Con­di­vi­di l'ar­ti­co­lo
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di Raoul Lenaz

Sono Raoul e molti di co­lo­ro che fre­quen­ta­no il “Forum di Agra­ria.org“ mi co­no­sco­no in quan­to mo­de­ra­to­re nella se­zio­ne dei “Fun­ghi Col­ti­va­ti“ però, pro­ba­bil­men­te non sanno che sono en­tra­to nel mondo dei fun­ghi Pleu­ro­tus nei primi anni del 1970 quan­do ho ini­zia­to a la­vo­ra­re per la “Fo­re­stal Fun­ghi” di Cro­cet­ta del Mon­tel­lo. Il ti­to­la­re di quel­la azien­da era Oldo Sar­tor, fi­glio di uno dei due Sar­tor pro­prie­ta­ri del­l’al­lo­ra “Fun­ghi del Mon­tel­lo”, la più gran­de fun­ga­ia d’I­ta­lia co­no­sciu­ta so­pra­tut­to per la sua pro­du­zio­ne di Pra­ta­io­li; pen­sa­te che già negli anni 1960 si erano do­ta­ti di un tec­ni­co olan­de­se per la ge­stio­ne della loro enor­me pro­du­zio­ne! Il mio com­pi­to nel­l’am­bi­to della Fo­re­stal fun­ghi, era quel­lo di vi­si­ta­re i pro­dut­to­ri di fun­ghi pra­ta­io­li e Pleu­ro­tus e di con­vin­cer­li a ven­der­ci, di anno in anno, tutta la loro pro­du­zio­ne. Era un la­vo­ro in­te­res­san­te che mi pia­ce­va e che mi ha per­mes­so di co­no­sce­re un mondo per me sino ad al­lo­ra sco­no­sciu­to, dato che  pro­ve­ni­vo, in quan­to al­lo­ra Eno­tec­ni­co, dal mondo eno­lo­gi­co; la cosa più ca­ri­na è che prima di en­tra­re a far parte della Fo­re­stal Fun­ghi, ero un fun­zio­na­rio di ven­di­ta della Fe­der­con­sor­zi pres­so l’uf­fi­cio In­ter­re­gio­na­le di Mi­la­no ed il mio com­pi­to, era quel­lo di ven­de­re al­l’in­gros­so i vini dei  Con­sor­zi Agra­ri; vi­si­ta­vo le can­ti­ne di Lom­bar­dia, Emi­lia Ro­ma­gna e Pie­mon­te e do­ve­vo trat­ta­re con i loro ti­to­la­ri, per ven­de­re loro i vini, pro­prio l’op­po­sto di quel­lo che fa­ce­vo in seno alla Fo­re­stal, dove in­ve­ce, vi­si­tan­do i pro­dut­to­ri di fun­ghi,  do­ve­vo con­vin­cer­li a ven­der­ci le loro pro­du­zio­ni!
La no­stra azien­da suc­ces­si­va­men­te, ven­de­va al­l’in­gros­so, nei mer­ca­ti or­to­frut­ti­co­li del­l’I­ta­lia cen­tro set­ten­trio­na­le i fun­ghi ac­qui­sta­ti. Negli stes­si mer­ca­ti ve­ni­va­no ven­du­ti in pa­ral­le­lo, i fun­ghi por­ci­ni e gli ovuli fre­schi che im­por­ta­va­mo dalla Iu­go­sla­via di que­gli anni. In­sie­me al mio ti­to­la­re fre­quen­ta­vo i mer­ca­ti di Bo­lo­gna, di Fi­ren­ze, di Mi­la­no, di To­ri­no e di Ge­no­va: quel­le fre­quen­ta­zio­ni rap­pre­sen­ta­no per me, an­co­ra oggi, dei bei ri­cor­di.
Il la­vo­ro svol­to al­lo­ra, nel­l’am­bi­to della Fo­re­stal fun­ghi, mi ha per­mes­so di fa­mi­lia­riz­za­re ab­ba­stan­za bene, con le pro­ble­ma­ti­che dei fun­gi­col­to­ri e le esi­gen­ze dei mer­ca­ti or­to­frut­ti­co­li.
Dopo al­cu­ni anni di Fo­re­stal fun­ghi, ri­ce­vet­ti da parte di Bruno Fran­ce­scut­ti la pro­po­sta di en­tra­re a far parte della sua azien­da, l’A­gri­fung, la quale a quel­l’e­po­ca era la più gran­de azien­da ita­lia­na che pro­du­ce­va e ven­de­va il sub­stra­to se­mi­na­to ed in­cu­ba­to per la col­ti­va­zio­ne dei pra­ta­io­li e quel­lo solo se­mi­na­to per i Pleu­ro­tus. In­sie­me ad Enzo Gior­da­ni uno dei tre soci del­l’A­gri­fung, il mio com­pi­to era quel­lo di se­gui­re, con­trol­la­re, tutta la pro­du­zio­ne del com­po­sto sino al suo riem­pi­men­to nei tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne che ognu­no, in quan­to ne ave­va­mo a di­spo­si­zio­ne sette, con­te­ne­va qual­co­sa come 3500­quin­ta­li pron­ti per la pa­sto­riz­za­zio­ne. Ge­sti­vo in prima per­so­na anche il la­bo­ra­to­rio di ana­li­si che ci for­ni­va tutti i pa­ra­me­tri delle ma­te­rie prime che uti­liz­za­va­mo e quel­li del com­po­sto sia prima della pa­sto­riz­za­zio­ne che dopo di essa.
Già al­lo­ra pre­pa­ra­vo in pla­tea, le masse da 3500 quin­ta­li di com­po­sto adat­to alla col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus; i 3500 quin­ta­li di com­po­sto si­gni­fi­ca­no vi­si­va­men­te, delle masse ve­ra­men­te enor­mi per chi non è abi­tua­to a que­sti nu­me­ri. Il com­po­sto che pre­pa­ra­vo era sem­pli­ce nella sua for­mu­la­zio­ne ed era co­sti­tui­to da pa­glia, tu­to­li di mais e gesso, for­mu­la­zio­ne che sa­reb­be va­li­da anche oggi se ci fosse suf­fi­cien­te di­spo­ni­bi­li­tà di tu­to­li di mais; negli anni 70 erano di­spo­ni­bi­li in gran­de quan­ti­tà e co­sta­va­no ve­ra­men­te poco: pur­trop­po nel 2023, sono quasi in­tro­va­bi­li! A quel tempo i sac­chi, una volta riem­pi­ti as­su­me­va­no una forma ro­ton­da e non erano do­ta­ti di fori, poi­ché la frut­ti­fi­ca­zio­ne si fa­ce­va av­ve­ni­re su tutta la loro su­per­fi­cie, a sac­chi spo­glia­ti!
In que­gli anni, per un bel po’, per in­ca­ri­co del sig. Fran­ce­scut­ti, andai in giro per l’I­ta­lia vi­si­tan­do i clien­ti “Agri­fung” e fu pro­prio gra­zie a tutto ciò, che sem­pre di più mi ap­pas­sio­nai al mondo della fun­gi­col­tu­ra ed a tutti i suoi aspet­ti.
Nei primi anni del 1970, le uni­che due va­rie­tà di Pleu­ro­tus che si col­ti­va­va­no erano quel­le del­l’O­strea­tus in au­tun­no/in­ver­no e del Flo­ri­da in pri­ma­ve­ra, que­st’ul­ti­mo quan­do e se il mer­ca­to ne per­met­te­va la ven­di­ta ad un prez­zo gra­ti­fi­can­te.

Il Pleu­ro­tus ostrea­tus è un ceppo esclu­si­va­men­te in­ver­na­le che viene bel­lis­si­mo a tem­pe­ra­tu­re di col­ti­va­zio­ne piut­to­sto basse, dai 10°gradi ai 15°gradi; a que­ste tem­pe­ra­tu­re cre­sce len­ta­men­te ma con dei co­lo­ri molto scuri e con un cap­pel­lo di un buon spes­so­re. Mi ri­cor­do an­co­ra di quel­la volta che andai a vi­si­ta­re Bor­sa­to Bruno, un amico prima an­co­ra che un clien­te del­l’A­gri­fung; aveva riem­pi­to a Por­cel­len­go dove abi­ta­va, in pieno in­ver­no, un suo ca­pan­no­ne con com­po­sto di Pleu­ro­tus ostrea­tus. Du­ran­te la notte, non aven­do ri­scal­da­to il ca­pan­no­ne, le tem­pe­ra­tu­re erano tal­men­te scese che i fun­ghi, in frut­ti­fi­ca­zio­ne, si erano ri­co­per­ti di un sot­ti­le stra­to di ghiac­cio; riu­scì a scio­glie­re quel velo di ghiac­cio che ri­co­pri­va i corpi frut­ti­fe­ri, apren­do il va­po­re e di­stri­buen­do­lo at­tra­ver­so il fan­get di pla­sti­ca fo­ra­to, pre­sen­te al­l’in­ter­no del ca­pan­no­ne: i fun­ghi non su­bi­ro­no danni, nei gior­ni suc­ces­si­vi rag­giun­se­ro la di­men­sio­ne giu­sta per es­se­re rac­col­ti e, così fu. Vi ho rac­con­ta­to que­sto epi­so­dio di cui sono stato te­sti­mo­ne, per ri­mar­ca­re come, so­prat­tut­to l’O­strea­tus sia un ceppo puro, piut­to­sto vi­go­ro­so; è un po’ lungo nel­l’en­tra­re in frut­ti­fi­ca­zio­ne, dopo i 40 gior­ni circa dalla se­mi­na. I tempi chia­ra­men­te, non sono sem­pre egua­li e pos­so­no va­ria­re di al­cu­ni gior­ni, in fun­zio­ne delle tem­pe­ra­tu­re, della ric­chez­za del sub­stra­to e del suo tasso di se­mi­na. Le rese del Pleu­ro­tus ostrea­tus erano e lo sono an­co­ra oggi, leg­ger­men­te più basse degli odier­ni ibri­di; si parla sem­pre di rese del 15%-17%, non di più. Negli anni 1970 a fine in­cu­ba­zio­ne, ov­ve­ro, dopo 15-20 gior­ni, si fa­ce­va raf­fred­da­re il com­po­sto pre­sen­te al­l’in­ter­no dei sac­chi non fo­ra­ti e poi si ta­glia­va la pla­sti­ca in modo da far av­ve­ni­re la frut­ti­fi­ca­zio­ne solo sulle pa­re­ti la­te­ra­li. Chia­ra­men­te, es­sen­do in tal modo la frut­ti­fi­ca­zio­ne di­stri­bui­ta su tutta la su­per­fi­cie la­te­ra­le dei sac­chi in modo ab­ba­stan­za in­ten­so, la pez­za­tu­ra dei fun­ghi non era uni­for­me; per que­sto mo­ti­vo, suc­ces­si­va­men­te, si è ini­zia­to a far av­ve­ni­re la frut­ti­fi­ca­zio­ne coi sac­chi com­ple­ta­men­te chiu­si e solo at­tra­ver­so i fori che ve­ni­va­no ef­fet­tua­ti sui sac­chi prima del loro riem­pi­men­to.

