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di Paolo Pecchioli
Dai primi giorni di settembre fino alla vigilia di Natale sul mercato dei fiori fa la sua comparsa il ciclamino, una pianta dal bellissimo fogliame e dalla magnifica ed abbondante fioritura, e per questo molto diffusa. I suoi fiori grandi, dalla forma inusuale e dai colori vivaci, e le sue foglie screziate d’argento ravvivano l’autunno ed alimentano un enorme mercato. Ogni anno vengono venduti come vasi fioriti milioni di ciclamini, soprattutto le varietà a fiori grandi.
Ciclamino (foto www.agraria.org)
Il ciclamino è una pianta che cresce allo stato spontaneo in tutti i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, ed anche in Paesi molto lontani come la Somalia e l’Iran. E’ una pianta nota fin dall’antichità. La sua bellezza e le sue forme avevano già colpito la fantasia degli antichi, i quali elaborarono su di esso molte leggende, che si sono tramandate fino ai nostri giorni.
Gli antichi greci attribuivano al ciclamino una valenza magica per la forma tondeggiante del tubero e per la tendenza del gambo del fiore ad attorcigliarsi a spirale quando il fiore è fecondato. Gli antichi greci “leggevano” in queste forme “circolari” una affinità con il cerchio, inteso come figura magica perchè rappresenta l’universo, nel suo eterno ciclo di rinnovamento. Dunque, una pianta con quella forma diventava una pianta dalle virtù magiche. Il nome stesso del ciclamino si ispira a questo aspetto “magico”; deriva dalla parola greca kyklos, cerchio.
La leggenda più famosa sul ciclamino ci è stata tramandata da alcuni scritti di un famoso naturalista greco, Teofrasto, vissuto nel terzo secolo avanti Cristo. Secondo Teofrasto, il ciclamino propiziava l’amore e la sensualità. Probabilmente Teofrasto aveva ricondotto la forma rotondeggiante e compressa ai poli del tubero all’utero femminile, associando così la pianta al concepimento. Questa credenza risultava inoltre rafforzata da una antica usanza, quella di adornare la camera dei giovani sposi con piccoli mazzi di questo fiore, in chiaro augurio di fertilità.
Il ciclamino aveva colpito l’attenzione dei suoi antichi osservatori anche per un altro motivo: è una pianta velenosa. Nel tubero del ciclamino è presente un glicoside chiamato ciclamina, velenoso per l’uomo, ma non per alcuni animali. Anzi, il tubero di ciclamino è noto anche con il nome di pamporcino perchè è particolarmente appetito dai maiali. La presenza del veleno ha contribuito ad alimentare la leggenda del ciclamino come pianta dalle virtù magiche. Infatti, nell’antica Grecia il ciclamino era sacro ad Ecate, divinità lunare delle magie e degli incantesimi. Si era soliti piantare questi fiori intorno alle abitazioni perchè si credeva che proteggessero dai malefici, e si usava l’estratto di ciclamino come rimedio contro il morso dei serpenti velenosi.
Questa doppia valenza del ciclamino, pianta di indiscutibile bellezza ma velenosa, pianta di vita e di morte, ha fatto sì che il ciclamino, nel linguaggio dei fiori, simboleggiasse la diffidenza.
Il ciclamino (Cyclamen), da un punto di vista più strettamente botanico, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Primulacee.
Il tubero non è altro che un fusto metamorfosato sotterraneo, ed è proprio dal tubero, che ha una forma tondeggiante e schiacciata, di colore nerastro, che si originano le foglie e i fiori. Le foglie sono cuoriformi, carnose, dai margini interi o crenati, e dotate di un lungo picciolo; lo stelo fiorale è eretto e molto lungo, anche più delle foglie, mentre i fiori sono solitari e pendenti. La corolla dei ciclamini è composta da cinque petali che prima si dirigono verso il basso, formando un tubo corto a forma di coppa, poi si dirigono verso l’alto terminando liberi. Il frutto è rappresentato da una capsula di forma sferica. Dopo la fioritura, il peduncolo fiorale si attorciglia, portando il frutto a capsula in prossimità del terreno.
