di Paolo Pecchioli
Giardino di Villa Gamberaia – Settignano Firenze
L’IMPIANTO DELLE SIEPI
L’impianto di una siepe nel giardino richiede una ripulitura della superficie del terreno da erbe infestanti e da sassi; in seguito il terreno sarà livellato, in modo che non si possano verificare ristagni d’acqua; infine saranno tracciate le linee di scavo, con della polvere di gesso, secondo il disegno planimetrico deciso precedentemente.
Quando cominciamo a scavare dobbiamo tener conto dello stato del terreno. Infatti, se ci troviamo di fronte ad un terreno argilloso e troppo bagnato è preferibile rimandare l’impianto, perchè un terreno così pesante non permette la circolazione dell’aria e favorisce il ristagno dell’acqua. Inoltre quando impiantiamo, il terreno dovrà essere un po’pressato intorno alle radici; questa pratica, se effettuata in un terreno argilloso, accentua il ristagno dell’acqua così le radici, inglobate in questo tipo di terreno, risulterebbero “murate” nel terreno, soffrendo notevolmente per questa situazione. In queste condizioni si può verificare asfissia radicale, che, protratta per molto tempo, è causa sicura di morte per le piante.
Quando questo terreno si asciuga, in estate ma anche già dalla tarda primavera, indurisce e forma una crosta, restando molto poco permeabile all’acqua. Le piante eventualmente collocate in quel terreno potrebbero andare incontro ad una crisi idrica, dovuta sia alla scarsità d’acqua, sia alla non permeabilità del terreno, che renderebbe inutili annaffiature e piogge. In questi terreni le piante hanno molte difficoltà a radicare ed a svilupparsi.
Se invece il terreno prescelto è troppo asciutto, è stato incolto per molti anni o è stato costipato dal passaggio di persone o mezzi, deve essere predisposto alla piantagione vangandolo mesi prima per rendere il terreno stesso più soffice. Se ciò non fosse stato possibile, può essere sufficiente annaffiarlo abbondantemente una settimana prima di procedere all’impianto.
Come abbiamo evidenziato, il terreno dove dobbiamo impiantare la siepe può essere pessimo, per i più vari motivi. Dunque, per ovviare a questa difficoltà e per effettuare un corretto impianto, che garantisca un sicuro attecchimento ed un agevole sviluppo delle piantine nei loro primi anni di vita, è consigliabile preparare un terriccio idoneo.
Questo terriccio (in realtà dovremmo parlare di terricciato) è costituito da foglie ben decomposte, argilla e sabbia. Queste componenti dovranno essere presenti in parti uguali e ben amalgamate. Il terriccio dovrà inoltre essere concimato. Una volta scavata la trincea verrà collocato sul suo fondo del letame ben maturo o delle foglie ben decomposte, poi ricoperto con del terreno sul quale verrà poggiato l’apparato radicale delle piante prescelte, facendo attenzione che tutto il loro apparato radicale risulti inserito nella trincea, mentre il fusto ne rimanga fuori o sia interrato solo leggermente. Il terriccio preparato precedentemente sarà impiegato per riempire la trincea.
Questo terreno deve essere pressato in prossimità delle radici per un duplice motivo: attenuare il più possibile la crisi di trapianto, soprattutto per quelle piante prive di un pane di terra, piantate cioè a radice nuda, ed ancorare le piante al terreno circostante, per evitare che esse siano spostate dal vento, o dal passaggio di persone o animali. Una volta terminato il riempimento della trincea, dobbiamo predisporre una cunetta presso il piede della pianta, nella quale immetteremo acqua durante la stagione estiva. Ciascuna pianta sarà sorretta da tutori, che avranno il compito di tenerla verticale nei primi anni di sviluppo; inoltre l’intero filare sarà allineato con del filo di ferro fissato a picchetti collocati ai vertici della nostra siepe o aiuola.