Ballette incubate in Francia
Fran­cia, bal­let­te in­cu­ba­te di Pleu­ro­tus, pron­te per la frut­ti­fi­ca­zio­ne

Alla fine degli anni 1970, in Fran­cia ad una tren­ti­na di ki­lo­me­tri lon­ta­no da Pa­ri­gi, io e mio fi­glio Ric­car­do per circa un anno e mezzo, dopo dei con­tat­ti av­ve­nu­ti in Ita­lia, ab­bia­mo por­ta­to avan­ti tutta la pro­du­zio­ne di Pleu­ro­tus, per conto di una so­cie­tà fran­ce­se che aveva avuto dei pro­ble­mi nel pro­dur­li. La col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus in que­gli anni era ve­ra­men­te al­l’i­ni­zio, nelle fasi ini­zia­li e non tutti, erano già al­l’al­tez­za di farlo con pa­dro­nan­za! Ave­va­mo a di­spo­si­zio­ne 8 celle di col­ti­va­zio­ne cli­ma­tiz­za­te, con­te­nu­te in una “ ex serra adi­bi­ta alla col­ti­va­zio­ne delle rose” lunga 120 metri e larga 16 metri; ogni cella di col­ti­va­zio­ne era lunga circa 30 metri e larga 8 metri, come una nor­ma­le serra stan­dard e tutte, erano do­ta­te di un im­pian­to in so­vra­pres­sio­ne del­l’a­zien­da “Cuo­ghi” di Al­bi­gna­se­go (vi­ci­no a Pa­do­va), im­pian­to che al­lo­ra rap­pre­sen­ta­va il “TOP” per la col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus e che io avevo già visto pres­so molti fun­gi­col­to­ri ita­lia­ni. No­stro com­pi­to era por­ta­re avan­ti tutti i cicli di pro­du­zio­ne dei fun­ghi, dal­l’i­ni­zio della fase d’in­cu­ba­zio­ne del sub­stra­to sino alla fine delle vo­la­te.

Controllo delle ballette
Con­trol­lo delle prime spie di fun­ghi su bal­let­te già spo­glia­te, la­te­ral­men­te,  della pla­sti­ca

Pen­sa­te che al­lo­ra, i sac­chi di com­po­sto che ve­ni­va­no ac­qui­sta­ti pres­so una pla­tea di “Le Mans” nel di­par­ti­men­to della Loira, non erano an­co­ra fo­ra­ti e quin­di bi­so­gna­va stare at­ten­ti a come soc­chiu­der­li, du­ran­te la fase del­l’in­cu­ba­zio­ne, in modo da per­met­te­re una suf­fi­cien­te mi­cros­si­ge­na­zio­ne per il mi­ce­lio al­l’in­ter­no del sub­stra­to: ma noi que­sto lo sa­pe­va­mo, forti delle mie espe­rien­ze pre­ce­den­ti in Ita­lia. Quan­do ab­bia­mo preso in ca­ri­co la col­ti­va­zio­ne, in azien­da, ci siamo tro­va­ti entro al­cu­ne serre, da­van­ti a delle par­ti­te di com­po­sto se­mi­na­to e già an­da­to a male, in quan­to lo ave­va­no fatto di­ven­ta­re anae­ro­bi­co: il mi­ce­lio al­l’in­ter­no di co­de­sto sub­stra­to era morto! Chia­ra­men­te quel­le par­ti­te le ab­bia­mo fatto eli­mi­na­re, do­po­di­ché è ini­zia­ta “ex novo“ la col­ti­va­zio­ne del Pleu­ro­tus ge­sti­ta da noi. Nelle serre men­zio­na­te, met­te­va­mo in in­cu­ba­zio­ne un ceppo  di  Pleu­ro­tus  “esti­vo”  ma, es­sen­do pas­sa­ti molti anni, ora non ri­cor­do esat­ta­men­te quale fosse: si­cu­ra­men­te un ceppo si­mi­le al Sa­Jor-Ca­ju e ri­ten­go che la Pla­tea di “ Le Mans” lo ac­qui­stas­se dalla “So­mi­cel “fran­ce­se, la­bo­ra­to­rio che pro­du­ce­va e ven­de­va mi­ce­lio. Mi ri­cor­do che la frut­ti­fi­ca­zio­ne al­lo­ra, alla fine del­l’in­cu­ba­zio­ne, con sac­chi non fo­ra­ti e di­spo­sti uno ac­can­to al­l’al­tro sin­go­lar­men­te, su delle scaf­fa­la­tu­re me­tal­li­che a tre ri­pia­ni, ve­ni­va in­dot­ta ab­bas­san­do leg­ger­men­te, di non molti gradi e con aria ester­na, la tem­pe­ra­tu­ra al­l’in­ter­no del com­po­sto, a sacco chiu­so e non spo­glia­to della pla­sti­ca per non es­sic­car­lo trop­po. Trat­tan­do­si di un ceppo esti­vo o quasi, la tem­pe­ra­tu­ra ve­ni­va ab­bas­sa­ta solo di qual­che grado e poi, la cella ve­ni­va messa in ri­cir­co­lo con un tasso ele­va­to di umi­di­tà, sino ad avere al suo in­ter­no una neb­bio­li­na sot­ti­le e per­si­sten­te. Al­l’ap­pa­ri­zio­ne delle prime “spie” vi­si­bi­li, dei co­sid­det­ti “pri­mor­di” su al­cu­ni sac­chi ed in di­ver­si punti della serra, si ta­glia­va solo la­te­ral­men­te, la pla­sti­ca ade­ren­te ai sac­chi e lì, sulla su­per­fi­cie li­be­ra si fa­ce­va av­ve­ni­re l’in­te­ra frut­ti­fi­ca­zio­ne.
In quel pe­rio­do, in Fran­cia, a pro­dur­re i Pleu­ro­tus, era­va­mo solo noi e la So­mi­cel, un’a­zien­da fran­ce­se che era co­no­sciu­ta so­prat­tut­to per la pro­du­zio­ne di mi­ce­lio che ve­ni­va ven­du­to pure in Ita­lia. Penso che in de­fi­ni­ti­va, io e mio fi­glio Ric­car­do, in­sie­me so­la­men­te alla So­mi­cel, siamo stati, in Fran­cia, i primi a col­ti­var­li e direi con un pelo di or­go­glio, che ab­bia­mo in­se­gna­to “ai Fran­ce­si di al­lo­ra” qua­l’e­ra il modo cor­ret­to di farlo! mer­ca­to di Pa­ri­gi al­lo­ra, de­si­de­ra­va che i fun­ghi Pleu­ro­tus, una volta rac­col­ti, fos­se­ro sgam­ba­ti e noi lo fa­ce­va­mo. Quan­ti Pleu­ro­tus ab­bia­mo pro­dot­to con quel­le 8 serre riem­pi­te ognu­na, con circa 150 quin­ta­li di com­po­sto. Mi ri­cor­do che in certi mo­men­ti ave­va­mo in­ta­sa­to il gran­de mer­ca­to or­to­frut­ti­co­lo di “Run­gis”, quel­lo della città di Pa­ri­gi e di­ver­se volte, pro­prio per que­sto mo­ti­vo, siamo stati co­stret­ti a ven­der­li in Ger­ma­nia, anche lei co­mun­que, al­lo­ra, agli inizi per quan­to ri­guar­da­va il con­su­mo dei fun­ghi Pleu­ro­tus!
Oggi, sap­pia­mo molto bene come il nu­me­ro e la pez­za­tu­ra dei fun­ghi di­pen­da molto dalla quan­ti­tà dei fori e dal loro dia­me­tro, non­ché, dalla po­ten­zia­li­tà pro­dut­ti­va del sub­stra­to.
Il Pleu­ro­tus Flo­ri­da negli anni 1970 era l’u­ni­co ceppo a di­spo­si­zio­ne per poter pro­dur­re fun­ghi al­l’in­fuo­ri del pe­rio­do in­ver­na­le fred­do. Il suo mi­ce­lio cre­sce bene ad una tem­pe­ra­tu­ra tra i 25° ed i 28°-ma­x30°, per poi frut­ti­fi­ca­re pure a tem­pe­ra­tu­re ab­ba­stan­za ele­va­te, tra i 22°-23°gradi ed i 25°-27°. E’chia­ro che alle tem­pe­ra­tu­re più basse è mi­glio­re in tutti i suoi pa­ra­me­tri di pez­za­tu­ra, co­lo­re e mor­fo­lo­gia, aspet­to que­sto, che vale in linea di mas­si­ma, anche per gli altri fun­ghi col­ti­va­ti. Sic­co­me sap­pia­mo che quan­do vanno a ma­tu­ra­zio­ne, ini­zia­no a ri­la­scia­re nel­l’a­ria molte spore che, come sap­pia­mo, pos­so­no cau­sa­re dei pro­ble­mi di al­ler­gie, è buon senso rac­co­glier­li prima che giun­ga­no a com­ple­ta ma­tu­ra­zio­ne, at­ti­van­do prima, quan­do pre­sen­te, anche il coo­ling.
Per il Flo­ri­da, es­sen­do un ceppo direi “quasi” esti­vo, per in­dur­re la frut­ti­fi­ca­zio­ne, non c’è la ne­ces­si­ta di raf­fred­da­re il sub­stra­to. Di­ver­sa­men­te, per il Pleu­ro­tus ostrea­tus, per in­dur­re la frut­ti­fi­ca­zio­ne, bi­so­gna in­dur­re nel com­po­sto un salto ter­mi­co al­l’in­giù, un suo raf­fred­da­men­to; so­la­men­te in que­sto modo si bloc­che­rà la fase di svi­lup­po ve­ge­ta­ti­vo del mi­ce­lio e le sue ife ve­ge­ta­ti­ve si tra­sfor­me­ran­no in ifee “aeree”, pron­te ad unir­si in cor­do­ni mi­ce­lia­ri ti­pi­ci della fase ini­zia­le della frut­ti­fi­ca­zio­ne: per­ché si ve­ri­fi­chi tutto ciò è ne­ces­sa­rio uno shock ter­mi­co al­l’in­giù di al­me­no 8°-10°gradi. Agli inizi degli anni 1970, da parte di al­cu­ni ri­cer­ca­to­ri, si sug­ge­ri­va per fa­vo­ri­re l’i­ni­zio della frut­ti­fi­ca­zio­ne, di por­ta­re la tem­pe­ra­tu­ra del com­po­sto in­tor­no ai 5°gradi sopra lo zero e di man­te­ner­lo per circa una set­ti­ma­na. Si è visto in se­gui­to, negli anni, che que­sto shock ter­mi­co non è ne­ces­sa­rio, anche per­ché, quel pas­sag­gio dalla tem­pe­ra­tu­ra di in­cu­ba­zio­ne a quel­la di frut­ti­fi­ca­zio­ne ov­ve­ro dai 27°-28°-30°C ai 15°-18°-20° già rap­pre­sen­ta di per sé, quel salto ter­mi­co al­l’in­giù ri­chie­sto.
Que­sto salto ter­mi­co per in­dur­re la frut­ti­fi­ca­zio­ne è ri­chie­sto non solo per i Pleu­ro­tus in­ver­na­li ma, anche per il pra­ta­io­lo, per il Piop­pi­no, per i ceppi di Shii­ta­ke in­ver­na­li e per di­ver­se altre spe­cie di fun­ghi. Lo shock ter­mi­co al­l’in­giù vi­ce­ver­sa, non è ri­chie­sto per le va­rie­tà esti­ve dei Pleu­ro­tus ed altre spe­cie di fun­ghi eso­ti­ci; è chia­ro co­mun­que che, pur senza quel shock ter­mi­co, ognu­no di essi ha un suo ot­ti­mo nei con­fron­ti della tem­pe­ra­tu­ra di frut­ti­fi­ca­zio­ne.
Esi­sto­no in linea di mas­si­ma tre ti­po­lo­gie di co­lo­ro che par­te­ci­pa­no in ma­nie­ra di­ver­sa al mondo dei fun­ghi col­ti­va­ti: gli ope­ra­to­ri pro­fes­sio­ni­sti che ge­sti­sco­no la col­ti­va­zio­ne dei fun­ghi Pleu­ro­tus usu­fruen­do di un nu­me­ro con­si­sten­te di serre, quel­li che li pro­du­co­no di­spo­nen­do di una, due o tre serre e, quel­li che met­to­no in col­ti­va­zio­ne 200-300 bal­let­te. Esi­ste poi una mol­ti­tu­di­ne di ap­pas­sio­na­ti che si di­ver­to­no ”hob­by­sti­ca­men­te”, ad au­to­pro­dur­si qual­che bal­let­ta o pani di sub­stra­to e ne con­su­ma­no i fun­ghi pro­dot­ti so­prat­tut­to per uso fa­mi­lia­re.
Le fun­ga­ie, quel­le che ve­ra­men­te pro­du­co­no una certa quan­ti­tà di Pleu­ro­tus con re­go­la­ri­tà gior­na­lie­ra, di­spon­go­no di un certo nu­me­ro di serre, nu­me­ro che di­pen­de dalla lun­ghez­za del ciclo di col­ti­va­zio­ne e dal ritmo di riem­pi­men­to delle strut­tu­re di col­ti­va­zio­ne.

