di Andrea Collini
Introduzione
La razza Rendena è una razza bovina autoctona a limitata diffusione originaria dell’omonima valle trentina. Attualmente conta circa 7000 capi iscritti al Libro Genealogico diffusi prevalentemente nelle province di Padova, Trento e Vicenza.
Caratteristiche produttive e morfologiche
La Rendena è una razza a duplice attitudine (latte e carne). La produzione media di latte si aggira sui 48 q a lattazione a medio contenuto di grasso e proteine. Rispetto alle altre razze allevate in Italia, il latte di questa razza presenta una spiccata attitudine alla caseificazione (minori tempi di coagulazione e maggior consistenza del coagulo). Per quanto riguarda la produzione di carne è in grado di fornire carcasse di buona qualità con valutazione SEUROP mediamente di classe R.
Raggiunge un’altezza al garrese di circa 130 cm e un peso mediamente di 500-550 kg. Il mantello si presenta uniforme: da castano a castano scuro nelle femmine, da castano scuro a castano molto
scuro (quasi nero lucente) nei maschi; lo standard di razza prevede la presenza di ciuffo e riga mulina di colore fromentino lucente e liscio, il pelo interno dei padiglioni auricolari avorio chiaro.
La pelle deve presentarsi fine ed elastica, gli occhi grandi, sporgenti e vivaci, il musello di color ardesia con orlature più chiare.
Le corna sono leggere, bianche alla base, nere in punta; la giogaia appena pronunciata nella vacca, discretamente sviluppata nel toro.
Generalmente gli arti leggeri ma non esili, in regolare appiombo e ben distanziati. Pastorali di giusta lunghezza e inclinazione, tendini evidenti, gli unghioni neri serrati e compatti, i garretti robusti con giusta
angolazione.
La mammella deve mostrarsi allungata verso l’addome e ben attaccata, i quattro quarti devono avere forma regolare e giuste proporzioni.
Schema di selezione ( Povinelli M., 1999)
Particolarità dello schema di selezione Rendena è, a differenza di altre razze dove i padri di toro vengono individuati solo su tori provati (soggetti maschi con valutazione genetica e con elevati valori di accuratezza), quella di utilizzare in modo consistente (70-80 %) i giovani tori come padri di toro. Tutto ciò consente di diminuire l’intervallo di generazione, fattore posto a denominatore nella formula per il calcolo del progresso genetico:
Il rapporto di proporzionalità inversa tra intervallo di generazione e progresso genetico permette di ottenere risultati più che soddisfacenti dal punto di vista della selezione, anche utilizzando soggetti con esigui valori di accuratezza (giovani tori).
Questo metodo, applicato alla Rendena, si rivela fondamentale in quanto consente anche di differenziare al massimo le linee di sangue dei padri di toro, evitando di utilizzare pochi tori provati che provocherebbero aumenti spropositati dei livelli di consanguineità compromettendo la sopravvivenza della popolazione.
Torello in Performance test (foto Mattia Pamelin)
Cenni storici
Le prime documentazioni relative a questa razza risalgono al 1700, quando un’epidemia di peste bovina proveniente dall’est europeo ridusse ai minimi termini la consistenza di bestiame della Val Rendena. Al fine di ripristinare il patrimonio zootecnico gli allevatori rendeneri furono costretti ad effettuare una serie di importazioni di bestiame proveniente da alcune vallate della Svizzera meridionale.
È bene ricordare che i bovini importati non sono riconducibili all’attuale razza Bruna: documenti dell’epoca, riferendosi ai bovini allevati in quelle vallate, li descrivono come soggetti“dai mantelli di diverso colore, prevalentemente uniformi, a pelo liscio, castani, rossi, grigi, neri. Di taglia ridotta, pelle fine; le corna bianche alla base, nere in punta e ben arcuate; buona la loro produzione di latte”. Una descrizione sicuramente più analoga alla razza Rendena che alla Bruna attualmente allevata in Svizzera che si presenta di taglia superiore e più grossolana. Molto probabilmente gli allevatori rendeneri scelsero gli animali importati per affinità morfologiche con gli animali da loro allevati in Val Rendena.
Dal 1740, in seguito al progressivo attenuarsi delle epidemie e al contemporaneo ripopolamento, il flusso delle importazioni andò ad estinguersi. Negli anni successivi il bestiame presente in valle fu sottoposto ad opere di selezione, che seppur rudimentali (principalmente mostre) consentirono di uniformare le caratteristiche di razza e di migliorarne l’attitudine alla produzione di latte tanto da essere qualificata dall’almanacco agrario di Trento come razza “distinta” da latte. Grazie a queste caratteristiche la Rendena si diffuse in tutto il Nord Italia, specialmente in Lombardia e nel territorio delle Tre Venezie raggiungendo alla fine dell’ ‘800 una consistenza di oltre 800.000 capi.
