sie­me rag­giun­go­no una con­cen­tra­zio­ne di 0,5 g /l di latte circa l’1-2% del­l’a­zo­to to­ta­le. Sono una clas­se pro­tei­ca for­ma­ta da di­ver­si com­po­sti, in parte tra­smes­si dal san­gue nel latte e quin­di sono par­ti­co­lar­men­te ab­bon­dan­ti nel co­lo­stro, e in parte sin­te­tiz­za­ti dalla ghian­do­la mam­ma­ria, che si di­stin­guo­no dalle altre pro­tei­ne del latte per ete­ro­ge­nei­tà, ori­gi­ne e fun­zio­ne, pos­sie­do­no ele­va­te pro­prie­tà im­mu­no­lo­gi­che. Dato l’e­le­va­to PM, hanno scar­sa ve­lo­ci­tà elet­tro­fo­re­ti­ca e sono le prime a de­sta­bi­liz­zar­si e pre­ci­pi­ta­re a se­gui­to dei fe­no­me­ni che al­te­ra­no la sta­bi­li­tà del siero, quali l’ag­giun­ta di sali o il ri­scal­da­men­to.
Pro­teo­so-pep­to­ni: so­stan­ze che de­ri­va­no dal­l’a­zio­ne pro­teo­li­ti­ca degli en­zi­mi, con peso mo­le­co­la­re in­ter­me­dio tra quel­lo delle pro­tei­ne e dei com­po­sti azo­ta­ti sem­pli­ci. Ad un com­po­nen­te dei pro­teo­si-pep­to­si, il sigma pro­teo­so, ed alla sua in­te­ra­zio­ne con la ca­sei­na si deve la for­ma­zio­ne della “pelle” che af­fio­ra nel latte bol­li­to.
So­stan­ze azo­ta­te non pro­tei­che (NPN) rap­pre­sen­ta­no una de­bo­le parte del­l’a­zo­to to­ta­le dal 5 al 7% in media. Si trat­ta di mo­le­co­le pic­co­le, che ap­par­ten­go­no a molte fa­mi­glie chi­mi­che. La so­stan­za più ab­bon­dan­te di que­sta fra­zio­ne è l’u­rea, se­gui­ta dalla crea­ti­na, crea­ti­ni­na e dal­l’am­mo­nia­ca. Si ri­tro­va­no am­mi­noa­ci­di li­be­ri, nu­cleo­ti­di, basi azo­ta­te.
Il latte, come si può no­ta­re, dif­fe­ri­sce dal co­lo­stro per una mi­no­re pre­sen­za di pro­tei­ne che si ag­gi­ra­no sul 3,2% con di­mi­nu­zio­ne delle glo­bu­li­ne ed au­men­to delle ca­sei­ne 20%, si ri­du­ce anche il con­te­nu­to di li­pi­di 3,5%.


Fat­to­ri che in­flui­sco­no sulla pro­du­zio­ne del latte


Il latte come tutti i ca­rat­te­ri quan­ti­ta­ti­vi è in­fluen­za­to dalla com­po­nen­te ge­ne­ti­ca tra­smes­sa dai ge­ni­to­ri, in­di­ce di Han­sen-Yapp VF= ( FOR­MU­LA) e dai fat­to­ri am­bien­ta­li o ester­ni di­stin­gui­bi­li in:


Va­ria­bi­li


Cli­ma­ti­ci: (fo­to­pe­rio­do, tem­po­ra­li, al­ti­tu­di­ne, pres­sio­ne at­mo­sfe­ri­ca).
Me­teo­ro­lo­gi­ci: (mi­croam­bien­te ter­mi­co, tem­pe­ra­tu­ra del­l’a­ria, vento).
Ali­men­ta­ri: (fo­rag­gio trop­po umido, fred­do, ter­ro­so, am­muf­fi­to, amaro, er­ro­ri die­te­ti­ci, ora­rio di­stri­bu­zio­ne pasti, cam­bia­men­to n. pasti).
Emo­zio­na­li: cam­bio per­so­na­le, ru­mo­ri, lampi, afa, umi­di­tà, fo­rag­gi nuovi, fred­do ec­ces­si­vo).
Tec­no­di­sfun­zio­na­li: (cam­bio ora­rio mun­gi­tu­ra).
Ope­ra­zio­nali: (vac­ci­na­zio­ni, pe­sa­tu­re, stress).
So­cia­li: (den­si­tà degli ani­ma­li).
Sa­ni­ta­ri: (ma­sti­ti, feb­bre).