Ri­fles­sio­ni sui cicli di col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus
La du­ra­ta nor­ma­le di un ciclo di col­ti­va­zio­ne di Pleu­ro­tus, di quei ceppi che si se­mi­na­no molto spes­so verso il 20 di ago­sto od al­l’i­ni­zio di set­tem­bre, chia­ma­ti au­tun­no-in­ver­na­li-pri­ma­ve­ri­li, dura al­l’in­cir­ca 80-90 gior­ni, dalla se­mi­na alla fine della rac­col­ta.
Come va in­ter­pre­ta­ta que­sto pe­rio­do di tempo? In linea di mas­si­ma, quan­do du­ran­te la fase d’in­cu­ba­zio­ne va tutto bene, il mi­ce­lio in 10-15 gior­ni ha già “chiu­so” ed i l sub­stra­to si pre­sen­ta già bello bian­co e si­cu­ra­men­te, lo è an­co­ra di più in­tor­no ai 20 gior­ni; di­cia­mo che in­tor­no ai 20 gior­ni il sub­stra­to do­vreb­be non es­se­re solo bello bian­co ma anche già ab­ba­stan­za com­pat­to (lo di­ven­te­rà an­co­ra di più dopo il suo raf­fred­da­men­to), in pre­sen­za di una bella bio­mas­sa mi­ce­lia­re! Pas­sa­ti una ven­ti­na di gior­ni, in fun­zio­ne dei ceppi che sono stati se­mi­na­ti e del­l’an­da­men­to cli­ma­ti­co in atto in quei mo­men­ti, con il buon senso e so­prat­tut­to con l’e­spe­rien­za ac­qui­si­ta negli anni, si de­ci­de se la­scia­re an­co­ra caldi i sac­chi in­cu­ba­ti op­pu­re, se ini­zia­re il loro raf­fred­da­men­to ed umi­di­fi­ca­zio­ne per in­dur­re la frut­ti­fi­ca­zio­ne.
De­ci­de­re quan­do, ad in­cu­ba­zio­ne av­ve­nu­ta, raf­fred­da­re il sub­stra­to è anche fun­zio­ne dei ceppi di Pleu­ro­tus che ab­bia­mo al­l’in­ter­no delle serre di pro­du­zio­ne; al­cu­ni ini­zia­no a frut­ti­fi­ca­re a 20-25 gior­ni dalla se­mi­na, altri in­tor­no ai 30 gior­ni ed in­fi­ne dei ceppi puri, lo fanno in­tor­no ai 35-40 gior­ni se non 40-42 e sono quel­li che pro­du­co­no dei fun­ghi di un co­lo­re molto scuro.
I fun­ghi co­min­cia­no a na­sce­re, a se­con­da del ceppo se­mi­na­to, più o meno, in­tor­no ai 25-30 gior­ni e poi deb­bo­no cre­sce­re per es­se­re rac­col­ti suc­ces­si­va­men­te, al mo­men­to op­por­tu­no. Si deve at­ten­de­re poi la se­con­da “vo­la­ta” pa­ro­la che de­fi­ni­sce in gergo, ogni sin­go­la pro­du­zio­ne di fun­ghi che av­vie­ne nello stes­so mo­men­to, nel­l’ar­co di pochi gior­ni; du­ran­te l’at­te­sa per la se­con­da vo­la­ta, in linea di mas­si­ma, non si dà aria ester­na e, se si di­spo­ne di un im­pian­to di cli­ma­tiz­za­zio­ne in so­vra­pres­sio­ne, si viag­gia in ri­cir­co­lo con un tasso ele­va­to di umi­di­tà am­bien­te; bi­so­gne­rà chia­ra­men­te cer­ca­re di man­te­ne­re la tem­pe­ra­tu­ra al­l’in­ter­no della serra, su va­lo­ri il più pos­si­bi­le, idea­li per il ceppo di Pleu­ro­tus in col­ti­va­zio­ne. Ogni “vo­la­ta” com­pren­de la na­sci­ta, la cre­sci­ta e la rac­col­ta dei fun­ghi.

Serra per la coltivazione dei funghi
Serra “tipo” per la col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus: no­ta­si i fun­ghi in prima vo­la­ta

Di so­li­to si ef­fet­tua­no due o tre vo­la­te ed, a se­con­da della resa in fun­ghi già ot­te­nu­ta, si de­ci­de se at­ten­de­re an­co­ra una quar­ta e tutto ciò chia­ra­men­te, se il sub­stra­to si man­tie­ne sano e, quan­do si ca­pi­sce che è an­co­ra po­ten­zial­men­te pro­dut­ti­vo.
E’ chia­ro che il nu­me­ro delle vo­la­te di­pen­de da tanti fat­to­ri ed in primo luogo dalla po­ten­zia­li­tà pro­dut­ti­va del sub­stra­to ed è reso pos­si­bi­le so­la­men­te se esso si man­tie­ne sano nel tempo. Qui entra in gioco l’e­spe­rien­za del fun­gi­col­to­re in me­ri­to a quel de­ter­mi­na­to ceppo in col­ti­va­zio­ne ed a quel de­ter­mi­na­to sub­stra­to e, tutto ciò, sia se lo pre­pa­ra lui nella sua azien­da e sia se lo ac­qui­sta pres­so qual­che Pla­tea.
In linea di mas­si­ma pos­sia­mo at­tri­bui­re una tren­ti­na di gior­ni alla fase del­l’in­cu­ba­zio­ne e del­l’in­du­zio­ne e una cin­quan­ti­na, ses­san­ti­na di gior­ni a quel­la della rac­col­ta. E’ chia­ro che voler quan­ti­fi­ca­re un ciclo di pro­du­zio­ne non è così sem­pli­ce, in quan­to, le va­ria­bi­li in campo pos­so­no es­se­re molte.

Serra per la coltivazione dei funghi
Serra ad a se­mi­cer­chio per la col­ti­va­zio­ne dei fun­ghi Pleu­ro­tus: in frut­ti­fi­ca­zio­ne!

