Il Pastore dell’Asia Centrale
di Simone D’Ambrosio
Anur, cane da Pastore dell’Asia Centrale
maschio di linea di sangue del Kazakistan (foto www.aziat.it)
La F.C.I. (Federazione Cinologica Internazionale) lo descrive come un cane di grossa taglia, con una tipologia di costituzione robusta e forte, di carattere audace e piuttosto aggressivo con gli estranei, poco esigente e che si adatta con facilità alle diverse condizioni climatiche.
Comparsa in Italia soltanto all’inizio degli anni ’90 in seguito al radicale mutamento dell’assetto geo-politico dei suoi territori d’origine e di diffusione, questa razza sta conquistando nel nostro paese un sempre crescente numero di estimatori.
Per comprendere le ragioni dell’interesse che si sta diffondendo intorno al Pastore dell’Asia Centrale è sufficiente guardarlo: forte ed impotente nella mole, dalle movenze poderose ed eleganti che esprimono sicurezza, con un carattere forte ed equilibrato che consente di utilizzarlo per i compiti più vari, di grande frugalità e per questo adatto ad ogni tipo di clima e di alimentazione, resistente alla fatica ed al dolore.
Ci troviamo quindi di fronte ad un molossoide assolutamente straordinario, ad un animale non solo di ancestrale bellezza, ma soprattutto funzionale e versatile, dotato di forza, resistenza e carattere impareggiabili, oltre che di una grandissima rusticità, che lo rende difficilmente soggetto a patologie e più longevo della maggior parte degli altri molossoidi, specie occidentali.
Questo degno erede del mitico Molosso del Tibet, di cui è indiscutibilmente diretto discendente, viene comunemente denominato “Pastore dell’ Asia Centrale”, con riferimento ad una delle principali funzioni da sempre assegnategli, mentre alcuni preferiscono chiamarlo “Mastino centroasiatico”, ponendo l’accento su ciò che esso è dal punto di vista cinognostico.
Una denominazione russa largamente in uso per indicarlo è “Volkodav” centroasiatico (parola composta da “volk” = lupo e “dav” = strangolare, cioè “strangola-lupi” centroasiatico), la quale identifica tutti i diretti discendenti di quegli antichi molossi che, al seguito dei pastori nomadi, sono giunti millenni or sono a popolare gli sconfinati e misteriosi territori dell’Asia Centrale, rendendo possibile le attività della pastorizia e della caccia, e pertanto la sopravvivenza stessa dell’uomo, in quelle regioni impervie. Nell’antichità, infatti, questi cani venivano utilizzati tanto nella difesa del bestiame e degli accampamenti, quanto nella caccia.
Il Pastore dell’Asia Centrale è classificato come razza russa, dal momento che l’Unione Sovietica occupava la maggior parte dei suoi territori d’origine quando la razza fu riconosciuta dalla F.C.I. nel 1925. Infatti oggi è diventato molto popolare denominarlo “Ovtcharka” (che in russo significa “cane da pastore”), ma bisogna ricordare che i cani di questa razza sono indigeni anche di territori non appartenenti all’ex Unione Sovietica.
I territori di origine del mittelasiatico sono vastissimi: si estendono dal Mar Caspio ad Ovest fino alle montagne del Pamir ad Est; dai confini settentrionali di Afghanistan e Iran a Sud fino alla porzione meridionale della Russia siberiana a Nord. Questa smisurata regione comprende geograficamente gli odierni stati di Turkmenistan, Kazakistan, Tagikistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Afghanistan, Iran e Russia.
Essendo questo molosso diffuso in un così ampio territorio, si possono rilevare differenze di tipo strutturale tra rappresentanti della razza appartenenti a diverse regioni geografiche (oltre che ad una grande varietà nelle colorazioni del mantello). Notiamo quindi che i cani del Turkmenistan, che devono camminare sulla sabbia, sono generalmente più leggeri dei loro fratelli che vivono sulle aspre montagne del Pamir (Tagikistan), così come di maggiori dimensioni sono i cani che vivono nelle regioni dove sono presenti lupi più grandi da dover fronteggiare.