Fissi


Razza: ci sono razze ad at­ti­tu­di­ne da latte, da carne, a du­pli­ce at­ti­tu­di­ne.
Età del parto: è ormai certo che la pro­du­zio­ne tende a cre­sce­re fino a 5 anni di età, è sta­bi­le nei 4 anni suc­ces­si­vi per poi de­cre­sce­re.
N° d’or­di­ne della lat­ta­zio­ne: è un pa­ra­me­tro le­ga­to al­l’e­tà, vale quan­to detto in pre­ce­den­za.
Sta­gio­ne del parto: i mesi meno fa­vo­re­vo­li sono quel­li esti­vi, si sa che a circa 30 gior­ni dal parto si ha la mas­si­ma pro­du­zio­ne di latte per cui la bo­vi­na deve far fron­te a que­sta ele­va­ta pro­du­zio­ne e di­fen­der­si dal­l’ec­ces­si­vo caldo, da ciò deve in­ten­der­si che è pre­fe­ri­bi­le pro­gram­ma­re i parti nei pe­rio­di au­tun­no in­ver­no.
Du­ra­ta della lat­ta­zio­ne: in­ter­na­zio­nal­men­te è stata fis­sa­ta in 305 gior­ni, poi­ché si è sta­bi­li­to un in­ter­val­lo in­ter­par­to di un anno a cui vanno sot­trat­ti 60 gior­ni per­l’a­sciut­ta.
Du­ra­ta del­l’a­sciut­ta: l’a­sciut­ta ha prin­ci­pal­men­te lo scopo di con­sen­ti­re la ri­co­stru­zio­ne delle ri­ser­ve e dei tes­su­ti che si sono im­po­ve­ri­ti oltre alla co­stru­zio­ne di gran parte del nuovo in­di­vi­duo.
Al­le­va­men­to: stal­la li­be­ra al­l’a­per­to, al chiu­so, a posta fissa, tec­ni­ca di mun­gi­tu­ra.
N° di mun­gi­tu­re: con­si­de­ran­do la legge di de La­marck sul­l’u­so e il di­su­so di un or­ga­no si in­tui­sce che più mun­gi­tu­re ven­go­no fatte nel­l’ar­co della gior­na­ta mag­gio­re è la pro­du­zio­ne di latte, ge­ne­ral­men­te ven­go­no fatte due mun­gi­tu­re a di­stan­za di 10/ 12 ore.
Dal­l’e­sa­me del gra­fi­co sotto ri­por­ta­ta si nota che la pro­du­zio­ne di latte è mas­si­ma dopo circa 30-60 gior­ni dal parto, si man­tie­ne co­stan­te per circa due mesi, per poi de­cre­sce­re ed an­nul­lar­si al mo­men­to del­l’a­sciut­ta, cioè 60 gior­ni al­me­no prima del parto. Il gra­fi­co mo­stra come il peso vivo della bo­vi­na in lat­ta­zio­ne è in­ver­sa­men­te pro­por­zio­na­le alla pro­du­zio­ne del latte, in­fat­ti, il peso vivo di­mi­nui­sce sen­si­bil­men­te al­l’au­men­to della quan­ti­tà di latte pro­dot­to per poi cre­sce­re man mano che ci si al­lon­ta­na dal parto in coin­ci­den­za della di­mi­nu­zio­ne fi­sio­lo­gi­ca del latte. Il gra­fi­co ana­liz­za pure il con­su­mo di so­stan­za secca della ra­zio­ne che ini­zial­men­te basso va via via cre­scen­do con la di­mi­nu­zio­ne del latte pro­dot­to, per riab­bas­sar­si in cor­ri­spon­den­za della fase di asciut­ta, ove non deve su­pe­ra­re circa il 2% del peso vivo del­l’a­ni­ma­le.
Gli esper­ti hanno ri­le­va­to che esi­ste un in­di­ce de­fi­ni­to grado di per­si­sten­za (cor­ri­spon­de al pe­rio­do di mas­si­ma pro­du­zio­ne di latte), da ri­te­ner­si ere­di­ta­rio quin­di si­gni­fi­ca­ti­vo per la scel­ta dei sog­get­ti nel mi­glio­ra­men­to ge­ne­ti­co, che si espri­me con il coef­fi­cien­te di per­si­sten­za dato dal rap­por­to fra la quan­ti­tà di latte pro­dot­to dal 71° al 180° gior­no di lat­ta­zio­ne e la pro­du­zio­ne nei primi 70 gior­ni; CP = latte 71° al 180° gior­no / latte nei primi 70 gior­ni di lat­ta­zio­ne