Di­cia­mo che un ciclo di 80 – 90 gior­ni, pre­ve­de che nella stes­sa serra il sub­stra­to debba in­cu­ba­re e poi frut­ti­fi­ca­re senza es­se­re mai spo­sta­to.
Oggi per quan­to ri­guar­da i fun­ghi Pleu­ro­tus, sono molte le spe­cie ed i ceppi che ab­bia­mo a di­spo­si­zio­ne per la loro col­ti­va­zio­ne. Una volta, come già scrit­to prima, si di­spo­ne­va solo del Pleu­ro­tus ostrea­tus ti­pi­ca­men­te in­ver­na­le, il cui ot­ti­mo di col­ti­va­zio­ne era ed è in­tor­no ai 13° – 15°C am­bien­te e del Pleu­ro­tus flo­ri­da, un esti­vo che si col­ti­va anche tut­to­ra ed il cui ot­ti­mo di tem­pe­ra­tu­ra am­bien­te è in­tor­no ai 22° – 23° – 25°C.
Oggi, gra­zie al la­vo­ro di se­le­zio­ne e di in­cro­ci vari della spe­cie, ab­bia­mo a di­spo­si­zio­ne una vasta gamma di ceppi, non­ché nuovi ibri­di dei Pleu­ro­tus per tutte le esi­gen­ze. Pos­sia­mo af­fer­ma­re che in linea di mas­si­ma, dai 10° – 15°C sino ai 25° – 30°C, li pos­sia­mo col­ti­va­re.
Ma qual è l’a­spet­to più im­por­tan­te di una col­ti­va­zio­ne dei fun­ghi Pleu­ro­tus? Cer­ta­men­te quel­lo di poter pro­dur­re i fun­ghi il più pos­si­bi­le, con con­ti­nui­tà; con­ti­nui­tà nella pro­du­zio­ne dei fun­ghi, si­gni­fi­ca ri­for­ni­men­to certo e si­cu­ro nei con­fron­ti della clien­te­la, qua­lun­que essa sia ma so­prat­tut­to, nei con­fron­ti dei  grup­pi della gran­de di­stri­bu­zio­ne. La con­ti­nui­tà e la si­cu­rez­za del ri­ce­ve­re i fun­ghi, per co­lo­ro che poi li deb­bo­no ri­ven­de­re a loro volta, è l’a­spet­to mag­gior­men­te e sem­pre, ri­chie­sto.
Pro­dur­re i fun­ghi Pleu­ro­tus con con­ti­nui­tà si­gni­fi­ca di­spor­re di un certo nu­me­ro di serre di col­ti­va­zio­ne, nu­me­ro che varia in fun­zio­ne della lun­ghez­za del ciclo di col­ti­va­zio­ne e del ritmo di riem­pi­men­to delle me­de­si­me.
Per un ciclo di col­ti­va­zio­ne di 90 gior­ni, con la fase del­l’in­cu­ba­zio­ne del sub­stra­to e quel­lo della frut­ti­fi­ca­zio­ne nella me­de­si­ma serra, aspet­to che io ho de­ci­so di chia­ma­re “Primo modo”, con un ritmo di riem­pi­men­to di una alla set­ti­ma­na, ci vo­glio­no 12 serre. Nel­l’ot­tan­ta­quat­tre­si­mo gior­no riem­pia­mo la do­di­ce­si­ma serra e dopo una set­ti­ma­na, ov­ve­ro dopo 91 gior­ni, nel mo­men­to in cui sa­ran­no pron­te le bal­let­te della tre­di­ce­si­ma pa­sto­riz­za­zio­ne, si andrà a riem­pi­re per la se­con­da volta, la prima serra, dando ini­zio ad un nuovo ciclo di col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus; è chia­ro che la serra nu­me­ro uno qual­che gior­no prima, dovrà es­se­re svuo­ta­ta e di­sin­fet­ta­ta.
Un se­con­do ciclo di que­sto “primo modo” della du­ra­ta di 77 gior­ni di cui 30 per la fase d’in­cu­ba­zio­ne e 47 per la frut­ti­fi­ca­zio­ne e rac­col­ta, pre­ve­de l’u­ti­liz­za­zio­ne di 10 serre riem­pi­te una ogni sette gior­ni; a 77 gior­ni, quan­do sa­ran­no pron­te le bal­let­te della un­di­ce­si­ma pa­sto­riz­za­zio­ne, si tor­ne­rà a riem­pi­re per la se­con­da volta, la prima serra già svuo­ta­ta, come al so­li­to un gior­no o due prima.
Que­sti con­cet­ti, re­la­ti­vi a tutti i pos­si­bi­li cicli di col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus, sono rac­con­ta­ti nei det­ta­gli nel mio libro ap­pe­na pub­bli­ca­to, “I Fun­ghi Pleu­ro­tus” che po­tre­te tro­va­re sul sito www.​boo​kspr​inte​dizi​oni.​it.
Se riem­pia­mo una serra ogni dieci gior­ni, il me­de­si­mo ciclo di 90 gior­ni lo pos­sia­mo rea­liz­za­re con solo 8 serre e se in­ve­ce, riem­pia­mo le serre una ogni 15 gior­ni, sa­ran­no suf­fi­cien­ti 5 serre ed il tutto sem­pre ri­spet­tan­do il con­cet­to del “primo modo” ov­ve­ro, in­cu­ba­zio­ne e frut­ti­fi­ca­zio­ne en­tram­be av­ven­go­no nella stes­sa serra. Come ve­de­te, già mo­di­fi­ca­re un solo pa­ra­me­tro, ov­ve­ro, i tempi di riem­pi­men­to delle strut­tu­re di col­ti­va­zio­ne, ci per­met­te di rea­liz­za­re lo stes­so ciclo di col­ti­va­zio­ne, con un nu­me­ro di­ver­so di serre.
La­vo­ran­do col pro­prio sub­stra­to, ov­ve­ro ef­fet­tuan­do in azien­da, come sono so­li­to dire, un “ciclo chiu­so”, in base alle sue rese in fun­ghi, si de­ci­de­rà quan­te vo­la­te far­gli fare, se due o tre e quin­di poi ma­ga­ri, anche de­ci­de­re più con­sa­pe­vol­men­te con quale ceppo e con quale ciclo la­vo­ra­re, man mano che si pro­ce­de avan­ti nei mesi. Per lo svol­gi­men­to di un ciclo com­ple­to di col­ti­va­zio­ne dei pleu­ro­tus, come già detto, il nu­me­ro delle serre ne­ces­sa­rie cam­bia in fun­zio­ne del ritmo di riem­pi­men­to delle me­de­si­me in gior­ni, ritmo che di­pen­de a sua volta, da quan­ti gior­ni dura una in­te­ra pa­sto­riz­za­zio­ne, dal riem­pi­men­to del sub­stra­to nel tun­nel sino alla sua se­mi­na.
La du­ra­ta in gior­ni delle mie pa­sto­riz­za­zio­ni, quan­do mi debbo pre­pa­ra­re un po’ di bal­let­te di Pleu­ro­tus, pos­so­no va­ria­re dai 7 – 8 gior­ni sino ai 9 – 10 – 11 gior­ni, a se­con­da del mo­men­to cli­ma­ti­co in cui le ese­guo, dato che la mia tec­no­lo­gia non pre­ve­de l’uso del va­po­re. La mag­gior parte delle azien­de che pro­du­co­no sub­stra­to, uti­liz­za­no il va­po­re per at­tua­re le pa­sto­riz­za­zio­ni ed in linea di mas­si­ma la loro du­ra­ta si av­vi­ci­na ai 5 – 6 – 7 gior­ni e non di più; di con­se­guen­za pos­so­no at­tua­re un ritmo di riem­pi­men­to delle loro celle di col­ti­va­zio­ne in fun­zio­ne di que­sti tempi in gior­ni e d’al­tron­de, il tempo di du­ra­ta in gior­ni, di ogni sin­go­la pa­sto­riz­za­zio­ne, cam­bia a se­con­da del­l’e­spe­rien­za ac­qui­si­ta da ogni sin­go­la azien­da che la­vo­ra a ciclo chiu­so. Le azien­de che ac­qui­sta­no il sub­stra­to dalle Pla­tee, chia­ra­men­te non sono con­di­zio­na­te dalle pa­sto­riz­za­zio­ni e pos­so­no de­ci­de­re li­be­ra­men­te i tempi di riem­pi­men­to delle loro serre, in fun­zio­ne del loro nu­me­ro e delle loro ne­ces­si­tà. Ri­pe­ten­do­mi, il nu­me­ro delle serre in­di­spen­sa­bi­li per ef­fet­tua­re un ciclo com­ple­to di col­ti­va­zio­ne, di­pen­de­rà dal loro ritmo di riem­pi­men­to ed anche da quan­to tempo si de­si­de­ri con­ce­de­re alla fase di pro­du­zio­ne di fun­ghi, ov­ve­ro, a quan­te vo­la­te si può far fare o con­vie­ne far fare al sub­stra­to.
Ri­ten­go si pos­sa­no se­gui­re due cri­te­ri per crea­re i cicli di col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus.

UN PRIMO MODO: si uti­liz­za­no le serre a di­spo­si­zio­ne sia per la fase del­l’in­cu­ba­zio­ne del sub­stra­to che per quel­la della frut­ti­fi­ca­zio­ne e rac­col­ta, con­cet­to che ho già evi­den­zia­to prima. IL sub­stra­to una volta messo a di­mo­ra non viene più spo­sta­to sino alla fine del ciclo. Teo­ri­ca­men­te, in que­sto caso le serre do­vreb­be­ro es­se­re tutte cli­ma­tiz­za­te, ma in qual­che caso, ci pos­so­no stare anche delle de­ro­ghe, le­ga­te so­prat­tut­to al mo­men­to cli­ma­ti­co in cui si ef­fet­tua­no le col­ti­va­zio­ni.
UN SE­CON­DO MODO: si dovrà avere a di­spo­si­zio­ne una sin­go­la ed unica strut­tu­ra coi­ben­ta­ta e cli­ma­tiz­za­ta, la quale, uti­liz­za­ta per la sola fase del­l’in­cu­ba­zio­ne del sub­stra­to se­mi­na­to, dovrà con­te­ne­re “mi­ni­mo”un nu­me­ro di bal­let­te che  esco­no da due pa­sto­riz­za­zio­ni sus­se­guen­ti. E’ chia­ro che il nu­me­ro delle bal­let­te è col­le­ga­to alla di­men­sio­ne del tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne. La di­men­sio­ne della strut­tu­ra adi­bi­ta a con­te­ne­re le bal­let­te per la fase della loro in­cu­ba­zio­ne, come ap­pe­na sopra detto, dovrà es­se­re tale da con­te­ne­re al­me­no due pa­sto­riz­za­zio­ni. Si dovrà pro­ce­de­re come di se­gui­to: alla fine della prima pa­sto­riz­za­zio­ne, della du­ra­ta di sette gior­ni, le bal­let­te sa­ran­no ri­po­ste nella serra d’in­cu­ba­zio­ne e la stes­sa cosa si farà per quel­le che pro­ven­go­no dalla se­con­da pa­sto­riz­za­zio­ne ov­ve­ro, al quat­tor­di­ce­si­mo gior­no.
Il ven­te­si­mo gior­no, ossia un gior­no prima che ven­ga­no se­mi­na­te le bal­let­te della terza pa­sto­riz­za­zio­ne, si spo­ste­ran­no dalla serra d’in­cu­ba­zio­ne quel­le che pro­ve­ni­va­no dalla prima pa­sto­riz­za­zio­ne e che si­cu­ra­men­te, a venti gior­ni dalla se­mi­na, sa­ran­no già bian­che ed in­cu­ba­te: sa­ran­no messe a di­mo­ra nella prima cella di col­ti­va­zio­ne ad­det­ta, in que­sto caso, alla sola frut­ti­fi­ca­zio­ne e la cui di­men­sio­ne, sarà cer­ta­men­te quel­la tec­ni­ca­men­te” giu­sta” per ac­co­glie­re quel de­ter­mi­na­to nu­me­ro di bal­let­te! Dopo altri sette gior­ni, dalla serra ad­det­ta alla sola in­cu­ba­zio­ne, si to­glie­ran­no le bal­let­te, si­cu­ra­men­te in­cu­ba­te, della se­con­da pa­sto­riz­za­zio­ne e sa­ran­no tra­sfe­ri­te per la fase della frut­ti­fi­ca­zio­ne nella se­con­da serra di col­ti­va­zio­ne. Quin­di ogni sette gior­ni, si spo­sta il sub­stra­to sino al riem­pi­men­to del­l’ul­ti­ma serra di col­ti­va­zio­ne. Alla fine del primo ciclo di col­ti­va­zio­ne, fi­ni­te le vo­la­te nella prima serra, de­si­de­ran­do con­ti­nua­re a pro­dur­re, la si svuo­te­rà, di­sin­fet­te­rà e la si riem­pi­rà per una se­con­da volta, ini­zian­do così di fatto un se­con­do ciclo di pro­du­zio­ne di fun­ghi Pleu­ro­tus. De­si­de­ran­do es­se­re più si­cu­ri di spo­sta­re al mo­men­to op­por­tu­no, delle bal­let­te si­cu­ra­men­te già in­cu­ba­te, si po­treb­be pen­sa­re, se eco­no­mi­ca­men­te lo si può fare, di met­te­re a di­spo­si­zio­ne per la fase del­l’in­cu­ba­zio­ne, una strut­tu­ra che possa con­te­ne­re un nu­me­ro di bal­let­te pro­ve­nien­ti da al­me­no tre pa­sto­riz­za­zio­ni. In que­sto modo sa­rem­mo più si­cu­ri di non mo­di­fi­ca­re i tempi di riem­pi­men­to delle serre di col­ti­va­zio­ne con il sub­stra­to in­cu­ba­to. Quan­to pre­ce­de, chia­ra­men­te è reso pos­si­bi­le se la du­ra­ta di ogni sin­go­la pa­sto­riz­za­zio­ne è di sette gior­ni! Un primo ciclo con il “se­con­do modo”, viene por­ta­to a ter­mi­ne in 63 gior­ni di sola pro­du­zio­ne e pre­ve­de la uti­liz­za­zio­ne di 8 celle di col­ti­va­zio­ne riem­pi­te, una ogni 7 gior­ni. Alla fine dei 56 gior­ni si sa­ran­no riem­pi­te tutte le 8 serre; dopo altri 7 gior­ni, il che si­gni­fi­ca dopo 63 gior­ni to­ta­li, dalla strut­tu­ra unica del­l’in­cu­ba­zio­ne, si to­glie­ran­no il so­li­to nu­me­ro di bal­let­te già in­cu­ba­te; si met­te­ran­no a di­mo­ra per farle frut­ti­fi­ca­re, nella prima serra già svuo­ta­ta e di­sin­fet­ta­ta uno o due gior­ni prima, ini­zian­do così fa­cen­do, un se­con­do ciclo di col­ti­va­zio­ne. Un se­con­do ciclo di col­ti­va­zio­ne di Pleu­ro­tus sem­pre adot­tan­do il “se­con­do”modo, pre­ve­de l’u­ti­liz­za­zio­ne di sole 6 serre riem­pi­te con il ritmo di una  ogni sette gior­ni, ov­ve­ro, in 42 gior­ni. Avre­mo in linea di mas­si­ma 49 gior­ni per la pro­du­zio­ne di fun­ghi. In­fat­ti dopo aver riem­pi­to l’ul­ti­ma serra, al qua­ran­ta­due­si­mo gior­no, se­gui­rà una at­te­sa di altri circa sette gior­ni per avere pron­te le so­li­te bal­let­te in­cu­ba­te da met­te­re a di­mo­ra nella prima serra, svuo­ta­ta e di­sin­fet­ta­ta, come sem­pre, un gior­no o due prima.
Un terzo ciclo, sem­pre col “se­con­do modo”, po­treb­be com­pren­de­re 60 gior­ni di sola pro­du­zio­ne e l’u­ti­liz­za­zio­ne di sole 5 serre riem­pi­te però al ritmo di una ogni 10 gior­ni; la pro­ce­du­ra è sem­pre la so­li­ta. In que­sto caso, alla fine dei 50 gior­ni avre­mo riem­pi­to le 5 serre ma, poi chia­ra­men­te do­vre­mo at­ten­de­re altri 10 gior­ni per ar­ri­va­re ai 60 del ciclo, ed avere a di­spo­si­zio­ne le nuove bal­let­te in­cu­ba­te da met­te­re per la se­con­da volta, nella prima serra già svuo­ta­ta e di­sin­fet­ta­ta qual­che gior­no prima. De­si­de­ran­do, ci po­treb­be stare anche un quar­to ciclo da met­te­re in pra­ti­ca adot­tan­do il “se­con­do modo”, com­pren­den­te 50 gior­ni di sola pro­du­zio­ne e l’u­ti­liz­za­zio­ne di sole 4 serre riem­pi­te al ritmo di una ogni 10 gior­ni. E’ chia­ro che quan­to pre­ce­de, a pro­po­si­to del nu­me­ro e della du­ra­ta dei cicli di col­ti­va­zio­ne, va in­te­so con una certa ela­sti­ci­tà, poi­ché il tutto, sarà con­di­zio­na­to dal tipo di strut­tu­ra entro la quale si farà av­ve­ni­re la col­ti­va­zio­ne, di quale even­tua­le im­pian­ti­sti­ca essa sarà do­ta­ta, dal ceppo di Pleu­ro­tus uti­liz­za­to e dal­l’in­sie­me delle con­di­zio­ni col­tu­ra­li a cui que­sto ceppo sarà sot­to­po­sto. Però quan­to pre­ce­de, sem­pre a pro­po­si­to dei cicli di col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus e della loro du­ra­ta, rap­pre­sen­ta in un certo senso, “una guida” che de­si­de­ra aiu­ta­re tutti co­lo­ro che si ap­pre­sta­no a dover fare delle scel­te di tale tipo. Come ri­pe­to, se ac­qui­ste­re­te la mia re­cen­te pub­bli­ca­zio­ne “I Fun­ghi Pleu­ro­tus” , leg­gen­do­lo, ca­pi­re­te quale ra­gio­na­men­to do­vre­te met­te­re in campo per fare le scel­te più ap­pro­pria­te Quel­lo che sto scri­ven­do in que­sto con­te­sto, fa parte di quel ra­gio­na­men­to e do­vreb­be rap­pre­sen­ta­re già un buon aiuto!In fun­zio­ne dei mesi, da Sud a Nord, le tem­pe­ra­tu­re cam­bia­no e quin­di sa­reb­be utile, in fun­zio­ne di tutto ciò, poter avere a di­spo­si­zio­ne di­ver­se ti­po­lo­gie di serre in cui col­ti­va­re i Pleu­ro­tus. Oggi ol­tre­tut­to, a causa dei fre­quen­ti cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci che coin­vol­go­no le tem­pe­ra­tu­re ed i tassi di umi­di­tà am­bien­ta­li, il fare delle scel­te ot­ti­ma­li è di­ven­ta­to cer­ta­men­te più dif­fi­ci­le. D’al­tro canto, siamo for­tu­na­ti che i fun­ghi Pleu­ro­tus, in fase di col­ti­va­zio­ne, sono do­ta­ti di una certa ela­sti­ci­tà nei con­fron­ti di even­tua­li pa­ra­me­tri col­tu­ra­li non ot­ti­ma­li che pos­so­no ve­ri­fi­car­si per de­ter­mi­na­ti mo­men­ti, al­l’in­ter­no delle strut­tu­re di col­ti­va­zio­ne; hanno uno spi­ri­to di sop­por­ta­zio­ne e que­sto na­tu­ral­men­te ci aiuta un po­chi­no. Però at­ten­zio­ne per­ché si­tua­zio­ni col­tu­ra­li non nor­ma­li, per trop­po tempo, si ri­flet­te­ran­no sulla qua­li­tà dei corpi frut­ti­fe­ri.
Raoul, l’au­to­re del libro “I Fun­ghi Pleu­ro­tus” ap­pe­na pub­bli­ca­to, si pro­po­ne con una sua chiac­chie­ra­ta di coin­vol­ger­Vi in ta­lu­ni aspet­ti della col­ti­va­zio­ne dei fun­ghi Pleu­ro­tus, ini­zian­do con una do­man­da secca:

ECO­NO­MI­CA­MEN­TE, E’ AN­CO­RA GRA­TI­FI­CAN­TE LA PRO­FES­SIO­NE DEL FUN­GI­COL­TO­RE  ED IN MODO PAR­TI­CO­LA­RE COL­TI­VA­RE I FUN­GHI PLEU­RO­TUS?
Ri­spon­de­re a que­sta do­man­da non è così sem­pli­ce, per­chè la ri­ten­go, an­co­ra oggi, una di quel­le da “un mi­lio­ne di dol­la­ri”!!!
In linea di mas­si­ma, i pro­dut­to­ri di fun­ghi Pleu­ro­tus, per quan­to ri­guar­da i prez­zi che rie­sco­no a spun­ta­re alla pro­du­zio­ne, sono sem­pre as­sog­get­ta­ti a quel­la “do­man­da/of­fer­ta” del mer­ca­to: direi che i prez­zi, a se­con­da delle an­na­te e della fi­gu­ra com­mer­cia­le a cui i fun­gi­col­to­ri sono le­ga­ti per la ven­di­ta, sono sem­pre leg­ger­men­te al­ta­le­nan­ti. Ma non po­treb­be es­se­re di­ver­sa­men­te e que­sto, lo sap­pia­mo tutti, come sap­pia­mo che que­sta di­na­mi­ca vale per tanti altri pro­dot­ti della no­stra agri­col­tu­ra! Ul­ti­ma­men­te e direi “meno male”, i prez­zi dei fun­ghi Pleu­ro­tus sono ri­di­ven­ta­ti ab­ba­stan­za re­mu­ne­ra­ti­vi per un pro­ble­ma di loro minor di­spo­ni­bi­li­tà sui mer­ca­ti; sono un paio di anni che ci sono pro­ble­mi di rese scar­se da parte del sub­stra­to e, c è chi dà la colpa alla qua­li­tà della pa­glia e chi alla qua­li­tà del mi­ce­lio. I fun­gi­col­to­ri la­men­tan­do­si, af­fer­ma­no che il sub­stra­to rie­sce a fare so­la­men­te una prima vo­la­ta e poi pra­ti­ca­men­te, quasi più nulla; è per que­sto mo­ti­vo che i prez­zi dei Pleu­ro­tus sono “fi­nal­men­te” ri­sa­li­ti e ri­di­ven­ta­ti ve­ra­men­te in­te­res­san­ti. Spun­ta­re alla pro­du­zio­ne, euro 2,50 – 3 il ki­lo­gram­mo, si­gni­fi­ca, per un col­ti­va­to­re di fun­ghi Pleu­ro­tus, nel mo­men­to in cui rie­sca ad avere una resa mi­ni­ma in fun­ghi di 23 kg – 25 kg per ogni 100 kg di com­po­sto posto in frut­ti­fi­ca­zio­ne, es­se­re si­cu­ra­men­te gra­ti­fi­ca­ti dal punto di vista eco­no­mi­co! Quan­to lo sia, di­pen­de dai molti pa­ra­me­tri azien­da­li messi in campo e si­cu­ra­men­te, quan­ti­ta­ti­va­men­te, in modo di­ver­so per ogni pro­dut­to­re di fun­ghi. Sul mer­ca­to, in que­ste ul­ti­me due sta­gio­ni, non c’è stata a suf­fi­cien­za, di­spo­ni­bi­li­tà di fun­ghi e quin­di, i prez­zi sono au­men­ta­ti.
Ul­ti­ma­men­te, come ap­pe­na ac­cen­na­to, per le rese basse sono stati col­pe­vo­liz­za­ti sia la pa­glia che il mi­ce­lio. Non si rie­sce mai a co­no­sce­re con si­cu­rez­za la vera sto­ria della pa­glia ac­qui­sta­ta, i trat­ta­men­ti ese­gui­ti nei campi se­mi­na­ti a grano: è ve­ra­men­te dif­fi­ci­le espri­me­re dei giu­di­zi in me­ri­to a tutto ciò!  Tanto la ve­ri­tà, quel­la vera, non la si saprà mai. Quin­di Pla­tee ed azien­de a “ciclo chiu­so”, ogni sta­gio­ne ac­qui­sta­no i loro gran­di quan­ti­ta­ti­vi di pa­glia, fa­cen­do atto di fi­du­cia nei con­fron­ti dei loro for­ni­to­ri, cer­ta­men­te con­trol­lan­do e cer­can­do di sa­pe­re, ma fino a che punto ciò è pos­si­bi­le in fase di treb­bia­tu­ra e dopo? Sono stato te­sti­mo­ne di molti rac­con­ti in me­ri­to a que­sti aspet­ti. C’è chi sta molto at­ten­to alla qua­li­tà della pa­glia, ma ri­ten­go che delle volte, per vari mo­ti­vi, non si ar­ri­va ve­ra­men­te sino in fondo, vuoi per l ‘atto di fi­du­cia di cui prima, per le con­sue­tu­di­ni che en­tra­no in campo, per i rap­por­ti di ami­ci­zia e così via!
Per quan­to ri­guar­da la qua­li­tà del mi­ce­lio, il di­scor­so di­ven­ta an­co­ra più dif­fi­ci­le. Nor­mal­men­te chi pro­du­ce sub­stra­to per sé o per ven­der­lo, nel mo­men­to in cui ha mi­ce­lio che in­va­de trop­po len­ta­men­te il sub­stra­to pur ri­spet­tan­do tutti i pa­ra­me­tri di quel­la fase de­li­ca­ta, che ha pro­ble­mi di in­qui­na­men­to dei sub­stra­ti in fase d’in­cu­ba­zio­ne, op­pu­re, si ri­tro­va con un sub­stra­to in­cu­ba­to che non rie­sce a dare delle rese sod­di­sfa­cen­ti in fun­ghi, cer­ta­men­te ini­zia a so­spet­ta­re anche sulla bontà e qua­li­tà del mi­ce­lio ac­qui­sta­to. Nel corso dei de­cen­ni, quan­te sto­rie ho sen­ti­to in me­ri­to al mi­ce­lio e quan­te pur­trop­po sono fi­ni­te in tri­bu­na­le! Dopo 50 anni di ap­pas­sio­na­ta fun­gi­col­tu­ra, posso af­fer­ma­re che an­co­ra oggi delle volte, e dico pur­trop­po, suc­ce­de che ar­ri­va­no alle azien­de delle par­ti­te di mi­ce­lio di qua­li­tà dub­bia! Af­fer­mo anche che, tutto ciò, nei vari de­cen­ni, qual­che volta, è suc­ces­so sia a me che a dei miei amici pro­dut­to­ri di sub­stra­to e fun­ghi. Co­mun­que noi, gra­zie ai no­stri co­stan­ti con­tat­ti ed al no­stro dia­lo­ga­re, negli anni ab­bia­mo im­pa­ra­to, al­me­no in parte, a di­fen­der­ci, con­trol­lan­do qual­che volta e so­prat­tut­to quan­do ne­ces­sa­rio, al­cu­ni sem­pli­ci aspet­ti della bontà del mi­ce­lio, ri­cor­ren­do alle sca­to­le Petri ed alla cappa a flus­so la­mi­na­re.
Cer­ta­men­te non è sem­pli­ce espri­me­re dei giu­di­zi; vi dirò che an­ch’io, negli anni, come ap­pe­na ri­fe­ri­to, ho ac­qui­sta­to e ri­ce­vu­to del mi­ce­lio che molto pro­ba­bil­men­te, non era puro e vi­go­ro­so come avreb­be do­vu­to es­se­re! Per una sta­gio­ne, forse quin­di­ci o ven­t’an­ni fa, ho dato una mano ad un mio amico, ti­to­la­re di un la­bo­ra­to­rio che pro­du­ce e vende tut­to­ra mi­ce­lio a li­vel­lo na­zio­na­le, in quan­to gli era an­da­to via il suo rap­pre­sen­tan­te; ho gi­ra­to per lui tutta l’I­ta­lia, isole com­pre­se. Ormai sono dei lon­ta­ni ri­cor­di, ma quel­la espe­rien­za mi ha per­mes­so di co­no­sce­re a fondo, ab­ba­stan­za bene, la fi­lie­ra del mi­ce­lio e le sue pro­ble­ma­ti­che; pro­prio per que­sto mo­ti­vo negli anni, non ho mai sug­ge­ri­to a nes­sun amico di farsi un la­bo­ra­to­rio per auto pro­dur­si il mi­ce­lio! Quel­le volte che si sono ve­ri­fi­ca­ti dei pro­ble­mi con la qua­li­tà del mi­ce­lio, e da parte di qual­che amico si era ma­ni­fe­sta­to il de­si­de­rio di pro­dur­se­lo, ho sem­pre sug­ge­ri­to di non farlo, con­scio delle dif­fi­col­tà di una tale pro­fes­sio­ne! Delle volte, hanno pro­ble­mi le mul­ti­na­zio­na­li del mi­ce­lio, su­per­do­ta­te di tutto ciò che serve, “al me­glio”, com­pre­si i ge­ne­ti­sti, i bio­lo­gi ed i la­bo­ra­to­ri di pro­du­zio­ne: suc­ce­de anche a loro! ho solo vo­lu­to espri­me­re un mio sem­pli­ce pen­sie­ro in me­ri­to a quan­to dif­fi­col­tà per ope­ra­re
Co­mun­que lungi da me dare giu­di­zi in quan­to non sono cer­ta­men­te al­l’al­tez­za di po­ter­lo fare se­ria­men­te! Io ho vo­lu­to solo espri­me­re un mio sem­pli­ce pen­sie­ro in me­ri­to alla dif­fi­col­tà di co­lo­ro i quali pro­du­co­no mi­ce­lio! Il fatto è che la no­stra fun­gi­col­tu­ra è una bella e buona “Bio­tec­no­lo­gia” dove al suo in­ter­no c’è tanta ma tanta mi­cro­bio­lo­gia: ci sono tanti mi­croor­ga­ni­smi che si deb­bo­no eli­mi­na­re del tutto, ini­zian­do pro­prio da quel­la mol­ti­tu­di­ne pre­sen­te nei chic­chi di mi­glio o se­ga­le che danno luogo alla pro­du­zio­ne del mi­ce­lio e tanti altri di cui ab­bia­mo un as­so­lu­to bi­so­gno, e che de­vo­no es­se­re vi­ce­ver­sa, pre­ser­va­ti e pre­sen­ti al­l’in­ter­no del sub­stra­to in forma di con­si­sten­ti bio­mas­se!
Con un po’ di buona vo­lon­tà, spero di chia­ri­re, al­me­no in linea di mas­si­ma, se con­vie­ne ed in quale modo, in­ve­sti­re per col­ti­va­re i fun­ghi pleu­ro­tus. Quin­di, vedo di pro­se­gui­re con la no­stra chiac­chie­ra­ta.
Co­min­cia­mo col dire che in primo luogo, dob­bia­mo avere a di­spo­si­zio­ne le strut­tu­re al­l’in­ter­no delle quali, pos­sia­mo pra­ti­ca­re la col­ti­va­zio­ne dei fun­ghi Pleu­ro­tus; nor­mal­men­te si uti­liz­za­no delle serre a forma di arco o ca­set­ta. La di­men­sio­ne stan­dard, quel­la che in linea di mas­si­ma, è sem­pre stata uti­liz­za­ta negli anni pre­ce­den­ti, è di 30 metri di lun­ghez­za, 8 metri di lar­ghez­za e 3,50 metri di al­tez­za al colmo della strut­tu­ra. Chia­ra­men­te le di­men­sio­ni della sin­go­la serra, pos­so­no va­ria­re e lo sono in fun­zio­ne della quan­ti­tà di sub­stra­to che si de­si­de­ra met­te­re in col­ti­va­zio­ne al suo in­ter­no. Ho degli amici che di­spon­go­no di serre lar­ghe 10 metri, lun­ghe 30 metri ed alte al colmo metri 4,50: ho con­sta­ta­to con vi­si­te ri­pe­tu­te negli anni, che in que­ste serre si fanno i fun­ghi più belli in quan­to è per­mes­so loro di re­spi­ra­re di più, hanno più metri cubi di aria li­be­ra a loro di­spo­si­zio­ne e loro, da tutto ciò, trag­go­no van­tag­gio. Co­mun­que, co­lo­ro che col­ti­va­no i pleu­ro­tus da di­ver­si anni uti­liz­zan­do delle strut­tu­re di­ver­se, co­no­sco­no bene que­sti aspet­ti! Oggi si di­spo­ne di ma­te­ria­li di­ver­si per la coi­ben­ta­zio­ne ester­na delle strut­tu­re, ma­te­ria­li che de­vo­no chia­ra­men­te per­met­te­re un certo grado di il­lu­mi­na­zio­ne na­tu­ra­le al loro in­ter­no. Di­spo­nia­mo di im­pian­ti ef­fi­cien­ti e mo­der­ni che per­met­to­no di con­trol­la­re e mo­di­fi­ca­re al­l’in­ter­no delle strut­tu­re di col­ti­va­zio­ne, tutte le fasi col­tu­ra­li, da quel­la del­l’in­cu­ba­zio­ne del sub­stra­to a quel­la della col­ti­va­zio­ne vera e pro­pria, com­pren­den­ti la tem­pe­ra­tu­ra del sub­stra­to, quel­la am­bien­ta­le in­ter­na, il tasso di umi­di­tà e la con­cen­tra­zio­ne della ani­dri­de car­bo­ni­ca nel­l’am­bien­te. Sono nor­mal­men­te im­pian­ti in so­vra­pres­sio­ne do­ta­ti di fan­get in pla­sti­ca fo­ra­ti che di­stri­bui­sco­no nel modo più uni­for­me pos­si­bi­le in tutti i punti in­ter­ni della strut­tu­ra, quel­lo che  serve in ogni de­ter­mi­na­ta fase col­tu­ra­le: pos­sia­mo ge­sti­re i tassi di umi­di­tà am­bien­ta­li, far in­ter­ve­ni­re flus­si di aria calda o fred­da, flus­si di aria in solo ri­cir­co­lo o ac­com­pa­gna­ti da una certa per­cen­tua­le di aria ester­na, op­pu­re, far per­ve­ni­re al­l’in­ter­no della serra solo aria ester­na do­ta­ta co­mun­que di un certo tasso di umi­di­tà. Al­l’in­ter­no delle serre, nor­mal­men­te, oltre al­l’im­pian­to in so­vra­pres­sio­ne, c’è sem­pre la pre­sen­za di un coo­ling do­ta­to di pan­nel­lo di umi­di­fi­ca­zio­ne e di ven­ti­la­to­re di estra­zio­ne a ve­lo­ci­tà dif­fe­ren­zia­ta.

