di Federico Vinattieri
Cucciolo di Mastino Napoletano in allattamento (foto di © F.Vinattieri)
Una frase che ha riecheggiato nella mia testa per anni, scandita spesso da mio padre durante i suoi insegnamenti.
Aveva ragione. La differenza tra chi vuole e sa allevare e chi non ha le idee molto chiare, viene talvolta indicata proprio da questo fattore. Quando si vedono allevatori che acquistano o utilizzano svariati maschi e hanno in allevamento pochissime femmine in confronto al sesso opposto, c’è qualcosa che non quadra.
L’ho sentito dire anche svariate volte dal grande Professor Raffello Mariotti: “si alleva sempre con le femmine“. Sembra una frase retorica o di poco conto, ma vi posso assicurare che, chi è del mestiere, la tiene molto in considerazione.
Questa cosa ho avuto modo di “toccarla con mano” in tutti i settori zootecnici di cui ho fatto parte.
Nei canarini, dove le femmine hanno un ruolo chiave nella selezione, ma anche in avicoltura, e anche soprattutto nell’allevamento canino.
Perché è così determinante mantenere una “linea femminile” nel proprio allevamento?
Difficile dare una risposta a chi non ha affinità pratiche di allevamento, ma ci proverò, con potere di sintesi.
Cucciolata di Cane Lupo di Saarloos – Allevamento di Fossombrone
Prima di spiegarne le motivazioni pratiche, vediamo velocemente cosa ci ha insegnato madre natura.
Il sesso femminile in natura è il sesso primario, il sesso più forte, il sesso più longevo, il sesso più funzionale.
Non dobbiamo dimenticarci che le femmine sono “simmetriche” geneticamente parlando, infatti, lo sanno anche i bambini, il cromosoma femminile è “XX”; questo le arricchisce geneticamente e dà loro la facoltà e la facilità di ricombinarsi; i maschi hanno cromosoma “XY” che non si può ricombinare, e questo li impoverisce inevitabilmente a livello genetico.
Questa osservazione ha valenza nei mammiferi e in altre Classi di animali… non vale ad esempio negli uccelli, dove i cromosomi maschili e femminili sono invertiti.
Se si parla di “evoluzione”, si può apprendere che il sesso non è altro che una invenzione delle femmine, le quali hanno “inventato” il maschio per differenziarsi e fortificare le future generazioni. La diversità è fondamentale per sopravvivere all’attacco dei patogeni. La diversità in sostanza quindi, è da considerarsi una vera e propria assicurazione sulla vita, sul futuro, per la stragrande maggioranza delle specie.
Se non c’è ricombinazione genetica, si genera soggetti tutti uguali, tutti geneticamente identici, tutti geneticamente derivanti dal medesimo ascendente, e anche purtroppo, tutti geneticamente predisposti a morire per lo stesso motivo. Ne è un esempio palese il fenomeno della partenogenesi, in cui le specie dette “ermafrodite” possono auto-fecondarsi, senza l’utilizzo del sesso e quindi senza la presenza di individui del sesso opposto.
Il sesso quindi è presente in natura, là dove vi è necessità di una diversificazione, quindi là dove vi è un pericolo di sopravvivenza e di sovente attacco da parte di batteri e virus. Possiamo affermare quindi che, paradossalmente, i maschi esistono grazie ai virus? Sembra incredibile, ma è proprio così.
Noi Mammiferi siamo infatti costantemente minacciati da questi patogeni, e quindi abbiamo sicuramente necessità di accoppiarci e di ricombinare i nostri geni, in modo da procreare nuove generazioni, diverse e più resistenti da quelle precedenti. Se non vi fosse una diversità di sesso, i mammiferi sarebbero già estinti da milioni di anni. Si sa, la natura trova sempre una soluzione di difesa, magari non sempre perfetta, ma sicuramente sempre e comunque efficace.
La femmina quindi è il sesso primario e dominante, questo in tutte le specie viventi.
Se analizziamo l’etologia dei mammiferi, possiamo osservare che in natura è quasi sempre la femmina che sceglie il maschio, e mai il contrario… possiamo dunque dire che la femmina porta avanti la specie e si fa carico della responsabilità del proseguimento del proprio gruppo familiare.
Questo era per introdurvi quanto la natura abbia “investito” nel sesso femminile e quanto potere abbia concesso alla femmina nel quadro generale del Regno animale.
Una madre con i propri cuccioli (foto di © F.Vinattieri)
Ma torniamo al nostro allevamento. Veniamo all’atto pratico, quanto la femmina sia importante, nello specifico di un allevamento canino.
In un centro di selezione, la natura non ha nessuna voce in capitolo, poiché stiamo parlando di “razze”, e quando si utilizza questo termine, viene in automatico tirato in ballo il lavoro svolto da noi uomini. La natura quindi si fa da parte e lascia a noi il comando, pur cercando di ostacolare in tutti i modi la distorsione che noi vogliamo provocare.