Athena, cane da Pastore dell’Asia Centrale
femmina di linea di sangue del Turkmenistan (foto www.aziat.it)
Il Pastore dell’Asia Centrale è perciò una razza nota sotto varie denominazioni e caratterizzata dalla presenza di una molteplicità di tipologie e sottospecie. Possiamo chiamarlo Pastore dell’Asia Centrale, Mastino centroasiatico, Sredneasiatskaia Ovtcharka (in russo) oppure, nelle sue denominazioni geotipiche corrispondenti ad altrettante sub-tipologie, Sarkandjik, Torkuz (Uzbekistan), Alabay (Turkmenistan, nelle quattro varianti: Kepek, Kepek Ci, Gaine, Gaine Ci), Tobet (Kazakistan), Alach, Chorasma, Dackmarda, Koyuntchi (Tagikistan), etc., stiamo comunque parlando del nostro insuperabile guardiano.
Alcuni esperti cinofili appassionati della razza ritengono che le origini di questi molossi siano da ricercare in Turkmenistan, paese in cui nel 1990 questa razza è stata a buona ragione dichiarata “Patrimonio Nazionale”, e considerano perciò la denominazione turkmena “Alabay” come la più appropriata per indicare la razza stessa, ma questa tesi rimane tuttora indimostrata scientificamente.
Cambiano dunque le denominazioni geografiche, ed insieme a queste – come sopra menzionato – sensibilmente le peculiarità morfologiche e dimensionali delle numerose sottospecie e varianti regionali della razza, ma sono evidenti le principali caratteristiche accomunanti tutte le tipologie di Pastore dell’Asia Centrale: l’aspetto generale, la mole imponente, le innate qualità di cani da lavoro, la caratteristica andatura da grande felino, la testa larga e voluminosa con le mascelle fortissime.
Infatti, pur coesistendo all’interno dello standard di razza varie tipologie nella testa e nella taglia, esse sono tutte strettamente interconnesse, dal momento che le differenze riscontrabili sono il risultato di una spietata selezione naturale, finalizzata allo svolgimento di specifici lavori nelle rispettive regioni di provenienza. Ed è proprio questo che i molossi dell’Asia Centrale sono e sono sempre stati: cani da lavoro. Che il loro lavoro consista nella difesa del bestiame, nella caccia, nel combattimento contro cani o altri animali o nella difesa della proprietà, i cani che portano questo nome sono i principali progenitori di tutte le razze canine da lavoro, sia direttamente che indirettamente, come nel caso dei loro discendenti Greci e Romani, che furono introdotti in Occidente dai mercanti e successivamente usati per creare molte moderne razze canine europee.
I “cani da lupo” dell’Asia Centrale sono splendidi testimoni dell’aspetto di un cane genuino, un cane che non è stato ancora manipolato dall’Uomo.
Possiamo affermare che questa razza canina, o come è più corretto specificare – in alcune sue sottospecie -, è la più antica dell’intera famiglia dei Molossi. Numerosi ritrovamenti, alcuni dei quali risalenti a ben 6000 anni fa, testimoniano l’esistenza, già allora, di un cane del tutto simile al Pastore dell’Asia Centrale che conosciamo oggi: incisioni e disegni ritraggono, in scene di caccia o insieme agli armenti, cani di corpo vigoroso e testa massiccia, con orecchie e coda mozzati, peraltro a testimonianza dell’antichità della pratica dell’amputamento di coda e padiglioni auricolari.
Funzionalmente all’adempimento della funzione di difensore, infatti, ancora oggi nei loro paesi d’origine ai cuccioli di pochissimi giorni vengono tagliate le orecchie e la coda ad opera del pastore stesso con un coltello su di una pietra, dopodiché la madre ferma la piccola fuoriuscita di sangue leccando le ferite. In questi paesi i mastini centroasiatici vengono usati prevalentemente nella difesa del bestiame e nei tornei di combattimento.
