Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Fe­de­ri­co Vi­nat­tie­ri

mastino napoletano cuccioloCuc­cio­lo di Ma­sti­no Na­po­le­ta­no

In am­bi­to ci­no­fi­lo non esi­ste una pa­ro­la più di­scus­sa, più cri­ti­ca­ta e più men­zio­na­ta di que­sta: con­san­gui­nei­tà. Da al­cu­ni anni, gra­zie so­prat­tut­to al­l’av­ven­to dei so­cial net­work, nei quali pos­so­no es­se­re prese in con­si­de­ra­zio­ne af­fer­ma­zio­ni anche di neo­fi­ti/pseu­do-al­le­va­to­ri, che si fanno astu­ta­men­te pas­sa­re da esper­ti del set­to­re, la “con­san­gui­nei­tà” è nella mag­gior parte dei casi as­so­cia­ta au­to­ma­ti­ca­men­te al ter­mi­ne “pa­to­lo­gia” o “ma­lat­tia”. C’è stata in qual­che modo una esa­spe­ra­zio­ne del con­cet­to di “con­san­gui­neo”, e no­no­stan­te vi siano de­ci­ne e de­ci­ne di ar­ti­co­li, di testi di al­le­va­to­ri e di au­to­ri che di­mo­stra­no che senza que­sta pra­ti­ca non sa­reb­be stato pos­si­bi­le at­tua­re de­ter­mi­na­te se­le­zio­ni, an­co­ra vi sono per­so­ne pron­te ad ad­di­ta­re chi la ese­gue. Vi è una sorta di “cac­cia alle stre­ghe” nei con­fron­ti di chi ac­cop­pia sog­get­ti con­san­gui­nei, fino ad ar­ri­va­re a dire che bi­so­gna evi­ta­re ac­cop­pia­men­ti in con­san­gui­nei­tà ed ad­di­rit­tu­ra eli­mi­na­re dalla ri­pro­du­zio­ne esem­pla­ri che ne su­pe­ra­no un certo li­vel­lo… MA STIA­MO SCHER­ZAN­DO? Ciò è pre­oc­cu­pan­te, per­ché evi­den­za lo sca­den­te li­vel­lo cul­tu­ra­le di molti nuovi al­le­va­to­ri.

Ma ve­dia­mo­ci più chia­ro. Da al­le­va­to­re e co­no­sci­to­re della ge­ne­ti­ca, vor­rei far ca­pi­re che la con­san­gui­nei­tà è stata in qual­che modo er­ro­nea­men­te clas­si­fi­ca­ta come “pra­ti­ca de­le­te­ria”, poi­ché a mio pa­re­re, quan­do si parla di se­le­zio­ne, esi­sto­no sva­ria­ti van­tag­gi a suo fa­vo­re. Ov­via­men­te dò per scon­ta­to che chi leg­ge­rà que­sto ar­ti­co­lo non frain­ten­da ciò che vo­glio far com­pren­de­re, sa­pen­do bene che ogni pra­ti­ca por­ta­ta al­l’ec­ces­so e im­pie­ga­ta con me­to­do sba­glia­to porta a delle com­pli­ca­zio­ni ir­ri­me­dia­bi­li e ir­re­ver­si­bi­li. Que­sto ar­ti­co­lo per­tan­to è ri­vol­to ai veri al­le­va­to­ri, ma anche a co­lo­ro che hanno la vo­lon­tà di ap­pren­de­re, senza ba­sar­si sulle di­ce­rie del web e delle fan­to­ma­ti­che co­mu­ni­tà Fa­ce­book, che con­ten­go­no, nella stra­gran­de mag­gio­ran­za dei casi, no­zio­ni che hanno, più o meno, la va­len­za scien­ti­fi­ca del “pic­co­lo chi­mi­co”.

