di Beatrice Lepri
L’effetto principale di una gerarchia ben definita è quello di ridurre al minimo all’interno del branco, dal momento che ogni cavallo conosce il suo ruolo e rari sono i casi di insubordinazione. La maggior parte di interazioni aggressive quando un cavallo invade lo spazio sociale di un altro, un subordinato (detto individuo omega) di solito viene allontanato dall’individuo “alfa” con atteggiamenti “minacciosi”, ma quasi mai veramente aggressivi. Sono sufficienti minacce di mordere o calciare da parte di “alfa” verso “omega”, per far comprendere quali sono le regole da rispettare all’interno del branco. Una maggior intensità nelle interazioni aggressive si ha quando un “omega” non vuole cedere o quando si incontrano due cavalli di pari “rango” e dalle semplice minacce si passa a veri calci, morsi e messe in fuga ( Keiper, 1986; Keiper e Receveur, 1992).
Un “omega” deve dimostrare quale è la sua posizione nel branco, con atteggiamenti di sottomissioni, che sono stati osservati da molti etologi, all’interno di molti branchi diversi, e che si possono pertanto considerare come “linguaggio internazionale”.
Secondo Araba e Crowell – Davis (1994) tali comportamenti sono:
– girare la testa: il subordinato gira la testa dall’animale che lo ha aggredito, e le sue membra non si muovano;
– fuggire: il subordinato si allontana dal cavallo che lo ha aggredito;
– coda bassa: la coda del subordinato è premuta fortemente al corpo, mentre sposta le zampe posteriori per allontanarsi dall’aggressore;
– ritirata: il subordinato immediatamente si allontana da un altro cavallo non appena questo si muove, anche se l’altro non manifesta nessun atteggiamento di minaccia.
Keiper, ha inoltre notato che gli animali giovani, manifestano la loro sottomissione in modo diverso:
– masticano con le orecchie ritte
– la bocca è aperta con gli angoli tirati indietro
– la lingua ricopre i denti
– la bocca viene aperta e chiusa rapidamente senza contatto tra i denti.
Questo atteggiamento inibisce il comportamento aggressivo dell’adulto: è come se il giovane gli mostrasse la sua carta d’identità dicendo” sono solo un puledro!!”.
Rimura ha osservato che nel branco esistono anche delle relazioni amichevoli, che si instaurano tra cavalli che appartengono più o meno allo stesso “rango” sociale.
All’interno di un branco, quasi tutti hanno un proprio “compagno preferito”: i due pascolano insieme e stanno quasi sempre vicini, usano il mutual grooming, ossia, mettendosi uno di fianco all’altro, con la testa in direzione opposta, si grattano, mordicchiando l’uno il collo, il garrese, il dorso, la groppa e le spalle dell’amico.
Detto questo, se partiamo dal principio che l’elemento fondamentale per la formazione ed il mantenimento di un qualsiasi rapporto sociale è la comunicazione, molti etologi, hanno potuto constatare che anche i cavalli comunicano tra loro usando.
Tre sono i tipi fondamentali di comunicazione:
– vocale
– olfattiva
– visiva
I suoni emessi dai cavalli sono riconducibili a tre tipi, più altri che esistono come varianti di questi:
1. nitrito: è un suono di intensità di intensità e durata variabili: la madre emette un nitrito molto forte quando viene separata dal proprio puledro. In questo caso il nitrito esprime l’angoscia e l’agitazione della cavalla. Un cavallo che vuole, invece, attirare l’attenzione dei suoi compagni per qualcosa che sta avvenendo. Spesso, il nitrito assomiglia ad un saluto: lo lancia un cavallo che ritorna nel suo branco dopo una breve assenza.
2. grugnito: è un nitrito più sommesso che può essere lanciato da una madre che ha perso di vista momentaneamente il puledro; è un richiamo oppure una risposta ad un precedente allarme (nitrito) lanciato dal figlio, che si è trovato solo. Il grugnito può essere emesso dallo stallone all’inizio di un incontro sessuale, durante il corteggiamento; nei cavalli allevati si può ascoltare questo suono mentre aspettano la loro razione quotidiana ( quasi volessero far presente allo stalliere che loro “stanno aspettando!!”), oppure può essere emesso dal cavallo in risposto alla voce del proprio “padrone bipede”!
3. grido o strillo: sono i suoni più brevi ed acuti emessi dal cavallo (una singola nota , breve ma intensa). Si possono sentire durante uno scontro tra stalloni oppure quando una femmina rifiuta il maschio: in questo caso sono suoni di minaccia.
Una variabile di questi suoni, molto importante per il suo significato, è il gorgoglio di gola, un tipico suono emesso dal cavallo quando si trova in stato di benessere psicologico e in rilassamento (o “mutal grooming”). Spesso questo suono lo può udire il padrone che gratta, accarezza il proprio cavallo (quasi come se facesse la “fusa”).
