di Alma Pesce
Scuderia (foto Francesco Gennaccaro)
Il rinnovato interesse nell’allevamento dell’asino per la produzione di latte ha focalizzato l’attenzione su una più corretta gestione degli animali sia in termini d’alimentazione che di governo. Quel che qui s’intende fare, è appunto dare alcuni indirizzi per la gestione dell’asino al fine di assicurarne il benessere, sia per l’allevamento con finalità produttive, sia per l’allevamento per ragioni d’affezione.
Il tipo d’allevamento
Grazie alle sue caratteristiche di rusticità, ed ove il clima lo consenta, l’asino può essere gestito allo stato semibrado in gruppi di 20 – 30 capi all’interno d’ampi recinti pascolabili dotati di ricoveri notturni. Il carico animale sostenibile al pascolo può variare di molto in funzione dell’ambiente (prato, prato-pascolo, bosco, macchia mediterranea), recenti stime asseriscono che un pascolo di buona qualità può sostenere carichi fino a 4 – 6 capi adulti ad ettaro.
Viceversa, quando il pascolo non sia disponibile, e talvolta anche per ragioni di semplificazione gestionale, gli asini possono essere stabulati in ricoveri con annesso paddok esterno. L’asino è un animale dotato di spiccata socialità pertanto anche nel caso d’animali stabulati è preferibile formare dei gruppi all’interno della stessa area contenitiva. Nel paddok devono essere predisposti abbeveratoi preferibilmente del tipo automatico a tazza, punti sale e mangiatoie per la somministrazione di foraggio e concentrati.
Il governo
Con il termine di governo si vanno ad indicare tutte le operazioni che l’uomo svolge sull’animale al fine di garantirne un’adeguata pulizia e benessere: strigliatura, lavaggio in estate ed eventuale tosatura, controllo delle zampe, controllo dei parassiti.
Per i capi impiegati in attività come: il trekking, le attività ludico-ricreative con i bambini e la produzione di latte, sarà necessario provvedere al governo con maggior frequenza rispetto agli asini gestiti allo stato brado e semi-brado.
La ferratura
Lo zoccolo dell’asino ha un’elevata durezza e forma spiccatamente concava, la sua unghia, quindi, si consuma poco: se non è utilizzato per un lavoro su terreno particolarmente difficile e sassoso, si può evitare di ferrare l’animale.
L’alimentazione
L’asino è un erbivoro monogastrico, il cui apparato digerente ha capacità di circa 120 litri. Lo stomaco si presenta di dimensioni piuttosto ridotte (8 – 10 litri), mentre il tratto gastro-intestinale misura 18 – 20 volte la lunghezza dell’intero corpo ed il cieco, dove avviene la digestione della cellulosa, è la porzione più capace.
Le necessità alimentari dell’asino variano in funzione dell’età, della razza, e del lavoro svolto.
Nella razione sarà necessario poter reperire, in quantità adeguate, i seguenti elementi:
Proteine: contenute in erba, cereali, fieni, paglie.
Lipidi: contenuti in prevalenza in erbe da pascolo e fieno
Carboidrati: tuberi, radici, cereali come l’orzo e l’avena
Minerali: Calcio, Fosforo, Sodio, Potassio
Vitamine
Sono qui di seguito descritti alcuni tipi d’alimento impiegabili nella dieta di un asino adulto:
- Erba verde: è l’alimento migliore. E’ molto gradita, ha valori nutritivi elevati e alto contenuto in acqua. Può essere somministrata come foraggio verde sfalciato o per pascolamento. L’ingestione eccessiva d’erba può tuttavia favorire la laminate: malattia tossico-alimentare che porta ad una grave infiammazione del tessuto cheratogeno del piede. Nella somministrazione di foraggio verde sfalciato occorre porre particolare attenzione alla qualità; infatti, se l’alimento fosse fermentato potrebbe causare gravi coliche intestinali. L’asino al pascolo mostra interesse anche per giovani germogli, cardi, ortiche e rami secchi.
