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LE IM­PLI­CA­ZIO­NE ECO­NO­MI­CHE DEL DI­STRET­TO SULLO SVI­LUP­PO DELLE AREE RU­RA­LI

di Ni­co­la Gal­luz­zo

1. In­tro­du­zio­ne
Il le­gi­sla­to­re ita­lia­no nel 1991, con un ap­po­si­to prov­ve­di­men­to nor­ma­ti­vo (Legge 317 del 5 ot­to­bre 1991), ha de­ci­so di de­fi­ni­re giu­ri­di­ca­men­te i si­ste­mi pro­dut­ti­vi lo­ca­li nel senso più ampio del ter­mi­ne, in­se­ren­do­vi ed in­di­vi­duan­do­vi tra essi il di­stret­to e del quale ha in­di­ca­to spe­ci­fi­ca­ta­men­te gli ele­men­ti che lo con­trad­di­stin­guo­no da un punto di vista ope­ra­ti­vo, con il fine di po­ter­vi col­lo­ca­re, in una pro­spet­ti­va di po­li­ti­ca in­du­stria­le di me­dio-lun­go pe­rio­do, l’a­gro-in­du­stria e l’a­gri­bu­si­ness. Nel 2001 con l’e­ma­na­zio­ne dei de­cre­ti le­gi­sla­ti­vi, fi­na­liz­za­ti ad am­mo­der­na­re il set­to­re pri­ma­rio, si è ini­zia­to ad esten­de­re ed a ri­com­pren­de­re anche il set­to­re agri­co­lo nella di­stret­tua­li­sti­ca (De­cre­to le­gi­sla­ti­vo 228/2001), in­tro­du­cen­do due ar­ti­co­li di legge, aven­ti lo scopo di in­di­vi­dua­re due ti­po­lo­gie di di­stret­to, che ca­rat­te­riz­za­no il mondo agri­co­lo ita­lia­no, quali il di­stret­to ru­ra­le e quel­lo agro-ali­men­ta­re di qua­li­tà, ognu­no in pos­ses­so di spe­ci­fi­che pe­cu­lia­ri­tà og­get­ti­ve che li con­trad­di­stin­guo­no e li di­ver­si­fi­ca­no tra loro. Suc­ces­si­va­men­te al­l’e­ma­na­zio­ne di que­sti prov­ve­di­men­ti di in­di­riz­zo e pro­gram­ma­zio­ne ge­ne­ra­le, sono state pro­dot­te da nu­me­ro­se re­gio­ni ita­lia­ne delle nor­ma­ti­ve spe­ci­fi­che per la de­fi­ni­zio­ne, in­di­vi­dua­zio­ne e per la rea­liz­za­zio­ne dei di­stret­ti nel set­to­re pri­ma­rio. Le leggi re­gio­na­li hanno cer­ca­to di te­ne­re conto del con­te­sto pro­dut­ti­vo lo­ca­le e delle tra­di­zio­ni, con la fi­na­li­tà di ri­spon­de­re alle esi­gen­ze che pro­ve­ni­va­no dal set­to­re pri­ma­rio e di ga­ran­ti­re le vo­ca­zio­na­li­tà pro­dut­ti­ve delle di­ver­se real­tà ter­ri­to­ria­li, pun­tan­do alla va­lo­riz­za­zio­ne di quel­le che sono le spe­ci­fi­ci­tà agri­co­le re­gio­na­li ed isti­tuen­do nu­me­ro­si di­stret­ti, con tra­di­zio­ni agro-ali­men­ta­ri con­so­li­da­te e ri­co­no­sciu­te, come quel­lo or­ti­co­lo, it­ti­co, dei fiori, ru­ra­le, della mon­ta­gna, oli­vi­co­lo.