Apro una pa­ren­te­si: ba­sa­te­vi sui testi stam­pa­ti o sulle ri­vi­ste/por­ta­li/forum on line con un co­mi­ta­to scien­ti­fi­co ed una re­da­zio­ne for­ma­ta da esper­ti, e non su ciò che leg­ge­te nei co­pia-in­col­la delle rete! Chiu­sa la pa­ren­te­si.

Ini­zia­mo da una do­man­da più che le­ci­ta: per­ché do­vrei ac­cop­pia­re sog­get­ti con­san­gui­nei?
Per un al­le­va­to­re l’o­biet­ti­vo prin­ci­pa­le do­vreb­be es­se­re in qual­che modo la “ri­cer­ca della per­fe­zio­ne”, ossia del sog­get­to che ri­spec­chi i pa­ra­me­tri dello stan­dard ed il “con­cet­to di tipo”, con la con­se­guen­te ri­cer­ca quin­di della “omo­ge­nei­tà di tipo”.
In ge­ne­ti­ca da cosa è por­ta­ta l’o­mo­ge­nei­tà di tipo? Ri­spo­sta: dal­l’au­men­to della omo­zi­go­si. Que­sto è la con­san­gui­nei­tà ri­dot­ta ai mi­ni­mi ter­mi­ni e sche­ma­tiz­za­ta: ri­cer­ca del tipo -> ri­cer­ca della omo­ge­nei­tà di tipo -> ri­cer­ca del­l’au­men­to del­l’o­mo­zi­go­si = con­san­gui­nei­tà.
In ogni al­le­va­men­to dove si vo­glia ar­ri­va­re ad ot­te­ne­re dei ri­sul­ta­ti, primo o poi si deve af­fron­ta­re que­sto sco­glio; è ine­vi­ta­bi­le! Se prima o poi non si ini­zia un la­vo­ro di “fis­sa­zio­ne” dei ca­rat­te­ri, non si ar­ri­ve­rà mai a poter pro­dur­re sog­get­ti del me­de­si­mo “tipo”. Al­le­va­re senza uno scopo non ha nes­sun senso, e ac­cop­pia­re sem­pre nel corso degli anni, ma­schi e fem­mi­ne pro­ve­nien­ti da linee di san­gue com­ple­ta­men­te di­ver­se, è il modo più ra­pi­do per fal­li­re.

cuccioli cane lupo di sarloosCuc­cio­la­ta di razza Cane Lupo di Saar­loos

L’uo­mo con la sua se­le­zio­ne è in grado di “gio­ca­re” con la ge­ne­ti­ca, sia in ter­mi­ni più in­va­si­vi (bio­ge­n­e­ti­ca, mi­cro-ge­ne­ti­ca di la­bo­ra­to­rio, ecc..), sia in ter­mi­ni più sem­pli­ci come nel caso di una nor­ma­le se­le­zio­ne di un al­le­va­men­to. Noi al­le­va­to­ri siamo in grado di agire sul li­vel­lo di omo­zi­go­si dei no­stri “pro­dot­ti” fu­tu­ri. Pos­sia­mo “crea­re” cuc­cio­la­te con au­men­to o di­mi­nu­zio­ne del­l’o­mo­zi­go­si, ma pos­sia­mo anche de­ci­de­re di la­scia­re il li­vel­lo inal­te­ra­to.

Bi­so­gna te­ne­re sem­pre in mente che il con­cet­to di “razza” in na­tu­ra non esi­ste, ed è quin­di pu­ra­men­te ar­ti­fi­cia­le. Ogni razza da noi co­no­sciu­ta è quin­di frut­to della ma­ni­po­la­zio­ne umana, e sic­co­me per ar­ri­va­re alla crea­zio­ne di una razza si sono do­vu­ti fis­sa­re de­ter­mi­na­ti ca­rat­te­ri fe­no­ti­pi­ci e/o ge­no­ti­pi­ci, per ar­ri­va­re al ri­sul­ta­to ul­ti­mo vo­lu­to, si è ine­vi­ta­bil­men­te do­vu­ti ri­cor­re­re alla con­san­gui­nei­tà. Quin­di te­nia­mo sem­pre a mente che tutte le razze hanno alla loro ori­gi­ne ac­cop­pia­men­ti con­san­gui­nei. Que­sto per met­te­re a ta­ce­re le voci che tal­vol­ta ci giun­go­no al­l’o­rec­chio, di razze che non hanno su­bì­to nes­sun ge­ne­re di “in­bree­ding”.