Curva della lattazione di una bovina


Ali­men­ta­zio­ne delle bo­vi­ne da latte


Il fat­to­re va­ria­bi­le ali­men­ta­zio­ne è estre­ma­men­te im­por­tan­te, esso in­fat­ti in­flui­sce sia sulla quan­ti­tà che sulla qua­li­tà del latte pro­dot­to. È di­mo­stra­to che una ca­ren­za di pro­tei­ne, vi­ta­mi­ne e sali mi­ne­ra­li nella ra­zio­ne si tra­du­ce ra­pi­da­men­te in una di­mi­nu­zio­ne del con­te­nu­to li­pi­di­co del latte. Come già am­pia­men­te spie­ga­to nei pa­ra­gra­fi pre­ce­den­ti la for­ma­zio­ne del gras­so nel latte di­pen­de da un de­ter­mi­na­to con­te­nu­to mi­ni­mo di fibra grez­za nel fo­rag­gio che teo­ri­ca­men­te do­vreb­be ag­gi­rar­si in­tor­no al 17 – 20% della so­stan­za secca della ra­zio­ne.
Le pro­tei­ne del latte di­pen­do­no quasi esclu­si­va­men­te dalla com­po­nen­te ge­ne­ti­ca, il loro con­te­nu­to sem­bra non di­pen­de­re dalla com­po­nen­te am­bien­ta­le, il con­te­nu­to in pro­tei­ne au­men­ta con l’au­men­ta­re della lat­ta­zio­ne rag­giun­gen­do nelle razze di mon­ta­gna (Ren­de­na, Val­do­sta­na, Bruna Al­pi­na, Pin­z­gauer) il 3.8– 4% verso la fine della lat­ta­zio­ne. Dif­fe­ren­ze nel­l’a­li­men­ta­zio­ne de­ter­mi­na­no anche va­ria­zio­ni nel­l’u­ti­liz­za­zio­ne dei sin­go­li ali­men­ti e nella pro­du­zio­ne bat­te­ri­ca di so­stan­ze me­ta­bo­li­che (C2, C3, C4) che sono molto im­por­tan­ti per la sin­te­si dei com­po­nen­ti del latte. Esi­ste per­ciò la pos­si­bi­li­tà di pro­vo­ca­re un cam­bia­men­to nella com­po­si­zio­ne chi­mi­ca del latte at­tra­ver­so l’a­li­men­ta­zio­ne.


Bo­vi­ne BLAP


Trat­ta­si di vac­che ge­ne­ral­men­te di razza pez­za­ta nera, di alta mole, di gran­de ca­pa­ci­tà di­ge­sti­va, di no­te­vo­le pro­du­zio­ne lat­tea, anche oltre 130 q per lat­ta­zio­ne, hanno esi­gen­ze nu­tri­ti­ve qua­li­ta­ti­ve e quan­ti­ta­ti­ve molto più ele­va­te delle co­mu­ni lat­ti­fe­re, e per­tan­to sono dif­fi­ci­li da ali­men­ta­re cor­ret­ta­men­te.
Ciò è par­ti­co­lar­men­te vero su­bi­to dopo il parto, poi­ché la ri­dot­ta ca­pa­ci­tà di in­ge­stio­ne degli ali­men­ti rende pro­ble­ma­ti­co il sod­di­sfa­ci­men­to con­tem­po­ra­neo dei fab­bi­so­gni di man­te­ni­men­to e so­prat­tut­to di quel­li re­la­ti­vi alla pro­du­zio­ne. Ne de­ri­va che per co­pri­re en­tram­be le esi­gen­ze la bo­vi­na è co­stret­ta ad at­tin­ge­re alle pro­prie ri­ser­ve; si in­stau­ra così una com­ples­sa pa­to­lo­gia post parto che può com­por­ta­re gravi con­se­guen­ze.
Non è fa­ci­le im­pe­di­re l’in­sor­gen­za di fe­no­me­ni pa­to­lo­gi­ci, ma una cor­ret­ta ali­men­ta­zio­ne della bo­vi­na nelle fasi che pre­ce­do­no e so­prat­tut­to che se­guo­no il parto con­sen­te di li­mi­tar­li e di man­te­ner­li entro li­mi­ti ac­cet­ta­bi­li. Per que­sti ani­ma­li, onde ot­te­ne­re il mas­si­mo ed evi­ta­re di­sme­ta­bo­lie ali­men­ta­ri, è im­por­tan­te l’a­li­men­ta­zio­ne mi­ra­ta in fun­zio­ne del­l’in­ter­par­to, come ap­pres­so spe­ci­fi­ca­to.