Le spe­ci­fi­ci­tà che con­trad­di­stin­guo­no un ter­ri­to­rio da un altro e che con­sen­to­no alle azien­de agri­co­le ed agro-in­du­stria­li, che in esso si col­lo­ca­no, di poter crea­re un di­scri­mi­nan­te eco­no­mi­co sono do­vu­te ad una serie di ele­men­ti in­ter­ni al ter­ri­to­rio stes­so e con­nes­si al tes­su­to pro­dut­ti­vo ed im­pren­di­to­ria­le lo­ca­le, ca­pa­ci di as­si­cu­ra­re delle spe­ci­fi­ci­tà e delle pe­cu­lia­ri­tà, in grado di poter ge­ne­ra­re dei van­tag­gi per i sog­get­ti eco­no­mi­ci che in esso vi ope­ra­no. Que­sti van­tag­gi, da un punto di vista stret­ta­men­te eco­no­mi­co e for­ma­le, pos­so­no es­se­re sud­di­vi­si e scom­po­sti in due ti­po­lo­gie: van­tag­gi com­pa­ra­ti e van­tag­gi com­pe­ti­ti­vi, ognu­no dei quali ha delle ca­pa­ci­tà ben pre­ci­se per agire ed in­fluen­za­re lo svi­lup­po so­cio-eco­no­mi­co delle real­tà agri­co­le prese in esame.
Il van­tag­gio com­pa­ra­to si ha nei casi in cui una real­tà pro­dut­ti­va può com­pe­te­re più ef­fi­ca­ce­men­te ed ef­fi­cien­te­men­te con altre real­tà vi­ci­ne, per­ché può di­spor­re di fat­to­ri pro­dut­ti­vi in quan­ti­tà mag­gio­ri op­pu­re, a pa­ri­tà di quan­ti­tà di fat­to­re di­spo­ni­bi­le, di un mi­no­re costo di ac­qui­sto ed uti­liz­zo. Nel set­to­re pri­ma­rio si viene a de­ter­mi­na­re un van­tag­gio com­pa­ra­to al­lor­ché un’im­pre­sa rie­sce ad ac­qui­sta­re dei fat­to­ri pro­dut­ti­vi ad un prez­zo più con­ve­nien­te ri­spet­to ad un’al­tra, op­pu­re per­ché l’im­pre­sa rie­sce ad uti­liz­zar­li in ma­nie­ra ef­fi­cien­te, ri­du­cen­do que­gli ele­men­ti im­pro­dut­ti­vi che ren­do­no vi­sco­so ed eco­no­mi­ca­men­te meno ef­fi­cien­te il pro­ces­so di pro­du­zio­ne. Dei casi si­gni­fi­ca­ti­vi di van­tag­gio com­pa­ra­to si hanno, ad esem­pio, con­fron­tan­do l’at­ti­vi­tà agri­co­la di due con­te­sti pro­dut­ti­vi nei quali i fat­to­ri pro­dut­ti­vi hanno dei costi ab­ba­stan­za ri­dot­ti e che con­sen­to­no, in un’e­co­no­mia di scala, di mas­si­miz­za­re i ri­ca­vi. Il caso più in­te­res­san­te è rap­pre­sen­ta­to dalla zoo­tec­nia ita­lia­na che ha dei costi di ac­qui­sto dei fat­to­ri pro­dut­ti­vi mag­gio­ri ri­spet­to a quel­li di altre real­tà eu­ro­pee e mon­dia­li; altro caso in­te­res­san­te di van­tag­gio com­pa­ra­to si ha nel­l’or­ti­col­tu­ra da serra che, molto spes­so, deve so­ste­ne­re dei costi ener­ge­ti­ci ab­ba­stan­za ele­va­ti, con il con­se­guen­te in­cre­men­to dei costi pro­dut­ti­vi e la per­di­ta di com­pe­ti­ti­vi­tà con altre real­tà agri­co­le eu­ro­pee ed ex­traeu­ro­pee.