Tutto ciò che è “razza” quin­di è ben lon­ta­na da quel­lo che in na­tu­ra si chia­ma “se­le­zio­ne na­tu­ra­le”, che non è altro che una se­le­zio­ne allo scopo di pura e sem­pli­ce “so­prav­vi­ven­za della spe­cie”, quin­di in pa­ro­le po­ve­re per due scopi prin­ci­pa­li e fon­da­men­ta­li: fer­ti­li­tà e re­si­sten­za.

Noi al­le­va­to­ri ope­ria­mo in qual­che modo con­tro la na­tu­ra, poi­ché for­zia­mo quel­li che sono i nor­ma­li equi­li­bri di una se­le­zio­ne na­tu­ra­le. Se un cuc­cio­lo ri­sul­te­rà de­bo­le o im­mu­no-de­pres­so, noi lo aiu­tia­mo a so­prav­vi­ve­re con me­di­ci­na­li o in­te­gra­to­ri, al con­tra­rio la se­le­zio­ne na­tu­ra­le lo avreb­be eli­mi­na­to. Stes­so con­cet­to av­vie­ne con le “mu­ta­zio­ni”, che noi ab­bia­mo se­le­zio­na­to nel corso dei se­co­li e che tut­t’o­ra con­ti­nuia­mo a se­le­zio­na­re, mu­ta­zio­ni che in na­tu­ra non avreb­be­ro mai at­tec­chi­to, in quan­to un qua­lun­que sog­get­to “mu­ta­to”, sa­reb­be messo in di­spar­te e con­si­de­ra­to “inap­pro­pria­to” per la ri­pro­du­zio­ne. Anche gran parte delle mu­ta­zio­ni sono state fis­sa­te con la pra­ti­ca della con­san­gui­nei­tà.

Ma tor­nia­mo a que­sta pra­ti­ca.
Met­tia­mo fine ad un’al­tra “voce di paese”, che viene sem­pre più dif­fu­sa in rete e che è ve­ra­men­te dan­no­sa e di­strut­ti­va: LA CON­SAN­GUI­NEI­TA’ NON DA’ VITA A NES­SU­NA TARA GE­NE­TI­CA! La con­san­gui­nei­tà sem­mai fa emer­ge­re più fa­cil­men­te tare ge­ne­ti­che che esi­sto­no già nel ge­no­ma dei sog­get­ti ac­cop­pia­ti, ma non crea nes­su­na nuova pro­ble­ma­ti­ca ge­ne­ti­ca! Que­sto ha va­len­za sia per gli ani­ma­li, sia per noi es­se­ri umani.

In or­ni­to­lo­gia e in avi­col­tu­ra, la con­san­gui­nei­tà è al­l’or­di­ne del gior­no e non viene in alcun modo de­ni­gra­ta; forse per­ché si trat­ta di ani­ma­li con cui, noi uo­mi­ni, ab­bia­mo un rap­por­to ben di­ver­so ri­spet­to al no­stro rap­por­to con il cane o con il gatto, e quin­di le con­se­guen­ze di tale pra­ti­ca non sono te­nu­te più di tanto in con­si­de­ra­zio­ne. Tra gli al­le­va­to­ri di ca­na­ri­ni ad esem­pio, (parte del gran­de “mondo or­ni­to­fi­lo” di cui anche io fac­cio parte) è as­so­lu­ta­men­te nor­ma­le pro­dur­re sog­get­ti estre­ma­men­te con­san­gui­nei, e non vi è nes­su­no che si op­pon­ga a que­sto, tanto meno la Fe­de­ra­zio­ne Or­ni­col­to­ri Ita­lia­ni, che non ha mai espres­so nes­sun tipo di pa­re­re al ri­guar­do.

