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di Giu­sep­pe Acel­la


In­can­to, Stal­lo­ne Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re – 1956 (foto IRIIP di Fog­gia)

Cenni sto­ri­ci
L’im­por­tan­za, nel campo del­l’al­le­va­men­to equi­no, della Dau­nia ri­sa­le al­l’e­po­ca della Magna Gre­cia, basti pe­sa­re che il suo ca­po­luo­go, Fog­gia, fu fon­da­to da Fe­de­ri­co II nelle vi­ci­nan­ze del­l’an­ti­ca Arpi, nota anche come Argos Hip­pion (la Argo dei ca­val­lo), al­l’e­po­ca in cui Argo era ri­te­nu­ta, non solo la città più an­ti­ca, ma anche la po­leis più po­ten­te del Pe­lo­pon­ne­so.
In Pu­glia, tutti i po­po­li ed i con­dot­tie­ri, che ne cal­ca­ro­no il suolo, non man­ca­ro­no di raz­zia­re ot­ti­mi ca­val­li per la ri­mon­ta delle pro­prie trup­pe.
La pre­di­spo­si­zio­ne della Pu­glia al­l’al­le­va­men­to equi­no è te­sti­mo­nia­ta dal fatto che, pro­prio qui, Lu­do­vi­co il Moro, la Re­pub­bli­ca di Ve­ne­zia e gran­di fa­mi­glie ari­sto­cra­ti­che del Regno di Na­po­li vi al­le­va­ro­no le pro­prie “razze”. Anche la co­ro­na di Na­po­li, in epoca Bor­bo­ni­ca, in­se­diò in Pu­glia, ed in par­ti­co­la­re a Tres­san­ti in pro­vin­cia di Fog­gia, la più nu­me­ro­sa delle cin­que man­drie della razza di Per­sa­no.
In que­sta re­gio­ne si di­stin­se­ro negli anni due po­po­la­zio­ni ca­val­li­ne: quel­la delle Murge e quel­la del Ta­vo­lie­re che, negli anni ’20 del ‘900, co­sti­tui­ro­no la base su cui si ini­ziò la se­le­zio­ne, ri­spet­ti­va­men­te, del Ca­val­lo Mur­ge­se e del Ca­val­lo Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re.
Le due razze erano af­fi­ni e con­ti­gue sul ter­ri­to­rio, tanto che molti stal­lo­ni Mur­ge­si ve­ni­va­no as­se­gna­ti alle sta­zio­ni di monta pub­bli­che della Ca­pi­ta­na­ta e , negli anni ’50, il De­po­si­to Stal­lo­ni di Fog­gia de­sti­nò al mi­glio­ra­men­to del Mur­ge­se, Tar­qui­nio il Su­per­bo, uno stal­lo­ne di razza Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re. En­tram­be ac­col­se­ro in vario modo ed in varia quan­ti­tà san­gue Sa­ler­ni­ta­no, Ma­rem­ma­no La­zia­le ed An­glo-Nor­man­no.