- Fieno: è il primo elemento della razione. Talvolta si usano erroneamente fieni di scarsa qualità, ammuffiti o di scarso valore nutritivo.
- Alimenti in grani: molto impiegati in quanto associano all’alto valore nutritivo la praticità del concentrato. Per grani s’intendono sementi d’orzo, avena, mais, frumento reperibili in commercio anche in mix equilibrati.
- Farine e crusche: dalle farine e crusche d’orzo e frumento miscelato con acqua tiepida si ottengono pastoni di buon potere nutritivo. Favoriscono la peristalsi intestinale ma, in dosi eccessive, provocano disturbi enterici.
- Paglia: dal punto di vista nutrizionale è considerato alimento complementare perché di scarso valore nutritivo, ma è fondamentale nella razione per l’apporto in fibre.
- Semi di leguminose: piselli, fave, veccia. Sono molto appetiti ma devono essere usati con moderazione perché difficilmente digeribili. Sono utilizzati anche semi d’oleaginose come lino e soia.
- Radici, tuberi, foglie, frutti: spesso rappresentano, erroneamente, la fonte primaria di nutrimento per gli asini allevati all’aperto tutto l’anno. L’asino gradisce carote, barbabietole, rape, patate, topinambur, mele. Sono molto appetite anche le foglie di castagno, noce, tiglio, betulla, gelso, olmo e pioppo. Il faggio, se assunto in grosse quantità, risulta tossico, così come il rododendro, l’oleandro e la bietola.
- Residui industriali: sono sostanze derivate dalla produzione industriale di birra, zucchero, oli, alcool. Si trovano in commercio sfusi (melasse, polpe), essiccati (trebbie) o pressati (panelli). Possono essere utilizzati in piccole quantità e per brevi periodi.
Alimentazione (foto Francesco Gennaccaro)
La razione
Normalmente l’alimento è costituito principalmente da paglia, fieno o pascolo e anche da una certa quota d’alimento in grani. Il rapporto tra questi elementi è di 3: 1 (fieno e grani) e rapporto fieno/paglia circa di 1:1.
La razione giornaliera è calcolata basandosi sulle UFC (Unità Foraggiere Cavallo, corrispondenti a 2600 calorie o 2,5 kg di fieno); essa è determinata in base alla seguente proporzione ed è valida per l’alimentazione di un capo adulto che svolga una normale attività:
Fabbisogno giornaliero in UFC = 2 + (0,5* peso vivo)/100
Nelle seguenti tabelle sono esposti alcuni tipi di razione:
Alimento | kg |
Fieno | 5 |
Avena | 2,5 |
Paglia | 4 |
Fave | 1 |
Esempio di razione per asino di 300 kg adibito al normale servizio
Da Baroncini R. (2000), “L’asino il mulo e il bardotto” – Calderini Edagricole
Alimento | kg |
Fieno | 5 |
Avena | 2 |
Paglia | 5 |
Esempio di razione per asina di 300 kg a riposo
Da Baroncini R. (2000), “L’asino il mulo e il bardotto” – Calderini Edagricole
Alimento | kg |
Fieno | 3 – 4 |
Cereali | 1 |
Paglia | 3 |
Esempio di razione per puledro di 12 mesi destinato alla rimonta
Da Baroncini R. (2000), “L’asino il mulo e il bardotto” – Calderini Edagricole
La riproduzione
L’asino è dotato di notevole precocità sessuale. Il maschio avverte i primi istinti riproduttivi tra i 18 mesi e i 2 anni, e la femmina tra i 15 e 18 mesi.
Nonostante la precocità dei calori, molti allevatori ritengono opportuno rimandare il primo accoppiamento oltre il secondo d’età della fattrice quando si è raggiunto uno sviluppo morfologico completo.