Tutti i processi da noi compiuti per deviare i processi naturali, vengono costantemente valutati e vigilati dalla natura, che combatte in tutti i modi possibili questa nostra voglia di modificare le sue leggi.
Certe costanti però, noi le abbiamo comprese bene, e abbiamo anche capito che, se vogliamo perseguire un processo di selezione, dobbiamo attenerci a determinati dogmi, che non possiamo in alcun modo variare.
Uno di questi dogmi è che la femmina fornisce la base di un lavoro di selezione e che è sulla femmina che dobbiamo fondare un programma di fissaggio di determinati connotati da noi voluti, scelti, perfezionati, ricercati.
Qui subentra un altro importante concetto per un allevatore. Il concetto di “base” selettiva.
Cosa si intende per “base” di una selezione? La base è quel “materiale” (inteso come numero di soggetti a disposizione), che l’allevatore sceglie per iniziare una sua linea, una sua selezione, una vera “piattaforma genetica” su cui iniziare a lavorare.
Proprio questa base, deve inevitabilmente essere costituita da femmine, con un fenotipo più similare possibile, dove vi siano presenti quei caratteri che si cerca di mantenere nel tempo, dove a livello genetico vi siano le informazioni utili e preziose di soggetti ritenuti validi, oramai appartenenti alle passate generazioni, e dove non vi siano tare ereditarie che possono andare ad indebolire una selezione basata anche sull’aspetto salutistico.
La ricerca dei soggetti che andrà a costituire la base del proprio centro di selezione, è la fase forse più critica di un allevamento. L’allevatore deve osservare, analizzare, vagliare ogni possibilità, ed infine scegliere tra il materiale che vi è a disposizione nei vari allevamenti contemporanei. Non è semplice scegliere, me ne rendo conto, soprattutto per un neofita.
Allevare è tutto una scelta. Si sceglie gli elementi migliori, in base a caratteristiche oggettive di qualità e rispondenza, e in applicazione a criteri funzionali o scientifici… tutto sta nel saperli cogliere, ed è qui che si vede la bravuta di colui che si dedica alla selezione delle caratteristiche di una razza.
L’Allevamento si fonda sulle femmine, non su i maschi dunque, sia chiaro. Se un allevatore basa la sua linea di sangue su di una linea maschile, ha perso in partenza.
Sicuramente anche la scelta del maschio è assolutamente determinante, ma la femmina deve sempre avere un ruolo privilegiato, prioritario, predominante nel proprio allevamento. Questo concetto vale che si parli di cani, uccelli, polli, gatti, conigli, o qualunque altro animale domestico.
Quando si possiede una base ottimale composta da alcune femmine, conformi ai connotati di tipicità della razza, appartenenti alla medesima linea di sangue e che rispecchiano in gran parte gli attributi ricercati ed elencati nello standard, allora un allevatore può ritenersi soddisfatto della propria base, e può sicuramente concentrarsi sulla accurata ricerca del maschio da poter impiegare su alcune o su tutte le proprie fattrici.
L’introduzione di un maschio esterno è sempre un rischio, ma se le proprie femmine hanno caratteristiche estetiche ormai fissate, talvolta anche con l’aiuto della consanguineità, il rischio di un eventuale apporto genetico nocivo esterno è ridotto ai minimi termini, poiché le suddette caratteristiche di tipicità saranno dominanti o comunque potranno essere subito re-inserite in una seconda generazione.
Come si arriva e quanto tempo ci si impiega a formare una base di femmine omogenee?
Talvolta anni, ma questo dipende da due fattori pratici, ossia dalla bravura dell’allevatore e anche dalla fortuna, che ha un ruolo ahimè cruciale in una selezione.
Una cosa è certa: partire da una femmina eccelsa, è un vantaggio assoluto, che ti permette di basare già le tue scelte sul mantenimento dei caratteri di quella fattrice, e ti fa saltare a piè pari, una ricerca minuziosa e talvolta estenuante, di una femmina che rispecchi l’insieme delle caratteristiche morfologiche e funzionali dello stereotipo di “fattrice d’eccellenza” per la razza.
Mio consiglio pertanto è questo: mai partire con una femmina mediocre. Mai badare a spese, attendere anni semmai, ma iniziare e basare sempre la propria selezione su una o più femmine eccelse.
Il concetto da ricordare va dunque ribadito un’altra volta: sono le femmine che fanno un allevamento.
Ebbene, portare avanti nel tempo una selezione strettamente connessa ad una propria linea femminile, è in sostanza la scelta vincente.
Federico Vinattieri è un appassionato allevatore cinofilo, ornitofilo e avicoltore (titolare Allevamento di Fossombrone – www.difossombrone.it – http://lupi.difossombrone.it – http://ornitologia.difossombrone.it). Curriculum vitae >>>