Un selvatico in espansione, il Colombaccio
di Sauro Giannerini
Il Colombaccio è un uccello selvatico appartenente all’Ordine dei Colombiformi, alla Famiglia dei Columbidi, ed al Genere Columba. Più grande di un normale piccione domestico (Columba livia), ha lunghezza che può variare da 40 a 50 cm, apertura alare da 70 a 75 centimetri e peso che oscilla attorno ai 500 gr.; i pesi massimi possono addirittura raggiungere i 700gr.
La specie Columba palumbus si suddivide in ben cinque sottospecie:
- Columba palumbus palumbus: il nostro Colombaccio
- Columba palumbus iranica: Localizzabile nell’Iran ed al sud della Turchia (di dimensioni leggermente più grandi rispetto al nostro Colombaccio e con un grande collare bianco)
- Columba palumbus azoica: sedentaria delle Azzorre, con collare di modeste dimensioni.
- Columba palumbus casiotis: tipica delle montagne ad ovest dell’afganistan ed a sud-est dell’Iran.
- Columba palumbus maderensis: oggi forse estinta, definita sedentaria di Madera.
Il Colombaccio è conosciuto all’estero come pigeon ramier o palombe (Francia), ring dove o wood pigeon (Regno unito) e Paloma torcaz (Spagna). Nelle nostre contrade due nomi su tutti, Colombaccio e palomba, benché molte siano le denominazioni locali: palombo, piccione, piccionaccio, favazzo solo per citarne alcune.
Colombaccio Columba palumbus palumbus (foto Sauro Giannerini)
Le misure del Colombaccio, che ho citato sopra, fanno sì che questo sia considerato il più grande animale appartenente alla famiglia dei Columbidi. Ha una vista proverbialmente sviluppata (gli occhi posti lateralmente alla testa stretta gli assicurerebbero un raggio visivo di 270 gradi) ed è sensibilissimo ai suoni acuti; è stato a torto considerato sordo per la sua propensione a non lasciarsi allarmare dai suoni gravi. E’ munito di una lunga coda (circa 25 cm), che conferisce equilibrio ed armonia alla robusta sagoma e le cui penne sulla faccia superiore presentano estremità listate di nero, mentre inferiormente si caratterizzano per una fascia chiara immediatamente precedente quella nera apicale. Piumaggio grigio bluastro uniforme, con ampia barra alare bianca e (solo negli adulti) macchia bianca molto evidente ai lati del collo. I giovani si differenziano, come abbiamo detto, in primo luogo dalla presenza del cosiddetto collare, costituito da due macchie simmetriche di colore bianco collocate ai lati del collo che arrivano quasi a congiungersi sul retro e che iniziano a comparire solo al quarto mese di vita, in secondo luogo è facile notare come nell’esemplare adulto questo presenti un’iride giallo chiara leggermente verdastra mentre nel giovane una colorazione grigia piuttosto scura, talvolta però è possibile riscontrare tale colore anche in soggetti ormai formati. Il becco presenta base rosata e punta di color giallognolo talvolta arancione ed è un altro segno indicativo della classe di età: corneo e di color rosastro vinaccia con apice giallo (talora avorio) e tonalità rosso arancia verso la base quello dell’adulto; cartilagineo e grigio quello del giovane.