Negli anni ’60, il co­man­dan­te del De­po­si­to Stal­lo­ni di Fog­gia, Col. Ago­sti­no D’A­les­san­dro, scris­se un rap­por­to sullo stato delle razze equi­ne Pu­glie­si che fu pub­bli­ca­to sulla ri­vi­sta “Agri­col­tu­ra”. In que­sto ar­ti­co­lo il D’A­les­san­dro de­scris­se non solo lo stato ma anche l’o­ri­gi­ne delle due razze, in par­ti­co­la­re di quel­la del Ta­vo­lie­re. Gli al­le­va­to­ri della Ca­pi­ta­na­ta, sul fi­ni­re del­l’800 e nei primi anni del ‘900, per far fron­te alla cre­scen­te ri­chie­sta, sia lo­ca­le che delle zone li­mi­tro­fe, di ca­val­li adat­ti alla car­roz­za, al trai­no, alla sella pe­san­te, non­ché ai la­vo­ri agri­co­li, co­sti­tui­ro­no delle nu­tri­te man­drie ac­qui­stan­do, pu­le­dre di circa tre anni, di pro­ve­nien­za Sa­ler­ni­ta­na e La­zia­le, pres­so la pre­sti­gio­sa Fiera di Fog­gia. Su que­ste fat­tri­ci uti­liz­za­ro­no stal­lo­ni sia Sa­ler­ni­ta­ni che Ma­rem­ma­ni La­zia­li per ot­te­ne­re pu­le­dri di buona sta­tu­ra, ru­sti­ci­tà e forza. A ca­val­lo della se­con­da guer­ra mon­dia­le, il De­po­si­to Stal­lo­ni di Fog­gia de­sti­nò al­cu­ni stal­lo­ni An­glo-Nor­man­ni, di 3^ e 4^ ge­ne­ra­zio­ne dal­l’in­cro­cio PSI x Nor­man­no, al mi­glio­ra­men­to morfo/fun­zio­na­le della razza del Ta­vo­lie­re.
Que­sta razza, che non aveva alle pro­prie spal­le una lunga sto­ria, af­fon­da­va le pro­prie ra­di­ci nella tra­di­zio­ne e negli usi della Ca­pi­ta­na­ta. In­fat­ti, il caso o quel­l’in­sie­me di ten­den­ze e pre­di­le­zio­ni degli al­le­va­to­ri, che non sono altro che l’i­den­ti­tà della po­po­la­zio­ne di un ter­ri­to­rio, hanno fatto ri­ca­de­re la scel­ta degli al­le­va­to­ri, che la fon­da­ro­no que­sta razza, su due tipi di ca­val­li che ave­va­no già in­cro­cia­to la pro­pria sto­ria con quel­la del Ta­vo­lie­re. La ca­val­le­riz­za bor­bo­ni­ca del Real Sito di Tres­san­ti, ed ancor di più, la tran­su­man­za ave­va­no già por­ta­to e la­scia­to, sul ter­ri­to­rio della Dau­nia, ca­val­li Sa­ler­ni­ta­ni e La­zia­li, la cui me­mo­ria è an­co­ra viva negli an­zia­ni che li pos­se­de­ro­no e che ne fe­ce­ro i loro fe­de­li com­pa­gni di la­vo­ro.
Oggi, pur­trop­po, delle due razze solo quel­la delle Murge so­prav­vi­ve, visto che uf­fi­cial­men­te nel Re­gi­stro Ana­gra­fi­co del Ca­val­lo Pu­glie­se, dagli anni ’70, non ri­sul­ta­no nuovi sog­get­ti iscrit­ti, anche se ad oggi tale re­gi­stro ri­sul­ta an­co­ra esi­sten­te ed aper­to pres­so l’As­so­cia­zio­ne Ita­lia­na Al­le­va­to­ri e di­scen­den­ti do­cu­men­ta­ti di uno stal­lo­ne del ta­vo­lie­re ri­sul­ta­no at­tual­men­te pre­sen­ti nella razza delle Murge.