La situazione della Rendena peggiorò a partire dai primi del ‘900 quando tesi scriteriate che ne promuovevano l’incrocio di sostituzione con la Bruna ne ridussero la consistenza fino a poche migliaia di capi. Il merito della sopravvivenza della Rendena è da attribuire a quegli allevatori trentini e veneti che, forti delle loro convinzioni, continuarono clandestinamente a riprodurre la loro razza in purezza andando incontro, a volte, anche a conseguenze penali. Le discriminazioni nei confronti della Rendena e dei suoi allevatori cessarono il 6 aprile 1978 quando il Ministero dell’Agricoltura e Foreste su richiesta della regione Veneto ne autorizzò l’allevamento in purezza. Da qui seguirono una serie di passaggi che portarono nel 1984 con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 854 del 23 ottobre pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.347 del 19 dicembre, al riconoscimento ufficiale dell’A.N.A.RE. (Associazione Nazionale Allevatori Bovini di razza Rendena) un ente morale, senza fine di lucro che si occupa della selezione, della valorizzazione, del potenziamento, della diffusione dei bovini di Razza Rendena e dei suoi prodotti.
Opportunità e problematiche
L’intensificazione produttiva, accanto ad un miglioramento quantitativo e qualitativo delle produzioni, ha portato il settore zootecnico ad una progressiva standardizzazione sia dal punto di vista dei sistemi di allevamento che dal punto di vista dei tipi genetici allevati. La quasi totalità degli allevamenti intensivi da latte, ormai da decenni, si è indirizzata su razze cosmopolite (Bruna e Frisona) altamente specializzate per la produzione di latte e più idonee ai sistemi di allevamento moderni. La Rendena quindi trova poca applicazione in zone ad alta vocazione zootecnica: il suo ruolo è da ricercare laddove l’intensificazione produttiva non ha trovato gli spazi per affermarsi.
Il gap produttivo tra la Rendena e le razze lattifere specializzate tende ad invertirsi in condizioni di allevamento più “sfavorevoli”: l’elevata capacità della Rendena di sfruttare i pascoli, la rusticità e la frugalità la rendono particolarmente adatta in allevamenti dove viene praticato l’alpeggio; la salvaguardia ambientale in molte aree di montagna non può prescindere dall’allevamento di razze rustiche che direttamente (pascolo) e indirettamente (sfalcio prati) contribuiscono significativamente alla tutela del patrimonio ambientale. Tale azione si ripercuote positivamente anche sulle altre attività operanti in quel territorio specialmente quelle più connesse al settore terziario: un ambiente curato e accogliente è uno dei presupposti fondamentali ai fini dello sviluppo turistico.
La Rendena quindi, grazie alle sue caratteristiche è una razza che ben si presta ai fini della tutela ambientale; molto probabilmente senza le attività praticate da questa razza e dai suoi allevatori la Val Rendena, l’altopiano di Asiago e molte altre aree marginali oggi si troverebbero in gravi condizioni di degrado ambientale.
Ogni anno, a Pinzolo, nell’ultima settimana di agosto si svolge una manifestazione dal titolo “Giovenche di razza Rendena sfilata e … dintorni” che coinvolge oltre agli allevatori anche artigiani, albergatori e artisti. Questa manifestazione ha come principale obiettivo la valorizzazione di questa razza, del suo ruolo e dei suoi prodotti ; si prefigge di integrare sinergicamente la filiera zootecnico-ambientale con la filiera turistica portando agli occhi dei partecipanti il lavoro fondamentale che ancora oggi svolgono gli ultimi rappresentanti di un mondo antico sempre più a rischio di scomparsa (vedi >>>)
Rendene al pascolo nella zona di Madonna di Campiglio
La Rendena è frutto del lavoro paziente, intelligente e appassionato di tutta una schiera di allevatori; non è solamente una fonte di biodiversità da salvaguardare ma un pezzo di storia e di cultura tramandatoci dai nostri padri: rappresenta un ponte tra il passato contadino e il presente turisticizzato della Val Rendena che con troppa facilità rischia di dimenticare le proprie radici.
Bibliografia
Povinelli Mauro (1999) “Verifica di efficienza del sistema di miglioramento genetico della razza Rendena”.
Link utili
www.giovenchedirendena.it
www.anare.it
Andrea Collini è laureato in Scienze e Tecnologie Animali presso l’Università degli Studi di Padova; attualmente è iscritto al primo anno del corso di laurea specialistica in Scienze e Tecnologie Animali.
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