La riproduzione è normalmente svolta con la monta naturale; la tecnica della fecondazione artificiale è talvolta preferita per la riproduzione d’individui di razza pregiata attraverso l’utilizzo di seme certificato.
L’asino stallone è sempre disposto in tutti i periodi dell’anno all’accoppiamento, viceversa, la femmina ha una comparsa periodica dei calori che si manifestano in genere ad inizio primavera, fino a quasi tutta l’estate.
Il proestro nella femmina si evidenzia con segnali quali irrequietezza, maggiore frequenza di minzione, masticazione a vuoto, inappetenza, turgore vulvare.
La durata dei calori è di circa 48 ore, in cicli periodici di 15 –30 giorni. La fecondazione avviene frequentemente già al primo salto.
La gravidanza dura in media 12 mesi, ma può superare anche i 380 giorni, in funzione d’elementi come la razza, il sesso del nascituro ed il clima. Al momento del parto sarebbe opportuno predisporre una zona parto adeguatamente pulita ed accogliente per evitare eventuali complicanze per la madre e il nascituro.
Una settimana dopo il parto, la femmina, può essere nuovamente coperta, ma alcuni allevatori optano per rimandare la monta di 1 mese, in modo da non stressare l’animale e allungarne la carriera produttiva. La carriera zootecnica di un animale riproduttore può durare fino a 12 – 14 anni per le femmine, e anche di più per i maschi.
Nella prima settimana dopo il parto, la madre produce il colostro per poi produrre il latte maturo. Nei primi 20-30 giorni dal parto è consigliabile lasciare sempre il puledro sotto la madre in modo da consentirgli di alimentarsi adeguatamente, e inoltre per stimolare la mammella alla produzione di latte. Dopo questo primo periodo, nel caso d’allevamento destinato alla produzione di latte, si separeranno madre e puledro per alcune ore al giorno in modo da poter effettuare le mungiture. L’allattamento dura circa 5 – 8 mesi, oltre i quali la madre respinge il puledro rifiutandosi di allattarlo. Il picco di lattazione si ha tra l’ottava e la dodicesima settimana dal parto.
La produzione del latte d’asina
La gestione delle asine
Nelle aziende zootecniche che allevano asine per la produzione di latte, particolare attenzione è dedicata alla cura degli animali in termini di riproduzione, alimentazione, delle rituali operazioni di mungitura e del controllo del benessere animale, in quanto, questi elementi, si rispecchiano sul prodotto finale in termini quantitativi e qualitativi.
Per quanto concerne la riproduzione, la femmina è coperta, genericamente dal secondo anno di vita in poi, consentendo all’animale di completare adeguatamente lo sviluppo e quindi, prolungarne la carriera produttiva.
Successivamente è possibile ottenere circa 1 parto all’anno e l’asina può potenzialmente avere una carriera produttiva superiore ai 10 anni.
Durante i primi mesi di gravidanza l’animale segue un’alimentazione “normale” con razione costituita da 5 Kg di fieno o pascolo, 4 Kg di paglia e 2 – 3 kg Kg di cereali e leguminose al giorno.
Dopo il 5° mese di gravidanza e durante il puerperio, l’alimentazione si differenzia. A questo livello, è necessario incrementare la quota proteica e l’idratazione della dieta, in modo da favorire la lattogenesi mammaria.
ALIMENTO | Kg |
Fieno di prima qualità / pascolo | 5 |
Avena | 3 |
Carrube o fave | 1 |
Beverone di crusca | 0,5 |
Paglia | 4 |
Esempio di razione giornaliera per un’asina dal 5° mese di gravidanza al parto
Da Baroncini R. (2000), “L’asino il mulo e il bardotto” – Calderini Edagricole
Alimento | kg |
Foraggio verde | 4 |
Foglie di cavolo | 1 |
Beverone di crusca | 1 |
Avena | 1 |
Carrube | 0,5 |
Fieno | 2 |
Paglia | 3 |
Esempio di razione giornaliera per asina di 300 kg in lattazione
Da Baroncini R. (2000), “L’asino il mulo e il bardotto” – Calderini Edagricole
La lattazione normalmente non supera i 230 giorni. L’induzione all’asciutta avviene per sottrazione del puledro e somministrazione di dieta povera di liquidi.