Il ciclamino è una pianta che possiamo incontrare allo stato spontaneo anche nei nostri boschi. Infatti il ciclamino trova le migliori condizioni di sviluppo in un ambiente dove il substrato sia ricco di humus e sempre fresco. Inoltre richiede un esposizione indiretta alla luce solare, ovvero i raggi del sole non devono raggiungere la pianta direttamente. Queste sono tutte condizioni che riscotriamo in luoghi boscosi.
E’ un errore parlare del ciclamino al singolare perchè questo genere comprende circa una ventina di specie, alcune delle quali possono essere brevemente descritte. Però solo una specie di ciclamino viene comunemente commercializzata in vaso, il Cyclamen persicum (ciclamino di Persia). Le tecniche colturali che descriverò successivamente riguardano proprio il ciclamino di Persia, anche se possono adattarsi a tutte le specie.
Descrivere il ciclamino di Persia è un’impresa ardua perchè questa specie, essendo molto richiesta dal mercato e dunque intensamente coltivata, è stata oggetto di ripetute selezioni che l’hanno molto arricchita ma anche trasformata rispetto alla specie tipica. Per chiarezza, descriverò prima la specie tipica e la sua origine, dopodiche descriverò le più importanti variazioni apportate alla pianta.
Il ciclamino di Persia è originario delle regioni mediterranee orientali, tra la Grecia e l’Asia minore. Ha foglie cuoriformi o arrotondate con variegature argentee o verde chiaro. I fiori sono profumati, hanno una lunghezza di due-tre centimetri e la loro colorazione è rosa. Dal ciclamino di Persia sono state selezionate varietà i cui fiori hanno una dimensione più che doppia rispetto alla specie tipica, infatti possono andare da cinque-sei centimetri fino a otto centimetri di lunghezza. Inoltre, la gamma dei colori delle varietà selezionate dal ciclamino di Persia si è notevolmente ampliata: dal tipico colore rosa si è arrivati a selezionare fiori rosa salmone, fiori lilla, fiori dalle varie tonalità di rosso, fiori bianchi. Non solo, i lobi di alcune varietà a fiori rossi sono stati impreziositi con un margine bianco. I selezionatori hanno rivolto la loro attenzione anche alle forme dei fiori del C. persicum: infatti sono state creati fiori in cui lobi risultano increspati, oppure fortemente ondulati, o anche frangiati ed increspati insieme; in altri casi i lobi risultano frangiati ed increspati soltanto ai margini. Il ciclamino di Persia è tutto questo, una pianta in continua evoluzione.
Dobbiamo ricordare per completezza d’informazione che dal ciclamino di Persia sono state selezionate anche piante dalle dimensioni più ridotte, rispetto alle piante descritte in precedenza. Queste varietà sono indicate con il nome di “miniature”, ma differiscono dagli altri ciclamini solo per le dimensioni.
Tra le altre specie di ciclamino, che hanno una diffusione più limitata, ve ne sono alcune che crescono spontaneamente nei nostri boschi e che possono anche essere coltivate nei giardini in aiuole poste all’ombra. Altre specie, originarie dell’Asia minore, sono più delicate e più difficili da reperire in Europa.
– C. europaeum (sin. purpurascens). Questo ciclamino è originario dell’Europa centrale e meridionale, ed è presente allo stato spontaneo anche in Italia, soprattutto nelle faggete del settentrione e dell’Italia centrale. Le foglie sono di forma ellittica o cuoriforme, dal bordo leggermente crenulato e pubescenti, con screziature bianco-argentee sulla pagina superiore e rossastre sulla pagina inferiore. I profumatissimi fiori hanno una colorazione purpurea e una lunghezza di due centimetri. La fioritura avviene tra luglio e settembre. Questa specie di ciclamino è molto rustica.