Per­chè re­cu­pe­ra­re la razza del Ca­val­lo Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re
Le mo­ti­va­zio­ni sto­ri­co-cul­tu­ra­li, alla base di que­sto re­cu­pe­ro sono forti quan­to evi­den­ti. Il ca­val­lo è stato fon­da­men­ta­le per l’e­co­no­mia mon­dia­le per mil­len­ni, era parte in­te­gran­te della vita, anche so­cia­le, tanto che pro­prio in Ca­pi­ta­na­ta era uso co­mu­ne cu­sto­dir­lo in casa. Molte case fino a pochi de­cen­ni fa, nel fog­gia­no, erano cen­si­te come “unico vano adi­bi­to ad abi­ta­zio­ne e stal­la”.
Il re­cu­pe­ro del Ca­val­lo Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re è un’op­por­tu­ni­tà che può es­se­re fa­cil­men­te colta gra­zie al fatto che l’e­stin­zio­ne di que­sta razza è re­la­ti­va­men­te re­cen­te. Inol­tre, è do­cu­men­ta­to, sem­pre dal D’A­les­san­dro, nel­l’ar­ti­co­lo sopra men­zio­na­to, l’u­ti­liz­zo di uno stal­lo­ne di que­sta razza nel mi­glio­ra­men­to del Ca­val­lo Mur­ge­se. Il nome di que­sto stal­lo­ne era Tar­qui­nio il Su­per­bo ed oggi gran parte dei mi­glio­ri sog­get­ti Mur­ge­si sono suoi di­scen­den­ti (gli stal­lo­ni Pai­siel­lo, Sa­bri­no da Mar­ti­na, Bren­ne­ro, Strauss di S.P., i cui figli si sono clas­si­fi­ca­ti ai primi tre posti nelle ul­ti­me cin­que edi­zio­ni del Mer­ca­to Con­cor­so di Mar­ti­na Fran­ca, e la fat­tri­ce Ma­ci­na vin­ci­tri­ce di due me­da­glie d’oro ed una di bron­zo, ai mon­dia­li di monta da la­vo­ro in Ger­ma­nia, sotto la sella di Ro­ber­ta Inama).
Re­cu­pe­ran­do que­sta razza su una base Mur­ge­se/Ma­rem­ma­na, nei modi che de­scri­ve­re­mo nel pro­sie­guo di que­sto scrit­to, si ver­reb­be a co­sti­tui­re un ser­ba­to­io ge­ne­ti­co dal quale poter at­tin­ge­re in caso di ne­ces­si­tà di rin­san­gua­men­to delle due razze uti­liz­za­te per que­sto in­ter­ven­to che rap­pre­sen­ta­no due delle razze au­toc­to­ne tra le più im­por­tan­ti del no­stro paese, con­tri­buen­do con­cre­ta­men­te alla sal­va­guar­dia della bio­di­v­er­si­tà.
Que­sto in­ter­ven­to cree­reb­be op­por­tu­ni­tà sia per chi è già al­le­va­to­re che per i gio­va­ni che in­ten­do­no in­tra­pren­de­re que­sta at­ti­vi­tà, visto che una razza che sto­ri­ca­men­te era di co­sti­tu­zio­ne me­so­mor­fa, ca­rat­te­riz­za­ta da lar­ghi dia­me­tri po­treb­be es­se­re svi­lup­pa­ta, dopo il re­cu­pe­ro, sia verso il tipo me­so­do­li­co­mor­fo, per pro­dur­re ca­val­li spor­ti­vi da sella, sia verso il tipo me­so-bra­chi­mor­fo, per pro­dur­re sia sog­get­ti adat­ti agli at­tac­chi che alla pro­du­zio­ne di carne (in Pu­glia si con­su­ma la mag­gior quan­ti­tà di carne equi­na di tutto il ter­ri­to­rio na­zio­na­le pur non pro­du­cen­do­ne lo­cal­men­te).