Sud­di­vi­sio­ne del­l’in­ter­par­to


1° pe­rio­do (0 – 90° gior­no)
È un pe­rio­do assai cri­ti­co per la bo­vi­na, in quan­to si ha una ac­cen­tua­ta con­tra­zio­ne del ru­mi­ne e con­se­guen­te scar­sa ca­pa­ci­tà di in­ge­stio­ne e di­ge­sti­va, di con­tro c’è la mas­si­ma pro­du­zio­ne di latte, la bo­vi­na per far fron­te a ciò at­tin­ge dalle sue ri­ser­ve adi­po­se, ossia de­pau­pe­ra se stes­sa. La di­mi­nu­zio­ne del peso, per evi­ta­re la Svm (sin­dro­me della vacca magra), non deve scen­de­re al di sotto dei 35 – 50 kg, è utile per­ciò ar­ric­chi­re la ra­zio­ne ali­men­ta­re som­mi­ni­stran­do più car­boi­dra­ti e con­cen­tra­ti, evi­tan­do, nel con­tem­po, danni epa­ti­ci, fa­vo­ri­re la pro­du­zio­ne degli AGV e con­trol­la­re, nel pos­si­bi­le, il rap­por­to tra gli acidi ace­ti­co e pro­pio­ni­co C2 – C3 (3 : 1)


2° pe­rio­do (91°– 210° gior­no)
È que­sto il pe­rio­do mi­glio­re per con­sen­ti­re la ri­pre­sa del peso vivo del­l’a­ni­ma­le. In­fat­ti, la pro­du­zio­ne di latte è in­fe­rio­re al primo pe­rio­do e la bo­vi­na può con­su­ma­re il 3 –3,5% di so­stan­za secca del pro­prio peso, si de­vo­no som­mi­ni­stra­re fo­rag­gi a fibra medio lunga sem­pre per man­te­ne­re inal­te­ra­to il rap­por­to tra gli acidi gras­si vo­la­ti­li.


3° pe­rio­do (211° – asciut­ta)
È la fase che pre­ce­de l’a­sciut­ta, in que­sto pe­rio­do bi­so­gna evi­ta­re l’ec­ces­si­vo in­gras­sa­men­to del­l’a­ni­ma­le per non in­cor­re­re nella sin­dro­me della vacca gras­sa Svg, la ra­zio­ne deve es­se­re bi­lan­cia­ta per con­sen­ti­re alla bo­vi­na di rag­giun­ge­re il peso forma, re­cu­pe­ra­re di nuovo quel calo di peso che si è avuto nella prima fase della lat­ta­zio­ne.


4° pe­rio­do (asciut­ta – parto)
Circa due mesi prima del parto nella spe­cie bo­vi­na e 120 -140 gior­ni prima del parto nella spe­cie bu­fa­li­na i capi vanno poste in asciut­ta- la tec­ni­ca se­gui­ta dalla Coop. agr. E. Se­re­ni di Borgo San Lo­ren­zo per le fri­so­ne è la se­guen­te:
Mer­co­le­dì: ali­men­ta­zio­ne a base di pa­glia e poco fieno 2 mun­gi­tu­re
Gio­ve­dì: me­de­si­ma ali­men­ta­zio­ne si salta la mun­gi­tu­ra della mat­ti­na
Ve­ner­dì: stes­sa ali­men­ta­zio­ne so­spen­sio­ne delle mun­gi­tu­re
Sa­ba­to: stes­sa ali­men­ta­zio­ne si con­trol­la la mam­mel­la se è il caso si fa una mun­gi­tu­ra
Do­me­ni­ca: la si pone de­fi­ni­ti­va­men­te in asciut­ta
In que­sta fase oc­cor­re som­mi­ni­stra­re fo­rag­gi ric­chi di fibra atti a sti­mo­la­re il ru­mi­ne, evi­ta­re l’ec­ces­si­vo in­cre­men­to in peso vivo della bo­vi­na, som­mi­ni­stra­re al mas­si­mo 2 – 3 kg di con­cen­tra­ti al dì. Oggi l’in­du­stria man­gi­mi­sti­ca, pro­prio per pre­ve­ni­re even­tua­li di­sme­ta­bo­lie, e as­si­cu­ra­re un giu­sto ap­por­to pro­tei­co, ha messo a di­spo­si­zio­ne degli al­le­va­to­ri degli in­te­gra­to­ri ali­men­ta­ri da som­mi­ni­stra­re in que­sta de­li­ca­ta fase a base di fa­ri­nac­cio di fru­men­to e di orzo, fo­sfa­to mo­no­cal­ci­co, clo­ru­ro di sodio, pro­pi­na­to di sodio, os­si­do di ma­gne­sio e lie­vi­to di birra. In pros­si­mi­tà del parto ef­fet­tua­re lo stea­ming – up cioè au­men­ta­re il con­cen­tra­to a 4 – 5 kg/dì, som­mi­ni­stra­re anche vi­ta­mi­ne li­po­so­lu­bi­li (A, D, E), anche per pre­ve­ni­re la co­li­ba­cil­lo­si, so­spen­de­re i fo­rag­gi a base di le­gu­mi­no­se, so­prat­tut­to erba me­di­ca, per pre­ve­ni­re il col­las­so puer­pe­ra­le, non ec­ce­de­re nella som­mi­ni­stra­zio­ne di Ca e P il cui quan­ti­ta­ti­vo gior­na­lie­ro deve es­se­re mas­si­mo di 50 – 60 g/dì Ca e 30 – 40 g/dì per il P.