Colombaccio Columba palumbus palumbus (foto Sauro Giannerini)
Tornando alla livrea, l’esemplare adulto mostra sulle piume del collo riflessi metallici assenti nel giovane, che però a differenza dell’adulto, presenta copritrici alari delle remiganti primarie contraddistinte da apici di color tortorino e copritrici delle secondarie venate di sfumature di identico colore. A dodici mesi il colombaccio ha assunto definitivamente l’abito completo di adulto, cioè, oltre ai tratti suddetti, un piumaggio dall’omogeneo color grigio intenso con tonalità di blu, il petto dalla livrea marcatamente vinata che va a sfumare in un addome grigio biancastro, gambe piumate con piedi di color rosso e remiganti primarie nere con una nitida linea bianca lungo il vessillo esterno. Esistono ovviamente esemplari albini ma anche rari soggetti isabellini che dal punto di vista cromatico differiscono nettamente dalla tipologia dominante. Il volo del colombaccio è molto agile, potente ed elegante allo stesso tempo. La velocità in migrazione si aggira intorno ai 50/60 chilometri orari, ma può subire impressionanti accelerazioni in seguito ad attacchi da parte di altri animali. Il Colombaccio è un animale gregario, migratore con uno spiccato senso della territorialità. Prima di esaminare i comportamenti del selvatico durante la vita voglio parlare della sua longevità; recenti ricerche effettuate in Francia hanno determinato che attualmente la speranza media di vita di un Colombaccio, in libertà, è di circa tre anni. Le condizioni di vita particolari di un individuo allevato permettono di allungare la sua vita anche di dieci anni. Il primato di longevità fra selvatici dobbiamo sapere che spetta proprio ad un Colombaccio catturato nell’ottobre del 1966 a Lecumberry (Sud-Ovest della Francia), aveva sedici anni e quattro mesi ed era stato inanellato nido in Lituania nel 1950. Esaminiamo adesso le abitudini di vita del Colombaccio: Alimentazione, riproduzione e migrazione. Partendo a parlare dell’alimentazione bisogna soffermarsi sul nome britannico del selvatico: Wood Pigeon, cioè “Piccione di Bosco”, questo ci fa pensare ad un animale che completa il proprio ciclo biologico più o meno all’interno del bosco, è stato così per molto tempo. Il Colombaccio da abitante del bosco è divenuto assieme all’uomo abitante dei campi, iniziando a cibarsi di tutte quelle leccornie ricche di energie (Grano, Granoturco, Orzo…), la sua plasticità e la capacità di saper cogliere al volo le opportunità offerte dall’ambiente hanno costituito la possibilità di evolversi al meglio. L’alimentazione del Colombaccio varia al variare delle stagioni. Durante la primavera i selvatici possono fruire degli ultimi frutti dell’edera (ricca di Lipidi), ancora di qualche ghianda e soprattutto delle nuove gemme di varie essenze. Il momento delle cove coincide con quello della mietitura dei cereali, con l’opportunità di rinvenire cibo molto nutriente. In autunno invece iniziano a maturare molti tipi di ghianda molto appetiti dal Colombaccio, quelli della roverella, rovere, farnia, leccio, quercia sugheraia, per finire con le ghiande del cerro che, per le notevoli dimensioni, non sono certo tra le preferite, altro alimento prediletto dal Colombaccio è la cosiddetta faggiola, il frutto del faggio. L’inverno invece coincide con la presenza di numerose varietà di frutti di bosco (alloro, edera…). Per quanto riguarda la plasticità del Colombaccio, relazionata all’alimentazione, si può citare la straordinaria adattabilità che lo porta ad alimentarsi di piccole castagne, trifoglio, uva e olive; La dieta inoltre comprende anche l’ingestione di numerose pietruzze, utili alla triturazione del cibo, ancora stoccato nel gozzo ed un’innata propensione alla ricerca del sale (come succede per tutte le forme di vita animale).