Re­cu­pe­ro e Se­le­zio­ne
Il re­cu­pe­ro della razza Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re può es­se­re at­tua­to sulla base di quan­to scris­se il Co­lon­nel­lo Ago­sti­no D’A­les­san­dro (co­man­dan­te del De­po­si­to Stal­lo­ni di Fog­gia), negli anni ’60, nel­l’ar­ti­co­lo “La Ip­po­col­tu­ra nelle Pu­glie”. In que­sto rap­por­to, il D’A­les­san­dro ri­por­tò i ri­sul­ta­ti ot­te­nu­ti nella se­le­zio­ne delle due razze ca­val­li­ne pu­glie­si, scen­den­do nel det­ta­glio degli in­ter­ven­ti ese­gui­ti, dando un’e­sat­ta idea di quale fosse l’in­di­riz­zo al­le­va­to­ria­le se­gui­to. Tale ar­ti­co­lo ci for­ni­sce un quan­ti­ta­ti­vo di in­for­ma­zio­ni suf­fi­cien­te a poter re­cu­pe­ra­re la razza del Ta­vo­lie­re sem­pli­ce­men­te se­guen­do la de­scri­zio­ne di quan­to era stato fatto fino ad un de­cen­nio prima della sua estin­zio­ne.

Fase 1
La base, su cui ope­ra­re il re­cu­pe­ro della razza ca­val­li­na Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re, può es­se­re co­sti­tui­ta par­ten­do da un nu­cleo, di fat­tri­ci e stal­lo­ni di razza Mur­ge­se, di­scen­den­ti dallo stal­lo­ne Tar­qui­nio il Su­per­bo. Que­sto stal­lo­ne, di razza Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re, fu im­pie­ga­to, dal De­po­si­to Stal­lo­ni di
Fog­gia, negli anni ’50 per il mi­glio­ra­men­to del­l’al­tez­za e degli ap­piom­bi del Ca­val­lo Mur­ge­se. Tale mi­glio­ra­men­to, in ef­fet­ti, non era ne­ces­sa­rio visto che, i di­fet­ti che si vo­le­va cor­reg­ge­re con que­sto in­ter­ven­to, erano cau­sa­ti dal­l’a­li­men­ta­zio­ne scar­sa e dal pre­co­ce im­pie­go la­vo­ra­ti­vo e ri­pro­dut­ti­vo delle fat­tri­ci, e non da tare ere­di­ta­rie. Quin­di, il fatto che siano tanti, e di ot­ti­ma qua­li­tà, i sog­get­ti Mur­ge­si oggi in razza di­scen­den­ti da Tar­qui­nio il Su­per­bo, stà ad in­di­ca­re che l’a­zio­ne di mi­glio­ra­men­to, ad opera di que­sto stal­lo­ne, ca­rat­te­riz­zò, in ef­fet­ti, più la qua­li­tà ge­ne­ra­le dei suoi di­scen­den­ti, ri­spet­to alla sem­pli­ce cor­re­zio­ne di ap­piom­bi ed al­tez­za. Ciò è do­vu­to al­l’ap­por­to di un certo quan­ti­ta­ti­vo di ca­rat­te­ri ere­di­ta­ri do­mi­nan­ti po­si­ti­vi, che si sono tra­smes­si di ge­ne­ra­zio­ne in ge­ne­ra­zio­ne ai di­scen­den­ti di Tar­qui­nio (non par­lia­mo di ca­rat­te­ri ine­ren­ti la ti­pi­ci­tà bensì la qua­li­tà ge­ne­ra­le dei di­scen­den­ti di que­sto stal­lo­ne), tanto che, sem­bre­reb­be es­se­re, oltre ai tre ca­po­sti­pi­te delle fa­mi­glie ma­schi­li, l’u­ni­co stal­lo­ne ad avere di­scen­den­ti in razza. Il mag­gior nu­me­ro di sog­get­ti ri­con­du­ci­bi­li a que­sto stal­lo­ne sono di­scen­den­ti di Appio, fi­glio di Selim e To­sca­nel­la. To­sca­nel­la era, a sua volta, fi­glia pro­prio di Tar­qui­nio il Su­per­bo.
Tra i ca­val­li Mur­ge­si, di­scen­den­ti da Tar­qui­nio, bi­so­gne­rà sce­glie­re quel­li che pre­sen­ta­no il mag­gior nu­me­ro di ca­rat­te­ri ti­pi­ci del ca­val­lo Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re, ed iscri­ver­li al R.A. del Ca­val­lo Pu­glie­se pres­so l’A.I.A. A tale scopo an­dreb­be re­cu­pe­ra­to, o de­fi­ni­to ex novo, uno stan­dard di razza che possa in­di­riz­za­re il per­so­na­le ad­det­to alla se­le­zio­ne.
Gli ac­cop­pia­men­ti dei sog­get­ti Mur­ge­si scel­ti per que­sto pro­get­to do­vran­no ten­de­re:
1. al­l’in­nal­za­men­to della per­cen­tua­le di san­gue di Tar­qui­nio il Su­per­bo nei pro­dot­ti;
2. a far emer­ge­re, ed a fis­sa­re, i ca­rat­te­ri sta­bi­li­ti nello stan­dard di razza.