Ma al­lo­ra per­ché nei cani è una “ope­ra­zio­ne” così po­le­miz­za­ta?
Si­cu­ra­men­te per ra­gio­ni pu­ra­men­te eti­che, va­lu­tan­do il cane “l’a­ni­ma­le più vi­ci­no al­l’uo­mo”, per il quale, anche giu­sta­men­te, dob­bia­mo con­cen­tra­re mag­gior­men­te le no­stre at­ten­zio­ni. Il cane, non di­men­ti­chia­mo­lo mai, è parte in­te­gran­te della vita del­l’uo­mo, e parte in­te­gran­te di una fa­mi­glia (o al­me­no do­vreb­be es­ser­lo).

A li­vel­lo ge­ne­ti­co vi sono mille va­ria­bi­li, che pur­trop­po non pos­sia­mo per­met­ter­ci di il­lu­stra­re per filo e per segno in un sem­pli­ce ar­ti­co­lo come il pre­sen­te, poi­ché ri­schie­rei di an­no­iar­vi e di adug­gia­re il tema del­l’ar­ti­co­lo con le “sfu­ma­tu­re” della spe­ci­fi­ca ge­ne­ti­ca ap­pli­ca­ta alla se­le­zio­ne.
Chi al­le­va sa be­nis­si­mo quale sia la re­go­la che, ahimé, “regna so­vra­na” nella se­le­zio­ne di qua­lun­que razza: “la ti­pi­ci­tà è in­ver­sa­men­te pro­por­zio­na­le alla fun­zio­na­li­tà”, e quin­di anche alla sa­lu­te. Quan­do fre­quen­ta­vo l’I­sti­tu­to Tec­ni­co Agra­rio, il mio “vec­chio” pro­fes­so­re di Zoo­tec­nia, Prof. Mario Gian­no­ne, mi di­ce­va che l’a­ni­ma­le per­fet­to non esi­ste e che un esem­pla­re ap­pa­ren­te­men­te ec­ce­zio­na­le a li­vel­lo di fe­no­ti­po, na­scon­de (quasi sem­pre) dei di­fet­ti a li­vel­lo di ge­no­ti­po; al­le­van­do nel corso degli anni, varie razze ca­ni­ne, ed os­ser­van­do l’o­pe­ra­to anche di col­le­ghi al­le­va­to­ri, mi sono reso conto che aveva pie­na­men­te ra­gio­ne.
Io ho avuto di­nan­zi a gli occhi l’e­sem­pio di­ret­to con i miei Ma­sti­ni Na­po­le­ta­ni, che hanno rag­giun­to un li­vel­lo di ti­pi­ci­tà ec­cel­so, ma non ri­sul­ta­no più es­se­re sog­get­ti per­fet­ta­men­te fun­zio­na­li, ai quali è no­te­vol­men­te di­mi­nui­ta la loro, pre­ce­den­te­men­te in­na­ta, at­ti­tu­di­ne pri­mor­dia­le alla guar­dia e ri­sul­ta­no es­se­re molto meno ne­vri­li e at­ti­vi, ri­spet­to a sog­get­ti di 20 anni fa.
Inu­ti­le elen­ca­re tutte le varie com­pli­ca­zio­ni e i gran­di svan­tag­gi di una con­san­gui­nei­tà stret­ta. Lo sap­pia­mo… no­zio­ni dette e ri­det­te, scrit­te e ri­scrit­te. Un vero al­le­va­to­re* le co­no­sce alla per­fe­zio­ne e co­no­sce be­nis­si­mo quale sia il li­mi­te da non “var­ca­re” con i suoi sog­get­ti con­san­gui­nei (* parlo di “veri al­le­va­to­ri”, poi­ché non mi sarei mai ci­men­ta­to in un ar­ti­co­lo su que­sto ar­go­men­to, se non vi fos­se­ro an­co­ra col­le­ghi in grado di avere i re­qui­si­ti cul­tu­ra­li e ca­pa­ci­tà pra­ti­che per fare le giu­ste scel­te, e per for­tu­na ce ne sono an­co­ra tanti).