Le operazioni d’impianto terminano con una leggera potatura delle piante e con una annaffiatura abbondante. La potatura non è legata alla forma che vogliamo dare alla siepe ma ha una funzione fisiologica: essa serve unicamente per ridurre l’apparato fogliare, per ottenere una minore traspirazione. L’annaffiatura è l’ultima operazione dell’impianto. Essa deve essere abbondante anche se il terreno è piuttosto fresco perchè, oltre a inumidire l’apparato radicale, svolge la funzione di assestamento del terreno. L’annaffiatura è importantissima nei primi anni dopo la messa a dimora delle piante per il loro attecchimento, soprattutto durante la stagione estiva.
In questa descrizione alcuni particolari non sono stati specificati. Tra questi, consideriamo la migliore stagione per procedere all’impianto, profondità e larghezza dello scavo, la distanza di piantagione tra una piantina e le altre, perchè sono fattori variabili da una specie all’altra. Possiamo comunque fare un breve cenno a ciascuno di questi aspetti.
Per quanto riguarda la stagione migliore per procedere all’impianto, è in stretta relazione alla specie che abbiamo deciso di impiantare. Ad esempio, se vogliamo impiantare una specie a foglia caduca, il periodo migliore per procedere è l’autunno inoltrato, perchè solo in questo periodo possiamo realizzare impianti a radice nuda, ovvero senza pane di terra intorno alle radici. Viceversa, se la specie da impiantare è sempreverde, possiamo procedere anche in primavera.
Non sono state specificate profondità e larghezza dello scavo. Infatti esse dipendono dal tipo di pianta che dobbiamo mettere a dimora e dal suo sviluppo al momento dell’impianto. Va però ricordato che è sempre utile una lavorazione del terreno più profonda e di superficie maggiore rispetto a quella che sarà poi effettivo oggetto dell’impianto, perchè in un terreno così preparato sarà più facile lo sviluppo radicale delle piante anche perchè l’acqua e l’aria penetreranno senza difficoltà nel terreno. Ciò faciliterà l’attecchimento delle piante nei primi delicatissimi mesi.
La distanza di piantagione non è uguale per tutte le piante, perchè essa dipende sia dallo sviluppo definitivo delle piante stesse, sia dalla compattezza che vogliamo dare alla siepe. Ad esempio, le piante di bosso vanno distanziate di dieci centimetri l’una dall’altra, la mahonia di venticinque centimetri, le piante d’alloro di cinquanta centimetri, i cipressi allevati per costituire una siepe devono avere una distanza di un metro tra pianta e pianta. Va però ricordato che è sempre più conveniente mettere una pianta in più che una in meno in una fila, perchè la pianta in eccedenza potrà essere sempre eliminata in qualsiasi momento tagliandola alla base, mentre se dovessimo ripiantare una pianta in una fila già costituita per sostituire una singola pianta morta, danneggeremmo le radici e la chioma delle piante limitrofe. Inoltre lo sviluppo delle piante che hanno già attecchito sarebbe più veloce di quella che abbiamo appena ripiantato, la quale, nel giro di breve tempo, non avrebbe più il necessario spazio essendo sovrastata dalle altre piante vicine e, dunque, il suo sviluppo risulterebbe stentato.
Abbiamo accennato al fatto che le essenza da impiantare possono avere la radice nuda o il pane di terra. L’attecchimento è più sicuro per le piante munite di pane di terra, soprattutto se allevate in vaso, perchè queste piante non avranno crisi di trapianto essendo il loro apparato radicale assolutamente integro; così potranno essere piantate anche fuori stagione. Però, per stimolare l’emissione di nuove radici, si potrà effettuare una leggera riduzione dell’apparato radicale poco prima dell’impianto. Nelle piante caducifoglie non si deve praticare la riduzione dell’apparato radicale durante il periodo vegetativo.
Le piante che non hanno radici avvolte nel pane di terra vanno trattate con maggiore attenzione. E’ necessario effettuare gli impianti durante il riposo vegetativo e comunque la loro mortalità è più alta rispetto alle piante provviste di pane di terra. Nonostante ciò, anche per esse si ricorre ad un leggero taglio radicale preimpianto se il loro apparato radicale è molto sviluppato. Comunque, le piante da siepe sono molto resistenti agli agenti ambientali ed alle potature, quindi, con qualche attenzione in più si può far superare tranquillamente questo inconveniente iniziale.