– C. neapolitanum (sin. hederifolium). Questa specie è presente nelle quercete e nei castagneti dell’ Italia centro-meridionale ed è particolarmente rustica. Questo ciclamino è conosciuto anche con il nome di pamporcino. Le foglie sono pubescenti, hanno una forma ovale-poligonale con bordo dentellato ed una colorazione verde scuro con aree bianco-argentee o verdi chiaro sulla pagina superiore, rosso sulla pagina inferiore. Le foglie compaiono in autunno e permangono fino alla primavera. Lo sviluppo dei fiori precede quello delle foglie. Quando la stagione è particolarmente umida, la fioritura può verificarsi addirittura in agosto, mentre normalmente essa avviene tra settembre ed ottobre. La lunghezza dei fiori raggiunge al massimo tre centimetri e la loro colorazione va dal rosa acceso del tubo al rosa pallido delle terminazioni libere dei petali. E’ stata ottenuta anche una varietà con fiori bianchi. I fiori non sono profumati. Il tubero di questa specie di ciclamino produce sempre più fiori man mano che invecchia.
– C. repandum (sin. C. Vernum). Questa specie di ciclamino è originaria dell’Europa meridionale ed cresce spontaneamente nelle leccete e nelle macchie dell’Italia centro-meridionale. Questo ciclamino è meno rustico delle due specie descritte precedentemente. Le foglie sono glabre, hanno una forma cuoriforme ed una colorazione verde scuro con screziature bianche nella pagina superiore, verde chiara nella pagina inferiore. La colorazione dei fiori è purpurea nella varietà tipica, mentre nelle varietà selezionate troviamo fiori di colore rosa, rosso e bianco. La lunghezza dei fiori è di circa due centimetri. La fioritura avviene tra aprile e maggio. I fiori non sono profumati.
– C. cilicium. Originario dell’Asia minore, è una specie le cui foglie hanno una forma arrotondata o cuoriforme, ed una colorazione verde con una variegatura argentea sulla pagina superiore e purpurea sulla pagina inferiore. I fiori hanno una colorazione bianca o rosa pallido, con una macchia rossa alla base di ogni petalo della corolla. Sbocciano in ottobre-novembre, contemporaneamente allo sviluppo delle foglie.
– C. coum. Anche questo ciclamino proviene dall’Asia minore. Le foglie di questa specie hanno una forma arrotondata. La colorazione della pagina inferiore è tipicamente rosso scuro mentre quella superiore può essere verde con o senza variegature argentee. Da dicembre a marzo vengono prodotti fiori di lunghezza tra 1 e 2 centimetri di una colorazione che va dal bianco al rosa al rosso. La parte terminale dei petali della corolla è piuttosto allargata.
– C. cyprium. Questa specie è originaria dell’isola di Cipro. Ha foglie di forma cuoriforme dal bordo dentato, con una colorazione verde scuro con macchie grigioverdi sulla pagina superiore, cremisi sulla pagina inferiore. I fiori hanno la caratteristica di essere profumati e di avere una lunghezza che arriva a tre centimetri. La colorazione dei fiori va dal rosa pallido al bianco con una macchia rosa scuro alla base dei petali della corolla. La fioritura coincide con lo sviluppo delle foglie.
– C. libanoticum. Il ciclamino del Libano ha foglie arrotondate o cuoriformi, verdi scure e variegate di verde chiaro. I fiori, di colore rosa o rosa chiaro, con una macchia rosso carminio alla base dei petali, sbocciano in febbraio-marzo, in coincidenza con lo sviluppo delle foglie.
LA COLTIVAZIONE DEL CICLAMINO:
LA RIPRODUZIONE E LE TECNICHE COLTURALI
Le indicazioni relative alla riproduzione e alle tecniche colturali si riferiscono al ciclamino di Persia (Cyclamen persicum), perchè è la specie più diffusa e conosciuta. Queste tecniche sono applicabili a tutte le specie di ciclamino, perchè fra le une e le altre non ci sono sostanziali differenze di coltivazione.