“De­pres­sio­ne da con­san­gui­nei­tà” è uno dei ter­mi­ni che fa paura e che si legge so­ven­te nei com­men­ti. Que­sto ter­mi­ne, al con­tra­rio di altri, me­ri­ta due righe. Molte per­so­ne pen­sa­no che TUTTI i cani con­san­gui­nei siano “af­fet­ti” da que­sto danno ge­ne­ti­co ir­ri­me­dia­bi­le e rac­ca­pric­cian­te, pro­vo­ca­to da un “inin­cro­cio” de­le­te­rio. FALSO. Una delle tante di­ce­rie che è pian piano di­ve­nu­ta “na­zio­nal po­po­la­re” ed è stata “as­si­mi­la­ta” dai ci­no­fi­li come ve­ri­tà. FALSO ri­ba­di­sco. Tutti i cani con­san­gui­nei vi­vo­no di meno e hanno meno ro­bu­stez­za? Non esi­ste nes­su­no stu­dio scien­ti­fi­co ba­sa­to sui cani, nes­sun trat­ta­to, nes­su­na prova em­pi­ri­ca che provi la per­ti­nen­za di que­sta af­fer­ma­zio­ne! Si trat­ta esclu­si­va­men­te di una ipo­te­si. Quan­do que­sta ipo­te­si verrà di­mo­stra­ta scien­ti­fi­ca­men­te con prove at­ten­di­bi­li, ne ter­re­mo di conto. Esi­ste in­ve­ce qual­che stu­dio spo­ra­di­co sulla “ete­ro­si” e sul “vi­go­re ibri­do”, ossia sul po­ten­zia­men­to della vi­ta­li­tà, che si ot­tie­ne da ac­cop­pia­men­ti ete­ro­ge­nei, ma anche in que­sto caso non sono studi spe­ci­fi­ci sul cane.

Si parla tanto di “COI” (coef­fi­cien­te di Con­san­gui­nei­tà), che nel web è di­ven­ta­to una vera e pro­pria “ce­le­bri­tà”, anche se du­bi­to for­te­men­te che tanti neo-al­le­va­to­ri com­pren­da­no ve­ra­men­te di cosa si trat­ti a li­vel­lo ge­ne­ti­co. Nu­me­ri sche­ma­tiz­za­ti in “li­vel­li”, dai quali dover star al di sotto, que­sto è ciò che viene ap­pre­so, ma il per­ché non se lo chie­de nes­su­no, e tanto meno nes­su­no si chie­de se sia ve­ra­men­te di pri­ma­ria im­por­tan­za ri­spet­ta­re certi ter­mi­ni (ol­tre­tut­to im­po­sti e de­ci­si da chi?). La Fe­de­ra­zio­ne Ci­no­lo­gi­ca In­ter­na­zio­na­le a tal pro­po­si­to ha re­dat­to delle “rac­co­man­da­zio­ni”, ossia dei “con­si­gli”, ma nes­sun ob­bli­go. Nes­sun ob­bli­go può es­se­re im­po­sto, poi­ché chi ha re­dat­to il re­go­la­men­to in­ter­na­zio­na­le del­l’al­le­va­men­to ca­ni­no, era per­fet­ta­men­te con­sa­pe­vo­le che è im­pos­si­bi­le im­pe­di­re o im­por­re una ri­du­zio­ne dra­sti­ca della con­san­gui­nei­tà, per­ché que­sto sa­reb­be la fine delle razze per come le co­no­scia­mo noi. La ge­ne­ti­ca non può es­se­re clas­si­fi­ca­ta e sche­ma­tiz­za­ta con la ma­te­ma­ti­ca… Ma­ga­ri fosse così sem­pli­ce!

