di Cristiano Papeschi
(foto Cristiano Papeschi)
Epidemiologia
L’encefalitozoonosi è una malattia parassitaria piuttosto diffusa negli allevamenti cunicoli anche se, il più delle volte, passa inosservata ed asintomatica. L’agente eziologico è Encephalitozoon cunicoli, protozoo appartenente alla famiglia dei Microsporidi. E. cuniculi è un patogeno caratteristico del coniglio ma in grado di parassitare anche altri mammiferi, uomo incluso, nonché gli uccelli. Il coniglio infetto elimina le spore del parassita con le urine le quali possono contaminare alimenti, strumenti e superfici. Gli animali sani si infettano mediante l’ingestione delle spore presenti in particolare nel cibo. Tali spore, una volta penetrate nell’intestino daranno origine alle forme vegetative che, attraverso il circolo linfo-ematico, andranno a localizzarsi in tutto l’organismo con particolare predilezione per organi quali rene, cervello, fegato e cuore. Il parassita penetra all’interno delle cellule dove compie il suo ciclo riproduttivo al termine del quale si avrà la rottura della cellule ospiti con diffusione dei nuovi parassiti. Attraverso la circolazione placentare, E. cuniculi, è in grado di raggiungere ed infettare il feto durante la gravidanza comportando gravi lesioni oculari (uveite fococlastica). Dopo 2-4 settimane dall’infezione iniziano a comparire in circolo gli anticorpi specifici mentre con le urine le spore possono essere rinvenute a partire dalla 3°-4° settimana la cui eliminazione si protrarrà per circa 2 mesi. Pertanto soggetti sani possono infettarsi sia a seguito di ingestione-leccamento di materiali o alimenti contaminati, sia per contatto diretto con le urine di animali infetti, soprattutto nel caso di introduzione nella gabbia o in allevamento di nuovi soggetti acquistati. Anche animali selvatici (conigli, topi o ratti) sono in grado di veicolare il patogeno all’interno di un allevamento. Dopo 2-3 mesi il coniglio smette di eliminare le spore con le urine e questo deve essere tenuto presente nei piani di profilassi. Da tener presente, inoltre, che l’encefalitozoonosi è una potenziale zoonosi anche se rappresenta un grave rischio solo per soggetti immunodeficienti.
Sintomatologia
La presenza dell’infezione non comporta automaticamente la comparsa di sintomi clinici e pertanto può decorrere in maniera asintomatica. Come già ricordato gli organi bersaglio sono cervello, reni, fegato, cuore ed occhio e pertanto e la sintomatologia che ne consegue dipenderà dalla gravità delle lesioni provocate a questi organi. Danni a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) possono portare ad incoordinazione motoria, torcicollo (molto frequente) (vedi figura sottostante), convulsioni, paresi o paralisi, nistagmo (tremori dei globi oculari) ed alterazioni del comportamento. Lesioni renali comportano, in genere, poliuria (aumentata produzione di urina) e polidipsia (sete) mentre meno frequenti sono i danni renali e cardiaci. In alcuni casi la gravità della sintomatologia e quindi delle lesioni può condurre a morte l’animale.
(foto Cristiano Papeschi)
Diagnosi
Il quadro sintomatologica da solo non è sufficiente per effettuare una diagnosi di certezza in quanto comune ad altre patologie quali ad esempio la pasteurellosi e la toxoplasmosi. Per la diagnosi di encefalitozoonosi ci si può avvalere sia di test sierologici (utilizzabili anche sugli animali vivi) in grado di valutare la presenza di anticorpi a partire da un campione ematico oppure, a seguito di autopsia e conseguente biopsia, mediante esame istologico su campioni di tessuto cerebrale e renale. Anche l’esame delle urine può essere di aiuto ai fini della diagnosi mediante isolamento delle spore anche se è necessario tenere presente la durata dell’eliminazione di queste ultime.
Profilassi
Prima di introdurre un nuovo soggetto in allevamento è buona norma informarsi sui requisiti sanitari dell’allevamento di provenienza. In ogni caso è consigliabile rispettare il periodo di quarantena ed isolare ed eventualmente abbattere i soggetti con sintomatologia manifesta. Le superfici e i materiali venuti a contatto con animali infetti andrebbero distrutti o disinfettati con fenoli, cresoli, ipoclorito di sodio o altri disinfettanti forti anche se non si ha garanzia di una completa sanificazione. Inoltre è necessario impedire l’accesso all’interno dell’allevamento di animali selvatici (in particolare roditori).
Terapia
A causa della somiglianza dei sintomi nervosi con altre patologie è bene, prima di iniziare una terapia, avere una diagnosi certa. Nei casi in cui la compromissione del SNC sia evidente e grave è improbabile la guarigione per cui si consiglia l’abbattimento dei capi malati. Alcuni casi regrediscono spontaneamente mentre nelle forme più lievi si può sperare, a seguito della terapia, in una remissione della sintomatologia e guarigione clinica. Farmaci di elezione per la terapia dell’encefalitozoonosi sono benzimidazoli quali il febendazolo e l’albendazolo da usarsi solo ed esclusivamente sotto controllo veterinario e rispettando i tempi di sospensione.
Cristiano Papeschi, zootecnico ed esperto in coniglicoltura, è laureato in Medicina Veterinaria all’Università di Pisa. Curriculum vitae >>>
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