di Giuseppe Accomando
Endoparassiti
Sono parassiti che vivono all’interno del corpo in organi bersaglio, fegato, intestino, mammella, utero, sangue; talvolta, gli animali colpiti possono morire con notevole perdita economica da parte dell’allevatore
Fasciola epatica (Fasciola hepatica)
È un Distoma, appartiene al Phylum Platelminti, classe Trematodi, è un verme piatto di forma foliacea, di dimensioni 2 – 3 cm di lunghezza per 1 cm di larghezza, si riscontra, soprattutto, in terreni con pascoli paludosi. Il parassita vive nei dotti biliari dei bovini, ovini, conigli, provoca emorragie e produce tossine.
Il ciclo biologico è il seguente: dalle uova emesse con le feci degli animali colpiti, giunte nell’acqua – prima condizione necessaria – esce una larva ciliata detta Miracidio, che penetra nel I° ospite intermedio, una lumaca del genere Limneae, seconda condizione, qui si accresce trasformandosi in Sporociste, da cui per via asessuata o agamica, si evolvono le Redie, queste divorano la lumaca, trasformandosi in Cercarie provviste di coda.
Le cercarie, uscite dal mollusco, nuotano liberamente nell’acqua e giunte sulle erbe di crescione o ranuncolo, terza condizione, si incistano trasformandosi in Metacercarie.
Le cisti ingerite dai bovini, ovini, lasciano uscire le cercarie che attraverso le pareti dell’intestino si vanno a localizzare nel fegato dove diventano adulte pronte a riprendere il ciclo con la fase sessuata o gamica e con la emissione delle uova attraverso il tubo digerente.
Uno dei primi segni di infestazione degli animali è rappresentato dall’alterazione del latte che coagula all’ ebollizione, in seguito la produzione di latte si riduce e l’ animale si indebolisce, se gravide le fattrici abortiscono, spesso i vitelli e gli agnelli muoiono in pochi giorni.
La profilassi è basata sulla distruzione delle uova, delle metacercarie, degli ospiti intermedi, spargendo sul letame, sui pascoli, la calciocianamide o la calce viva in polvere, oppure sistemare sui terreni esche avvelenate contro i molluschi.
Fasciola epatica (Fasciola hepatica)
Dicrocelio (Dicrocoelium lanceolatum – D. dendriticum)
Questo parassita, nel fegato degli animali erbivori, spesso è associato alla Fasciola, colpisce gli animali al pascolo nelle zone a clima caldo arido.
Gli animali affetti presentano ingrossamento ed indurimento del fegato, inappetenza, dolori addominali con gravi danni economici per gli allevatori.
Il parassita ha forma lanceolata, lungo 10 – 12 mm, largo appena 2 mm, il ciclo non è dissimile da quello della Fasciola hepatica, gli ospiti intermedi sono animali terrestri che non vivono nell’acqua; il primo ospite è una lumaca del genere Helicella, Torquilla, l successivo ospite intermedio è una formica – Formica fusca, le formiche infette, si arrampicano sulle piante erbacee e su queste si appendono con le mandibole in attesa che gli erbivori – ospiti definitivi- (si ha la fase sessuata) le ingeriscano, il ciclo continua come nella fasciola.
Per il controllo vale quanto detto a proposito della fascetta.
Coccidiosi (Eimeria zurni)
È un parassita unicellulare (protozoo) che invade le cellule epiteliali dell’intestino e del fegato dei bovini, ovini, caprini, ai quali arreca gravi danni fino a determinarne la morte. La vita del parassita si svolge in gran parte nel corpo dell’ospite dove si moltiplica, ed all’ esterno con la formazione delle spore o oocisti.
Le oocisti, espulse con le feci, producono nell’ambiente esterno nuove forme infestanti che entrano nell’ospite in seguito all’ingestione di erbe e acqua inquinata.
Gli animali vengono colpiti a tutte le età ma, mentre negli adulti la malattia può passare quasi inosservata, nei giovani dà luogo ad una serie di sintomi quali inappetenza, arruffamento del pelo, diarrea sanguinulenta, anemia, arresto della crescita, gli animali più colpiti dal patogeno sono quelli allevati in stabulazione permanente. La profilassi consiste nell’isolamento degli animali colpiti, nella disinfezione delle stalle e della lettiera, fornitura di erba sana non imbrattata di feci, somministrazione di vitamine liposolubili – A, D, E – trattamento degli animali colpiti con sulfamidici.
Strongilosi gastrointestinale
Sono parassiti filiformi appartenenti al Philum dei Nematelminti, classe Nematodi. Hanno la bocca provvista di labbra, uncini e dentelli, le femmine si localizzano sulla mucosa dell’apparato digerente degli ospiti, succhiandone il sangue.