Giardino Corsi – Firenze
LA POTATURA DELLE SIEPI
La potatura è la pratica adottata per piante cespugliose al fine di contenerne la chioma in determinate forme prestabilite. Essa conferisce alle siepi di una qualsiasi area verde quell’ordine tipico e caratteristico proprio dei giardini ben curati.
Si è fatto riferimento più volte a questa pratica nei precedenti paragrafi, perchè la scelta delle essenze, che possono formare una siepe, è legata alla caratteristica propria di quel vegetale di sopportare i tagli ripetuti. Infatti il concetto comune di siepe è legato alla pratica della potatura. La potatura risulta essere determinante per la riuscita di un giardino di stampo classico, perchè ci permette di conferire alle piante determinate forme geometriche, tipiche del giardino all’italiana, e di mantenerle nel tempo. Con la potatura si possono ricavare dalle piante particolari figure artistiche, anche non geometriche, la cui creazione costituisce l’arte topiaria. L’importanza della potatura è emersa anche quando abbiamo trattato la volumetria delle siepi. Infatti una determinata e particolare potatura riesce a far salire o scendere lo sguardo, incorniciare il giardino o mettere in risalto un determinato particolare per rendere il tutto esteticamente apprezzabile. Aggiungiamo inoltre che un tipo di potatura riesce a dare anche una certa profondità al giardino. Si ricorre a questo gioco prospettico quando vogliamo far apparire un viale o una siepe più lunghi di quello che sono nella realtà. Per ottenere questo effetto ottico sarà sufficiente potare le piante in modo decrescente, anzichè in modo uniforme per tutta la loro lunghezza. Nel punto d’osservazione da noi stabilito le piante avranno un’altezza massima che costantemente andrà riducendosi man mano che ci allontaniamo da quel punto. L’altezza decrescente delle piante ingannerà l’osservatore sulla reale distanza tra il punto d’osservazione e l’ultima pianta del filare o della siepe, facendogli percepire che fra i due punti suddetti intercorre una grande distanza. La potatura dunque può venire usata per ingannare l’occhio umano e questo gioco prospettico si dimostra particolarmente utile nei giardini non molto grandi, per far sembrare il giardino molto più grande di quello che è nella realtà.
Finora si è parlato della potatura solo come di un modo per decorare il giardino. Però, la potatura risponde ad un preciso scopo pratico, quello di evitare che la pianta si spogli in basso, perchè, in natura, i rami basali, sovrastati dalla vegetazione superiore, sono raggiunti da una scarsa illuminazione e tendono così a seccare. Invece, facendo rispettare alla pianta una forma che permetta alla luce di raggiungere tutte le foglie della pianta, impediamo che della vegetazione più alta sovrasti quella più bassa, obbligando, quindi, la pianta ad emettere nuova vegetazione anche ad un livello più basso cosa che non farebbe in condizioni normali.
Esistono tre tipi di potatura: la potatura di formazione, di manutenzione, di ringiovanimento.
Nei primi anni dopo l’impianto, le piante che formano la siepe devono essere assoggettate alla potatura di formazione. Questo tipo di potatura si effettua un paio di volte all’anno, in estate e alla fine dell’inverno; l’intervento si limiterà all’asportazione di rami mal disposti, ed alla riduzione di due terzi dei rami troppo vigorosi o lunghi. La potatura di formazione ha un chiaro scopo pratico; costringere la pianta ad accestire, ovvero ad emettere nuovi germogli dal tronco, i quali, sviluppandosi, rinfoltiranno la chioma. Questa potatura viene praticata per alcuni anni fino al raggiungimento dell’altezza voluta. In questo modo la siepe sarà più compatta, avrà uno sviluppo più armonico ed inoltre avrà mantenuto nel corso degli anni un buon aspetto estetico.