Fase 2
Sulla base, co­sti­tui­ta dalle fat­tri­ci pro­dot­te nella prima fase, si po­treb­be pro­ce­de­re se­con­do quel­la che era la tra­di­zio­ne degli al­le­va­to­ri dauni, e de­scrit­ta dal D’A­les­san­dro. Gli al­le­va­to­ri del ca­val­lo del Ta­vo­lie­re uti­liz­za­va­no stal­lo­ni Ma­rem­ma­ni e Sa­ler­ni­ta­ni, che an­da­va­no a sce­glie­re di­ret­ta­men­te nelle zone di pro­du­zio­ne.

  • gli stal­lo­ni Sa­ler­ni­ta­ni (oggi quel­lo che ri­ma­ne di que­sta razza è con­si­de­ra­ta un tut­t’u­no con l’e­si­gua razza di Per­sa­no) an­dreb­be­ro scel­ti tra i sog­get­ti più puri e con la ge­nea­lo­gia più do­cu­men­ta­ta pos­si­bi­le. Si do­vreb­be, se pos­si­bi­le, cer­ca­re di­scen­den­ti dello stal­lo­ne Gia­co­bel­lo, che è una­ni­me­men­te  ri­co­no­sciu­to come l’a­nel­lo di con­giun­zio­ne tra il ca­val­lo Sa­ler­ni­ta­no/Per­sa­no Bor­bo­ni­co e quel­lo at­tua­le. Cre­dia­mo che, co­mun­que, per quan­to ri­guar­da, il re­pe­ri­men­to di ri­pro­dut­to­ri di que­sta razza, sarà dif­fi­ci­le tro­var­ne di puri e
    ri­spon­den­ti alle ca­rat­te­ri­sti­che del vec­chio ca­val­lo Sa­ler­ni­ta­no, a co­min­cia­re dal man­tel­lo che pre­sen­ta, nei sog­get­ti at­tual­men­te in razza, trop­pi segni bian­chi sul capo e fre­quen­ti bal­za­ne. Anche sotto il pro­fi­lo ge­nea­lo­gi­co, cre­dia­mo, che sarà dif­fi­ci­le rin­trac­cia­re ri­pro­dut­to­ri real­men­te di­scen­den­ti dalla razza Sa­ler­ni­ta­na, vista l’im­po­nen­te mole di in­cro­ci con razze da sella delle più sva­ria­te pro­ve­nien­ze.
  • gli stal­lo­ni Ma­rem­ma­ni do­vreb­be­ro avere, in­nan­zi­tut­to, una chia­ra ori­gi­ne la­zia­le, e noi con­si­glia­mo, co­mun­que, stal­lo­ni delle linee di san­gue di Otel­lo e di Us­se­ro. In­fat­ti, Otel­lo ri­sul­ta es­se­re l’u­ni­co ca­po­sti­pi­te di que­sta razza con chia­re e ri­co­no­sciu­te ori­gi­ni au­toc­to­ne, e sem­bre­reb­be che la madre fosse pro­prio di razza Ma­rem­ma­no-La­zia­le, men­tre, Us­se­ro pro­ve­ni­va dalla man­dria dei Mo­sca­ti, no­bi­le fa­mi­glia che al­le­va­va ca­val­li Sa­ler­ni­ta­ni in Ma­rem­ma. Vanno esclu­si a prio­ri stal­lo­ni frut­to dei re­cen­ti rin­san­gua­men­ti. Men­tre, an­dreb­be fatta una ri­cer­ca nella razza del ca­val­lo Tol­fe­ta­no, per ve­ri­fi­ca­re se in que­sta po­po­la­zio­ne sia pos­si­bi­le rin­trac­cia­re sog­get­ti di­scen­den­ti dal vec­chio Ma­rem­ma­no La­zia­le.
    Ab­bia­mo no­ta­to che negli stal­lo­ni più an­zia­ni an­co­ra at­ti­vi in que­sta razza sono più fre­quen­ti e mar­ca­ti i ca­rat­te­ri mor­fo­lo­gi­ci utili per il no­stro scopo.