LA SEMINA ED IL TERRICCIO
La semina è l’unico metodo per avere nuove piantine di ciclamino, perchè i tuberi di questa pianta non si possono moltiplicare per divisione. I semi del ciclamino vengono raccolti in estate quando si verifica la maturazione delle capsule. La semina viene effettuata tra agosto e settembre. Per far si che la germinazione avvenga in tempi brevi, è consigliabile tenere i semi in acqua tiepida da un minimo di 10 ore a un massimo di 24 ore. Questo espediente accorcia di alcune settimane i tempi di germinazione. I semi vengono collocati in fitocelle o in terrine, precedentemente riempite con un substrato costituito per metà da torba e per l’altra metà da terriccio di foglie. E’ consigliabile arricchire questo terriccio con l’aggiunta di sabbia, che favorisce il drenaggio e garantisce un’ottima circolazione dell’aria all’interno del substrato. Un terriccio così composto, leggero e fibroso, soddisfa pienamente le esigenze dei ciclamini, che necessitano di un substrato ricco di sostanza organica e permeabile all’acqua. I semi non dovranno essere interrati in profondità, sarà sufficiente ricoprirli leggermente con questo terriccio. I ciclamini che si svilupperanno da quei semi, interrati tra agosto-settembre, fioriranno quattordici-quindici mesi dopo, nel dicembre dell’anno successivo. La semina del ciclamino di Persia può avvenire anche in gennaio-febbraio, però in questo caso otterremo piante di dimensioni più ridotte, anche se la fioritura avverrà comunque nell’autunno successivo.
LA TEMPERATURA
In queste prime fasi di coltivazione, la temperatura riveste un’importanza fondamentale per il ciclamino. Per favorire la germinazione, la temperatura ideale oscilla tra 20-22°C durante il giorno e non scende sotto i 15°C durante la notte. Da tutto ciò si deduce che la semina effettuata nel periodo tra agosto e settembre potrà avvenire anche all’aperto, purchè in luogo ombreggiato, o in un cassone freddo collocato in una serra ventilata ed ombreggiata. Comunque, la germinazione è permessa anche da una temperatura ambientale di circa 18°C, protratta per circa tre settimane giorno e notte.
Ottenuta la germinazione ed approssimandosi l’autunno, la necessità di mantenere costante la temperatura almeno sui 18°C impone di spostare le pianticelle seminate all’aperto in una serra riscaldata, dove la temperatura non subirà variazioni per circa due mesi. Trascorso questo periodo, le piantine verranno fatte svernare ad una temperatura di circa 13°C.
Invece, la semina effettuata in gennaio-febbraio avrà luogo obbligatoriamente in un ambiente protetto e riscaldato come una serra, all’interno della quale sarà garantita una temperatura costante di 15-18°C, mentre la temperatura minima di notte non deve essere inferiore agli 8°C. Questa temperatura sarà mantenuta fino alla primavera inoltrata. La temperatura sensibilmente più bassa limita leggermente la crescita e lo sviluppo di queste pianticelle che andranno così ad occupare, a Natale, una specifica nicchia di mercato a fianco dei ciclamini di dimensioni maggiori.
I ciclamini possono essere riportati all’aperto nel mese di aprile, ma solo durante il giorno: durante la notte le piante dovranno essere riportate in serra .
LA LUCE E L’OMBREGGIAMENTO
Le piante di ciclamino, soprattutto nell’estate successiva a quella della semina, devono essere protette dai raggi del sole e dalle temperature estive eccessive.
Il ciclamino, essendo una pianta tipica del sottobosco, non vuole la luce diretta e neppure temperature troppo elevate. Infatti, quando le pianticelle sono coltivate all’aperto richiedono luoghi ombrosi e freschi; se coltivate in serra, durante il periodo estivo si deve procedere a ombreggiare i locali sotto dei teli scuri, detti “teli ombreggianti”, i quali non consentono ai raggi solari di arrivare direttamente sulle foglie. Questa copertura deve essere applicata tra le 10 e le 18, cioè nelle ore più calde e luminose. Inoltre l’ombreggiamento abbassa la temperatura all’interno della serra, limitando la traspirazione e il fabbisogno idrico delle piante. Per mitigare la temperatura, oltre ad usare teli ombreggianti si possono ventilare i locali.