Colombaccio Columba palumbus palumbus (foto Sauro Giannerini)
La primavera è l’inizio della stagione riproduttiva del colombaccio che ad inizio stagione forma una coppia che rimarrà unita fino a fine estate, quindi monogamo; inoltre risulta essere molto territoriale in quanto ogni coppia, a seconda delle disponibilità alimentari, ha bisogno di un cero spazio di assoluto dominio, non tollerando la presenza di consimili. Il maschio del colombaccio effettua un tipico corteggiamento nei confronti della femmina che prevede ripetute serenate, spettacolari voli d’amore, sonori battute d’ali atte a richiamare le femmine ed impaurire i possibili rivali in amore. Una volta attratta la femmina e formata la coppia, si dovrà necessariamente provvedere prima alla scelta del luogo ove costruire il nido poi alla sua realizzazione. Il nido, realizzato in modo molto precario viene costruito sulle vette di alti alberi, recenti studi hanno dimostrato ciò, personalmente però ho trovato un nido all’interno di una siepe sul fiume Loira in Francia, l’eccezione che conferma la regola. La deposizione delle uova, solitamente due, avviene nell’arco di un paio dio giorni e la successiva cova prosegue per diciannove giorni. Le uova vengono incubate da entrambi i genitori che alla mattina presto e alla sera tardi si scambiano di posto, la notte però è sempre la femmina che rimane nel nido. Dopo la schiusa i nidiacei sono alimentati con il latte di piccione, una particolare sostanza casearia prodotta dal gozzo degli adulti e particolarmente nutriente. Il loro peso alla nascita si aggira intorno ai 16/17 gr. mentre a sei giorni di vita questo sfiora già i 95/100 gr. ed a quindici giorni può raggiungere i 300 gr. Verso tre settimane di vita i pulcini si involano rimanendo sempre nelle vicinanze del nido nei primi tempi. Il Colombaccio può portare a termine fino a tre covate all’anno, questo è dimostrato dalla presenza di soggetti giovani anche a fine novembre. Per terminare il discorso bisogna tener conto anche della muta delle penne, aspetto fondamentale per il riconoscimento del Colombaccio. I giovani iniziano la muta delle penne a sei settimane di vita, per gli adulti invece l’inizio della muta coincide principalmente con l’estate, più precisamente col finire della bella stagione. Il dimorfismo giovane adulto si percepisce fino all’anno di età, periodo nel quale il colore della livrea del Colombaccio passa da un Tortorino ad un grigio più scuro e si nota benissimo la comparsa del collare bianco tipico della specie che compare dai 4 mesi di vita, il soggetto con il collare bianco ben formato è detto adulto. È specie ampiamente distribuita nel Paleartico occidentale, da latitudini mediterranee fino in Norvegia, ad oltre i 70° di latitudine N. È presente inoltre in Nord Africa, Asia centro-occidentale, Siberia occidentale ed occasionalmente anche nei settori centrali della Siberia. La specie è essenzialmente migratrice nell’Europa settentrionale ed orientale e nella Siberia occidentale. Popolazioni parzialmente migratrici sono presenti nel resto d’Europa dove l’entità degli spostamenti decresce spostandosi verso SW. Nel Regno Unito, come anche nelle aree costiere dell’Europa occidentale ed a Sud fino in Marocco, è invece ampiamente residente. Le aree di svernamento interessano i settori più occidentali dell’Europa e si spingono fino in Africa nord-occidentale. I quartieri di nidificazione si caratterizzano per la presenza di boschi di latifoglie o conifere, prossimi ad aree aperte e coltivi, a quote comprese entro i 1.500 m s.l.m. In Italia nidifica ampiamente, a partire dal comparto alpino e quindi lungo tutta la penisola e nelle isole maggiori. La popolazione è stimata in 40.000-80.000 coppie. Il nostro Paese ospita importanti contingenti svernanti la cui consistenza numerica è in aumento. È specie cacciabile dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio ed è entrata a far parte della “top ten” delle specie di interesse venatorio. Seppure questa nota dolente il colombaccio rimane una specie in aumento.
Sauro Giannerini, diplomato presso l’Istituto Tecnico Agrario di Firenze e laureato in Scienze Faunistiche presso la Facoltà di Agraria di Firenze, frequenta l’ultimo anno del corso di laurea magistrale in scienze faunistico ambientali.
Curriculum vitae >>> http://www.agraria.org/rivista/curriculumgiannerini.htm
Tortore e colombi Ivano Pelicella – Edagricole – novembre 2001 Questo libro approfondisce sia gli aspetti comportamentali e morfologici che quelli tecnico-pratici collegati all’allevamento quali alimentazione, costruzione di nidi e voliere, riproduzione e incubazione artificiale. |