Dopo l’accoppiamento producono un numero considerevole di uova che, espulse con le feci, dopo 5 – 6 giorni danno origine alle larve infestanti, queste assunte dal ruminante si trasformano in 15 giorni in maschi e femmine ematofagi. Negli animali giovani spesso la malattia è letale, si manifesta con diarrea sanguinulenta, dolori addominali, dimagrimento e anemia. Per il controllo è buona norma sottoporre gli animali a trattamenti chemioprofilattici programmati quindici giorni prima dell’inizio del pascolamento, 2 – 3 settimane prima dell’accoppiamento, ripetere i trattamenti due – tre volte nel corso dell’anno.
Coccidiosi – Strongilosi gastrointestinale
Ipoderma o Tarolo (Hipoderma bovis De Geer)
L’Ipoderma è un grosso Dittero, lungo circa 1,5 cm, dall’addome a strisce gialle e nere, endoparassita allo stato larvale dei bovini, attacca, in particolare, gli animali pascolanti in terreni privi di vegetazione arborea; le femmine depongono le uova- 250 – 500 – a fine primavera, inizio estate sui peli delle zampe, del torace, dell’addome degli animali, le larve che ne sgusciano penetrano nella pelle e migrano attraverso vari organi per circa sei mesi, portandosi nella regione toracico – dorsale, dove si fermano nel sottocute, qui nutrendosi di sangue e dei tessuti della vittima completano il loro sviluppo.
Esternamente la loro presenza è denunciata dalla formazione di grosse tumefazioni sul dorso dell’ animale colpito, a maturità le larve escono perforando la pelle e vanno ad impuparsi nel terreno.
Generalmente si ha una sola generazione all’anno, solo in casi eccezionali se ne possono avere due, gli animali colpiti vanno soggetti ad irritazioni con continui sfregamenti, perdita dell’appetito con conseguente diminuzione della produzione di carne e di latte; i più colpiti sono i vitelli che hanno la pelle più sensibile e gli animali vecchi e debilitati.
Questo parassita colpisce mediamente il 6% dei capi allevati al nord Italia, il 9% al sud, il 25% del patrimonio bovino allevato nelle isole che sono anche quelle maggiormente interessate dall’attacco di questo parassita. Il controllo può essere preventivo, facendo pascolare gli animali su terreni erbosi ed alberati, curativo trattando gli animali con soluzioni di esteri fosforici – (triclorfon, fenthion) immergendoli o in vasche standard o cospargendo il prodotto, con atomizzatori a spalla, sul corpo dell’animale affetto. Ottimi risultati sono stati conseguiti con l’ impiego di rotenone, è il principio attivo contenuto nelle radici di leguminose del genere Lonchocarpus del Sud America e del genere Derris della Malaysia, il prodotto agisce per contatto e per ingestione, eventuali somministrazioni di farmaci endoterapici, devono essere eseguite sotto controllo veterinario.
Ipoderma o Tarolo
Ectoparassiti
Mallofagi – Bovicola (Bovicola bovis, B. ovis)
Trattasi di insetti eterometaboli, ectoparassiti, meglio noti col nome volgare di “Pidocchi Pollini“, sono di piccole dimensioni, hanno il corpo depresso, capo grande, apparato boccale masticatore, privi di ali, gli arti hanno robuste unghie atte ad aggrapparsi all’ospite.
Le femmine depongono le uova sul corpo degli animali incollandole ai peli, sia gli stadi preimmaginali (larvale) che gli adulti si nutrono di peli e squame, possono cibarsi anche di sangue perché con le forti mandibole possono intaccare anche la pelle.
L’attacco si verifica spesso su animali in stabulazione fissa con carenze di igiene, sovraffollamento, irrazionale alimentazione, gli animali affetti diventano irrequieti, non mangiano, con diminuzione delle produzioni di carne, latte, uova e lana.
Per il controllo di questo parassita occorre migliorare le condizioni igieniche della stalla, trattare gli animali con insetticidi a base di piretro, zolfo, carbammati e esteri fosforici, se le infestazioni sono persistenti è necessario ricorrere alla completa disinfestazione della stalla col vuoto sanitario.
Pidocchi Haematopinus eurysternus (bovino) – Linognatus pedalis (ovino)
Questi insetti, “veri pidocchi“ hanno il corpo privo di ali, apparato boccale pungente succhiante, zampe provviste di unghia robusta che serve per aggrapparsi ai peli ed al vello degli animali. Sono insetti ematofagi, si nutrono di sangue degli ospiti, sono dannosi sia per la sottrazione di sangue che per le molestie arrecate agli animali, ancora più grave è la loro azione come vettori di germi patogeni.