Il costo di una sola serra, come ap­pe­na de­scrit­ta sopra, com­ple­ta di una im­pian­ti­sti­ca “al TOP”, adat­ta alla col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus, può co­sta­re oggi, dai 40.000 ai 50.000 euro. Sino a qual­che anno ad­die­tro si par­la­va di 30.000-35.000 euro. Sia co­mun­que chia­ro che, il costo ef­fet­ti­vo di una serra stan­dard, può va­ria­re anche molto, in fun­zio­ne so­prat­tut­to del tipo di co­per­tu­ra e del­l’im­pian­to di cli­ma­tiz­za­zio­ne di cui la si dota; la scel­ta come sem­pre, sarà in fun­zio­ne di dove e quan­do verrà fatta la col­ti­va­zio­ne e dei ceppi che sa­ran­no messi in col­ti­va­zio­ne. Come ve­de­te, già il solo costo delle strut­tu­re di col­ti­va­zio­ne rap­pre­sen­ta un in­ve­sti­men­to ele­va­to; ab­bia­mo già il­lu­stra­to come, per ef­fet­tua­re un ciclo con­ti­nuo di pro­du­zio­ne della du­ra­ta di circa 90 gior­ni, ci pos­so­no vo­le­re 12 serre, riem­pi­te una ogni sette gior­ni. Solo le serre di col­ti­va­zio­ne, si­gni­fi­ca­no un in­ve­sti­men­to di 480.000-600.000 euro: ag­giun­ge­te poi, tutto il resto! Ri­ten­go che si debba fare una pro­fon­da e seria in­da­gi­ne di mer­ca­to, prima di de­ci­de­re un in­ve­sti­men­to così im­por­tan­te ed avere al­me­no, un ac­qui­ren­te serio che ga­ran­ti­sca un prez­zo re­mu­ne­ra­ti­vo ed un ri­ti­ro si­cu­ro al 100% della quan­ti­tà di fun­ghi che si pro­du­co­no du­ran­te tutta la sta­gio­ne. Co­mun­que, come avevo evi­den­zia­to suc­cin­ta­men­te, i cicli di col­ti­va­zio­ne pos­so­no es­se­re molto di­ver­si fra di loro sia nella loro lun­ghez­za che nel nu­me­ro di serre uti­liz­za­te. Sarà il fu­tu­ro fun­gi­col­to­re a fare le scel­te per lui più op­por­tu­ne, in base alla sua di­spo­ni­bi­li­tà eco­no­mi­ca ed in base alle sue esi­gen­ze!
At­ten­zio­ne che in Ita­lia, sono molte le azien­de im­por­tan­ti le quali, per la col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus, di­spon­go­no di de­ci­ne e de­ci­ne di serre cli­ma­tiz­za­te; que­st’ul­ti­me sono nate negli anni e la mag­gior parte si tro­va­no nel­l’I­ta­lia cen­tro­set­ten­trio­na­le ma anche nel Lazio, in Cam­pa­nia, in Pu­glia ed in Si­ci­lia. Molte sono di­slo­ca­te nel Ve­ne­to, ma come detto, non solo! Pen­sa­te che ci sono fun­ga­ie che di­spon­go­no di 20 – 40 e più serre, al­l’in­ter­no delle quali col­ti­va­no i Pleu­ro­tus.
In Ita­lia la mag­gior parte di co­lo­ro che col­ti­va­no i Pleu­ro­tus, ac­qui­sta­no il sub­stra­to dalle Pla­tee; nel nord Ita­lia ce ne sono tre: Quel­la di Fer­nan­do Pozza nel Tre­vi­gia­no, quel­la del dr. Ricci nel Fer­ra­re­se e quel­la di Dal Pozzo/Ri­go­ni nel Vi­cen­ti­no. Do­po­di­ché bi­so­gna scen­de­re nel Lazio dove ab­bia­mo La Fun­ghi­tex ed in­fi­ne la Fides. In Cam­pa­nia ab­bia­mo la ex SAI­PAN a Cava dei Tir­re­ni e, in Pu­glia c’è l’a­zien­da di De Biasi, a Ca­stel­la­ne­ta ed al­cu­ne altre. Que­ste sono le pla­tee più co­no­sciu­te ed im­por­tan­ti, che ven­do­no i pani di sub­stra­to per col­ti­va­re i Pleu­ro­tus ma di so­li­to, solo au­to­tre­ni com­ple­ti. Non di­men­ti­chia­mo­ci della Si­ci­lia poi­ché anche lì, esi­sto­no al­cu­ne azien­de che ven­do­no il sub­stra­to per i Pleu­ro­tus, ma non sono molte.
L’al­ter­na­ti­va ad ac­qui­sta­re il sub­stra­to, è chia­ra­men­te quel­la di pro­dur­se­lo in azien­da an­dan­do così ad ef­fet­tua­re, come lo chia­mo io, un in­te­ro “ciclo chiu­so”.
Nasce spon­ta­nea la do­man­da: quali sono le strut­tu­re e le at­trez­za­tu­re di cui c’è bi­so­gno per pro­dur­re il sub­stra­to?