Tec­ni­che di ali­men­ta­zio­ne


L’i­dea­le è la pre­pa­ra­zio­ne di ra­zio­ni in­di­vi­dua­li ma im­pro­po­ni­bi­le per gli ec­ces­si­vi costi e so­prat­tut­to per le og­get­ti­ve dif­fi­col­tà, me­glio ri­cor­re­re alla co­sti­tu­zio­ne di grup­pi omo­ge­nei per età e pro­du­zio­ne, op­pu­re sud­di­vi­de­re gli ani­ma­li in due grup­pi quel­li in asciut­ta e quel­li in lat­ta­zio­ne. La ra­zio­ne può es­se­re di­stri­bui­ta ma­nual­men­te, come av­vie­ne nei pic­co­li al­le­va­men­ti, o con l’au­si­lio di carri di­stri­bu­to­ri, op­pu­re ri­cor­ren­do al­l’u­ni­feed. Il con­cen­tra­to può es­se­re di­stri­bui­to con me­to­do tra­di­zio­na­le, con auto – ali­men­ta­to­ri, o col piat­to unico.


Col me­to­do tra­di­zio­na­le la dose gior­na­lie­ra di man­gi­me viene sud­di­vi­sa in 4 pasti
1. si som­mi­ni­stra in­sie­me ai fo­rag­gi.
2. si som­mi­ni­stra al mo­men­to della prima mun­gi­tu­ra.
3. si som­mi­ni­stra a metà gior­na­ta
4. si som­mi­ni­stra al mo­men­to della se­con­da mun­gi­tu­ra.


Au­toa­li­men­ta­to­ri com­pu­te­riz­za­ti – Sono delle par­ti­co­la­ri man­gia­to­ie nelle quali il man­gi­me cade già re­go­la­to dal com­pu­ter nel tempo e nella quan­ti­tà, la dose gior­na­lie­ra di man­gi­me viene di­vi­sa in 6-8 pasti in­ter­val­la­ti di 3-4 ore. In que­sti casi per ot­ti­miz­za­re la di­stri­bu­zio­ne si può far ri­cor­so, per il ri­co­no­sci­men­to degli ani­ma­li, al­l’ap­pli­ca­zio­ne dei tra­spon­der (in­ge­gni elet­tro­ni­ci) da met­te­re al collo o ad­di­rit­tu­ra nello sto­ma­co stes­so, come fanno negli USA, ap­pa­rec­chio da re­cu­pe­ra­re al­l’at­to della ma­cel­la­zio­ne. Quan­do la bo­vi­na si av­vi­ci­na al­l’au­toa­li­men­ta­to­re il tra­spon­der in­di­ca al com­pu­ter la dose di man­gi­me da ri­la­scia­re. Se la bo­vi­na si av­vi­ci­na prima del tempo al­l’au­toa­li­men­ta­to­re non ri­ce­ve l’in­te­gra­zio­ne.
L’ul­ti­mo ri­tro­va­to è l’UNI­FEED o piat­to unico, da di­stri­bui­re 1- 2 – 3 volte al gior­no col carro mi­sce­la­to­re con fo­rag­gi a giu­sta trin­cia­tu­ra (3 – 4 cm) per fa­vo­ri­re la ru­mi­na­zio­ne indi la sa­li­va­zio­ne e lo svi­lup­po degli AGV. La ra­zio­ne gior­na­lie­ra deve es­se­re in­te­gra­ta con l’au­si­lio degli au­toa­li­men­ta­to­ri com­pu­te­riz­za­ti per la di­stri­bu­zio­ne dei con­cen­tra­ti al fine di dif­fe­ren­ziar­la in fun­zio­ne delle pro­du­zio­ni in­di­vi­dua­li.