La potatura di mantenimento verrà praticata quando la siepe avrà raggiunto l’altezza e la forma desiderata. Generalizzando possiamo affermare che gli interventi di mantenimento su una siepe possono essere da uno a due all’anno. Una prima potatura verrà effettuata tra la fine di maggio e l’inizio di giugno per asportare quella gran mole di vegetazione che la pianta ha emesso indisturbata durante la ripresa vegetativa. Dal momento che questa vegetazione non ci permette di riconoscere nitidamente le forme da noi scelte, questo primo intervento servirà a ricondurre la vegetazione entro i margini delle forme che abbiamo scelto. L’intervento può risultare anche molto pesante tanto che la chioma della siepe potrà presentare molte “falle”, ma presto la pianta riprenderà a vegetare con energia e nell’arco di breve tempo la chioma della siepe sarà nuovamente folta e compatta. La seconda potatura dovrà essere effettuata tra settembre ed ottobre. Questo secondo intervento è più “morbido”. Difatti questa potatura si limiterà ad eliminare quei pochi rametti che, dopo il primo intervento, hanno nuovamente superato i margini della forma della siepe. Questo doppio intervento può essere compiuto su tutte le piante che formano le siepi, ma si rende necessario particolarmente su quelle piante che hanno una velocità di crescita molto rapida come il ligustro, mentre le siepi formate da piante con uno sviluppo molto lento come il bosso potranno essere potate anche una sola volta nel corso di tutto l’anno.
Il sistema per potare la siepe in modo da avere tagli netti e precisi, e dunque per ottenere delle forme perfette, varia con il variare delle forme che abbiamo scelto.
Se abbiamo scelto la forma classica squadrata ci avvarremo di bastoni che verranno piantati nel terreno ai fianchi della siepe, tutti alla medesima altezza e ad una distanza massima di quattro metri. Questi bastoni saranno uniti con due cordicelle che corrono parallele alla siepe stessa; queste cordicelle ovviamente devono essere ben tese. Abbiamo così creato dei punti di riferimento fissi seguendo i quali possiamo regolare l’altezza e la larghezza della siepe senza grandi problemi. Questo sistema è impiegato per la potatura delle siepi ornamentali che troviamo nei giardini all’italiana e alla francese.
Se invece abbiamo scelto una forma più complessa, come ad esempio squadrata alla base ed arrotondata all’apice, oppure nel caso di piante isolate cui si vogliono dare forme particolari e complesse, per una potatura perfetta e senza sbavature si ricorre all’uso di particolari sagome. Le sagome che useremo quando vorremo modellare queste siepi dalle forme più originali, consistono in profili in ferro, posti a cavallo della siepe, in modo che il potatore possa tagliare tutti quei rami che fuoriescono dal profilo stesso.
L’ultima forma di potatura è quella di ringiovanimento; essa viene fatta principalmente su siepi molto vecchie, che vegetano con difficoltà e lentamente. Si attua con potature molto drastiche che consistono nell’asportazione dei rami vecchi, al posto dei quali vengono lasciati i rami più giovani, sani e robusti, i quali vengono soltanto cimati. Si può ricorrere a questa forma di potatura eccezionale anche per rimediare ai danni di una abbondante nevicata, che abbia stroncato molti rami, o anche per eliminare i rami danneggiati dal gelo. La siepe apparirà devastata dall’eccessivo sfoltimento ma dopo alcuni anni sarà di nuovo vigorosa e folta. Se la siepe non risponde con vigore a questa operazione, dobbiamo prendere in esame l’ipotesi di un suo abbattimento.
Giardino di Villa Gamberaia – Settignano Firenze
IL MANTENIMENTO DELLE SIEPI
Il mantenimento di una siepe richiede un insieme di operazioni volte a preservare la forma, favorire lo sviluppo con opportune cure colturali, salvaguardare la salute della siepe.
