di Nicola Galluzzo
1. Introduzione
Dalla metà degli anni novanta del secolo scorso, sia a seguito delle sollecitazioni provenienti dall’Unione europea, la quale aveva individuato della sussidiarietà e nell’approccio bottom-up gli strumenti utili per percepire le sollecitazioni degli attori coinvolti ai diversi livelli e, di conseguenza, risolvere le problematiche del territorio, sia come conseguenza logica di un effetto imitazionale, ricalcando quanto fatto in altri Stati, i policy makers e i portatori di interesse hanno cercato di instaurare una struttura concertativa sulla quale intavolare dei dialoghi tra le parti e proporre delle soluzioni, ascoltando le loro istanze e cercando di trovare delle soluzioni condivise e coese.
La necessità di potere coinvolgere tutti i soggetti attivi sul territorio è stato, indubbiamente, un elemento di novità nel panorama agricolo italiano, anche se per alcuni è stato solo l’aver “rimesso in piedi” delle strutture di confronto già in essere nel passato recente, ma delle quali si era persa, nel tempo, la loro utilità e funzionalità. L’obiettivo della concertazione è quello di poter presentare, soprattutto discutendone insieme con le controparti della pubblica amministrazione e/o di altri soggetti principali, le proprie istanze e gli intereventi correttivi necessari per risolvere le problematiche più impellenti.
2. La concertazione locale: i soggetti coinvolti
In diverse realtà territoriali sono stati istituzionalizzati i Tavoli verdi provinciali, il cui obiettivo principale è stato quello di riunire i soggetti rappresentativi del mondo agricolo e con loro trovare, in base alle sollecitazioni, degli spunti propositivi (atti deliberativi, di indirizzo o di programmazione) da mettere in atto per cercare di evitare la marginalizzazione dei soggetti che vivono il mondo rurale nella sua completezza.
A livello organizzativo, laddove possibile, si è cercato di coinvolgere, esclusivamente, le realtà aziendali agricole ponendo al centro del dibattito l’azienda agricola che costituisce il mattone principale su cui costruire degli aggregati di maggiore dimensione, strutturate in cooperative, consorzi, ecc. ma che, comunque, mantengono nell’azienda agricola il soggetto principale, unico e imprescindibile interlocutore, sul quale dover contare per evitare che discorsi di filiera, più o meno aggregata, possano fallire.
Si noti che si è parlato di azienda agricola, quale soggetto interlocutore principale, e non di impresa agricola proprio per sottolineare il “ruolo atomistico” del mondo agricolo senza il quale nessun percorso dell’agro-alimentare potrebbe svilupparsi e che deve confrontarsi con una controparte, caratterizzata da un potere di mercato maggiore, che si configura come un oligopsonio (ossia, in termini molto semplificati, un aggregato formato da pochi acquirenti capaci di imporre la loro domanda e il loro prezzo di acquisto alla controparte, molteplice, rappresentata dall’offerta agricola).
3. Conclusioni
Chi legge, istintivamente, potrebbe trovare nell’aggregazione dell’offerta il proprio ruolo di soggetto in grado di contrastare il potere di mercato dei soggetti a valle della filiera e chiedere, attribuendose, in maniera autoreferenziata, un ruolo di primo piano, quale portatore di interesse, nei tavoli di concertazione. A tal fine, è utile distinguere, due ambiti di applicazione degli strumenti di concertazione utilizzabili: un ambito agricolo, primo livello, nel quale fare interagire, esclusivamente, gli stakeholders agricoli e che nel Tavolo verde dovrebbe trovare la sua congrua funzione e snella configurazione e, invece, nel Tavolo agro-alimentare, secondo ambito di applicazione, una struttura in grado di coinvolgere sia le organizzazioni professionali agricole che i rappresentanti dell’associazionismo agricolo. Un terzo livello di concertazione proponibile potrebbe essere il Tavolo di filiera in grado di coinvolgere le associazioni professionali agricole, il mondo dell’associazionismo agricolo e gli operatori della distribuzione, al fine di creare una struttura che possa concertare tutte le fasi della filiera da monte a valle, incrementandola redditività dei soggetti coinvolti a tutti i livelli. Un approccio concertativo, al fine di discriminare tra quali soggetti coinvolgere, basato sulla dimensione aziendale, intesa sia in termini di superficie che di redditività e/o differenziazione produttiva, non è assolutamente proponibile, poiché il soggetto centrale della concertazione deve essere l’azienda agricola da cui dipende, come già sottolineato, la struttura e la funzionalità del settore primario e dei territori rurali.
Nicola Galluzzo, dottore di ricerca in Scienze degli alimenti, si è laureato in Scienze agrarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, conseguendo il perfezionamento in Economia del turismo e in Gestione e organizzazione territoriale delle risorse naturali presso l’Università La Sapienza di Roma, in Studi europei presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Genova e in Controllo e autocontrollo degli alimenti presso la Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” di Roma. Assegnista di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea). E.mail: nicoluzz@tin.it
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