A seguito dell’articolo pubblicato da agricultura.it , Raffaele Palumbo ha intervistato su Controradio Firenze Alberto Fatticcioni, titolare del Podere Nonno Berto (PI) parte di un paesaggio mediamente vario e molto conservativo, con minima riduzione della superficie agricola dal 1954 al 2019, nessuna artificializzazione.
Corine Land Cover livello 3 nel quadrato di tre chilometri di lato centrato sull’azienda individua due classi d’uso del suolo agricole e tre forestali. In quel quadrato non sono registrate conversioni d’uso tra il 1990 e il 2018, c’è solo una doppia riclassificazione dovuta a interpretazione incerta. Poco lontano ci sono due aree evolutesi da arbusteti-boscaglie postcolturali a bosco di latifoglie.
In altre aree della Toscana, per esempio tra San Mommè e il Passo della Collina (PT), il bosco si è esteso su quasi tutto il territorio, anche col contributo di qualche rimboschimento artificiale, dopo il devastante taglio raso eseguito nel 1944 lungo la linea gotica. Il paesaggio risultante, ricco di biodiversità, è particolarmente apprezzato dagli escursionisti proprio per la compatta, ma varia, copertura boschiva.
In conclusione si può affermare che la perdita di superficie agricola è concentrata su terreni marginali poco produttivi e/o mal serviti dalla viabilità, coltivati nel XIX secolo e nella prima metà del XX in risposta ai bisogni di una popolazione rurale esagerata.
I terreni produttivi non vengono abbandonati, mentre quelli poco produttivi lo sono oppure sono tenuti a riposo, come ammesso da Confagricoltura in occasione dello sblocco di 60mila ettari a set-aside deliberato quale misura di contrasto alla penuria di grano. L’abbandono delle superfici agricole non incide dunque sensibilmente sulla produzione complessiva, ma alla lunga comporta il venir meno del presidio dei territori divenuti disabitati.