Ho visto al­le­va­to­ri che ac­qui­sta­no o in­tro­du­co­no nel loro pro­gram­ma di al­le­va­men­to, al­cu­ni sog­get­ti solo os­ser­van­do i loro va­lo­ri e va­lu­tan­do i ri­sul­ta­ti dei loro test ge­ne­ti­ci, senza dare nes­sun va­lo­re a quali siano le doti mor­fo­lo­gi­che e quin­di di ti­pi­ci­tà del sog­get­to in que­stio­ne. NON SI PUO’ AL­LE­VA­RE SULLA CARTA O SUL COM­PU­TER!! L’oc­chio vuole la sua parte. Pur­trop­po, come sap­pia­mo bene, non ci si può ba­sa­re nean­che su quan­to scrit­to nei pe­di­gree, poi­ché in ci­no­fi­lia sono pur­trop­po fre­quen­ti i “falsi d’au­to­re” (così li chia­mo iro­ni­ca­men­te), ossia suc­ce­de che al­le­va­to­ri di­so­ne­sti ab­bi­ni­no pe­di­gree a sog­get­ti di tut­t’al­tra ge­nea­lo­gia. Sic­co­me sap­pia­mo che que­sto pur­trop­po può es­se­re fatto, bi­so­gna ba­sar­si sem­pre sulla va­lu­ta­zio­ne del cane stes­so e mai e poi mai ba­sar­si sol­tan­to sulla sua ge­nea­lo­gia; il mio con­si­glio è di af­fi­dar­si sem­pre alla re­go­la “SE NON LO VEDO NA­SCE­RE NON SO DI CHI SIA FI­GLIO”.

E’ anche vero che con le nuove nor­ma­ti­ve E.N.C.I., con l’i­no­cu­la­zio­ne ob­bli­ga­to­ria del mi­cro­chip, con l’ob­bli­go di de­nun­cia al­l’a­na­gra­fe ca­ni­na ASL, con il de­po­si­to del cam­pio­ne bio­lo­g­i­co ed il mo­der­no even­tua­le esame del DNA, ci vuole un bel co­rag­gio per con­ti­nua­re a “gio­ca­re” con i pe­di­gree, poi­ché un al­le­va­to­re ri­schia serie san­zio­ni e anche seri prov­ve­di­men­ti di­sci­pli­na­ri da parte del­l’En­te Na­zio­na­le. Ma si sa… siamo in Ita­lia e pur­trop­po que­ste cose suc­ce­do­no an­co­ra…