Fase 3
Sem­pre ri­fa­cen­do­ci alle in­di­ca­zio­ni del D’A­les­san­dro, nella terza fase del re­cu­pe­ro, o con­tem­po­ra­nea­men­te al­l’u­ti­liz­zo degli stal­lo­ni Sa­ler­ni­ta­ni e Ma­rem­ma­ni, si po­treb­be­ro uti­liz­za­re stal­lo­ni An­glo-Nor­man­ni, non pro­dot­to di in­cro­cio PSI x Nor­man­no ma fi­glio di due ri­pro­dut­to­ri mezzo san­gue di 2^ o 3^ ge­ne­ra­zio­ne. Anche il re­pe­ri­men­to di ri­pro­dut­to­ri An­glo-Nor­man­ni, con le
giu­ste ca­rat­te­ri­sti­che, po­treb­be pre­sen­ta­re qual­che pro­ble­ma anche se, cre­dia­mo, che sarà di fa­ci­le so­lu­zio­ne.
Con que­sto ul­ti­mo ap­por­to di san­gue si con­clu­de­reb­be il per­cor­so di ri­co­stru­zio­ne se­con­do gli in­di­riz­zi per­se­gui­ti fino a prima della di­smis­sio­ne e del­l’e­stin­zio­ne del Ca­val­lo Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re.

Que­sta 3^ fase po­treb­be es­se­re svol­ta con­tem­po­ra­nea­men­te alla se­con­da, uti­liz­zan­do gli stal­lo­ni An­glo-Nor­man­no, Sa­ler­ni­ta­no e Ma­rem­ma­no sulle fat­tri­ci Mur­ge­si a ro­ta­zio­ne per tre sta­gio­ni di monta, in modo da avere per ogni fat­tri­ce un pro­dot­to me­tic­cio per ogni una delle razze uti­liz­za­te per l’in­cro­cio, da poter uti­liz­za­re per il me­tic­cia­men­to de­fi­ni­ti­vo. Que­sto ap­proc­cio con­sen­ti­reb­be di va­lu­ta­re i ri­sul­ta­ti in tempi più brevi.
Solo dopo que­sta fase, e la fis­sa­zio­ne dei ca­rat­te­ri fe­no­ti­pi­ci at­tra­ver­so me­tic­cia­men­to tra i pro­dot­ti degli in­cro­ci delle tre fasi qui espo­ste, si potrà sta­bi­li­re un pre­ci­so in­di­riz­zo al­le­va­to­ria­le.
Oltre alla se­le­zio­ne dei sog­get­ti da uti­liz­za­re negli in­cro­ci per il re­cu­pe­ro, bi­so­gne­rà at­ti­var­si pres­so l’A.I.A., non­ché pres­so il mi­ni­ste­ro, per poter iscri­ve­re i ca­val­li, che co­sti­tui­ran­no la base di se­le­zio­ne, nel Re­gi­stro Ana­gra­fi­co.

