Modello innovativo di olivicoltura superintensiva
Presentato in Puglia un modello innovativo di olivicoltura superintesiva:
costi di raccolta ridotti a 0,30 € per litro di olio
di Lucia Giannoccaro
Olivicoltura superintensiva
Bari, 24 novembre 2007. Un’olivicoltura di grande produttività con costi di produzione contenuti. È stato presentato in Puglia un modello innovativo di coltivazione e di raccolta meccanica in oliveti superintensivi che permette di abbattere sensibilmente i tempi di raccolta ed i costi di produzione.
Il modello, che andrebbe a integrare le tradizionali metodologie di coltura olivicola pugliese, è stato oggetto di 3 giornate dimostrative organizzate dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari in collaborazione con Kverneland Group Italia e tenutesi il 22, 23 e 24 novembre rispettivamente presso l’I.T.A.S. “G. Pavoncelli” di Cerignola, l’Oleificio Sociale di Cassano delle Murge e la Cooperativa “Progresso Agricolo” di Fasano.
Nel corso delle manifestazioni rappresentanti del mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale si sono confrontati sulle difficoltà che sta affrontando il comparto olivicolo in Italia, anche alla luce dei mutati scenari che attendono l’agricoltura europea e quindi italiana.
In particolare è emersa la necessità di individuare soluzioni ottimali per essere competitivi sul mercato dato che a partire dal 2010 sarà consolidata l’area del “libero scambio” che aprirà le porte dei mercati europei ai prodotti ortofrutticoli e olivicoli provenienti dai paesi della sponda meridionale del Mediterraneo. Altra scadenza decisiva per il comparto agricolo e olivicolo è il 2013, anno in cui l’Unione Europea avvierà forti tagli, se non l’eliminazione totale, dei sussidi economici a sostegno dell’agricoltura e dell’olivicoltura dei paesi europei.
Alla luce di questi cambiamenti la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari ha presentato i risultati di una sperimentazione, avviata nel 2001 e coordinata dai professori Angelo Godini e Francesco Bellomo, che mira proprio a verificare la possibilità di applicazione in Puglia del modello di olivicoltura superintensiva, in grado di rivoluzionare la filiera di processo della coltivazione dell’olivo, abbattendo i costi di raccolta portandoli ad appena 0,20-0,30 € per litro di olio prodotto.
L’efficienza di questo sistema infatti dipende in gran parte dalla disponibilità di cultivar adeguate che abbiano portamento compatto, accrescimento contenuto e rapida entrata in produzione. Ad oggi queste caratteristiche vengono riconosciute a due varietà spagnole (‘Arbequina’ e ‘Arbosana’) e ad una varietà greca (‘Koroneiki’). Obiettivo della sperimentazione è quello di adattare questo sistema colturale alle condizioni ambientali e alle cultivar italiane e pugliesi, tra le quali ‘Cipressino’, ‘Coratina’, ‘Frantoio’, ‘Leccino’, ‘Ogliarola’, ‘Peranzana’.
Il modello di olivicoltura superintensiva permette di raccogliere a macchina la produzione di circa 3 ettari nelle 8 ore di lavoro giornaliero e questo significa, per una produzione tra 5 e 10 tonnellate/ettaro, la raccolta di 15 – 30 tonnellate di olive al giorno. L’aspetto rivoluzionario sta quindi nella straordinaria efficienza se si pensa che il cantiere di raccolta, costituito dalla macchina e da due operai permette, per una produzione tra le 5 e 10 tonnellate/ettaro, di raccogliere tra 75 e 150 quintali di olive al giorno per operaio contro 1,5 – 15 quintali al giorno per operaio con i metodi di raccolta tradizionale e/o meccanica.
Macchina in azione
Al termine dei seminari si è svolta una fase di carattere dimostrativo in cui è stata testata su un campo sperimentale la macchina vendemmiatrice “Gregoire G167” realizzata da Kverneland Group Italia per la raccolta delle olive in oliveti superintensivi.
«Il modello di olivicoltura superintensiva – ha spiegato il professor Angelo Godini, direttore del dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali e responsabile della sperimentazione – è già diffuso in Spagna, America, Sud Africa e Australia su circa 50.000 ettari. Lo studio ci sta fornendo una serie di risultati molto interessanti; ad esempio abbiamo già sperimentato alcune cultivar italiane che si presterebbero bene a questo modello, come ‘Urano’. Il nostro studio sta proseguendo per testare in totale oltre venti specialità al fine di individuare quelle più promettenti. Riteniamo sempre più urgente la necessità di affiancare ai tradizionali modelli colturali olivicoli quello superintensivo per salvaguardare la competitività di uno dei settori più importanti dell’economia pugliese».
Lucia Giannoccaro – SEC Mediterranea srl – giannoccaro@secrp.it