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di Federico Vinattieri


Canarini gialli (foto www.faqs.org)

La mutazione non è altro che un fenomeno casuale e quasi sempre permanente, che ha la particolarità di essere trasmissibile geneticamente.
Non sono da sottovalutarsi l’intervento delle mutazioni nella selezione di molte specie domestiche, poiché senza di esse non avremmo potuto ottenere i risultati selettivi odierni o alcuni caratteri ormai considerati normali da tutti; basti pensare alla lana delle pecore o al pelo angora, o semplicemente ai capelli rossi nell’uomo.
Anche nell’allevamento dei canarini sono intervenute delle mutazioni che hanno lasciato il loro segno indelebile nella selezione.

I canarini di colore sono distinti in due grandi gruppi: Lipocromici e Melaninici.
Il lipocromo è una sostanza grassa del piumaggio. Questa sostanza non è solo il fattore determinante del colore del canarino, ma costituisce parte essenziale per avere la compattezza del piumaggio, e per aumentarne la qualità. Dal momento in cui il canarino è allevato in cattività, si sono manifestate svariate mutazioni, che sono state prontamente sfruttate dall’uomo e prontamente portate avanti negli anni con la selezione artificiale. Albinismo ed Isabellismo sono esempi di mutazioni, che possono presentarsi anche in natura, ma che se non vengono appoggiate da una selezione non possono essere fissate.
Ci sono state molte mutazioni nel corso della selezione dei canarini domestici: alcune hanno mutato il colore, altre ne hanno mutato la forma.
Una delle più gradite mutazioni fu il ciuffo. Questa mutazione interessa il solo piumaggio della testa, che tutt’oggi rappresenta il patrimonio fenotipico di alcune razze, tra cui il “Gloster Fancy”, il “Ciuffato tedesco”, il “Fiorino” e molte altre; il ciuffo è un fattore geneticamente dominante indipendentemente dal sesso. Alcune delle mutazioni più importanti che hanno modificato il colore sono state il bruno, l’agata, il bianco dominante, il bianco recessivo e l’isabella. Alcune si sono manifestate annullando le eumelanine o le feomelanine, altre hanno inibito la manifestazione del lipocromo. Alcune di queste mutazioni sono fattori recessivi legati al sesso e vanno a modificare la struttura dei cromosomi; con questo fenomeno si ha una mutazione di alcuni polimeri: ad esempio nel bruno viene tramutata l’eumelanina da nera in bruna, e questo fenomeno è chiamato in genere “schizzocromismo”.
In conclusione I canarini “lipocromici” non sono altro che dei melaninici, i quali, per effetto di una mutazione chiamata “acianismo” non esprimono le melanine sul piumaggio, ma i solamente i lipocromi. Nel gruppo dei canarini lipocromici sono inseriti anche quei canarini che non manifestano né melanine né lipocromi sul piumaggio. I canarini lipocromici possono quindi esprimersi nelle seguenti varietà di colore: giallo, rosso, giallo avorio, rosso avorio, bianco dominante, bianco recessivo.

Il canarino giallo
In natura questo pigmento nei canarini è inesistente, infatti il “canarino ancestrale” è caratterizzato dal colore verde, con base lipocromica gialla, sovrapposta da melanine brune.
Il giallo che oggi possiamo vedere nei canarini domestici è pertanto frutto di una sorprendente mutazione. Sfruttando questo fenomeno gli allevatori iniziarono al selezione del Sassone di pigmento giallo.
Questa mutazione dette notevole popolarità al canarino che divenne subito oggetto di desiderio anche delle famiglie nobiliari e dei reali di molti Paesi. Il canarino Sassone giallo divenne presto merce di scambio molto pregiata e si diffuse velocemente in tutta Europa.
  
Il fattore rosso non è una mutazione…
Il canarino di colore per eccellenza, il re dei lipocromici.
Il colore rosso del Canarino non è stato acquisito con una mutazione, come invece è successo per il giallo, bensì dalla capacità di sintetizzazione del carotene, a quale è derivata dall’ibridazione con il Cardinalino del Venezuela. Il colore rosso puro quindi non esiste nel canarino; la fusione dei lipocromi del canarino giallo e del Cardinalino del Venezuela dette origine a delle tinte di color arancio con tantissime gradazioni. L’intensità del colore rosso va in rapporto alla somministrazione di coloranti miscelati con alimenti e talvolta con l’acqua, i quali, durante la muta, agiscono sulla colorazione delle piume. I coloranti vanno usati nei giusti momenti e con rapporti e dosaggi differenti rispetto alla composizione. I coloranti maggiormente utilizzati in allevamento sono il carofil-rosso, la cantaxantina e il betacarotene. Il dosaggio può variare anche a seconda della varietà del canarino che deve acquisire la colorazione. Se si fa uso di coloranti di origine chimica, è da evitare l’uso prolungato di tali prodotti, che vanno a danno del normale metabolismo di questi uccellini.
La brillantezza del colore è un fattore fondamentale per il canarino rosso. Il colore inoltre deve essere uniforme, senza mostrare le pezzature che talvolta possono presentarsi. Il rosso non deve in alcun modo presentare sfumature o tendenze al colore arancio, né al viola.
La selezione del fattore rosso iniziò nel decennio tra il 1920 e il 1930, in Germania. All’inizio i prodotti tra gli incroci del canarino Sassone con il Cardinalino vennero ritenuto erroneamente ibridi, ossia primi di fertilità; negli anni successivi gli allevatori si accorsero della loro prolificità è la selezione ebbe inizio. Questo errore di valutazione comportò un notevole ritardo nella selezione.
Il fattore rosso viene suddiviso in due distinte categorie: la prima a fondo chiaro, e la seconda a fondo scuro. Queste categorie si dividono a loro volta in sottogruppi, distinte per la caratteristica della colorazione: intenso, brinato e mosaico.
Atlante delle razze di Canarini: http://www.agraria.org/canarini.htm

Federico Vinattieri, appassionato allevatore di Canarini e di Mastini Napoletani (http://ornitologia.difossombrone.it), è studente in “Tecniche di Allevamento del cane di razza ed educazione cinofila” alla Facolta’ di Medicina Veterinaria di Pisa. Curriculum vitae >>>

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