Obiet­ti­vi
L’o­biet­ti­vo prin­ci­pa­le, di que­sto re­cu­pe­ro, è ri­co­sti­tui­re la razza ca­val­li­na Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re nel ri­spet­to delle pe­cu­lia­ri­tà di que­sta razza, che pur es­sen­do frut­to del­l’in­cro­cio di altre razze, era per­fet­ta­men­te coe­ren­te con il ter­ri­to­rio in cui ve­ni­va al­le­va­ta ed uti­liz­za­ta.
L’a­zio­ne di re­cu­pe­ro do­vreb­be avere come obiet­ti­vo prin­ci­pa­le la rea­liz­za­zio­ne di una me­ti­co­lo­sa ope­ra­zio­ne di sal­va­guar­dia della bio­di­v­er­si­tà, ri­go­ro­sa sia sotto il pro­fi­lo sto­ri­co che scien­ti­fi­co, e che possa get­ta­re le basi per una ri­na­sci­ta del­l’ip­po­col­tu­ra nei ter­ri­to­ri del Ta­vo­lie­re.
Le ca­rat­te­ri­sti­che del ca­val­lo Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re erano, in­di­scu­ti­bil­men­te, quel­le del ca­val­lo da sella ed at­tac­chi che, per sta­tu­ra e po­ten­za, si pre­sta­va bene, già negli anni 50, agli sports eque­stri.
Ba­san­do­si, il re­cu­pe­ro, es­sen­zial­men­te su sog­get­ti di razza Mur­ge­se e Ma­rem­ma­na, la qua­li­tà dei pro­dot­ti sarà si­cu­ra­men­te di al­tis­si­ma qua­li­tà, anche in chia­ve spor­ti­va.
Non è da sot­to­va­lu­ta­re, inol­tre, la pos­si­bi­li­tà con­cre­ta di poter at­tin­ge­re, pro­prio dalla razza del Ta­vo­lie­re, così ri­co­strui­ta, sog­get­ti per even­tua­li rin­san­gua­men­ti delle due razze prin­ci­pal­men­te coin­vol­te negli in­cro­ci di re­cu­pe­ro.
Que­ste pro­spet­ti­ve po­treb­be­ro rein­di­riz­za­re lo sfrut­ta­men­to di ap­pez­za­men­ti ce­rea­li­co­li la­scia­ti in­col­ti a causa della crisi del set­to­re, e che per se­co­li hanno co­sti­tui­to uno dei più gran­di ter­ri­to­ri di pa­sco­lo d’Eu­ro­pa.

Dif­fi­col­tà
Le dif­fi­col­tà, che si do­vran­no af­fron­ta­re per il re­cu­pe­ro della razza Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re, po­treb­be­ro es­se­re:

● il dif­fi­ci­le re­pe­ri­men­to di ri­pro­dut­to­ri Sa­ler­ni­ta­ni con le ca­rat­te­ri­sti­che ne­ces­sa­rie per pro­dur­re sog­get­ti che pre­sen­ti­no i ca­rat­te­ri in­di­ca­ti come in­di­spen­sa­bi­li dal D’A­les­san­dro (man­tel­lo baio scuro o mo­rel­lo, privo di bal­za­ne, pre­fe­ri­bil­men­te privo di segni bian­chi sulla testa e sul muso spe­cial­men­te se su pelle rosa, zoc­co­lo gran­de, buoni dia­me­tri…).
Molti sog­get­ti iscrit­ti nel R.A. del Ca­val­lo Sa­ler­ni­ta­no oggi con­ser­va­no una bassa per­cen­tua­le di san­gue dei loro an­te­na­ti es­sen­do stati in­cro­cia­ti con ca­val­li da sella di ogni pro­ve­nien­za.
Si po­treb­be, in caso di im­pos­si­bi­li­tà a re­pe­ri­re ri­pro­dut­to­ri Sa­ler­ni­ta­ni di do­cu­men­ta­ta ge­na­lo­gia e con ca­rat­te­ri sod­di­sfa­cen­ti, fare a meno del­l’u­ti­liz­zo di que­sta razza, visto che sia i Ma­rem­ma­ni di­scen­den­ti da Us­se­ro che i Mur­ge­si di­scen­den­ti da Tar­qui­nio il Su­per­bo sono, in ef­fet­ti, di lon­ta­na de­ri­va­zio­ne Sa­ler­ni­ta­na, dato che que­sti due stal­lo­ni erano di chia­ris­si­me ori­gi­ni Sa­ler­ni­ta­ne (vedi, quan­to già detto sulla pro­ve­nien­za di Us­se­ro nella
“Fase 2“ della se­zio­ne “Re­cu­pe­ro e Se­le­zio­ne” e la ge­nea­lo­gia, di Tar­qui­nio il Su­per­bo, ri­por­ta­ta qui di se­gui­to, gen­til­men­te for­ni­ta­ci dal dott. Giu­sep­pe Maria Frad­do­sio).

