Resta un mercato fortemente asimmetrico, quello delle assicurazioni agricole agevolate, nelle sue connotazioni territoriali. Il Mezzogiorno si conferma fanalino di coda, con appena il 12% delle aziende assicurate in Italia, il 7% dei valori e solo il 5% delle superfici. E l’inversione di tendenza che si è potuta osservare nel 2018, grazie soprattutto all’introduzione dell’assicurazione agevolata a due rischi, non è bastata a compensare le perdite di questi ultimi anni che hanno dimezzato al Sud la platea delle aziende assicurate, rafforzando il primato delle regioni settentrionali. A fornire un quadro aggiornato sull’evoluzione del mercato assicurativo in agricoltura è il Rapporto ISMEA “La gestione del rischio nell’agricoltura del Mezzogiorno”, realizzato in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole alimentari forestali e del turismo e con il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Foggia, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014-2020. Dall’analisi emerge che nel 2017 si sono ridotte di un altro 13%, nelle regioni del Sud Italia (meno 6,6% a livello nazionale), le aziende agricole che hanno sottoscritto almeno una polizza assicurativa agevolata, il cui numero è sceso sotto 6.800 (erano oltre 13.000 a inizio decennio). Negativi anche i riscontri sulla dinamica dei valori assicurati, scesi nel Mezzogiorno del 2,5% in un anno (più 1% il dato complessivo nazionale) e del 47% se confrontati con i livelli del 2010.
Un recupero c’è stato solo nel 2018, dopo gli eccezionali danni ai raccolti subiti dalle aziende agricole per le gelate e la prolungata siccità estiva della precedente campagna. Al Sud, in particolare, i dati preliminari elaborati da ISMEAevidenziano un 30% in più di imprese assicurate e un 24% di crescita dei valori, a fronte di incrementi del 4,5% per le aziende e del 7,6% per i valori riscontrati a livello nazionale.
Lo “spread” Nord-Sud emerge anche per quei prodotti che maggiormente caratterizzano l’agricoltura del Mezzogiorno: paradossale è il caso del grano duro, con appena 214 aziende assicurate nelle regioni meridionali e oltre 2.700 nel Nord Italia, dove però la coltura è poco diffusa. Le ragioni alla base della scarsa affezione degli agricoltori del Sud verso lo strumento assicurativo sono state approfondite nello studio attraverso un’indagine CATI, realizzata da ISMEA su un campione stratificato di 2.000 agricoltori del Mezzogiorno, e con Focus Group e interviste face-to-face con gli stakeholder.
Chi ha rinunciato alla copertura assicurativa, pur avendo in passato sottoscritto polizze agevolate, adduce soprattutto motivazioni economiche, sottolineando il problema dei costi eccessivamente elevati delle polizze o l’esigenza di non gravare l’azienda di ulteriori oneri. C’è chi predilige l’approccio “fai da te” ricorrendo a tecniche agronomiche di prevenzione dei danni alle colture o dotando l’azienda di strutture di protezione. Soluzioni di gestione del rischio ritenute da molti alternative, e non complementari, alle polizze assicurative.
Se una prevalenza di agricoltori, pur percependo il rischio di danni ai raccolti, rinuncia alla copertura assicurativa per ragioni prevalentemente economiche, una quota comunque non trascurabile di intervistati afferma di aver avuto esperienze negative in occasione di perizie e risarcimenti e di aver perso la fiducia verso il sistema assicurativo.Da rilevare, inoltre, che il 75% degli intervistati, tra quelli che non si sono mai assicurati, ignora l’esistenza delle agevolazioni pubbliche sui premi assicurativi, ma un 13% di questi, dopo essere stati informati dell’esistenza del contributo, si sono detti propensi ad assicurarsi, rivelando un potenziale inespresso che farebbe significativamente aumentare la partecipazione al mercato assicurativo da parte delle aziende agricole del Mezzogiorno.
Sul grado di informazione relativo ai Fondi di mutualizzazione, costituiti tra agricoltori per compensare eventuali perdite di produzione e di reddito, le evidenze emerse dallo Studio ISMEA appaiono ancora più critiche, considerando che l’86% circa degli intervistati, tra quelli assicurati, dichiara di non possedere alcuna conoscenza in materia. Tra coloro che sostengono di conoscerli (solo il 14%), oltre il 70% reputa i fondi un valido strumento di gestione del rischio sia se attivato congiuntamente alle polizze assicurative, secondo una logica di complementarietà, per esempio a copertura dei rischi da fitopatie o di perdite di reddito, sia in totale sostituzione di queste. La burocrazia, in base ai risultati dell’indagine ISMEA, resta un serio ostacolo alla diffusione delle polizze agricole agevolate, determinando tra l’altro frequenti fenomeni di disaffezione da parte delle aziende. Quanto alla percezione dei rischi, oltre alle avversità meteo-climatiche e alle fitopatie, dai risultati dell’indagine è emersa una diffusa attenzione al tema della volatilità dei prezzi e dei costi di produzione, segnalati da quasi un quarto degli intervistati. Gli agricoltori non sembrano, tuttavia, considerare la possibilità di ricorrere a strumenti finanziari per la stabilizzazione dei prezzi, decisamente poco sviluppati in Italia nel settore agricolo, al contrario di quanto rilevato in altri paesi, anche europei. Riguardo alle polizze ricavo, introdotte in Italia nel 2017 per tutelare gli agricoltori contro i rischi di perdite combinate da diminuzioni di resa per avversità climatiche e da riduzioni dei prezzi di mercato, la scarsa conoscenza emersa dall’indagine suggerisce un maggiore sforzo di informazione sul funzionamento anche di questi strumenti, promuovendo campagne di comunicazione in grado di evidenziarne i vantaggi e le opportunità in termini comparativi rispetto alle polizze tradizionali.
Rapporto ISMEA “La gestione del rischio nell’agricoltura del Mezzogiorno” realizzato su commissione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo e con il supporto scientifico del dott. Fabio Santeramo dell’Università degli Studi di Foggia, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014-2020.
01/03/2019
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