Solo i soggetti che si dimostrano veri campioni nel combattere vengono utilizzati per la riproduzione: questa antichissima pratica non è da considerarsi squallida o moralmente deprecabile, come qualcuno potrebbe credere. Infatti i cani da lavoro vengono così testati per assicurare che soltanto gli esemplari che possiedono la grinta, la tenacia e la forza necessarie per affrontare ed uccidere un lupo possano trasmettere i loro geni alle generazioni future. Inoltre è importante precisare che i cani di razze così selezionate sono generalmente più facili da gestire rispetto a cani di tante altre razze comunemente considerate adatte alla vita in famiglia.
Il centroasiatico è un eccellente difensore della persona e della proprietà: l’efficacia con cui svolge la funzione della difesa è l’eredità cromosomica dei suoi frequenti incontri con lupi, orsi, leopardi e predoni a due zampe succedutisi nel corso nei secoli. Possiamo definirlo un “guardiano naturale”, cioè che non necessita di insegnamento alcuno su come “fare la guardia”, funzione verso la quale è geneticamente predisposto. E’ molto affettuoso con il padrone e con i membri della famiglia e dimostra uno spiccato senso di protezione verso tutti i cuccioli, umani e animali, che appartengono al suo nucleo familiare, da cui sopporta ogni tipo di tormento.
Non sembra mai sorpreso, si sente sempre in grado di controllare la situazione in cui si trova, non si rende mai protagonista di reazioni eccessive e/o immotivate e svolge il suo compito di guardiano in maniera assolutamente esemplare: efficacemente, diligentemente e silenziosamente. Pur caratterizzato da un’elevata attività nervosa e da tempi di reazione agli stimoli letteralmente istantanei, il mittelasiatico sembra calmo e pigro durante il giorno, ma, come i predatori dai quali è chiamato a difendere, diventa attivo col calare dell’oscurità.
Consapevole della propria forza, è un cane molto riflessivo, che non agisce prima di aver esaminato la situazione e che accetta di buon grado gli estranei in presenza del suo padrone. Anche quando viene portato al guinzaglio ha un comportamento tranquillo, tollera l’incontro e la vicinanza di altri animali, verso i quali mostra dominanza ma non eccessiva aggressività.
Sempre leale al suo branco, fa le cose ancor prima che il padrone gliele richieda, ma non è assolutamente un cane da obbedienza, vale a dire che non esegue ordini. Non è infatti adatto a chi desidera un cane obbediente agli ordini impartitigli o che corra a recuperare oggetti lanciati dal suo padrone: questi molossi “sentono” di avere compiti ben più importanti da assolvere.
Il centroasiatico incorpora le doti di un guardiano implacabile e di un amabile animale domestico. Proprio per questo è più adatto a coloro che non vogliono un cane sempre aggressivo nei confronti di persone e animali.
Si può in definitiva affermare che la sua gestione non presenta alcuna particolare problematica, tuttavia, se provocato, esso è capace di reazioni violentissime e fulminee, ragion per cui è necessario dedicare il tempo che occorre alla sua corretta socializzazione fin da cucciolo.
L’immensa forza, l’impavidità, l’elevata capacità di sopportazione della sofferenza, l’amore incondizionato per i membri della famiglia, la regale eleganza nel movimento, la ricca espressività della mimica e, non da ultimo, il notevole equilibrio caratteriale sono i tratti che hanno sempre contraddistinto e che ancora oggi contraddistinguono questi autentici primordi della specie canina, quelli che hanno consentito loro di giungere ai giorni nostri pressoché immutati attraverso i millenni.
Le durissime condizioni climatiche dell’Asia Centrale, dove il caldo opprimente del giorno si alterna al freddo tagliente della notte, insieme al costante confronto con i grandi predatori che popolano quei territori, hanno forgiato un cane di immensa tempra, poco esigente e che non conosce la paura. Questi splendidi molossi custodiscono nel loro patrimonio genetico le caratteristiche genotipiche e fenotipiche, vale a dire gli atavici istinti e le fattezze esteriori, dei loro antichi progenitori.
Non si può trovare miglior guardiano di quello che per secoli ha protetto le tribù nomadi e le loro greggi: il Pastore dell’Asia Centrale, magnifico risultato della selezione naturale.
Simone D’Ambrosio è un sincero appassionato del cane da Pastore dell’Asia Centrale www.aziat.it