La comunicazione olfattiva è difficilmente percepibile dall’uomo: la femmina in calore emette un odore particolare anche quando non ha altre dimostrazioni dell’estro. I cavalli impauriti emettono un odore inequivocabile, che però può essere percepito solo da un altro cavallo: l’uomo può solo notare un’improvvisa agitazione nel branco, non anticipata da nessuno segnale ne vocale né visivo.
La comunicazione visiva, invece, tra i cavalli, è sicuramente la forma più importante e complessa poiché comprende cambiamenti più o meno marcati di posizioni delle orecchie, lingua, testa, coda gambe ed anche di tutto il corpo ( Keiper, 1986; Freser, 1992).
Nel cavallo la visione è monoculare, priva del senso di profondità, poiché gli occhi sono posizionati lateralmente ed in particolare la visione dei due occhi è separata: quello che vede l’occhio sinistro il destro non lo riconosce. Le due immagini separate, possono sovrapporsi solo al centro. IL campo visivo del cavallo è di 340, poiché rimane cieca solo la parte dietro il suo corpo e quella immediatamente di fronte a lui. E’ la posizione della testa, il livello a cui è tenuta, che determina l’ampiezza della zona cieca di fronte al naso e quella dietro a lui; la maggior visione periferica e la minor area cieca posteriore, sono ottenute con la testa in posizione abbassata, ad esempio durante il pascolo. In questa posizione, il cavallo sembra indifeso e concentrato solo sul cibo, in realtà tiene sotto controllo tutto ciò che accade intorno a lui: essendo una preda non può certo abbassare la guardia! ( Van Niekerk, 1980; Morris, 1988).
Anche la posizione delle orecchie è fondamentale per la comunicazione:
– orecchie schiacciate indietro: comunicano minaccia e manifestano un atteggiamento aggressivo
– orecchie dritte: comunicano interesse ed attenzione per quello che accade intorno
– orecchie ruotate in fuori: segnalano uno stato di tranquillità o rilassamento
Naturalmente questi segnali non devono essere singolarmente, ma dobbiamo osservare l’intero comportamento del corpo dell’animale: ad esempio, le orecchie portate indentro potrebbero semplicemente significare interesse per quello che accade dietro al cavallo, ma se sono associate ad un irrigidimento dei muscoli ed allo sbarramento dell’occhio, allora manifestano aggressività.
Nell’insieme un cavallo che si presenta con le orecchie ruotate verso l’esterno, le palpebre rilassate, il labbro inferiore pendente, la coda abbassata e la testa bassa, comunica uno stato di quiete e di tranquillità (Keiper, 1986).
L’atteggiamento di sfida tra due stalloni, è caratterizzato, all’inizio da un’andatura particolare, in cui il cavallo avanza con portamento fiero, testa alta, collo arcuato e coda sollevata (Keiper, 1986; Fraser, 1992).
Normalmente in posizione di riposo o mentre il branco pascola, lo stallone sorveglia il suo harem, mantenendosi in posizione periferica e girando intorno al branco, in modo che le cavalle con i puledri si trovino in una posizione centrale, sicura.
Qualora si presentasse una minaccia, lo stallone tramite l’herding, tenderà a radunare il suo branco. L’herding, è un insieme di posture e atteggiamenti che lo stallone assume sia per radunare che per sposare il suo branco. Per far muovere un altro cavallo, lo stallone gli si pone di fianco, all’altezza dei suoi arti posteriori, con la testa abbassata e le orecchie tirate indietro in posizione di minaccia. Muove la testa avanti e indietro, con un movimento detto snaking, per spingere gli elementi del gruppo che si attardano, e gli incita con piccoli morsi sul collo, sui fianchi o su i posteriori.
Il linguaggio corporeo è molto importante in quanto consente allo stallone di far spostare il branco, senza entrare in contatto fisico con i singoli cavalli, ma semplicemente usando modificazioni della propria posizione rispetto al campo visivo dei soggetti che devono essere guidati (Miller, 1991). Come abbiamo visto, per far muovere un cavallo, allo stallone è sufficiente una pressione, rappresentata dalla sua presenza, all’altezza dei posteriori, quindi in una posizione periferica rispetto all’occhio; mentre per fargli cambiare direzione si pone in una posizione frontale rispetto all’occhio, come un invito a non proseguire in quel senso di marcia; in ultimo, per fermarlo, si pone in una posizione leggermente anteriore all’occhio del soggetto che deve essere guidato.
M.Priamo, Maremmano nato 2003 da Q.Asco e M.Galatea di Cortevecchia
(Proprietario www.settemerli.it Gregorio Savio)
Beatrice Lepri, laureata in Scienze delle Produzioni Animali all’Universita’ di Pisa, vanta quasi due lustri di esperienze maturate presso l’Associazione Italiana Quarter Horse. E’ anche allevatrice di cavalli. Curriculum vitae >>>