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E’ sempre “grana” ma si riscoprono anche i vini dello “Stivale”. Il “primario” sta diventando la voce economica più importante del Paese

di C. Maurizio Scotti

E’ in continua crescita l’export agroalimentare italiano, in controtendenza rispetto al totale delle esportazioni italiane che hanno perso lo 0,1% nei primi otto mesi dell’anno, fatto salvo il settore automotive. Tra prodotti agricoli, cibi e bevande, il Made in Italy oltreconfine ha toccato i 24,5 miliardi di euro ed è aumentato mediamente del 2,5% annuo. Formaggi stagionati, quali Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorino Romano, hanno “sfondato” in diversi mercati esteri con veemenza, poi numeri in forte crescita per pasta e riso e per i marchi storici della nostra vitivinicoltura, ma anche per vini una volta piuttosto in ombra nel rapporto con l’estero. come il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Bonarda dell’Oltrepo Pavese, il Vermentino del Logudoro e il Nero d’Avola, o addirittura trascurati nei rapporti extraeuropei, quali i cosiddetti vini dello “Stivale”, dalla Verdeca delle Murge, ai Rosati “focosi” di Calabria e Lucania. Dopo i dati di agosto, se si dovesse confermare questo trend positivo anche nei prossimi mesi, le esportazioni agroalimentari tricolori arriverebbero a fine anno a toccare i 38 miliardi di euro, con la prospettiva neanche solamente fantasiosa di arrivare alla fatidica “quota 70” (miliardi) nei prossimi 5 anni, fattore economico che darebbe al mondo agroalimentare italiano la svolta decisiva, in quanto sarebbe in grado di produrre un Pil di oltre 250 miliardi di euro, (i cui 3/8  destinati all’esportazione) diventando di fatto la prima voce economica nazionale.

Parmigiano Reggiano DOP
Parmigiano-Reggiano Dop (foto www.granadoro.it)

Oggi, al mercato interno Ue sono stati destinati oltre due terzi delle esportazioni (circa 16,2 miliardi di euro), soprattutto in Germania, Francia e Regno Unito.  Sul fronte extra-Ue, oltre 2,4 miliardi di prodotti agroalimentari italiani sono finiti sulle tavole dei consumatori statunitensi. Ci sono anche due note dolenti: l’export con la Russia da 4,5 miliardi è andato praticamente a zero e un campanello di allarme lo ha fatto registrare il commercio con la Cina, dove le vendite di cibi e bevande italiane hanno ceduto una grossa fetta in valore percentuale.

Prosciutto Toscano DOP
Prosciutto Toscano Dop (foto www.prosciuttotoscano.com)

“I numeri positivi sul commercio estero -commenta il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino– sono la dimostrazione degli sforzi che le imprese agricole italiane stanno mettendo in campo per raccogliere la sfida dei mercati internazionali. Per consolidare e accrescere gli ottimi risultati sulle tavole straniere, è necessario accompagnare con strumenti moderni le aziende agricole anche sui mercati emergenti, così come altrettanto importante saranno gli sforzi per una valida risoluzione diplomatica della crisi russo-ucraina, crisi che ha azzerato uno dei mercati strategici per i nostri prodotti”.

Autore: C. Maurizio Scotti
17/10/2016

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