Abbiamo gia descritto le operazioni volte a mantenere la forma prescelta. Parliamo adesso delle cure colturali che permettono alla siepe di vivere e prosperare. Un operazione molto importante è quella di eliminare le erbe infestanti che si sviluppano in prossimità della siepe ed in alcuni casi anche al suo interno. Possiamo subito rilevare che le siepi molto basse, ad esempio quelle costituite da essenze come il bosso o il berberis, risentono maggiormente della presenza di erbe infestanti, perchè molte di queste erbe hanno uno sviluppo che le supera abbondantemente in altezza. Dunque uno sviluppo eccessivo di queste erbe impedisce alle piante che formano la siepe di ricevere la luce necessaria per le loro funzioni vitali, influendo, ovviamente, sul loro accrescimento che risulta stentato. Va rilevato che, se la situazione di scarsa illuminazione dovesse protrarsi per lungo tempo, i rametti più bassi della siepe, e addirittura le piante che formano siepi di taglia piccola, potrebbero soffrirne fino a morire. Inoltre le erbe infestanti sottraggono sostanze nutritive necessarie per lo sviluppo della siepe, condannandola ad una crescita rallentata. Una erba infestante particolarmente difficile da eliminare è sicuramente la gramigna (Cynodon dactylon) della famiglia delle graminacee. Altre infestanti molto comuni sono il gigaro (Arum italicum), il vilucchio (Convolvolus arvensis), l’edera (Hedera helix) ed il sambuco (Sambucus nigra). Per rimuovere queste infestanti dovremo ripulire il terreno almeno due volte all’anno, operando sempre manualmente perchè l’uso di diserbanti chimici potrebbe danneggiare la siepe.
Anche le siepi di dimensioni medio-grandi hanno questo problema.
E’ovvio che le siepi medio-grandi ospitino al loro interno piccoli mammiferi o nidi di alcune specie d’uccelli. Tutti questi ospiti occasionali possono introdurre nella siepe un gran numero di semi, i quali, sviluppandosi, possono anche danneggiare la siepe stessa. Ad esempio, molti uccelli sono ghiotti di semi ricchi di sostanze oleose, come lo sono i semi del bagolaro (Celtis australis). Il bagolaro è un albero che può raggiungere l’altezza di venti metri ed ha una velocità di crescita molto rapida. Quando in una siepe già formata spunta una pianticella di bagolaro dobbiamo tentare anzitutto di estirparlo, a condizione che sia ancora una piccola piantina, perchè già dopo pochi anni di vita il bagolaro possiede un apparato radicale molto sviluppato e robusto che rende difficoltosa la sua rimozione; inoltre questa operazione è del tutto sconsigliata perchè può danneggiare le radici e la chioma delle piante della siepe più vicine. Viene contenuto a stento con le periodiche potature cui è sottoposta la siepe, anche se esse contribuiscono ad ingrossargli il tronco, il quale toglie spazio alle piante limitrofe. Inoltre, la sua velocità di crescita lo fa nuovamente spuntare dalla siepe. Per arginare questo albero dobbiamo recidere il suo fusto alla base ed asportare in continuazione i germogli che la pianta emette in seguito. In questo modo la siepe non risente della presenza di questa essenza indesiderata.
Un altro nemico delle siepi medio-grandi, ma anche di quelle di piccole dimensioni, è costituito da piante rampicanti come la vitalba (Clematis vitalba) e l’edera. La vitalba è una pianta infestante presente nei suoli umidi, nei boschi e nelle macchie; anche l’edera si sviluppa dove il terreno è fresco e semiombreggiato, ma è una pianta ornamentale dotata di un bel fogliame, la quale, se fatta sviluppare su dei sostegni, rientra tra le essenze che possono formare una siepe. Quando piante come la vitalba o l’edera si sviluppano all’interno di una siepe, tendono ad arrampicarsi fino alla sua sommità ed a occuparne i rami laterali in cerca della luce necessaria per la loro fotosintesi. Esse perciò ricoprono con la loro vegetazione i rami e le foglie delle piante che costituiscono la siepe, impedendogli lo svolgimento delle funzioni vitali. L’intervento dell’uomo è volto ad impedire che questi rampicanti sovrastino e soffochino la siepe, e per ottenere questo si devono recidere a livello del terreno e rimuovere i tralci che hanno occupato i rami e la sommità della siepe. Questa operazione va ripetuta almeno due volte all’anno, ma permette solo di contenere lo sviluppo di queste due infestanti, perchè è molto difficile la loro eliminazione definitiva.