La mungitura può essere condotta manualmente o, in maniera più efficiente e sicura dal punto di vista igienico, con l’impiego di sistemi meccanici simili a quelli comunemente adoperati per gli ovi-caprini, in apposita sala di mungitura.
La mammella dell’asina si differenzia da quella della bovina per l’assenza della “cisterna del latte”, una cavità intermammaria con funzione di raccolta del secreto liberato dal tessuto ghiandolare. Nella mammella dell’asina quindi non essendoci possibilità di raccolta, le quantità di latte ottenute ad ogni mungitura sono molto inferiori rispetto a quelle fornite dai ruminanti.
La quantità media di latte ottenibile ad ogni mungitura può variare dai 300 ai 750 ml con picchi di 1500 ml, in relazione alla mole dell’animale ed alla fase di lattazione; pertanto la produzione giornaliera ottenibile da un’asina è di 2 – 3 litri in relazione anche al numero delle mungiture effettuate giornalmente.
Per stabilizzare la produzione di latte, per tutta la durata della lattazione, sarà necessario mantenere il puledro sotto la madre per tutto il periodo produttivo; in quanto, la definitiva separazione madre – puledro potrebbe provocare l’entrata in asciutta della fattrice.
Il modo migliore per ottenere una maggior quantità giornaliera di latte da un’asina è imitare la modalità d’allattamento del puledro: piccoli ma numerosi atti di suzione, ciò suggerisce di mungere le asine due o tre volte al giorno, fornendo così un continuo stimolo produttivo alla mammella.
La letteratura suggerisce di svolgere 2 mungiture quotidiane (mattina e sera) previa separazione madre – puledro per 3 – 5 ore.
Si ritiene che le asine che partoriscano nel periodo primaverile abbiano migliori performance nella produzione di latte, sia giornaliera che complessiva della lattazione, rispetto alle asine che partoriscono nel periodo tardo estivo.
Recinti e sala di mungitura (foto Francesco Gennaccaro)
La conservazione
Il latte d’asina fresco può essere conservato in frigorifero per 4 giorni senza che le sue caratteristiche risultino alterate, mentre il latte pastorizzato può essere conservato in frigorifero per circa una settimana.
La normativa vigente stabilisce che la vendita del latte d’asina deve avvenire per via diretta tra azienda produttrice e consumatore, perciò in molti casi, il latte prodotto viene imbottigliato e congelato per aumentarne la shelf-life.
Una volta congelato a temperatura di -20°C il latte può essere conservato per 3 – 6 mesi senza subire particolari perdite in nutrienti e lisozima.
Per la sua naturale composizione, per l’elevato contenuto di lisozima e lattoferrina, il latte d’asina di norma presenta requisiti igienico-sanitari compatibili con il consumo di latte crudo; tuttavia, risulterebbe opportuno svolgere un trattamento termico del prodotto, essendo questi destinato al consumo da parte di bambini in età neonatale.
Nell’impianto di pastorizzazione latte fluisce attraverso le serpentine nella sezione di riscaldamento, dove raggiunge la temperatura di pastorizzazione e in seguito, fluisce in una serpentina di raffreddamento, immersa in acqua fredda.
Le sperimentazioni relative all’analisi dei campioni in uscita da “mini-pastorizzatore” hanno dato buoni risultati, in relazione alla valutazione del danno termico delle proteine.
Tra le tecniche in grado di prolungare la shelf-life del prodotto, lo spray-drying e la liofilizzazione sono quelle che destano oggi maggiore interesse.