Questo, però, non deve far credere che il ciclamino abbia bisogno di una scarsissima quantità di luce per svilupparsi. Sarebbe un gravissimo errore. Anzi, queste piante devono essere collocate in luoghi luminosi, anche se non alla luce diretta del sole. Una buona luminosità nella coltivazione del ciclamino evita l’eccessivo allungamento del picciolo delle foglie, che si riscontra inevitabilmente se la pianta è posta in ambiente scarsamente illuminato. E’ necessario porre attenzione a questo aspetto per tutta la vita della pianta, fin da quando i semi cominciano a germogliare.
I RINVASI
Quando le piantine di ciclamino, seminate in agosto-settembre nelle terrine o nelle fitocelle, cominciano ad avere qualche foglia ed un discreto tubero, devono venire ripicchettate, ovvero trapiantate in vasetti con diametro di 6-8 centimetri. Questa operazione viene generalmente effettuata in gennaio-febbraio. Successivamente i ciclamini saranno rinvasati in vasi di diametro sempre maggiore, sempre in relazione allo sviluppo della pianta. La necessità del rinvaso si manifesta quando le radici del ciclamino hanno colonizzato interamente il vaso. Il diametro dei vasi potrà raggiungere i 13-15 cm per ogni singolo tubero, mentre potremo utilizzare anche vasi di diametro maggiore se decidiamo di collocare all’interno più tuberi. Il terriccio che verrà usato nei rinvasi è sempre quello descritto in precedenza.
L’ANNAFFIATURA
Un capitolo molto importante riguarda l’annaffiatura. Abbiamo già avuto occasione di sottolineare che il ciclamino è una pianta che ha il suo habitat naturale in un ambiente umido e fresco, tipico del sottobosco. Dunque la coltivazione del ciclamino deve ricreare questo ambiente. Durante la stagione invernale il terriccio, nel quale sono piantati i nostri ciclamini, deve essere sempre tenuto fresco, apportando al substrato scarse quantità d’acqua. Ma durante la stagione primaverile-estiva le annaffiature devono essere ripetute più volte durante il giorno, anche per 3-4 volte, per evitare che il terriccio si asciughi. Mantenendo una certa umidità nel terriccio otterremo piante vigorose e particolarmente ricche di fogliame.
Come si può notare l’annaffiatura è in stretta relazione con l’andamento stagionale. Infatti, quando la temperatura torna a livelli più miti, la quantità d’acqua da somministrare alle piante deve essere minore rispetto ai mesi estivi. Soprattutto in inverno la quantità d’acqua deve essere scarsa, perchè l’acqua in eccesso non sarebbe assorbita dalla pianta e ciò porterebbe alla formazione, nel vaso, di un ambiente asfittico per il ristagno dell’acqua, con conseguente marcescenza del tubero e morte della pianta.
Il terriccio adatto ad un ciclamino deve essere fresco, moderatamente umido, mai secco e nemmenno troppo bagnato. L’umidità deve essere sempre garantita ma non sono consentiti eccessi.
L’annaffiatura deve essere praticata con molta attenzione, evitando di versare l’acqua direttamente sulla vegetazione della pianta, ma versandola vicino al bordo del vaso. E’ particolarmente sconsigliato annaffiare la pianta dall’alto, “a pioggia”, soprattutto se la pianta si trova in un ambiente caldo-umido, perchè potrebbero svilupparsi muffe sulle foglie e sui fiori.