2. Ca­rat­te­ri­sti­che e spe­ci­fi­ci­tà del di­stret­to
Il di­stret­to, in senso ge­ne­ra­le, si ca­rat­te­riz­za per la pre­sen­za di una serie di par­ti­co­la­ri con­di­zio­ni eco­no­mi­che, ope­ra­ti­ve, am­bien­ta­li e so­cia­li le quali con­sen­to­no, a tutti i sog­get­ti che ne fanno parte, di be­ne­fi­cia­re di un’at­mo­sfe­ra cul­tu­ra­le e so­cio-eco­no­mi­ca di col­la­bo­ra­zio­ne, di ele­va­ta in­te­ra­zio­ne e re­ci­pro­ci­tà nei rap­por­ti in­ter­per­so­na­li ed in­te­ra­zien­da­li, i quali sono ca­pa­ci di av­van­tag­gia­re tutto l’am­bien­te pro­dut­ti­vo, ga­ran­ten­do un ele­va­to scam­bio di in­for­ma­zio­ni molto in­te­res­san­ti ai fini pro­dut­ti­vi ed eco­no­mi­ci. Il con­te­sto so­cia­le ed eco­no­mi­co che si viene a crea­re nel di­stret­to può dare luogo ad un van­tag­gio com­pe­ti­ti­vo, le­ga­to sia al po­si­zio­na­men­to geo­gra­fi­co del di­stret­to sia ai sog­get­ti che in esso ope­ra­no. In que­sto caso i sog­get­ti im­pren­di­to­ria­li ed isti­tu­zio­na­li de­vo­no con­cen­tra­re i loro sfor­zi per col­la­bo­ra­re tra loro, al fine di con­te­ne­re, li­mi­ta­re o ri­dur­re quei pro­ces­si di vi­sco­si­tà che ral­len­ta­no il per­cor­so pro­dut­ti­vo; in estre­ma sin­te­si, le im­pre­se agro-ali­men­ta­ri di un de­ter­mi­na­to ter­ri­to­rio, a se­gui­to del pro­ces­so di di­sin­te­gra­zio­ne ver­ti­ca­le che ca­rat­te­riz­za il pro­ces­so pro­dut­ti­vo mo­der­no, rie­sco­no a ge­ne­ra­re una rete di re­la­zio­ni ed a met­te­re in co­mu­ne le loro co­no­scen­ze e com­pe­ten­ze, in ma­nie­ra tale da av­van­tag­gia­re tutti i sog­get­ti e tutti gli ope­ra­to­ri che in esso ope­ra­no.
In Ita­lia si è po­tu­to os­ser­va­re come la com­par­sa del di­stret­to agro-ali­men­ta­re, così come av­ve­nu­to per altre ti­po­lo­gie di di­stret­ti con­so­li­da­ti nel set­to­re in­du­stria­le tra­di­zio­na­le, ha avuto il suo mas­si­mo svi­lup­po, pre­va­len­te­men­te, in quel­le aree e real­tà ter­ri­to­ria­li nelle quali si è ri­le­va­ta la pre­sen­za di sog­get­ti ban­ca­ri ed isti­tu­zio­na­li, che hanno stret­ta­men­te col­la­bo­ra­to tra loro, ge­ne­ran­do un tes­su­to eco­no­mi­co-im­pren­di­to­ria­le vi­va­ce e ca­pa­ce di as­si­cu­ra­re uno scam­bio mu­tua­li­sti­co e van­tag­gio­so per tutto il ter­ri­to­rio. Una par­zia­le spie­ga­zio­ne della re­la­zio­ne che in­ter­cor­re tra il rap­por­to po­si­ti­vo ban­che-im­pre­se e l’af­fer­ma­zio­ne del di­stret­to può es­se­re in­di­vi­dua­ta nella pos­si­bi­li­tà, da parte delle im­pre­se, di poter be­ne­fi­cia­re di op­por­tu­ni­tà di fi­nan­zia­men­to più fles­si­bi­li dove, ai ca­no­ni­ci pa­ra­me­tri di af­fi­da­bi­li­tà e ga­ran­zia, si af­fian­ca­va­no una serie di ele­men­ti di con­tor­no ab­ba­stan­za in­te­res­san­ti e si­gni­fi­ca­ti­vi, ca­pa­ci di ren­de­re il cre­di­to più con­so­no alle esi­gen­ze del mondo im­pren­di­to­ria­le agri­co­lo, che si ca­rat­te­riz­za, in linea ge­ne­ra­le, per un li­vel­lo di ri­schio­si­tà basso.