Un’altra operazione colturale che sarebbe bene svolgere, se possibile, è la zappettatura del terreno vicino alla siepe. A volte si trascura questa pratica o perchè la siepe delimita un vialetto e non è stato lasciato alcuno spazio tra la siepe ed il vialetto, per cui zappettando si rischia di deturpare il passaggio, o perchè la siepe delimita una aiuola, di cui non si vuole deturpare l’interno.
Comunque, una zappettatura alla base della siepe è benefica per la siepe stessa. Infatti, essa favorisce l’areazione del terreno ed in estate riduce l’evaporazione dell’acqua dal terreno per capillarità; in più facilita la penetrazione nel terreno dell’acqua piovana o di quella derivante dall’irrigazione. La zappettatura è particolarmente importante nelle zone dove il terreno risulta essere costipato, per cui l’acqua filtra con difficoltà. Inoltre, con la zappettatura possiamo interrare letame maturo o concime chimico; possiamo contrastare lo sviluppo delle erbe infestanti ed infine, dopo aver rimosso il terreno, possiamo tracciare solchetti nei quali sarà convogliata l’acqua se decidiamo di irrigare per scorrimento.
L’ultima operazione colturale di estrema importanza è l’annaffiatura. Ad essa abbiamo già accennato in precedenza, infatti l’annaffiatura è particolarmente utile sia nei primi anni dopo l’impianto, sia nel corso di estati torride e con pochissime precipitazioni. L’irrigazione può aver luogo con diversi sistemi (a goccia, per scorrimento, a pioggia) e dovrebbe essere compiuta nel tardo pomeriggio o alle prime luci dell’alba. E’ sempre consigliabile abbondare nel quantitativo d’acqua perchè una somministrazione modesta finirebbe per bagnare solo la
parte superficiale del terreno e non raggiungerebbe le radici, le quali non trarrebbero nessun beneficio dalla nostra operazione. Con l’irrigazione estiva le piante manterranno sempre un grande vigore vegetativo, perchè continueranno ad assorbire tutti gli elementi nutritivi loro necessari ed a svolgere le funzioni vitali.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
– AA.VV. “IL GRANDE LIBRO DEI FIORI E DELLE PIANTE” Selezione dal Reader’s Digest – Milano – 1978
– E.Susini “I MIEI FIORI E IL MIO GIARDINO” Edagricole 1987
– E. Susini “SIEPI E BORDURE” Edagricole
– E. Susini “GUIDA ALLA PROGETTAZIONE DI PICCOLI GIARDINI” Edagricole
– M.G.Bellardi “MAL BIANCO SU LAUROCERASO” Tratto da “GIARDINI” Maggio 2005
– M.Ferrari “LIMANTRIA O BOMBICE DISPARI” Tratto da “GIARDINI” Maggio 2005
– M.Ferrari, A.Menta, E.Marcon, A.Montermini “MALATTIE E PARASSITI DELLE PIANTE DA FIORE, ORNAMENTALI E FORESTALI” Edagricole
– M.Ferrari, D. Medici “ALBERI ED ARBUSTI IN ITALIA – manuale di riconoscimento” Edagricole 2003
– L.Crespi “BONSAI – guida pratica all’arte e alla coltivazione” Fabbri editori 1989
– G.Oelker “MANUALE DI FLORICOLTURA” Edagricole 1957
Paolo Pecchioli, Agrotecnico, è in possesso del diploma di qualifica di orto-floricoltore. Attualmente ricopre la mansione di Assistente tecnico presso l’Istituto Tecnico Agrario di Firenze.