Macchinari alimentazione


Data l’im­por­tan­za del­l’u­ni­feed per l’a­li­men­ta­zio­ne delle gran­di lat­ti­fe­re è d’ob­bli­go sof­fer­mar­si su que­sta tec­ni­ca di ali­men­ta­zio­ne


Per de­fi­ni­zio­ne, con la di­zio­ne dieta com­ple­ta o uni­feed si vuole in­ten­de­re una tec­ni­ca di ali­men­ta­zio­ne ba­sa­ta sulla som­mi­ni­stra­zio­ne con­tem­po­ra­nea di ra­zio­ni for­ma­te da fo­rag­gi trin­cia­ti e da con­cen­tra­ti, me­sco­la­ti in­sie­me, per evi­ta­re l’in­sor­gen­za delle di­sme­ta­bo­lie più fre­quen­ti quali l’ace­to­ne­mia e la che­to­si.
Le vie teo­ri­ca­men­te per­se­gui­bi­li per rag­giun­ge­re lo scopo sono di­ver­se:
– Som­mi­ni­stra­re in modo estre­ma­men­te fra­zio­na­to gli ali­men­ti che pos­so­no al­te­ra­re il nor­ma­le an­da­men­to delle fer­men­ta­zio­ni.
– Som­mi­ni­stra­re i vari ali­men­ti me­sco­la­ti in­sie­me, in modo che la quota fi­bro­sa venga as­sun­ta in­sie­me alla quota di con­cen­tra­ti
– Im­pie­ga­re so­stan­ze in grado di fre­na­re e cor­reg­ge­re le ca­du­te trop­po bru­sche del pH ru­mi­na­le (i co­sid­det­ti tam­po­ni)
Per quan­to con­cer­ne la fibra, que­sta va ap­por­ta­ta tra­mi­te fo­rag­gi gros­so­la­na­men­te trin­cia­ti, quali: fieno, pa­glia, in­si­la­ti di mais o di altri ce­rea­li. Gli op­ti­mum in fibra grez­za con­si­glia­ti nelle ra­zio­ni delle bo­vi­ne ad alta pro­du­zio­ne, af­fin­ché venga fa­vo­ri­ta la for­ma­zio­ne del gras­so nel latte, pos­so­no es­se­re così sche­ma­tiz­za­te:













Pro­du­zio­ne latte


% fibra grez­za


18 – 20 kg


17 – 18 %


21 – 30 kg


16 – 17 %


Da ri­cor­da­re che la ra­zio­ne gior­na­lie­ra delle bo­vi­ne il cui latte viene de­sti­na­to al­l’a­li­men­ta­zio­ne o alla ca­sei­fi­ca­zio­ne ge­ne­ri­ca è co­sti­tui­ta, in mi­su­ra per­cen­tua­le ri­fe­ri­ta al peso, me­dia­men­te da si­lo­mais (60-65%), fieno (18-20%) e con­cen­tra­ti e altri pro­dot­ti (15-22%).
Ri­por­tia­mo un esem­pio di ra­zio­ne ali­men­ta­re uni­feed del­l’a­zien­da zoo­tec­ni­ca “La Fol­lo­nel­la” sita nel co­mu­ne di Mon­tel­la (AV), per bo­vi­ne di razza Fri­so­na ita­lia­na. Il piat­to viene di­stri­bui­to una volta al gior­no, la com­po­si­zio­ne è quel­la ri­por­ta­ta di se­gui­to:




