Il di­stret­to, tut­ta­via, non deve es­se­re in­ter­pre­ta­to come uno stru­men­to ope­ra­ti­vo fine a se stes­so, ma come una forma men­tis con la quale ope­ra­re e con­fron­tar­si; si po­treb­be de­fi­ni­re il di­stret­to uno stru­men­to com­ples­so di ge­stio­ne e di pro­gram­ma­zio­ne so­cio-eco­no­mi­ca del ter­ri­to­rio da uti­liz­za­re per un fine ben pre­ci­so, rap­pre­sen­ta­to dallo svi­lup­po delle azien­de agri­co­le ed agro-in­du­stria­li che par­te­ci­pa­to nel pro­ces­so pro­dut­ti­vo di una de­ter­mi­na­ta area geo­gra­fi­ca, rac­cor­dan­do tutte le ini­zia­ti­ve di pro­mo­zio­ne e di va­lo­riz­za­zio­ne del ter­ri­to­rio, del suo tes­su­to pro­dut­ti­vo e delle sue ec­cel­len­ze. Molto spes­so, que­sta stra­te­gia ope­ra­ti­va non è per­ce­pi­ta nella sua in­te­rez­za e nella sua com­ples­si­tà, spin­gen­do molti ope­ra­to­ri a pun­ta­re sul ri­co­no­sci­men­to e rea­liz­za­zio­ne di una mol­te­pli­ci­tà di di­stret­ti su un ter­ri­to­rio omo­ge­neo, con il ri­schio di in­di­vi­dua­re e pro­por­re nu­me­ro­si di­stret­ti, di esten­sio­ne geo­gra­fi­ca li­mi­ta­ta e di im­pat­to eco­no­mi­co ri­dot­to, i quali, so­prat­tut­to nel set­to­re agri­co­lo ed agro-ali­men­ta­re, ri­schia­no di en­tra­re in con­flit­to tra loro, non es­sen­do con­na­tu­ra­ti e con­nes­si alla loro ori­gi­ne ed alla loro pe­cu­lia­ri­tà pro­dut­ti­va e ter­ri­to­ria­le, con la con­se­guen­za di di­so­rien­ta­re il con­su­ma­to­re, de­po­ten­zian­do l’i­ni­zia­ti­va. Tale cri­ti­ci­tà ap­pa­re esi­zia­le, so­prat­tut­to in quei casi nei quali la fi­na­li­tà del di­stret­to sia quel­la di va­lo­riz­za­re un ter­ri­to­rio ru­ra­le od un pro­dot­to agro-ali­men­ta­re di qua­li­tà ben pre­ci­so, con la di­ret­ta con­se­guen­za di can­ni­ba­liz­za­re altre ec­cel­len­ze pro­dut­ti­ve me­ri­to­rie e degne di at­ten­zio­ne da parte del mondo agro-in­du­stria­le. Tra gli altri er­ro­ri che sono com­mes­si nella in­di­vi­dua­zio­ne, pre­di­spo­si­zio­ne ed at­tua­zio­ne di un di­stret­to pos­sia­mo an­no­ve­ra­re la man­ca­ta in­ter­pre­ta­zio­ne della fun­zio­ne prin­ci­pa­le del di­stret­to. Que­st’ul­ti­mo, in­fat­ti, è er­ro­nea­men­te in­di­vi­dua­to ed in­ter­pre­ta­to come una fonte di fi­nan­zia­men­to di­ret­ta, spe­ci­fi­ca e fine a stes­sa; in­ve­ce, il ruolo di un di­stret­to è ben di­ver­so, poi­ché rap­pre­sen­ta una strut­tu­ra nata con il com­pi­to spe­ci­fi­co di per­ce­pi­re e fare pro­prie le sol­le­ci­ta­zio­ni ed i fer­men­ti im­pren­di­to­ria­li del ter­ri­to­rio che pro­ven­go­no dalla base so­cia­le e pro­dut­ti­va, at­tuan­do quan­to pre­vi­sto dal prin­ci­pio di sus­si­dia­rie­tà in­tro­dot­to con il Trat­ta­to di Maa­stri­cht, il