Studi del Parco Naturale Adamello Brenta e consigli per gli escursionisti
R. Chirichella, A. Mustoni, F. Zibordi
Ingresso di una tana di orso nel Parco Adamello-Brenta (foto Angelo Caliari)
Con l’arrivo della stagione invernale, l’orso si trova ad affrontare condizioni ambientali sfavorevoli, dovute principalmente alle temperature rigide e alla carenza dei vegetali posti alla base della sua dieta. Probabilmente per questi motivi, il plantigrado ha elaborato una strategia comportamentale (definita scientificamente “ibernazione”) che consiste nel trascorrere questo difficile periodo dell’anno protetto all’interno di una tana, in uno stato di inattività più o meno completa che dura generalmente dalla fine del mese di novembre fino a marzo.
Il periodo dell’ibernazione è la stagione nella quale l’orso risulta più vulnerabile e sensibile al disturbo antropico: le reazioni nei confronti di una fonte di disturbo possono infatti, in casi estremi, portare all’abbandono della tana, al quale può seguire la ricerca di un nuovo sito di svernamento o addirittura la definitiva interruzione del riposo invernale. Reazioni che divengono ancor più negative nel caso delle femmine gravide o dei cuccioli appena nati (i parti avvengono infatti proprio all’interno delle tane, solitamente tra gennaio e i primi di febbraio).
Una buona conoscenza del comportamento invernale dell’orso è dunque necessaria per assicurare una tutela adeguata della specie. In questo contesto, l’identificazione delle tane sembra essere particolarmente utile anche per localizzare le misure di conservazione: conoscere le aree utilizzate per lo svernamento consente, in altre parole, di avere indicazioni su come indirizzare le politiche di sviluppo territoriale e minimizzare le possibilità che si creino conflitti con le esigenze ecologiche della specie.
Ciò appare particolarmente importante nel caso di una popolazione di orsi come quella presente in Trentino, frutto del progetto di reintroduzione promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta a partire dal 1996 (grazie anche a contributi dell’Unione Europea e alla collaborazione della Provincia Autonoma di Trento e dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) e tuttora al di sotto della soglia minima vitale.
A questo scopo, nella primavera del 2005 è stata dunque avviata da parte del Parco un’indagine di campo volta ad individuare, caratterizzare e georeferenziare il maggior numero possibile di tane di svernamento. In particolare, oltre a ricercare nuovi siti, sono state visionate le cavità scoperte nel corso di indagini di campo effettuate a partire dall’anno 1988. Lo studio ha permesso di scoprire ed ispezionare – tra il mese di giugno e la fine di agosto, in maniera da evitare di arrecare disturbo alla specie – ben 59 tane, tutte situate nelle zone circostanti al territorio del Parco. Le cavità esplorate sono state riconosciute come tane di orso solo nel caso in cui siano stati rinvenuti giacigli – ossia ammassi (del diametro di alcune decine di cm) di erba, foglie e ramoscelli anche grossolani accumulati dagli orsi per isolarsi dal terreno e rendere più confortevole la permanenza nel rifugio invernale.
Tipologia delle tane di orso
Gli orsi possono utilizzare diversi tipi di tane invernali, sia in rapporto alle caratteristiche generali dell’ambiente, sia di fattori quali il sesso, l’età, lo stato riproduttivo e le preferenze individuali. Sulle Alpi, e più in generale nell’Europa Meridionale, nella scelta dei rifugi invernali gli orsi sfruttano solitamente la disponibilità ambientale, utilizzando quando possibile cavità naturali (per esempio in aree caratterizzate da ambienti carsici ricchi di anfratti), a volte ampliandole e adattandole con un’attività di scavo. Solo più raramente le tane vengono ricavate interamente scavando buchi profondi in punti particolarmente favorevoli (sotto un masso o sfruttando la contropendenza data dall’apparato radicale di qualche pianta).
I ricoveri sono di solito caratterizzati da un’entrata bassa di dimensioni variabili, spesso parzialmente coperta dalla vegetazione, forse a conferma dell’importanza che riveste la tranquillità durante il periodo invernale. Il fatto che l’entrata sia bassa limita peraltro la dispersione di calore dall’interno della tana e favorisce l’accumulo di neve in corrispondenza dell’ingresso, importante ai fini dell’isolamento termico. Nella parte più interna, comoda e asciutta della tana si può osservare una semplice lettiera (strato sottile di vegetali), una piccola buca priva di vegetali (“giaciglio a scavo”) oppure, più frequentemente, un vero e proprio giaciglio composto da materiale vegetale.
Dall’indagine condotta dal Parco, emerge come la dislocazione altimetrica delle tane si distribuisca tra i 520 e i 1969 m (media 1385,8 m), su versanti la cui pendenza è mediamente di 162°. I dati raccolti mostrano che nell’area delle Dolomiti di Brenta gli orsi sembrano prediligere per lo svernamento pendii soleggiati, ripidi e lontani da possibili fonti di disturbo (la distanza media è risultata di 646,2 m da strade secondarie e 1831,6 m da strade principali); su questi versanti gli orsi sembrano scegliere cavità naturali con entrate basse (altezza media di 73 cm) e ben mimetizzate, nelle quali solitamente preparano un giaciglio a forma di nido. Tutte queste caratteristiche garantiscono protezione termica, isolamento dalle attività umane e disponibilità di cibo nel periodo post letargico.
Statistiche descrittive per i parametri rilevati sul campo
Consigli per escursionisti e speleologi
– Evitate l’esplorazione di grotte e cavità tra il 1° ottobre e il 31 maggio, quando gli orsi potrebbero essere in ibernazione o impegnati nell’allestimento della tana.
– Prestate attenzione alle cavità dall’ingresso ridotto: potrebbero essere tane o ricoveri temporanei di orso. Prima di entrarvi, fate rumore e attendete qualche minuto.
– Una tana di orso è riconoscibile dalla presenza di un giaciglio, scavi nel terreno, segni di unghiate, peli o escrementi del plantigrado internamente o in prossimità di essa. In caso ne individuiate una, segnalatela all’Ufficio Faunistico del Parco Naturale Adamello Brenta (orso@pnab.it).
– Per ogni ulteriore dubbio o suggerimento consultate il sito del Parco (www.pnab.it) o scriveteci una mail (orso@pnab.it).
Ingresso di una tana di orso nel Parco Adamello-Brenta (foto Angelo Caliari)
R. Chirichella, A. Mustoni, F. Zibordi
Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno del Parco Naturale Adamello Brenta www.pnab.it
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