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di Filippo Zibordi – Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno del Parco Naturale Adamello Brenta

A 7 anni dal primo rilascio, avvenuto nel maggio del 1999, la popolazione di orsi delle Alpi Centrali, ridotta a soli 3-4 esemplari da una spietata persecuzione iniziata secoli orsono, conta oggi più di 20 individui.
Per il quinto anno consecutivo, infatti, l’impegno del Parco Naturale Adamello Brenta, della Provincia Autonoma di Trento e degli altri enti coinvolti nella salvaguardia del plantigrado, viene premiato dalla nascita di nuovi cuccioli: 8 solo quest’anno (in 3 diversi eventi riproduttivi) per un totale di 20 orsetti nati a partire dall’avvio del progetto di reintroduzione Life Ursus.

Cuccioli di Orso Bruno
Gli orsi partoriscono mediamente 2 cuccioli, ma non sono infrequenti
i parti trigemini (foto Archivio Parco Naturale Adamello Brenta)

Parallelamente all’incremento numerico, la popolazione di orsi si sta espandendo anche dal punto di vista territoriale: negli ultimi anni alcuni individui hanno infatti iniziato a spostarsi al di fuori del Trentino, esplorando aree distanti dal Parco. Al momento nessuno può sapere se questi orsi “in dispersione” si stabiliranno nel bresciano, in Alto Adige, in Austria, in Svizzera o in Germania: ciò dipende da fattori per molti versi tuttora poco noti dal punto di vista scientifico (oltre che dall’“habitat” sociale e politico che gli orsi incontreranno). Tuttavia, l’evento non ha destato particolari sorprese tra gli addetti ai lavori: bisogna, infatti, ricordare che gli studi preliminari al progetto di reintroduzione, realizzati dall’ Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, avevano individuato come zona idonea alla presenza dei plantigradi un’area vasta all’incirca 1700 kmq e comprendente parte delle province di Trento, Bolzano, Sondrio, Brescia e Verona. Un apposito studio da poco realizzato dal Parco in collaborazione con l’Università di Udine, il WWF Austria e il Servizio Foreste sloveno, mediante il supporto tecnico dell’Università dell’Insubria – Varese e con il sostegno finanziario dall’Unione Europea, ha inoltre mostrato come le Alpi Centro-orientali offrano notevoli possibilità di espansione per le popolazioni di orso attualmente presenti in Slovenia, Austria, Trentino e nella zona situata al confine tra le tre nazioni (Tarvisio – Austria Meridionale – Slovenia del nord).

Orso Bruno
Rappresentazione cartografica della distribuzione potenziale degli orsi (arancione = distribuzione potenziale; arancione chiaro = aree idonee al transito degli orsi). I corridoi potenziali sono mostrati con frecce blu (frecce di colore più scuro indicano corridoi già “attivi”)

Nonostante questi buoni riscontri, tuttavia, il pericolo di estinzione non è ancora del tutto scongiurato: oltre al fatto che l’obiettivo ultimo del progetto – una popolazione stabile e in grado di autosostenersi – è atteso non prima di 20-40 anni, desta particolare preoccupazione la consanguineità tra gli individui: tutti i cuccioli nati in Trentino negli ultimi anni (ad eccezione delle cucciolate del 2006, per cui non sono ancora disponibili dati genetici) sono infatti figli di un unico maschio, Joze, con un conseguente elevato rischio di depressione da inbreeding per le prossime generazioni.
Proprio per questo motivo, il Parco prosegue le sue attività di tutela nei confronti del plantigrado: attività che possono a buon grado essere definite la diretta e logica conseguenza degli sforzi iniziati 10 anni or sono con il Progetto Life Ursus, oltre che un dovere per un Ente che dell’orso ha fatto il proprio simbolo.

I progetti per l’orso
L’impegno del Parco nei confronti della specie prosegue mediante la realizzazione di una serie di attività di ricerca scientifica e divulgazione condotte e coordinate dal Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno, un gruppo di esperti incaricati dal Parco Naturale Adamello Brenta della conservazione dell’orso e dell’altra fauna alpina.
In relazione al periodo di ibernazione della specie, e visto il buon numero di dati raccolti nel 2005 attraverso la messa in atto del “Progetto Monitoraggio Tane”, anche nel 2006 viene protratta la ricerca di cavità utilizzate dal plantigrado per il “letargo”, utile per approfondire le conoscenze sui luoghi dove gli orsi del Brenta trascorrono il delicato periodo invernale.
Di grande importanza per conoscere le dinamiche della popolazione di orsi è il monitoraggio genetico promosso e coordinato a livello provinciale dal Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento, realizzato mediante la disposizione sul territorio di circa 50 trappole per peli, ma informazioni utili sono attese anche dal monitoraggio naturalistico, attuato attraverso la percorrenza mensile (da maggio a novembre) di 12 transetti. La metodologia di monitoraggio della specie tramite transetti ha infatti lo scopo di reperire campioni utili per l’analisi della dieta del plantigrado, di incrementare il numero di campioni da destinare ad analisi genetica e di reperire altri indici di presenza per incrementare i dati distributivi del nuovo nucleo di orso bruno nell’area del Parco e nel territorio limitrofo.
Per quanto riguarda il comportamento alimentare, ha da poco avuto inizio la pianificazione e la sperimentazione di un’indagine volta ad integrare ed approfondire le conoscenze emerse dal pluriennale “Progetto alimentazione” attuato dal Parco. Si prevede dunque di sottoporre alcuni individui in stato di cattività (quelli contenuti nell’Area Orsi di Spormaggiore – TN) ad un regime alimentare controllato, di modo da poter stimare in maniera oggettiva il grado di assimilazione operato dall’apparato digerente dell’orso bruno e utilizzare in maniera più corretta i dati derivanti dall’analisi dei campioni fecali rinvenuti sul campo
Sono riprese alla fine di marzo, anche le attività legate allo “Studio preliminare per valutare la frequentazione di siti di attrazione da parte di esemplari di orso bruno nel Parco”. L’attuazione di tale progetto ha previsto il riallestimento di due “siti di attrazione” utilizzati già nel 2005. È importante sottolineare che la presente ricerca si limita a valutare la frequentazione di certe aree (siti di attrazione) da parte dei plantigradi senza considerare, per ora, alcuna fase operativa di cattura. I due siti di attrazione, dotati di trappole fotografiche, sono dunque stati attrezzati con una piccola esca alimentare – costituita da mais e miele – ed una odorosa, ma senza dispositivi di cattura.

Orso Bruno nel Parco Adamello Brenta
Un orso immortalato da una delle trappole fotografiche posizionate
nel territorio del Parco, nei pressi della Val di Tovel
(Archivio Parco Naturale Adamello Brenta)

Proseguono infine le svariate attività di comunicazione che il Parco dedica all’orso – corsi e stage, sito web, mostre itineranti, serate divulgative, incontri-dibattito, articoli su riviste specializzate – forse meno stimolanti dal punto di vista faunistico ma indispensabili per favorire l’accettazione sociale e dunque la ricolonizzazione dell’arco alpino da parte di una delle specie simbolo delle nostre montagne.

Filippo Zibordi – Gruppo di Ricerca e Conservazione dell’Orso Bruno del Parco Naturale Adamello Brenta.
Per maggiori informazioni:
lifeursus@parcoadamellobrenta.tn.it; www.parcoadamellobrenta.tn.it

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