quale ha in­di­vi­dua­to nel­l’en­te lo­ca­le la strut­tu­ra am­mi­ni­stra­ti­va ca­pa­ce di sod­di­sfa­re le esi­gen­ze della co­mu­ni­tà lo­ca­le ed im­pren­di­to­ria­le, nella quale vive ed opera, con l’o­biet­ti­vo prin­ci­pa­le di mi­glio­ra­re ed im­ple­men­ta­re la com­pe­ti­ti­vi­tà del ter­ri­to­rio. At­tra­ver­so stru­men­ti spe­ci­fi­ci plu­rien­na­li, il di­stret­to, or­ga­niz­za­to nelle forme giu­ri­di­che ed am­mi­ni­stra­ti­ve pre­vi­ste dalla legge, non dovrà fare altro che pre­di­spor­re delle linee di in­di­riz­zo stra­te­gi­che e di pia­ni­fi­ca­zio­ne, in­di­ca­te in un ap­po­si­to do­cu­men­to di pro­gram­ma­zio­ne plu­rien­na­le, va­lu­ta­re quali pos­so­no es­se­re le prio­ri­tà sulle quali pun­ta­re nei mer­ca­ti mon­dia­li per ri­lan­cia­re, fare ap­prez­za­re e tu­te­la­re quel­le ec­cel­len­ze pro­dut­ti­ve pre­sen­ti nel mondo agro-ali­men­ta­re ita­lia­no.

3. Con­clu­sio­ni
La legge na­zio­na­le, che di­sci­pli­na il fun­zio­na­men­to dei di­stret­ti, si basa su al­cu­ni pre­sup­po­sti ben pre­ci­si presi in pre­sti­to dalla tra­di­zio­ne eco­no­mi­ca in­du­stria­le ita­lia­na i quali, se da un punto di vista teo­ri­co pos­so­no tro­va­re ap­pli­ca­zio­ne pra­ti­ca e piena ri­spon­den­za nel set­to­re in­du­stria­le, da un punto di vista pra­ti­co crea­no qual­che dif­fi­col­tà nel mo­men­to in cui si ap­pli­ca­no al set­to­re pri­ma­rio. A tal fine, è au­spi­ca­bi­le, nella de­fi­ni­zio­ne ed in­di­vi­dua­zio­ne dei di­stret­ti ru­ra­li ed agro-ali­men­ta­ri, con­si­de­ra­re non esclu­si­va­men­te dei pa­ra­me­tri clas­si­fi­ca­to­ri ed ope­ra­ti­vi ri­gi­di, di stret­ta de­ri­va­zio­ne sta­ti­sti­ca; sa­reb­be au­spi­ca­bi­le, per­tan­to, pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne la sto­ria, le tra­di­zio­ni del ter­ri­to­rio ed il con­te­sto agri­co­lo per in­di­vi­dua­re que­gli ag­gre­ga­ti e rag­grup­pa­men­ti pro­dut­ti­vi utili a ga­ran­ti­re e va­lo­riz­za­re le pro­du­zio­ni ed i con­te­sti pro­dut­ti­vi ru­ra­li lo­ca­li coin­vol­ti di­ret­ta­men­te ed in­di­ret­ta­men­te.  Non va di­men­ti­ca­to di coin­vol­ge­re tra i sog­get­ti isti­tu­zio­na­li, ne­ces­sa­ri per dare mag­gio­re im­pul­so e reat­ti­vi­tà al di­stret­to, le strut­tu­re di ri­cer­ca scien­ti­fi­che, le quali sono fon­da­men­ta­li per ge­ne­ra­re in­no­va­zio­ne, com­pe­ti­ti­vi­tà e crea­re un am­bien­te ca­pa­ce di re­ce­pi­re le sol­le­ci­ta­zio­ni del mondo pro­dut­ti­vo, del mer­ca­to e dei con­su­ma­to­ri, al fine di ga­ran­ti­re un re­ci­pro­co e pro­fi­cuo scam­bio di in­for­ma­zio­ni tra il modo pro­dut­ti­vo agri­co­lo, le im­pre­se agro-ali­men­ta­ri ed i sog­get­ti pro­mo­to­ri di ri­cer­ca e svi­lup­po.