In­si­la­to di se­ga­le


6 kg


In­si­la­to di mais


10 kg


Fieno di avena


6 kg


Semi di mais


6 kg


Fa­ri­nac­cio di grano


1,2 kg


F.E. soia


2,5 kg


Soia fioc­ca­ta


0,9 kg


Polpe di bie­to­la


2


La ra­zio­ne con­tie­ne il 40 – 44% di umi­di­tà. Il piat­to pre­ve­de un quan­ti­ta­ti­vo di ali­men­ti tal quale di circa 34.6 kg / dì, cor­ri­spon­den­te a circa 20.39 kg di so­stan­za secca, 21.9 UFL e 2.053 gr di pro­tei­ne di­ge­ri­bi­li.
Ri­por­tia­mo l’e­sem­pio di ra­zio­na­men­to per bo­vi­ne di razza Fri­so­na ita­lia­na Blap adot­ta­to dal­l’a­zien­da “Comi agri­col­tu­ra” di San Piero a Sieve (FI):
Fieno di me­di­ca 4,5 kg, fieno po­li­fi­ta 2,2 kg, polpe di bie­to­la 1 kg, semi di co­to­ne 1,5 kg, colza 2 kg, orzo 1 kg, fa­ri­na di mais 5 kg, f.e.s. 1,8 kg, me­las­so 1 kg, silo mais 15 kg. Sali mi­ne­ra­li, la S.S. è circa 24 kg.
La mi­sce­la com­ple­ta com­por­ta i se­guen­ti van­tag­gi:
In­cre­men­ta sino al 10% in più le as­sun­zio­ni gior­na­lie­re di SS (3,2 – 3,3% PV del­l’a­ni­ma­le).
Per­met­te mas­si­mi con­su­mi di fo­rag­gi sec­chi, in­si­la­ti e per­si­no pa­glia.
Con­sen­te alle lat­ti­fe­re di estrin­se­ca­re pie­na­men­te il loro po­ten­zia­le ge­ne­ti­co per la pro­du­zio­ne del latte.
L’in­di­ce di con­ver­sio­ne ali­men­ta­re pre­sen­ta in­cre­men­ti fino al 5%.
Si pos­so­no uti­liz­za­re molti pro­dot­ti lo­ca­li ab­bas­san­do i costi di pro­du­zio­ne.
La som­mi­ni­stra­zio­ne di con­cen­tra­ti du­ran­te la mun­gi­tu­ra si ri­du­ce no­te­vol­men­te o la si eli­mi­na del tutto.
Si ha una mag­gio­re pro­du­zio­ne di latte fino al 5% in più con mi­glio­ra­men­to anche della qua­li­tà del latte stes­so.


Di con­tro anche que­sta tec­ni­ca ali­men­ta­re pre­sen­ta degli in­con­ve­nien­ti che pos­sia­mo così elen­ca­re:
Le lat­ti­fe­re sono por­ta­te ad ali­men­tar­si in ec­ces­so ri­spet­to ai reali fab­bi­so­gni.
Pos­so­no in­sor­ge­re pro­ble­mi le­ga­ti alla sin­dro­me della vacca gras­sa, di­stur­bi me­ta­bo­li­ci spe­cial­men­te in con­co­mi­tan­za del parto.
Le lat­ti­fe­re de­vo­no es­se­re di­vi­se in grup­pi, ognu­no con il suo tipo di mi­sce­la com­ple­ta, si può ve­ri­fi­ca­re che le più forte pro­dut­tri­ci del grup­po si ali­men­ta­no in di­fet­to e le pro­dut­tri­ci mi­no­ri in­ge­ri­sca­no ali­men­ti in ec­ces­so.
Manca la pos­si­bi­li­tà di un ra­zio­na­men­to mi­ra­to.
I con­cen­tra­ti ed i fo­rag­gi de­vo­no es­se­re pe­sa­ti ogni volta che si deb­bo­no pre­pa­ra­re le mi­sce­le, i fo­rag­gi a stelo lungo de­vo­no es­se­re trin­cia­ti.
I carri mi­sce­la­to­ri sono co­sto­si e così la pre­pa­ra­zio­ne delle mi­sce­le com­ple­te per al­me­no tre grup­pi di lat­ti­fe­re ogni volta.
Il me­to­do si adat­ta per gli al­le­va­men­ti di medio – gran­di di­men­sio­ni.
I costi di que­sto si­ste­ma di ali­men­ta­zio­ne sono al­quan­to co­sto­si ri­spet­to alla di­stri­bu­zio­ne tra­di­zio­na­le, per­tan­to è ne­ces­sa­rio spin­ge­re la pro­du­zio­ne del­l’al­le­va­men­to (sem­pre nel­l’am­bi­to della quota as­se­gna­ta).
Il si­ste­ma ri­chie­de un con­ti­nuo con­trol­lo delle varie si­tua­zio­ni non­ché im­pe­gno ed abi­li­tà ma­na­ge­ria­le, uni­ta­men­te a ca­pa­ci­tà mec­ca­ni­che e di cal­co­lo.