Per il controllo vale quanto detto a proposito dei mallofagi.
Simulidi Simulium spp.
Sono insetti appartenenti all’ ordine dei Ditteri, sono piccoli animali somiglianti a moscerini, col corpo lungo da 1 a 6 mm di colore scuro.
Sono diffusi ovunque, vivono in sciami molto numerosi, possono attaccare i bovini pascolanti in località montane provocandone, in alcuni casi, la morte (Trentino Alto Adige), attaccano di giorno col sole. I maschi si cibano di succhi vegetali e zuccherini, le femmine, invece, sono ematofaghe e si nutrono pungendo l’ospite, le loro punture sono molto dolorose. La lotta è molto difficile, si spera molto in quella biologica.
Rogne
Col termine di Rogna si intende un complesso di malattie parassitarie sostenute da piccoli Acari che arrecano notevoli danni alla pelle degli animali colpiti. I principali tipi di rogna sono ascritti ai seguenti generi: Psoroptica, Sarcoptica, Corioptica.
A seconda dell’agente patogeno:
– l’attacco può diffondersi su tutto il corpo -genere Psoroptes
– nelle zone prive di peli (testa, interno delle cosce) -genere Sarcoptes
– attorno all’attacco della coda, mammella, garretti – genere Corioptes-
La più comune e diffusa è la rogna Psoroptica sostenuta da Psoroptes equi varietà ovis (ovini), varietà bovis (bovini).
Il contagio avviene con facilità da animale ad animale, lo sviluppo è rapido, infatti, dall’ uovo all’ adulto sono sufficienti 10–12 giorni. Gli acari perforano la cute nella quale si insediano per succhiarne il sangue e la linfa; gli ospiti infestati, a causa del prurito, si sfregano contro gli alberi, attorno alle lesioni si formano dapprima arrossamenti, dopo pustole ed infine croste per ispessimento delle zone colpite.
La diagnosi, oltre che clinicamente, si esegue facendo l’esame microscopico delle croste. Per il controllo creare l’ ambiente più idoneo per gli animali, evitando il sovraffollamento, controllare la temperatura e l’ umidità degli ambienti, arieggiare bene la stalla. Trattare gli animali affetti con acaricidi di contatto, con esteri fosforici o carbammati.
Immergere gli animali in vasche standard – bagni, oppure spruzzare sulle parti colpite i prodotti e frizionare; un provvedimento utile è quello della disinfestazione sistematica e periodica dei ricoveri e delle attrezzature da stalla, cioè il tutto vuoto e il tutto pieno.
Zecca( Ixodes ricinus)
È un acaro ematofago che colpisce bovini e ovini, il corpo giallastro è ovale, arrotondato al margine posteriore, la femmina misura 4 mm di lunghezza, rimpinzata di sangue raggiunge 1 cm. Il danno provocato agli animali, per sottazione di sangue, è trascurabile se il numero è limitato, il danno maggiore è la probabile trasmissione di agenti patogeni fungendo esse da vettori. Per il controllo vale quanto detto per la rogna.
Tigna (Microsporum spp.)
È una parassitosi causata da un fungo, il parassita vive sui peli e sull’ epidermide attorno ad essi, preferibilmente colpisce i vitelli, ma anche gli adulti che vivono in stabulazione fissa o in stabulazione libera al chiuso. Facilitano l’ insorgere della parassitosi il sovraffollamento degli animali, le condizioni ambientali caldo-umide, le carenze alimentari, il contagio può essere diretto tra animale e animale oppure indiretto con attrezzi di lavoro, uomo.
I sintomi sono : comparsa di lesioni circolari di 2 – 4 cm di diametro attorno agli occhi, bocca, narici, collo, attacco della coda, successiva formazione di croste con conseguente caduta del pelo e lesioni cutanee con squame. Controllo: poiché si tratta di una malattia trasmissibile all’uomo è indispensabile, accertatane la presenza sugli animali, intervenire con trattamenti a base di tintura di iodio, zolfo, acido salicilico, tiabendazolo, oppure esporre gli animali colpiti all’azione dei raggi solari.
Verruche
Sono formazioni di origine parassitaria di natura virale, i soggetti colpiti sono quelli debilitati e mal nutriti, quando compaiono l’unico modo per eliminarle è l’asportazione chirurgica.
Giuseppe Accomando, laureato in Scienze agrarie presso l’Università Federico II di Napoli, è docente di zootecnica. Curriculum vitae >>>
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