Bi­so­gna os­ser­va­re ogni pe­cu­lia­ri­tà di un esem­pla­re, bi­so­gna far va­le­re la pro­pria espe­rien­za nel­l’in­di­vi­dua­re de­ter­mi­na­ti ca­rat­te­ri da “im­por­ta­re” e so­prat­tut­to bi­so­gna da su­bi­to sta­bi­li­re quali siano gli even­tua­li di­fet­ti da evi­ta­re di in­tro­dur­re nella pro­pria se­le­zio­ne. “E’ molto più fa­ci­le por­ta­re den­tro un pre­gio, che eli­mi­na­re un di­fet­to”, mi di­ce­va il Pro­fes­sor Raf­fael­lo Ma­riot­ti. Ovvio che l’e­stre­ma con­san­gui­nei­tà, ri­pe­ti­ti­va e ri­stret­ta può por­ta­re a gravi com­pli­ca­zio­ni e al ma­ni­fe­star­si di pa­to­lo­gie ere­di­ta­rie. Le di­fe­se im­mu­ni­ta­rie e la re­si­sten­za a de­ter­mi­na­te ma­lat­tie, vanno a in­de­bo­lir­si se si pre­sen­ta­no con­san­gui­nei­tà por­ta­te al­l’ec­ces­so, ma con que­sto non si pos­so­no nean­che com­ple­ta­men­te evi­ta­re, al­tri­men­ti il tipo ver­reb­be ir­ri­me­dia­bil­men­te per­du­to nel corso di poche ge­ne­ra­zio­ni. La con­san­gui­nei­tà va sa­pu­ta fare, non v’è dub­bio. Ma se viene ese­gui­ta con par­si­mo­nia e con me­to­do, al­lo­ra gli ef­fet­ti pos­so­no es­se­re sod­di­sfa­cen­ti e si po­tran­no rag­giun­ge­re degli obiet­ti­vi fe­no­ti­pi­ci ec­cel­si, sem­pre ri­spet­tan­do il ge­no­ti­po. Fac­cia­mo l’e­sem­pio degli “In­dios” del­l’A­maz­zo­nia; quel­le tribù, da sem­pre iso­la­te e senza alcun ge­ne­re di con­tat­to con il mondo ester­no, sono tutte tribù con­san­gui­nee, dove pochi in­di­vi­dui fe­con­da­no, fi­glie, so­rel­le, e così via. Ri­sul­ta­to: stes­so aspet­to fi­si­co, stes­sa sta­tu­ra, stes­si co­lo­ri, in poche pa­ro­le stes­so “tipo”. Allo stes­so tempo que­sti in­di­vi­dui non pos­so­no avere con­tat­ti con il mondo ester­no anche per­ché ri­sul­ta­no più fra­gi­li e quin­di meno re­si­sten­ti alle co­mu­ni ma­lat­tie che ci col­pi­sco­no, per­tan­to un con­tat­to pro­lun­ga­to con al­cu­ni abi­tan­ti pro­ve­nien­ti da altre parti del mondo po­treb­be es­se­re per loro le­ta­le. Que­sto a di­mo­stra­zio­ne che la con­san­gui­nei­tà por­ta­ta al­l’e­sa­spe­ra­zio­ne porta in­dub­bia­men­te dei de­fi­cit im­mu­ni­ta­ri, se svol­ta in modo ri­pe­ti­ti­vo e senza nes­su­na ac­cor­tez­za, ma allo stes­so tempo porta dei van­tag­gi che un al­le­va­to­re che se­le­zio­na l’e­ste­ti­ca di una razza, non può per­met­ter­si di non uti­liz­za­re a suo fa­vo­re.

La con­san­gui­nei­tà non è una pra­ti­ca osti­le, bensì un va­li­do pro­ce­di­men­to di se­le­zio­ne, che deve ser­vi­re per fis­sa­re i pregi ri­cer­ca­ti. Bi­so­gna im­pa­ra­re ad usar­la, con me­to­do e senza tra­sgre­di­re alle pre­cau­zio­ni ed ai li­mi­ti reali che la scien­za ci ha in­di­ca­to, e non os­ser­van­do i li­vel­li ge­ne­ra­ti da un cer­vel­lo elet­tro­ni­co o cal­co­la­ti sulla con­vin­zio­ne che ge­ne­ti­ca e ma­te­ma­ti­ca pos­sa­no coin­ci­de­re sem­pre.

cucciolata cane mastino napoletano cuccioloCuc­cio­la­ta di razza Ma­sti­no Na­po­le­ta­no

Fe­de­ri­co Vi­nat­tie­ri è un ap­pas­sio­na­to al­le­va­to­re di Ca­na­ri­ni e di Ma­sti­ni Na­po­le­ta­ni (Al­le­va­men­to di Fos­som­bro­ne – www.​dif​osso​mbro​ne.​it – lupi.​dif​osso​mbro​ne.​it). Cur­ri­cu­lum vitae >>>

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