Lo spray-drying è una tecnica per mezzo della quale un prodotto allo stato liquido è essicato e ridotto in polvere.
Il latte da polverizzare viene atomizzato attraverso un ugello ed entra, sotto forma di goccioline, nella camera di disidratazione in cui viene insufflata aria calda (170°C). L’acqua contenuta nelle goccioline vaporizza istantaneamente e il prodotto polverizzato precipita in una camera di raccolta.
Il danno termico, valutato in termini di perdita di vitamina C, lisozima e denaturazione delle proteine è risultato maggiore rispetto alla pastorizzazione e alla liofilizzazione.
La liofilizzazione è un processo che consente di ottenere latte in polvere mantenendo quasi inalterate le qualità del prodotto, a fronte però d’elevati costi di trasformazione.
La liofilizzazione è un processo d’estrazione dell’acqua basato sulla sublimazione. Il latte viene prima surgelato a bassissime temperature, quindi diminuendo la pressione in autoclave, e mantenendo la temperatura inferiore agli 0°C si determina la sublimazione dell’acqua contenuta nel latte.
Alcuni aspetti normativi
Attualmente il controllo igienico sanitario sul latte d’asina è regolato dal Reg. CE 853/2004 che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per alimenti di origine animale. La Norma, inserendo “altre specie” lattifere nelle sue disposizioni, può quindi estendersi anche al latte d’asina.
La norma, nella terza sezione, dedicata ai criteri sanitari applicabili al latte crudo si apre con la seguente precisazione: “…in attesa della fissazione di una normativa più specifica sulla qualità del latte e dei prodotti lattiero caseari, si applicano, per il latte crudo, le seguenti norme”.
Nel caso particolare degli animali definiti “altri”, la norma fissa un limite in tenore in germi a 30° pari a 500.000 UFC/ml riferiti al latte crudo destinato a prodotti fabbricati con procedure che non richiedono un trattamento termico; e 1.500.000 UFC/ml per prodotti destinati alla pastorizzazione. Il valore deve riferirsi alla media geometrica mobile calcolata su un periodo di almeno 2 mesi, con almeno 2 prelievi al mese. La normativa non specifica, nel caso di latte crudo di “altre specie”, i parametri limite per il contenuto in cellule somatiche (CCS).
L’unica norma che si riferisce in maniera esplicita al consumo di latte d’asina e’ il Regio Decreto 9 Maggio 1929, n° 994 che si occupa di tale prodotto agli art. 15 e 43:
Art. 15: Per latte alimentare deve intendersi il prodotto ottenuto dalla mungitura regolare, ininterrotta e completa della mammella di animali in buono stato di salute e di nutrizione. Con la sola parola “latte” deve intendersi il latte proveniente dalla vacca. Il latte di altri animali deve portare la denominazione della specie cui appartiene l’animale che lo fornisce, cosi’ per esempio “latte di capra”, “latte d’asina”, ecc.
Art. 43: I comuni nei quali viene esercitata la vendita diretta del latte d’asina o di pecora, devono stabilire apposite norme nei regolamenti locali d’igiene per disciplinare la produzione e il commercio di detto latte.
Sempre per il succitato decreto è stabilito che la commercializzazione di latte debba avvenire direttamente tra produttore e consumatore, il che pone forti limiti alla distribuzione del prodotto.
Tratto dalla Tesi di Laurea Specialistica in Scienze Forestali Ambientali, Facoltà di Agraria di Torino, anno 2008 intitolata: “Allevamento dell’asino: realtà e prospettive in un’ottica di multifunzionalità”.
Alma Pesce è laureata presso la Facoltà d’Agraria di Torino nel 2004 con la laurea di primo livello in Scienze Forestali ed Ambientali con tesi sul Cancro corticale del castagno. Nel 2008 ho conseguito la laurea di secondo livello con tesi sulla rivalutazione dell’allevamento dell’asino. Curriculum vitae >>>
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