LA VENTILAZIONE
L’umidità costante è sicuramente una delle esigenze basilari del ciclamino. Però se le annaffiature sono troppo abbondanti ed associate ad un ambiente caldo, facilmente riscontrabile in un appartamento, abbiamo ricreato le condizioni ideali per lo sviluppo di una malattia, la muffa grigia (Botrytis cinerea), che si manifesta con la comparsa di macchie di colore bruno sulle foglie che tendono poi a marcire, mentre una muffa di colore grigiastro ricopre gli steli e i boccioli fiorali.
Per evitare l’insorgenza della della malattia dobbiamo favorire al massimo la circolazione dell’aria: le piante devono essere collocate in un luogo ventilato. Se abbiamo molte piante, queste devono essere tenute ad una certa distanza l’una dall’altra, in modo che l’aria possa circolare tra vaso e vaso, ma soprattutto all’interno del ciclamino, tra i piccioli delle foglie e tra i peduncoli dei fiori. La circolazione dell’aria è agevolata soprattutto collocando i vasi in un ambiente esterno durante la giornata, sempre che le condizioni ambientali lo consentano.
Come abbiamo già detto, la ventilazione viene praticata anche per mitigare la temperatura estiva.
LA FIORITURA
Siamo giunti a metà ottobre e sono ormai passati 14 mesi dalla semina. In questo periodo i ciclamini collocati all’aperto durante i mesi estivi vengono riportati in serra per assicurare loro una temperatura di 15-16°C. I ciclamini hanno raggiunto quasi il loro massimo sviluppo e cominciano a comparire i primi boccioli fiorali ed i primi fiori. Però, se il nostro desiderio è quello di ottenere una fioritura a Natale, questi boccioli precoci devono essere rimossi. La fioritura può essere anticipata o ritardata grazie alla temperatura: la fioritura sarà sfavorita semplicemente da una temperatura più bassa, oppure sarà favorita concedendo alle piante una temperatura più alta. Se facciamo trascorrere l’inverno alle piante in una serra fredda, invece di collocarle in una serra riscaldata, otterremo una fioritura primaverile.
Il ciclamino continua a fiorire ed a vegetare anche negli anni successivi, però le aziende floricole coltivano questa pianta come annuale, ovvero ogni anno sono prodotte pianticelle nuove, perchè solo in questo modo si ottengono sempre delle piante ricche di foglie e di fiori.
LE AIUOLE DI CICLAMINI
La coltivazione del ciclamino avviene sempre in contenitori perchè si mira ad ottenere dei vasi fioriti da commercializzare durante l’inverno. In questa categoria possiamo legittimamente includere le specie più delicate o semirustiche. Altre specie come il C. neapolitanum oppure il C. europaenum sono ciclamini molto più rustici e possono essere utilizzati per ornare aiuole ombrose. La realizzazione dell’aiuola inizia con la piantagione dei tuberi, in giugno, approfittando del periodo di riposo del tubero. Il terreno deve essere preparato in precedenza, arricchendolo di sostanza organica e sistemandolo in modo tale che l’acqua non vi ristagni. I tuberi devono essere interrati ad una profondità di 3-5 cm, a condizione che il terreno sia leggero. La profondità di piantagione dei tuberi di C. neapolitanum è ancora più superficiale, infatti ci si limita appena a coprirli di terriccio. Però, quando il C. neapolitanum entra nella fase di riposo, si distribuiscono sull’aiuola dove sono piantati i tuberi alcuni centimetri di terriccio di foglie. L’annaffiatura va praticata soltanto nel periodo vegetativo e quando il terreno è particolarmente asciutto. Le piante di ciclamino una volta messe a dimora non necessitano di altre particolari attenzioni.
IL CICLAMINO NELL’APPARTAMENTO
In un appartamento, la prima precauzione da prendere è quella di tenere la pianta a debita distanza da fonti di calore. Abbiamo già detto che la temperatura riveste grande importanza per il ciclamino: infatti, in inverno, porre le piante in un ambiente riscaldato ne determina il pieno sviluppo e ed una prolungata fioritura. Però, se la temperatura fosse eccessivamente alta, come è se il ciclamino è posto troppo vicino ad un termosifone, si avrebbe la perdita di umidità del substrato, con conseguente danno per la pianta. Per ovviare a questo inconveniente possiamo agire in due modi diversi: annaffiare la pianta almeno due volte al giorno, con modeste quantità di acqua, oppure versare acqua nel sottovaso, a contatto diretto con il vaso, una volta al giorno, e rimuoverla dopo venti minuti.