Can­non
(Hac­k­neay)
|
Olez­zo
(Sa­ler­ni­ta­no mi­glio­ra­to)
|
Bra­da­no
(Sa­ler­ni­ta­no)
|
TAR­QUI­NIO IL SU­PER­BO
(Pu­glie­se del Ta­vo­lie­re)

Al­tret­tan­to vale per l’e­ven­tua­le man­ca­to re­pe­ri­men­to di sog­get­ti An­glo-Nor­man­ni ido­nei (sia sotto il pro­fi­lo ge­nea­lo­gi­co che mor­fo­lo­gi­co). Con­si­de­ran­do l’u­ti­liz­zo di ri­pro­dut­to­ri di que­sta razza nelle Murge negli anni pre­ce­den­ti al­l’i­sti­tu­zio­ne del R.A., tanto che in molti so­sten­go­no che lo stal­lo­ne Gran­du­ca da Mar­ti­na (ca­po­sti­pi­te di una delle tre fa­mi­glie pa­ter­ne at­tual­men­te in razza) fosse di de­ri­va­zio­ne An­glo-Nor­man­na.
Quin­di, se i ri­sul­ta­ti fos­se­ro sod­di­sfa­cen­ti, ci si po­treb­be, in un primo pe­rio­do, li­mi­ta­re ad in­cro­cia­re Ma­rem­ma­ni e Mur­ge­si, così come de­scrit­to poc’an­zi.

● la de­fi­ni­zio­ne di uno stan­dard di razza, se que­sto non fosse re­pe­ri­bi­le  pres­so l’A.I.A. ne pres­so l’I­RIIP. Anche se, con l’au­si­lio degli scrit­ti del D’A­les­san­dro e delle foto an­co­ra in cir­co­la­zio­ne, si po­treb­be già ab­boz­za­re un mi­ni­mo di ca­rat­te­ri da fis­sa­re. Co­mun­que, que­sto pro­get­to do­vreb­be av­va­ler­si anche di un sup­por­to ge­ne­ti­sti­co per ren­de­re, l’o­pe­ra­zio­ne di re­cu­pe­ro, anche scien­ti­fi­ca­men­te va­li­da.

● il costo del man­te­ni­men­to delle prime ge­ne­ra­zio­ni, che non po­treb­be­ro es­se­re ven­du­te per non di­sper­de­re il pa­tri­mo­nio ge­ne­ti­co che si an­dreb­be co­struen­do. Nella so­lu­zio­ne di que­sto pro­ble­ma le isti­tu­zio­ni, e qual­che al­le­va­to­re, po­treb­be­ro dar vita ad una fon­da­zio­ne o ad un’as­so­cia­zio­ne di razza per il re­cu­pe­ro di que­sta razza. Que­sta azio­ne po­treb­be, inol­tre, es­se­re fi­nan­zia­ta dal nuovo PSR della Re­gio­ne Pu­glia tra le azio­ni di di­fe­sa della bio­di­v­er­si­tà.

Fonti
– Forum di agra­ria (www.​agraria.​org)
– Forum “Il Ca­val­lo” (http://​cavallo.​forumer.​it/)
– dott. Giu­sep­pe Maria Frad­do­sio (www.​cav​allo​dell​emur​ge.​it)
– Isti­tu­to Re­gio­na­le per l’In­cre­men­to Ip­pi­co della Pu­glia (Fog­gia)
– Sito del­l’As­so­cia­zio­ne Na­zio­na­le Al­le­va­to­ri Ca­val­li di Razza Ma­rem­ma­na (www.​ana​mcav​allo​mare​mman​o.​com)

Giu­sep­pe Acel­la, gran­de ap­pas­sio­na­to di ca­val­li e asini, è re­spon­sa­bi­le delle at­ti­vi­tà della Sede Re­gio­na­le della Pu­glia del­l’As­so­cia­zio­ne “Asini si nasce… e io lo nak­kui”.

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Gian­ni Ra­vaz­zi – De Vec­chi Edi­zio­ni

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