E poi c’è il risvolto zootecnico che preoccupa
di C. Maurizio Scotti
Quanto è emerso negli Usa ed in Canada la settimana scorsa ha fatto scattare all’insù le quotazioni del mais alla borsa di Chicago. Il grosso della questione è ruotato sulle stime di produzione e consumo mondiale rilasciate dall’Usda, che riflettono un calo dell’offerta (anche se non traumatico) ed un relativo aumento della domanda.
In base all’ottimizzazione dei flussi matematici relativo alle stime, la campagna maisicola parrebbe presentarsi con un calo del 2% della produzione a livello mondiale, anche a causa dei fattori climatici non favorevoli in Europa, e una crescita del 4% del consumo, supportato assai efficacemente sia dall’olio che dal lavorato a galletta. Proprio la trasformazione-produzione di alimenti dietetici e gluten free è quella che cresce maggiormente determinando un consistente calo delle scorte del mais primario, soprattutto in Nord Europa e Australia.
Dal punto di vista globale, produzione e consumo mondiale sono in equilibrio ormai da diversi anni, su cifre che sono stabilizzate sul miliardo di tonnellate (circa 13 quintali per ogni abitante della Terra), Cala il rapporto fra scorte e consumo che passa da 21,5 al 20,5%, corrispondenti a due mesi e mezzo di autonomia.
C’è chi afferma che i dati saranno suscettibili di variazioni nel corso della stagione, ma ormai in tanti si attendono una ripresa delle quotazioni, fino a pochi giorni fa depresse dal concorrente soia; A Chicago lo scenario è cambiato; nel giro di alcune sedute i prezzi potrebbero tornare all’attacco di 3,95 dollari/bushel, proseguendo poi verso 4,10-4,20. Il superamento di questa zona aprirà spazi verso 4,50. Al contrario si dovrà considerare negativo il ritorno sotto 3,65, con obiettivi a 3,50 dollari. La situazione sarà quindi da monitorare attentamente nel corso dei prossimi 30 giorni.
A Parigi, altro importante mercato borsistico, le quotazioni hanno accelerato ancora di più fino a segnare i 172 a tonnellata
Quindi, la situazione si fa interessante per i produttori di mais che potrebbero lasciarsi alle spalle le quotazioni compresse degli ultimi mesi, con un’attenzione particolare alle vicende zootecniche in Europa (in modo particolare in Italia), in quanto l’accentuarsi del malessere nel settore dell’allevamento potrebbe pregiudicare una stagione ormai già avviata. E far crollare sogni di recupero dal punto di vista economico.
Mais (foto www.risoitaliano.eu)
20/05/2016