For­mu­la­zio­ne delle mi­sce­le Uni­feed
La for­mu­la­zio­ne deve pren­de­re fon­da­men­to su dati reali che ri­guar­da­no:
– i fab­bi­so­gni nu­tri­zio­na­li della bo­vi­na media in ogni grup­po co­sti­tui­to;
– il cal­co­lo della so­stan­za secca da in­ge­ri­re nelle 24 ore;
– la con­cen­tra­zio­ne di pro­tei­na grez­za, ener­gia, fibra, sali mi­ne­ra­li e vi­ta­mi­ne per kg di so­stan­za secca dei sin­go­li ali­men­ti;
– nel caso di mi­sce­le com­ple­te ba­sa­te su in­si­la­ti, è ne­ces­sa­rio la pre­sen­za al­me­no del 40% di s.s.;
– in­te­gra­re la ra­zio­ne con ali­men­ti pro­tei­ci a ri­dot­ta de­gra­da­bi­li­tà ru­mi­na­le come fa­ri­na di estra­zio­ne di soia, fa­ri­na di me­di­ca pel­let­ta­ta o nu­clei by pass;
– nelle mi­sce­le com­ple­te a base di in­si­la­ti è utile ag­giun­ge­re del­l’u­rea da non su­pe­ra­re lo 0.5% della s.s.;
– se le mi­sce­le sono a base di fieno e con­ten­go­no oltre il 50% di s.s. è buona norma ag­giun­ge­re alla dieta ali­men­ti ac­quo­si come il me­las­so, gra­na­glie umide, polpe di bie­to­la pres­sa­te, treb­bie fre­sche, che oltre ad ab­bas­sa­re la % di s.s. mi­glio­ra­no l’ap­pe­ti­bi­li­tà della ra­zio­ne ed i tassi di in­ge­stio­ne.
Se nella ra­zio­ne do­ves­se man­ca­re la so­stan­za secca si in­te­gre­rà la dieta con ag­giun­ta di fa­ri­na di me­di­ca, op­pu­re polpe sec­che di bie­to­la, od anche sem­pli­ce fieno po­li­fi­ta sfa­ri­na­to.
Mi­sce­le per bo­vi­ne in asciut­ta
Le bo­vi­ne in asciut­ta, come già detto, non de­vo­no es­se­re so­vra­li­men­ta­te, l’au­men­to in peso non deve su­pe­ra­re i 750 gr al dì sino al mo­men­to del parto.
A tal pro­po­si­to si con­si­glia quan­to segue:
– la mi­sce­la com­ple­ta deve con­te­ne­re con­cen­tra­ti a basso te­no­re pro­tei­co in ra­gio­ne di 1,5 –2,5 kg per capo al dì;
– l’a­li­men­to base pos­so­no es­se­re gli in­si­la­ti con even­tua­le ag­giun­ta di pa­glia;
– il silo mais deve es­se­re ri­dot­to quan­ti­ta­ti­va­men­te me­dian­te ag­giun­ta di pa­glia ed altri ali­men­ti scar­si in ener­gia;
– eli­mi­na­re dalla ra­zio­ne gli ali­men­ti ric­chi di cal­cio (fet­tuc­ce di bie­to­la, erba me­di­ca fre­sca e di­si­dra­ta­ta e in ge­ne­re i fieni fo­glio­si) per pre­ve­ni­re even­tua­li pa­re­si puer­pe­ra­li;
– la per­cen­tua­le di pro­tei­na grez­za non deve su­pe­ra­re il 12%;
– la so­stan­za secca del fo­rag­gio deve at­te­star­si in­tor­no al­l’80- 90%, men­tre l’in­ge­stio­ne com­ples­si­va per gior­no non deve su­pe­ra­re i 10-11 kg.
Per con­clu­de­re sul­l’u­ni­feed ri­por­tia­mo un esem­pio di ra­zio­ne con ali­men­ti tra­di­zio­na­li e una ra­zio­ne nella quale ven­go­no im­pie­ga­ti sot­to­pro­dot­ti.


Esempio di razione alimentare


Giu­sep­pe Ac­co­man­do, lau­rea­to in Scien­ze agra­rie pres­so l’U­ni­ver­si­tà Fe­de­ri­co II di Na­po­li, è do­cen­te di zoo­tec­ni­ca pres­so l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio “F. De Sanc­tis” di Avel­li­no. Cur­ri­cu­lum vitae >>>


 






Tecniche delle Produzioni Animali

Tec­ni­che delle Pro­du­zio­ni Ani­ma­li
Giu­sep­pe Ac­co­man­do – Edi­tri­ce Del­ta3 – Grot­ta­mi­nar­da (AV)


ISBN 10 88-89382-76-1 – 13 978-88-89372-76-0
Libro di testo per Isti­tu­ti Tec­ni­ci e Pro­fes­sio­na­li Agra­ri

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