Serre ecologiche per la coltivazione dei funghi
Serre eco­lo­gi­che, non cli­ma­tiz­za­te, per la col­ti­va­zio­ne dei fun­ghi Pleu­ro­tus!

Dopo le serre cli­ma­tiz­za­te, si dovrà pen­sa­re a co­strui­re uno o più tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne; uno o due, di­pen­de dal quan­ti­ta­ti­vo di sub­stra­to se­mi­na­to che ci ser­vi­rà set­ti­ma­nal­men­te. Si può riem­pi­re una serra alla set­ti­ma­na od anche due, di­pen­de da quan­te serre ab­bia­mo a di­spo­si­zio­ne e dal tipo di ciclo di col­ti­va­zio­ne che si de­si­de­ra ef­fet­tua­re. La di­men­sio­ne del o dei tun­nel, di­pen­de­rà da que­sto!
Il sub­stra­to, per la fase della pa­sto­riz­za­zio­ne dovrà usu­frui­re del­l’a­zio­ne del va­po­re, per cui ser­vi­ran­no dei ge­ne­ra­to­ri di va­po­re con una po­ten­za pre­ven­ti­va­ta in fun­zio­ne del quan­ti­ta­ti­vo di sub­stra­to da pa­sto­riz­za­re set­ti­ma­nal­men­te.
Le ma­te­rie prime uti­liz­za­te, nor­mal­men­te ven­go­no trin­cia­te, a lun­ghez­ze di­ver­se: ad una lun­ghez­za di 2-3-4-5 cm tutte in­sie­me. Avre­mo la pa­glia, che rap­pre­sen­ta la base per la pre­pa­ra­zio­ne del sub­stra­to dei Pleu­ro­tus, che avrà nel suo in­sie­me tutte que­ste di­men­sio­ni; un trin­cia­pa­glia ro­ta­ti­vo a mar­tel­li è quel­lo che nor­mal­men­te trin­cia la pa­glia e la sfi­bra come do­vu­to. La pa­glia nel men­tre viene trin­cia­ta, at­tra­ver­so una co­clea, una vite senza fine per in­ten­der­ci, do­ta­ta di tubi fo­ra­ti, su­bi­sce la prima ba­gna­tu­ra e viene quin­di am­muc­chia­ta per la fase suc­ces­si­va della “Pre­mas­sa”.
Per la mo­vi­men­ta­zio­ne della pa­glia, sino al riem­pi­men­to del tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne, ser­vi­rà una pala mec­ca­ni­ca do­ta­ta di una benna ab­ba­stan­za ca­pien­te. Ser­vi­rà un cas­so­ne do­ta­to al suo in­ter­no di una ca­te­na in mo­vi­men­to, la quale sa­len­do, tra­spor­ta e li­vel­la il sub­stra­to; esso verrà uti­liz­za­to sia nel mo­men­to in cui si riem­pie il tun­nel col com­po­sto e sia nel mo­men­to in cui lo si se­mi­na. Il cas­so­ne pre­sen­ta al suo colmo anche la se­mi­na­tri­ce.
È ne­ces­sa­ria una bloc­chet­ta­tri­ce che ti per­met­te di im­bu­sta­re, si­gil­la­re e fo­ra­re con­tem­po­ra­nea­men­te più di 300 pani al­l’o­ra, del peso ognu­no di 22 – 23 – 25 kg.
Ser­vi­ran­no dei na­stri­ni te­le­sco­pi­ci per il riem­pi­men­to del com­po­sto al­l’in­ter­no del tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne; il na­stri­no fi­na­le è quel­lo che bran­deg­gia e di­stri­bui­sce il com­po­sto, lan­cian­do­lo in modo uni­for­me a de­stra e si­ni­stra: così fa­cen­do, alla fine del riem­pi­men­to ci ri­tro­ve­re­mo al­l’in­ter­no del tun­nel, con un letto uni­for­me, pos­si­bil­men­te senza crepe, di com­po­sto alto dai 2,20 ai 2,50 metri. L’al­tez­za del riem­pi­men­to può va­ria­re in fun­zio­ne di quale im­pian­ti­sti­ca è do­ta­to il tun­nel.
Ser­vi­rà cer­ta­men­te, al­me­no un mu­let­to per il tra­spor­to al­l’in­ter­no delle serre, dei pani se­mi­na­ti. Per le serre e per i tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne ser­vi­ran­no tutti i col­le­ga­men­ti elet­tri­ci, idrau­li­ci ed altro an­co­ra.
Ri­pe­ten­do­mi in parte, ecco l’e­len­co di ciò che si deve di­spor­re per poter at­tua­re un “ciclo chiu­so”.
Un nu­me­ro ade­gua­to di serre per la fase del­l’in­cu­ba­zio­ne e pro­du­zio­ne dei fun­ghi.
Un trin­cia­pa­glia ro­ta­ti­vo a mar­tel­li do­ta­to di un po­ten­te mo­to­re elet­tri­co op­pu­re di presa di forza in modo che possa fun­zio­na­re con un trat­to­re; un trin­cia­pa­glia con ab­bi­na­ta una co­clea che per­met­ta la prima ba­gna­tu­ra uni­for­me della pa­glia.
Al­me­no un tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne do­ta­to della sua abi­tua­le im­pian­ti­sti­ca ov­ve­ro, ven­ti­la­to­re, fil­tri Hepa od a ta­sche al 95%, ge­ne­ra­to­re di va­po­re.
Ci vuole un cas­so­ne do­ta­to anche di se­mi­na­tri­ce, come de­scrit­to già prima; serve una mo­der­na bloc­chet­ta­tri­ce per pani, ed i na­stri­ni te­le­sco­pi­ci per il riem­pi­men­to del tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne con il com­po­sto.
Quan­to elen­ca­to sopra, rap­pre­sen­ta in linea di mas­si­ma, tutto ciò che serve per pro­dur­si il com­po­sto in azien­da. Vo­lu­ta­men­te, non ho in­se­ri­to lo spa­zio ne­ces­sa­rio e ce­men­ta­to, sia per po­si­zio­na­re tutte le serre che per l’in­sie­me della Pla­tea, che do­vreb­be, se pos­si­bi­le es­se­re anche co­per­ta; anche la sala di se­mi­na do­vreb­be es­se­re al chiu­so e con l’a­ria che entra, in so­vra­pres­sio­ne, fil­tra­ta, in modo da evi­ta­re pos­si­bi­li in­qui­na­men­ti del sub­stra­to.
Come ve­de­te, pro­dur­si il sub­stra­to e nelle pro­prie serre col­ti­va­re con esso i fun­ghi Pleu­ro­tus, si­gni­fi­ca in­ve­sti­re un bel po’ di sol­di­ni; io non sono un im­pian­ti­sta ma co­mun­que, penso che 12 serre cli­ma­tiz­za­te più tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne e tutte le at­trez­za­tu­re prima de­scrit­te, più le su­per­fi­ci ce­men­ta­te ed even­tua­li ca­pan­no­ni di con­te­ni­men­to pos­sa­no rap­pre­sen­ta­re un in­ve­sti­men­to che oggi si­cu­ra­men­te su­pe­ra qual­che mi­lio­ne di euro: due o tre?  Forse! L’im­por­to che ho pen­sa­to, pren­de­te­lo pure  con le pin­zet­te, però ri­ten­go non sia molto lon­ta­no dalla real­tà. Ri­ten­go pure che, se un im­pren­di­to­re de­si­de­ras­se rea­liz­za­re una Pla­tea al com­ple­to, do­vreb­be rea­liz­za­re un nu­me­ro di serre su­pe­rio­re di molto le 12 pre­ven­ti­va­te prima; solo con una gran­de pro­du­zio­ne di fun­ghi, potrà am­mor­tiz­za­re in tempi ra­gio­ne­vo­li il suo in­ve­sti­men­to.
Quin­di, per pro­dur­re i fun­ghi Pleu­ro­tus, o si rea­liz­za­no solo le serre e si ac­qui­sta il sub­stra­to da una Pla­tea op­pu­re, oltre alle serre si crea,” dal nien­te”, “da zero”, una nuova Pla­tea che per­met­ta di pro­dur­si il com­po­sto.
Un in­ve­sti­men­to come quel­lo sopra de­scrit­to, di qual­che mi­lio­ne di euro, si­gni­fi­ca ven­de­re la pro­pria pro­du­zio­ne ad una di quel­le as­so­cia­zio­ni di fun­gi­col­to­ri che sono nate ul­ti­ma­men­te, da qual­che anno, e che di­stri­bui­sco­no i fun­ghi in tutto il ter­ri­to­rio na­zio­na­le at­tra­ver­so la gran­de di­stri­bu­zio­ne; in al­ter­na­ti­va esi­sto­no pure dei com­mer­cian­ti che ri­ti­ra­no i fun­ghi alla pro­du­zio­ne e poi li ri­ven­do­no alla loro clien­te­la, com­pre­sa la gran­de di­stri­bu­zio­ne. In Ita­lia esi­sto­no al­cu­ne real­tà di en­tram­be le ti­po­lo­gie.
Ma al­lo­ra, esi­ste uno spa­zio eco­no­mi­co per co­lo­ro che di­spon­go­no di una, due o tre serre, ov­ve­ro per i più pic­co­li pro­dut­to­ri di fun­ghi?
Ri­ten­go di sì, ma cer­ta­men­te non es­sen­do­ci una con­ti­nui­tà nel pro­dur­re fun­ghi, con­si­de­ran­do il nu­me­ro di serre li­mi­ta­to, cam­bie­rà si­cu­ra­men­te la ti­po­lo­gia della clien­te­la che ac­qui­ste­rà i fun­ghi Pleu­ro­tus. Cer­ta­men­te molto im­por­tan­te è la di­slo­ca­zio­ne delle strut­tu­re di col­ti­va­zio­ne; l’i­dea­le sa­reb­be pro­dur­re in as­sen­za di una con­cor­ren­za trop­po im­por­tan­te o me­glio an­co­ra in as­sen­za com­ple­ta di essa.
Co­lo­ro che di­spon­go­no di una sola serra o due, avran­no molti fun­ghi a di­spo­si­zio­ne nel mo­men­to in cui hanno una prima o se­con­da vo­la­ta, e pur­trop­po trat­tan­do­si di quin­ta­li di fun­ghi, sa­ran­no co­stret­ti a ven­der­li su­bi­ta­nea­men­te, a qual­che com­mer­cian­te della loro zona, se pre­sen­ti. Non pro­dur­re i fun­ghi pleu­ro­tus con con­ti­nui­tà per tutta la sta­gio­ne, rende più dif­fi­cil­men­te, va­li­da la loro col­ti­va­zio­ne dal punto di vista eco­no­mi­co! E’ me­glio pro­dur­ne pochi, ma con una certa con­ti­nui­tà, al­me­no que­sto è il mio umile pen­sie­ro!
Cer­ta­men­te con una pic­co­la pro­du­zio­ne con­ti­nua di fun­ghi pleu­ro­tus, si di­ven­ta una azien­da agri­co­la a km zero, i cui clien­ti sa­ran­no si­cu­ra­men­te i cit­ta­di­ni pri­va­ti, qual­che ri­sto­ran­te e frut­ti­ven­do­lo. Ri­ten­go che con que­sto tipo di clien­te­la i prez­zi dei fun­ghi pos­sa­no es­se­re an­co­ra leg­ger­men­te più ele­va­ti e gra­ti­fi­can­ti.
Ho sem­pre af­fer­ma­to che pro­dur­re set­ti­ma­nal­men­te od ogni 10 gior­ni, un 150 bal­let­te da 20/25 ki­lo­gram­mi di sub­stra­to cia­scu­na, po­treb­be rap­pre­sen­ta­re un obiet­ti­vo ca­ri­no e re­mu­ne­ra­ti­vo per una sin­go­la fa­mi­glia o per un grup­po di amici di tre o quat­tro per­so­ne, anche come se­con­do la­vo­ro!
Con un pic­co­lo tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne che sfor­ni alla fine di ogni trat­ta­men­to ter­mi­co un 150 bal­let­te da 20/25 kg se­mi­na­te e messe a di­mo­ra su­bi­to, entro delle pic­co­le ser­ret­te che, volta per volta, le con­ten­ga tutte, si può im­po­sta­re un ciclo di col­ti­va­zio­ne dei pleu­ro­tus con con­ti­nui­tà. Cer­ta­men­te bi­so­gne­rà te­ne­re pre­sen­te dove si in­ten­de ef­fet­tua­re la col­ti­va­zio­ne ed i mesi du­ran­te i quali si vorrà e si potrà farla.
Per de­ci­de­re il nu­me­ro delle ser­ret­te ne­ces­sa­rie, bi­so­gne­rà ca­pi­re se si potrà avere a di­spo­si­zio­ne una strut­tu­ra unica cli­ma­tiz­za­ta, per la sola fase del­l’in­cu­ba­zio­ne delle bal­let­te, quel­le pro­ve­nien­ti da al­me­no due pa­sto­riz­za­zio­ni, o me­glio an­co­ra da tre.
Il nu­me­ro di que­ste pic­co­le serre sarà di­ver­so se esse, in qual­che modo, sa­ran­no cli­ma­tiz­za­te e quin­di, po­tran­no ser­vi­re, una volta messe a di­mo­ra senza più es­se­re spo­sta­te, sia per l’in­cu­ba­zio­ne che per la frut­ti­fi­ca­zio­ne delle bal­let­te; que­sta ul­ti­ma so­lu­zio­ne è quel­la che nor­mal­men­te, al­me­no al­l’i­ni­zio di ogni ciclo di col­ti­va­zio­ne, viene sem­pre at­tua­ta in­tel­li­gen­te­men­te, nei mesi di fine esta­te e pri­ma­ve­ra, anche nelle ser­ret­te non cli­ma­tiz­za­te.
In ogni caso, sia che si trat­ti della gran­de fun­ga­ia che di­spo­ne di 12 – 24 o più serre, cli­ma­tiz­za­te o non e, sia che si trat­ti della pic­co­la azien­da agri­co­la con più ser­ret­te, i cicli di col­ti­va­zio­ne che si pos­so­no ef­fet­tua­re vanno da un mi­ni­mo di uno, sino a due e delle volte due e mezzo. Molto di­pen­de se le serre per­met­to­no di pro­dur­re anche nei mesi piut­to­sto fred­di ed in quel­li vi­ce­ver­sa piut­to­sto caldi. Lo stes­so vale per la pic­co­la fun­ga­ia!
I prez­zi che la gran­de azien­da riu­sci­rà a spun­ta­re per ogni ki­lo­gram­mo di fun­ghi Pleu­ro­tus , sa­ran­no chia­ra­men­te in fun­zio­ne degli ac­cor­di presi con i loro ac­qui­ren­ti a cui con­fe­ri­sco­no la pro­du­zio­ne. Se si riu­scis­se a pren­de­re i 2,50 – 3 euro per ki­lo­gram­mo di fun­ghi, la col­ti­va­zio­ne sa­reb­be ve­ra­men­te gra­ti­fi­can­te dal punto di vista eco­no­mi­co! Penso che la pic­co­la fun­ga­ia possa ven­de­re i suoi fun­ghi allo stes­so prez­zo, se non di più, in quan­to azien­da agri­co­la a km zero, ti­po­lo­gia oggi vista di buon grado dai con­su­ma­to­ri.
Si con­si­de­ri che i prez­zi del sub­stra­to solo se­mi­na­to, adat­to alla col­ti­va­zio­ne dei Pleu­ro­tus, per la sta­gio­ne 2023- 2024, at­tua­to dalla Pla­tee, fran­co azien­da e più IVA, si ag­gi­ra in­tor­no ai 18 – 19 euro a quin­ta­le. Quin­di ai 18-19 euro par­ten­za, vanno ag­giun­ti oltre al­l’I­VA, i costi del tra­spor­to i quali, chia­ra­men­te, va­rie­ran­no a se­con­da delle di­stan­ze ki­lo­me­tri­che tra la Pla­tea e la fun­ga­ia; si­cu­ra­men­te par­lia­mo di costi ag­giun­ti­vi a quin­ta­le di sub­stra­to pari a 2 – 3 – 4 euro a quin­ta­le, al­me­no in linea di mas­si­ma!
Se un quin­ta­le di sub­stra­to costa 22 – 23e euro e pro­du­ce du­ran­te un com­ple­to ciclo di col­ti­va­zio­ne 22 – 23 ki­lo­gram­mi di fun­ghi, si­gni­fi­ca che un solo ki­lo­gram­mo verrà a co­sta­re “1” euro! A quel sin­go­lo euro bi­so­gna poi ag­giun­ge­re tutti i costi sup­plet­ti­vi, di ener­gia, rac­col­ta, con­fe­zio­na­men­to e di con­se­gna ai pro­pri ac­qui­ren­ti!
Come ve­de­te il costo di un ki­lo­gram­mo di fun­ghi alla pro­du­zio­ne non ri­ma­ne quel sin­go­lo euro, ma au­men­ta e di quan­to, lo sanno solo i sin­go­li pro­dut­to­ri di fun­ghi, in fun­zio­ne dei loro pro­pri costi azien­da­li, di­ver­si da azien­da ad azien­da!
Quan­to pre­ce­de, Vi fa ca­pi­re, al­me­no in linea di mas­si­ma, a quan­to bi­so­gna ven­de­re i fun­ghi Pleu­ro­tus, per ini­zia­re a gua­da­gna­re in modo ap­pro­pria­to!
I costi di un quin­ta­le di sub­stra­to se­mi­na­to, per co­lo­ro che se lo pro­du­co­no in azien­da, per quel­li cioè che ef­fet­tua­no un “ciclo chiu­so,” penso che possa oscil­la­re, dai 10 ai 12 -13 euro; ri­te­ne­te­li “orien­ta­ti­va­men­te” per­ché di­pen­de­rà dalle oscil­la­zio­ni dei prez­zi della pa­glia, del mi­ce­lio, del ma­te­ria­le uti­liz­za­to per il con­fe­zio­na­men­to dei bloc­chi, e da quel­li del­l’e­ner­gia! Se si rie­sco­no a pro­dur­re 25 ki­lo­gram­mi di fun­ghi per quin­ta­le di com­po­sto e per ogni sin­go­lo ciclo di col­ti­va­zio­ne, po­trem­mo avere un costo di soli 50 – 60 cen­te­si­mi di euro a ki­lo­gram­mo, in­ve­ce di quel “1” euro come da esem­pio pre­ce­den­te! A que­sti costi vanno ag­giun­ti, come prima, gli altri…
Nel caso della pic­co­la azien­da a km zero, ov­ve­ro dei tre o quat­tro fa­mi­lia­ri o amici, il costo di un quin­ta­le di sub­stra­to se­mi­na­to, po­treb­be es­se­re an­co­ra, leg­ger­men­te più basso, forse in­tor­no agli 8 – 10 euro e quin­di un ki­lo­gram­mo di fun­ghi po­treb­be ve­ni­re a co­sta­re dai 30 – 40 – 50 cen­te­si­mi di euro: è chia­ro che di­pen­de­rà dalle rese in fun­ghi! I costi del sub­stra­to, delle Pla­tee, sono ag­gior­na­ti al 2023 e quin­di, spero di non es­ser­mi al­lon­ta­na­to molto dalla real­tà.