Anche l’atmosfera troppo asciutta degli appartamenti non giova al ciclamino, che ha bisogno anche di una certa umidità ambientale. Per ricreare l’umidità necessaria si pongono nel sottovaso del ciclamino un po’ d’acqua e della ghiaia, sulla quale sarà posto il vaso. La ghiaia impedisce che il vaso venga a contatto diretto con l’acqua. L’acqua, evaporando, ricrea le condizioni di umidità atmosferica che consentono al ciclamino di sopravvivere in quell’ambiente a lui non congeniale.
Per garantire più freschezza alla pianta, potrebbe essere presa in considerazione l’ipotesi di mettere il ciclamino sul terrazzo oppure in giardino. Però è necessario porre attenzione alle condizioni ambientali esterne: infatti se spira il vento secco da nord, è necessario annaffiare moderatamente il ciclamino, perchè quel vento asciuga il substrato privandolo dell’umidità. Se poi la temperatura esterna scende molto sotto lo zero, i ciclamini colpiti dal freddo intenso vanno incontro a danni gravissimi: i piccioli delle foglie, le foglie stesse e i fiori si presentano come se fossero stati scottati con dell’acqua bollente. Questo fenomeno prende il nome di allessatura dei tessuti. Queste precauzioni valgono per tutti i ciclamini, ma in particolar modo per il C. persicum, la specie comunemente venduta, che non è rustica.
LA CONSERVAZIONE DEL TUBERO
Terminata la fioritura, dobbiamo continuare a prestare alla nostra pianta particolari attenzioni per avere anche l’anno successivo una pianta vigorosa e ricca di fiori.
La prima operazione da compiere, di solito in febbraio quando la fioritura è terminata, è quella di collocare il ciclamino in un ambiente più fresco di quello domestico e parallelamente di ridurre le annaffiature. Le annaffiature cesseranno del tutto in giugno quando il ciclamino non produrrà più nuove foglie e perderà quasi totalmente le foglie vecchie. La coltivazione del ciclamino riprende verso metà agosto, con l’espianto del tubero dal terriccio nel quale ha vegetato nella precedente stagione e il ricollocamento in un vaso riempito con un substrato nuovo e ricco di sostanze organiche. Il tubero non deve essere piantato in profondità nel terriccio, ma deve essere posto appena sotto la superficie o, al massimo, ad una profondità uguale al raggio del tubero. Compiuta questa operazione, devono riprendere abbondanti le annaffiature. La fioritura si ripresenterà da ottobre in poi.
Ciclamini (foto www.agraria.org)
Bibliografia
– AA.VV. “Il grande libro dei fiori e delle piante” Selezione dal Reader’s Digest Milano 1978
– Eraldo Susini “I miei fiori e il mio giardino” Edagricole
– Attilio Laghi e Gian Paolo Gnone “Le colture protette” CISIA
– Giorgio Oelker “Manuale di Floricoltura” Edagricole Bologna
– Sandro Pignatti “Flora d’Italia” Vol. II, Edagricole
– The Royal Horticultural society ” Il giardinaggio – Dizionario delle piante ornamentali” UTET Garzanti
– Enciclopedia Agraria Italiana – R.E.D.A.
Sitografia
– www.agraria.org/piantedavaso.htm
– www.giardinaggio.it
– www.genflor.com
– http://web.tiscali.it/villafratiset/
– www.bunryu.co.jp
– www.elicriso.it
– www.leserre.it
Paolo Pecchioli, Agrotecnico, è in possesso del diploma di qualifica di orto-floricoltore. Attualmente ricopre la mansione di Assistente tecnico presso l’Istituto Tecnico Agrario di Firenze.
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