L’a­na­li­si sin qui con­dot­ta, ha di­mo­stra­to l’im­por­tan­za ed il ruolo del di­stret­to per la sal­va­guar­dia e lo svi­lup­po so­cio-eco­no­mi­co dei ter­ri­to­ri ru­ra­li ed agri­co­li ita­lia­ni. Il con­te­sto nel quale il di­stret­to si svi­lup­pa è di estre­ma im­por­tan­za per ga­ran­ti­re l’af­fer­ma­zio­ne di al­cu­ne real­tà agro-ali­men­ta­ri, anche se, per il po­ten­zia­men­to delle pe­cu­lia­ri­tà pro­dut­ti­ve del ter­ri­to­rio, sarà au­spi­ca­bi­le te­ne­re in de­bi­ta con­si­de­ra­zio­ne, nella fase isti­tu­ti­va e pro­gram­ma­to­ria del di­stret­to, tutti i sog­get­ti che in esso ope­ra­no per fa­vo­ri­re, in mi­su­ra mag­gio­re e mi­glio­re pos­si­bi­le, gli scam­bi cul­tu­ra­li per ge­ne­ra­re un am­bi­to pro­dut­ti­vo di­na­mi­co e cul­tu­ral­men­te ef­fer­ve­scen­te.
Il ruolo della ri­cer­ca scien­ti­fi­ca e la sua suc­ces­si­va ap­pli­ca­zio­ne ap­pa­io­no di pri­ma­ria im­por­tan­za per va­lo­riz­za­re ed im­ple­men­ta­re le ec­cel­len­ze pro­dut­ti­ve agro-ali­men­ta­ri ita­lia­ne, so­prat­tut­to in una fase molto de­li­ca­ta, come quel­la at­tua­le, nella quale è ne­ces­sa­rio sal­va­guar­da­re pro­du­zio­ni non più in­dif­fe­ren­zia­te e ad alto va­lo­re ag­giun­to e, per­tan­to, la pre­sen­za di un di­stret­to con­sen­ti­rà di va­lo­riz­za­re, in una pro­spet­ti­va di mar­ke­ting ter­ri­to­ria­le, il pro­dot­to agro-ali­men­ta­re, le­gan­do­lo stret­ta­men­te con il ter­ri­to­rio d’o­ri­gi­ne.

Ni­co­la Gal­luz­zo si è lau­rea­to in Scien­ze agra­rie pres­so l’U­ni­ver­si­tà Cat­to­li­ca del Sacro Cuore di Pia­cen­za, con­se­guen­do il per­fe­zio­na­men­to in Eco­no­mia del tu­ri­smo e in Ge­stio­ne  e or­ga­niz­za­zio­ne  ter­ri­to­ria­le delle ri­sor­se na­tu­ra­li pres­so l’U­ni­ver­si­tà La Sa­pien­za di Roma, in Studi eu­ro­pei pres­so la Fa­col­tà di Scien­ze po­li­ti­che del­l’U­ni­ver­si­tà di Ge­no­va. As­se­gni­sta di ri­cer­ca pres­so l’I­sti­tu­to Na­zio­na­le di Eco­no­mia Agra­ria (Inea). At­tual­men­te è dot­to­ran­do di ri­cer­ca in Scien­ze degli Ali­men­ti pres­so il Di­par­ti­men­to di Scien­ze degli Ali­men­ti Unità ope­ra­ti­va in eco­no­mia agro-ali­men­ta­re della Fa­col­tà di Agra­ria di Te­ra­mo.

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