E’ chia­ro che, per met­te­re in piedi una gran­de fun­ga­ia a ciclo “chiu­so” che pro­du­ce il sub­stra­to ed abbia a di­spo­si­zio­ne 12 – 24 o più serre per la col­ti­va­zio­ne dei fun­ghi Pleu­ro­tus, bi­so­gna in­ve­sti­re qual­che mi­lio­ne di euro, come già af­fer­ma­to prima. I costi per una pic­co­la azien­da a km zero, che de­si­de­ri pro­dur­si il sub­stra­to e col­ti­var­si i fun­ghi, in am­bi­to fa­mi­lia­re o in forma di pic­co­lo grup­po di amici, cer­ta­men­te non sono pa­ra­go­na­bi­li e ri­ten­go pos­sa­no es­se­re alla por­ta­ta di molti ap­pas­sio­na­ti: stu­dia­ta la zona mi­glio­re per col­ti­va­re e ven­de­re i fun­ghi, aiu­ta­ti ini­zial­men­te da qual­che bravo tec­ni­co che già pre­pa­ra sub­stra­to per i Pleu­ro­tus, si può par­ti­re e pre­pa­ra­re quel pic­co­lo im­pian­to come da me sug­ge­ri­to! Un trin­cia­pa­glia, un Tun­nel di pa­sto­riz­za­zio­ne, delle ser­ret­te eco­lo­gi­che e tanta buona vo­lon­tà e de­ter­mi­na­zio­ne! Lo scri­ven­te, so­prat­tut­to per in­se­gnar­Vi a pre­pa­ra­re il sub­stra­to per i Pleu­ro­tus, com­pre­so l’E­ryn­gii, è sem­pre a vo­stra di­spo­si­zio­ne! Per tutte le de­lu­ci­da­zio­ni, mi po­tre­te tro­va­re sul “Fo­ru­m­dia­gra­ria.org” alla se­zio­ne “Fun­ghi col­ti­va­ti” dove, in­sie­me ad altri col­le­ghi, sono uno dei mo­de­ra­to­ri. Mi po­te­re rag­giun­ge­re anche con: “ lenaz.​raoul@​libero.​it “.

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